Ruscito, l’edicola e la chiesa dell’Addolorata.


Print Friendly, PDF & Email

.

«Studi Cassinati», anno 2019, n. 4
> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf
> Scarica l’articolo in pdf

.

di Gaetano de Angelis-Curtis

 

11Piedimonte1_4Il volume di d. Antonio ‘Tonino’ Martini L’atteso centenario dell’Addolorata di Ruscito. Uno studio sulla devozione popolare mariana agli inizi del XX secolo è il 17° della collana «Universitas Pedismontis Vetera et Nova». D. Tonino, sacerdote, parroco, una volta si diceva arciprete, nel titolo ha provveduto a limitare i temi trattati nel volume perché la celebrazione del centenario dell’Addolorata non l’ha intesa solo come studio sulle edificazioni, sulle costruzioni realizzate negli anni a Ruscito, oppure sulla devozione popolare mariana come riportato nel sottotitolo ma ha allargato la ricerca anche alla condizione sociale, economica, culturale delle genti di questo territorio che poi erano le stesse delle popolazioni rurali di questo comprensorio, del Cassinate, di tutta l’Italia meridionale, in un periodo di tempo a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il culto a Ruscito della Madonna Addolorata è sorto esattamente cento anni fa in seguito all’edificazione di una edicola. L’occasione, importante, fu il ritorno dalla guerra, la Prima guerra mondiale, la Grande guerra, di due fratelli Rocco e Amasio Ferdinandi.

Nell’elenco dei Registri dei ruoli matricolari dei militari sono riportati:

– Rocco Ferdinandi di Pietro e di Maria Assunta Serra, nato il 28 settembre 1893, n. matricola militare 60255(indicato come benestante che sapeva leggere e scrivere);

– Giulio Ferdinandi di Pietro e di Maria Assunta Serra, nato l’11 novembre 1895, n. matricola militare 4103 (indicato come contadino che sapeva leggere e scrivere).

