Eduardo Paolozzi e Ludwig Wittgenstein


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«Studi Cassinati», anno 2021, n. 3
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di Gaetano de Angelis-Curtis

 

Sir Eduardo Paolozzi (1924-2005) è stato uno dei maggiori artisti della seconda metà del Novecento, significativo esponente della pop art inglese, mentre Ludwig Wittgenstein (1889-1951) è stato uno dei più importanti filosofi della cultura europea del XX secolo. Gli studi di quest’ultimo, tuttavia, non hanno avuto rilevanza solo in campo filosofico ma hanno finito per influenzare vari settori dell’arte ispirando scrittori, musicisti, registi, pittori, scultori al pari del cinema. Anche parte della produzione figurativa di Eduardo Paolozzi è stata ispirata da Wittgenstein come provano la statua, le serigrafie e i collage che egli realizzò nel corso degli anni con esplicito riferimento al filosofo viennese1.

A giudizio di Judith Collins diversi aspetti hanno avvicinato Paolozzi a Wittgenstein, come ad esempio il comune interesse per la sintassi («Wittgenstein trascorse il suo tempo a considerare le ramificazioni della sintassi del linguaggio e Paolozzi il suo considerando la sintassi delle immagini»)2, per il cinema cosiddetto popolare3, per gli studi di ingegneria e per il fatto che tutti e due, l’uno proveniente da Vienna e l’altro da una famiglia italiana, si sentissero in qualche modo degli stranieri in Gran Bretagna4.

Inoltre c’è anche un altro elemento, di stampo territoriale, che accomuna il filosofo austriaco e l’artista italo-britannico in quanto Ludwig Wittgenstein, tenente dell’Esercito austro-ungarico fatto prigioniero il 3 novembre 1918, il giorno antecedente alla firma dell’armistizio di Vittorio Veneto5, venne internato nel Campo di concentramento di Cassino-Caira dove trascorse più di otto mesi prima di essere liberato6, mentre la famiglia di Eduardo Paolozzi era originaria di Viticuso un paesino montano delle Mainarde a pochi chilometri di distanza da Cassino.

The World Divides in Facts.

The World Divides in Facts.

Eduardo Paolozzi aveva avuto modo di conoscere il pensiero di Wittgenstein abbastanza presto tramite un articolo sul suo conto, quindi leggendo le due opere del filosofo austriaco allora disponibili, il Tractatus logico-philosophicus (1921-1922) e le Ricerche filosofiche (pubblicate postume nel 1953), al pari di «a very slim book», come lo definì lo stesso artista italo-scozzese, e cioè un libricino intitolato Wittgenstein. A Memoir scritto da Norman Malcolm, un amico e allievo dello studioso viennese, nel quale l’autore «rievocava il suo rapporto con Wittgenstein, i suoi atteggiamenti, il suo insegnamento e il suo pensiero. Con questo uomo strano, solo, tormentato e straniero (sono tutti aggettivi di Paolozzi riferiti a Wittgenstein) l’artista si identificò quasi subito (“Here there might be a bit of identification”, egli scrisse); ma Paolozzi fu anche e soprattutto colpito dalla filosofia wittgensteiniana, tanto da arrivare a dire, in una lunga e famosa intervista, “I need Wittgenstein”»7. Al pari proprio l’identificazione e gli aspetti comuni tra il filosofo e l’artista portarono Paolozzi ad affermare a più riprese che «I wanted to identify myself with this particular man»8.

 

Wittgenstein at Cassino.

Wittgenstein at Cassino.

Attratto dal pensiero del filosofo austriaco, l’artista italo-scozzese realizzò nel 1963 due sculture in alluminio pressofuso e saldato:

