Editoriale: Il “taroccamento” di locandine


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«Studi Cassinati», anno 2018, n. 1
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1editor2Uno dei temi di cui molto si dibatte in questi ultimi tempi riguarda la divulgazione di notizie false che oggi va di  moda chiamare «fake news» perché fa più trendy ma una volta venivano definite, più correttamente, come «bufale». Queste notizie false, che non risparmiano alcun settore della società, vengono messe in circolazione attraverso la carta stampata o i mezzi televisivi oppure, da qualche tempo, tramite i social network per i più svariati motivi: dalla goliardia, nel caso più ingenuo (ricordate la notizia, falsa, delle suore multate per eccesso di velocità mentre andavano ad Aosta? con tanto di motivazione cioè quella di precipitarsi in ospedale dove era stato ricoverato papa Benedetto XVI, nonché di precisazioni come la velocità raggiunta di 180 km/h), al pettegolezzo, all’intento di screditare, e dunque distruggere mediaticamente e socialmente le persone, o determinate situazioni sociali, politiche ecc. Tuttavia ogni qual volta si viene a conoscenza di una notizia, nella mente si insinua immediatamente il dubbio se sia vera o meno, un aspetto evidentemente tanto diffuso che sono stati costituiti specifici siti internet da consultare, così come la «bufala» è diventato anche uno strumento di difesa invocando, a propria tutela, la costruzione di una qualche macchinazione. «Fake» è il termine poi utilizzato per indicare le frodi alimentari di cui sono particolarmente soggetti, purtroppo, i prodotti italiani.

La questione della divulgazione di notizie false sta assumendo proporzioni preoccupanti perché gli strumenti odierni sono molto più potenti e devastanti avendo oggigiorno valenza globale nonché ampia diffusione. Tuttavia esiste anche un’altra differenza tra la società contemporanea digitalizzata e informatizzata e quelle precedenti. Infatti se i mezzi di comunicazione di massa più tradizionali hanno fatto e fanno tutt’ora da cassa di risonanza alla più fervida fantasia o alla cattiveria inondando il globo di notizie false, gli strumenti informatici offrono in più la possibilità di modificare, manipolare, stravolgere. Il ritocco, il fotoritocco, è una pratica sempre più utilizzata soprattutto nel mondo dei vip (è nato anche il neologismo «photoshoppati» dal nome del programma più utilizzato per la modifica di immagini).

Da qualche tempo la manipolazione di foto, immagini, di locandine di filmati cinematografici da far circolare sulla rete, su computer e telefonini, è utilizzata per deridere, schernire avversari politici, tifosi, sportivi ecc., ma la passione per il ritocco con strumenti informatici è giunta ad una nuova e preoccupante dimensione.

Anche il Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus ne ha fatto, nel suo piccolo, purtroppo la conoscenza. Infatti il Cdsc-Onlus ha avuto l’onore di organizzare la presentazione dell’importante volume sulla Cronaca Monastero Cassinese di Leone Ostiense e Pietro Diacono, con introduzione e traduzione integrale dal latino medievale del prof. Francesco Gigante (l’articolo è riportato alle pp. 63-65). Ebbene per pubblicizzare l’evento si è provveduto, tra l’altro, anche a comporre inviti e locandine. Tuttavia queste ultime sono state oggetto di “taroccamento” con cui si è provveduto a manomettere, a manipolare l’impianto generale, appunto, delle locandine.

In sostanza la mano anonima di un impertinente millantatore ha avuto la sfrontatezza e la sfacciataggine di cancellare parti sostanziali, prendendo di mira, evidentemente, proprio la nostra Associazione oltre agli esponenti della classe politica. Così è scomparso il logo del Cdsc-Onlus mentre è rimasto l’altro ma spostato a centro pagina ma con la cancellazione dell’indicazione del Comune di Cassino, che aveva offerto all’evento il gratuito patrocinio. Quindi sono stati cancellati i nomi dei due, allora, consiglieri regionali che avrebbero dovuto portare i saluti ai presenti, quello del presidente del Parlamento europeo invitato all’evento, nonché il titolo con cui interveniva il moderatore nella sua qualità di presidente del Cdsc-Onlus.

La locandina così “taroccata” è stata inviata per via informatica giungendo nelle caselle di posta elettronica di varie persone, fra cui anche quelle di alcuni soci del Cdsc-Onlus.

Un fatto grave che ha avuto anche ulteriori ripercussioni perché il quotidiano l’«Inchiesta» ha rintracciato, evidentemente nei meandri della rete internet, proprio quella locandina “taroccata” che ha utilizzato nell’articolo, pubblicato giovedì 8 febbraio 2018, con cui dava notizia dello svolgimento dell’evento di presentazione (balzato subito agli occhi di chi, del Cdsc-Onlus, si era impegnato nella redazione originale) .

                    Gaetano de Angelis-Curtis

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