La madre di Rocco e Amasio aveva fatto un voto se fosse tornato vivo dalla guerra almeno uno dei suoi due figli. Poi dal treno scesero tutti e due i fratelli. Si può immaginare la commozione, la contentezza, la festa fatta ai due reduci. Mamma Assunta fece partecipe il figlio Rocco del voto che aveva fatto. Rocco volle allora esaudirlo e per questo nel settembre 1919 decise di costruire una edicola dedicandola alla Madonna Addolorata a devozione, in ricordo e ringraziamento della protezione avuta e della salvezza della vita. L’aver voluto dedicare l’edicola all’Addolorata sicuramente proviene dagli insegnamenti dei genitori, dalla devozione nel ricordo dei pellegrinaggi fatti dalla famiglia Ferdinandi alla cappelle e alle chiese dedicate alla Madre dei dolori del Golgota dei paesi vicino, ma la dedica potrebbe essere nata anche nel ricordo e nel rispetto di tanti commilitoni, di tanti soldati che non fecero più ritorno alle proprie case lasciando nello sconforto tante madri. Tra gli oltre 650.000 caduti nel corso della Prima guerra mondiale, Piedimonte ha offerto un alto tributo in vite umane alla Grande guerra con una cinquantina di militari morti. Costruita l’edicola al suo interno fu posta una statuina dell’Addolorata. Ancora oggi l’edicola, passata anche la Seconda guerra mondiale, con tutto quello che per questo territorio ha rappresentato di drammatico, luttuoso e distruttivo, è una realtà ben visibile grazie alla cura della famiglia Ferdinandi. Quindi nel 11Piedimonte1_5settembre 1954 a poche centinaia di metri dall’edicola, proprio dirimpetto, fu eretta una chiesa sempre dedicata alla Madonna Addolorata. Un altro Ferdinandi, Francesco, donò il terreno su cui sorse la chiesetta, una «piccola struttura» ma «accogliente» come la definisce d. Tonino. All’interno fu collocata una statua dell’Addolorata frutto di una generosa sottoscrizione della popolazione di Ruscito che volle partecipare alla questua fatta da Amasio Ferdinandi coadiuvato dal nipote Antonio. L’artista, come scrive d. Tonino, ha voluto rappresentare Maria con espressione addolorata che richiama a ogni fedele il pianto versato per il Figlio e per le continue preoccupazioni di una madre per i suoi figli; la Madonna è adombra di un ampio e sobrio manto di velluto, segno della sua regalità e sovranità, di colore nero che nella cultura cattolica rappresenta un segno di lutto; sotto il mantello vi sono pregevoli veli ricamati di colore bianco, simbolo della luce e del candore; Maria ha i capelli sciolti e lunghi per richiamare una prescrizione di Mosè che proibiva alle donne, dopo la liberazione dall’Egitto, di acconciarsi come quelle egizie, per cui naturalezza e semplicità sarebbe stato il loro modo di pettinarsi. La testa è reclinata all’indietro, leggermente ruotata a sinistra, per manifestare, come al Golgota, che i suoi occhi mesti sono rivolti verso il Figlio, «il più bello tra i figli degli uomini», inchiodato sulla croce, con il corpo lacerato, in preda ai dolori e a un’ardentissima sete che la Madre non può ristorare. Il braccio destro è piegato all’altezza del ventre, la mano è posta a sua protezione, per ricordare che in quel grembo, rimasto intatto ed inviolato, il dio inaccessibile, misterioso e totalmente trascendente, si è fatto «uomo», è diventato «parola» in Cristo Gesù per redimere dal peccato e salvare. Braccio sinistro e mano sinistra sono leggermente tesi verso l’alto, gesto che può essere compreso come una preghiera, una richiesta, un affidamento analogo a quello del Figlio: «Padre nelle Tue mani affido il mio spirito». A sua volta la mano sinistra rivolta verso l’alto è anche leggermente flessa verso ciascun fedele per esortarlo a vivere in comunione di vita con Gesù e ad accoglierla come Madre. Conficcato nel petto è visibile un pugnale, simbolo del martirio, delle sofferenze e della compassione che Lei ha conosciuto per il suo diletto Figlio, e che richiama la profezia di Simeone fatta a Maria: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima». Nel corso degli anni iniziò a sorgere tra gli abitanti di Ruscito l’esigenza di avere una chiesa più spaziosa e funzionale. Era all’epoca parroco di Piedimonte S. Germano d. Libero Carcione che dal 1986 aveva preso possesso della parrocchia. Su suo impulso iniziò a nascere e a formarsi l’idea della costruzione di una nuova e più ampia chiesa. Si giunse alla formazione di uno specifico Comitato (di cui fu presidente Antonio Ferdinandi detto Sabetta, coadiuvato da Vincenzo Ferdinandi, Carlo Ferdinandi, Nicola Aceti, Daniela Arcageli e Rosina Mattia) che ebbe l’incarico di raccogliere i fondi necessari alla realizzazione dell’opera nonché a seguire le pratiche e i lavori. Ci vollero dieci anni per portare a termine la struttura del sacro edificio che prendeva il posto del vecchio demolito. Così il 30 marzo 1996 la nuova chiesa fu consacrata da mons. Luca Brandolini, vescovo della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo. Fu realizzato anche un nuovo il campanile più armonioso e più grande rispetto a quello del 1954, dotato di tre campane. Parimenti furono realizzate anche delle sale ricreative tra cui una in cui ha sede il «Comitato festeggiamenti in onore dell’Addolorata». La prima festa dell’Addolorata si è tenuta a Ruscito nella seconda settimana di settembre del 1996 e da allora si svolge ogni anno. Nella sua ricerca d. Tonino si sofferma anche a stilare la cronotassi dei sacerdoti succedutisi nella chiesa dell’Addolorata dal 1954:

d. Benedetto Aceti, d. Alessandro Iadecola, d. Innocenzo Quagliozzi, mons. Pasquale Pellecchia (canonico della cattedrale di Aquino), mons. Mario Milanese, d. Domenico Barbati (amministratore parrocchiale di Piumarola), d. Fulvio Papa (parroco di Villa Santa Lucia), mons. Luigi Casatelli, d. Libero Carcione, d. Gennaro Parretta, d. Alessandro Rea, p. Gino Mattia della Congregazione dei Salvatoriani, p. Bruno D’Aguanno dei Padri Minori conventuali e da ultimo d. Tonino Martini che ha provveduto ad impreziosire la chiesa con il Tabernacolo in pietra scolpito a mano.

.

(84 Visualizzazioni)