  • The World Divides in Facts (il titolo richiama la proposizione 1.2 del Tractatus)
  • Wittgenstein at Cassino (il titolo richiama la permanenza del filosofo austriaco a Cassino come prigioniero di guerra a fine Primo conflitto mondiale. È stato lo stesso Paolozzi a spiegare come fosse giunto a denominare così la sua scultura, anzi in una intervista sembra rivelare che esistessero ben due sculture intitolate Wittgenstein at Cassino. Affermò che terminato il lavoro si accorse di non aver ancora provveduto a dare un titolo all’opera ma proprio in quei frangenti si era ritrovato a leggere la vita di Wittgenstein e si rese conto che la scultura stessa, che è simbolicamente una figura tra due edifici, riusciva, in quel particolare momento della sua vita, a legarlo, in un certo senso, completamente e quasi totalmente all’idea di quell’uomo particolare. Volle allora identificarsi con il filosofo austriaco e decise così di assegnare alla scultura il nome di Wittgenstein. Tuttavia non si fermò lì perché volle aggiungere nel titolo anche un altro elemento che lo legava al filosofo austriaco. Infatti associò al cognome del filosofo il dato territoriale della città di internamento, cioè Cassino e dando quindi il titolo di Wittgenstein at Cassino, perché i suoi genitori venivano da un paese vicino Cassino e il filosofo austriaco era stato prigioniero di guerra nel Campo di concentramento di Cassino, dove fu internato dal novembre 1918 al 21 agosto 1919 e dove ebbe modo di ultimare la sua opera Logisch-philosophische Abhandlung che aveva nello zaino al momento della cattura, nota poi come Tractatus logico-philosophicus9. La scultura fu presentata per la prima volta a Milano, allo Studio Marconi, nello stesso 1963 e fu poi esposta, assieme all’altra, al MoMA di New York dal 21 settembre al 10 novembre dell’anno successivo. Attualmente è collocata nell’«Henry Moore Institute» di Leeds).

Quindi tra il 1964 e il 1965 Paolozzi eseguì una serie di 12 serigrafie dal titolo As is When A series of screen prints based on the life and writings of Ludwig Wittgenstein. La serie serigrafica, che rappresenta uno dei primi esempi di stampa pop in Inghilterra, fa riferimento alla vita, agli scritti e alle teorie del filosofo austriaco riportando citazioni provenienti da scritti di Wittgenstein oppure a riferimenti biografici. Paolozzi, rimasto deluso dall’America e dal «sogno americano» realizzò le serigrafie utilizzando «testi tratti dai Quaderni e dalle Ricerche filosofiche» di Wittgenstein oppure provenienti dalle memorie di un suo studente, combinati «con immagini collage prese da pubblicità, fumetti e persino carta da regalo»10. Le stampe, che lo stesso artista ha descritto come una «sorta di autobiografia combinata», sono state ritagliate con la taglierina e «gli elementi sono stati incollati per creare opere successive della serie»11.

Il ciclo serigrafico, che si trova collocato in vari musei (ad esempio le «National Galleries of Scotland» di Edimburgo, il «Tate Modern» di Londra, il «MoMA» di New York) si compone di:

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  1. Artificial Sun (la serigrafia, datata «13 May 64» riporta la scritta in stampatello «THE WORLD IS ALL THAT IS THE CASE. TRACTATUS LOGICO-PHILOSOPHICUS LUDWIG WITTGENSTEIN»)
  2. Tortured Life (la serigrafia, datata «June 64», riporta la scritta «The tortured life of an influential modern philosopher: the late Ludwig Wittgenstein» seguita da un brano disposto in 24 righe su quattro colonne e relative a riflessioni scaturite da immagini pubblicate su una rivista mentre il filosofo si trovava in una trincea nel corso della guerra. Al di là degli aspetti astratti, la serigrafia riporta delle figure che fanno riferimento al cinema, con bobine di pellicola che sembrano fuoriuscire da telecamere)
  3. Experience (la serigrafia, datata «July 64», riporta la scritta «WITTGENSTEIN NOTEBOOKS 1916-1926» seguita da quattro brevi citazioni in inglese e tedesco)
  4. Reality (la serigrafia riporta otto preposizioni, in inglese e tedesco, tratte dal Tractatus)
  5. Wittgenstein the Soldier (la serigrafia, datata «August 1964», riporta una breve scheda con notizie del Wittgenstein militare dell’Esercito austro-ungarico catturato nel novembre 1918 e che «during the major part of his captivity, he was in a prison camp near Monte Cassino in south Italy» ebbe modo di terminare di scrivere la sua opera più importante in quanto «When Wittgenstein was captured he had in his rucksack the manuscript of his Logisch-philosophische Abhandlung». Nella stampa sono rappresentati quattro militari degli imperi centrali con il tipico elmo chiodato e con lo zaino. Proprio quest’ultimo elemento assume un significato importante appunto perché quando Wittgenstein fu fatto prigioniero il 3 novembre 1918 aveva nel suo zaino, usato anche come scrittoio, la bozza del Tractatus Logico-philosophicus che ebbe modo di mettere a punto proprio nei mesi di detenzione presso il Campo di concentramento di Cassino-Caira. Ma lo zaino assume anche un’altra importante valenza in quanto esso rappresenta il simbolo del viaggiatore in senso lato e dunque anche dell’emigrante, dell’esule che vaga in altra terra in cui si sente o lo fanno sentire un estraneo. Così alcune vicende umane dei due hanno elementi comuni: Wittgenstein che parte da Vienna, si trasferisce in Norvegia e poi giunge a Cambridge mentre Paolozzi proveniva da una famiglia italiana originaria di Viticuso emigrata in Scozia e poi egli si trasferisce a Londra)

    Wittgenstein in New York (fonte: https://www.tate.org.uk).

    Wittgenstein in New York (fonte: https://www.tate.org.uk).

    Wittgenstein at the Cinema Admires Betty Grable (fonte: https://www.tate.org.uk).

    Wittgenstein at the Cinema Admires Betty Grable (fonte: https://www.tate.org.uk).

  6. Wittgenstein in New York (la serigrafia riporta la frase «Sono andato a New York per incontrare Wittgenstein sulla nave. Quando l’ho visto per la prima volta sono rimasto sorpreso dal suo apparente vigore fisico. Stava scendendo dalla rampa con uno zaino sulla schiena, una valigia pesante in una mano, un bastone nell’altra»)12
  7. Parrot (nella serigrafia datata «November 1964» è riportato un brano tratto da una conferenza tenuta da Wittgenstein nel 1946)
  8. Futurism at Lenabo
  9. Assembling Reminders for a Particular Purpose (nella serigrafia datata «January 1965» sono riportate le scritte in stampatello «PHILOSOPHICAL INVESTIGATION» e «LUDWIG WITTGENSTEIN» e due preposizioni, in inglese e tedesco, del Tractatus)
  10. The Spirit of the Snake (all’interno della serigrafia appaiono due immagini del volto di Wittgenstein mentre i quattro lati sono contornati da una serie di citazioni)
  11. He must, so to speak, throw away the ladder (nella serigrafia datata «February 1965» sono riportate quattro preposizioni del Tractatus)
  12. Wittgenstein at the Cinema Admires Betty Grable (la serigrafia, datata «March 1965», riporta un testo in 20 righe disposte su quattro colonne relativo al Wittgenstein che assisteva a rappresentazioni cinematografiche. Betty Grable era un’attrice e ballerina americana soprannominata «le gambe»).

A Logical Picture of Facts is a Thpught (3) Tractatus ’21-’22 (fonte: https://artscouncilcollection.org.uk).

A Logical Picture of Facts is a Thpught (3) Tractatus ’21-’22 (fonte: https://artscouncilcollection.org.uk).

Edimburgo, The Manuscript of Monte Cassino, Il piede.

Edimburgo, The Manuscript of Monte Cassino, Il piede.

Nei decenni successivi nelle opere di Paolozzi sembra non essere più presente il richiamo a Wittgenstein finché a metà degli anni Novanta ritorna l’interesse e il riferimento al filosofo austriaco. Infatti nel 1995 realizzò:

  • A Logical Picture of Facts is a Thpught (3) Tractatus ’21-’22 un collage il cui titolo «rinvia alla proposizione 3, una delle sette proposizioni fondamentali, del Tractatus»13. La serigrafia, delle dimensioni di cm. 48,5×34,1 che fu realizzata nell’ambito di un progetto di raccolta fondi per il «Jesus College» di Cambridge e che non ha nulla in comune con la serie As Is When, appare formata da immagini deformate del volto del filosofo viennese, una testa decostruita e ricostruita con cui Paolozzi ritorna ai motivi dei suoi primi collage.

Nel 1991 fu posizionata a Edimburgo la scultura The Manuscript of Monte Cassino, una scultura in bronzo formata da tre parti distinte (una mano, un piede e una caviglia) che appare come un tributo dell’artista italo-scozzese all’abbazia di Montecassino distrutta durante la Seconda guerra mondiale. Originariamente era stata posizionata a «Picardy Place», l’area cittadina edimburghese abitata un tempo da emigrati italiani e da cui è possibile vedere la casa natale di Paolozzi a Leith. Quindi nel 2017 è stata postata nella zona di Hillside per poi essere ricollocata all’inizio del 2020 in uno spazio appositamente ricavato di fronte alla scalinata che conduce alla Cattedrale cattolica di St. Mary14.

Anche tale scultura parrebbe fare riferimento a Wittgenstein. Infatti, secondo alcuni studiosi, la serie di stampe As Is When, realizzata nel 1964-65, e l’opera The Manuscript of Monte Cassino, eseguita quasi trent’anni dopo, possono essere considerate «come un esame completo della filosofia di Wittgenstein precedente e successiva»15.

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NOTE

1 In merito alle «somiglianze di famiglia [Familienähnlichkeiten]», alle «affinità» tra Wittgenstein e il suo interprete artistico Eduardo Paolozzi cfr., in particolare, Luigi Perissinotto e Diego Mantoan (a cura di), Paolozzi and Wittgenstein. The artist and the Philosopher, Palgrave, Londra 2019.
2 «Wittgenstein spent his time considering the ramifications of the syntax of language, and Paolozzi spends his considering thew syntax of imagery» (J. Collins, Eduardo Paolozzi, Lund Humphries, London 2014).
3 «Who liked the cinema, especially films with Betty Grable and Mickey Mouse» (Ibidem).
4 Ambedue «a foreigner in England […] unimpressed by the Establishment» (Ibidem).
5 Cfr. il recentissimo volume Ludwig Wittgenstein e la grande guerra, a cura di Marco De Nicolò, Micaela Latini e Fausto Pellecchia, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2021.
6 Cfr. anche G. de Angelis-Curtis, Ludwig Wittgenstein tenente dell’Esercito austro-ungarico prigioniero nel Campo di concentramento di Cassino-Caira, in «Studi Cassinati», a. XX, nn. 1-2, gennaio-giugno 2020, pp. 128-140.
7 L. Perissinotto, Il filosofo e l’artista. Il pensiero di Wittgenstein e l’opera di Paolozzi, https://www.unive.it.
8 L. Perissinotto, Paolozzi reads Wittgenstein: Moments in a Research Process, in Luigi Perissinotto e Diego Mantoan (a cura di), Paolozzi and Wittgenstein … cit., p. 77.
9 «Uged by Lipke, Paolozzi explains for istance that in his own like linked him to Wittgenstein at Cassino: “The sculpture called Wittgenstein at Cassino is my connection with him in the sense that my parents came from near Cassino, and he was a prisoner of war there; had written most of the Tractatus by that time and had it in his knapsack”. As regards Wittgenstein at Cassino, howewer, in the interwiew with Hamilton Paolozzi adds something that deserves to be highlighted: namely, that the title came after the work; that is, only after having accomplished the work he convincend himself – so to speak – to bestow the title Wittgenstein at Cassino: “But sometimes, the title has come after the work, you know; for example, there are two sculpture called Wittgenstein at Cassino; I found that having made the sculpture, wich was titleless, having read the life of Wittgenstein, that I wanted to indentify myself with this particular man; and I found that the sculpture itself, wich is symbolically a figure between two buildings, you know, in a sense, tied in for me completely and almost totally, with the idea of this particular man at this particular point in his life, wich tied in with me, being at this particular point in my life”» (L. Perissinotto, Paolozzi reads Wittgenstein … cit., pp. 77-78).
10 https://warwick.ac.uk/services/art/artist/eduardopaolozzi/wu0152/.
11 https://visualarts.britishcouncil.org/collection/artists/paolozzi-sir-eduardo-1924/object/wittgenstein-at-the-cinema-admires-betty-grable-paolozzi-1965-as-is-when-p848.
12 «I went to New York to meet Wittgenstein at the ship. When I first saw him I was surprised at his apparent physical vigour. He was striding down the ramp with a pack on his back, a heavy suitecase in one hand, cane in the other».
13 L. Perissinotto, Il filosofo e l’artista … cit.
14 https://www.heraldscotland.com/news/15771576.paolozzi-and-the-yarn-winder.
15 https://journals.openedition.org/estetica/1641.

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