La grande statua di San Tommaso a Roccasecca Corsi e ricorsi storici


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Studi Cassinati, anno 2005, n. 2

di Fernando Riccardi 

Il noto filosofo napoletano Giovanbattista Vico1, vissuto a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, elaborò una teoria sulla storia umana assai singolare.
Egli era convinto che la storia fosse caratterizzata dal continuo e incessante ripetersi di tre cicli distinti: l’età primitiva e divina, l’età poetica ed eroica, l’età civile e veramente umana. Il continuo ripetersi di questi cicli non avveniva per caso ma era predeterminato e regolamentato, se così si può dire, dalla provvidenza. Questa formulazione di pensiero è comunemente nota come “teoria dei corsi e dei ricorsi storici”. In parole povere, tanto per non essere troppo criptici, il Vico sosteneva che alcuni accadimenti si ripetevano con le medesime modalità, anche a distanza di tanto tempo; e ciò avveniva non per puro caso ma in base ad un preciso disegno stilato della divina provvidenza.
A questo punto, però, qualcuno potrebbe domandarsi: cosa mai c’entra il datato e anche un po’ ingenuo pensiero di Giovanbattista Vico con la collocazione della grande statua di San Tommaso d’Aquino, opera del maestro Giuliano Vangi, a Roccasecca?
Basterà avere solo un po’ di pazienza per comprendere come, in effetti, le due cose, che sembrano non avere punti in comune, sono collegate fra loro più di quanto si possa pensare.
Ma per certificare il parallelismo è necessario tornare un po’ indietro nel tempo e, precisamente, al 1874 quando Roccasecca si apprestava a celebrare, in pompa magna, il sesto centenario della morte di San Tommaso d’Aquino.
Basterà ricordare, infatti, che l’Angelico Dottore venne a mancare in quel di Fossanova il 7 marzo del 1274 mentre si accingeva, convocato dal pontefice Gregorio X, a raggiungere Lione dove si teneva un importante Concilio ecumenico.
Imponenti furono i festeggiamenti che Roccasecca organizzò per ricordare, in maniera adeguata, il sesto centenario della morte del suo figlio più caro.
In prima linea nell’organizzazione l’amministrazione comunale guidata da Giulio Scorti, splendida figura di sindaco liberale, appartenente ad una delle più “cospicue” famiglie del paese2.
Sulle spalle del sindaco Scorti, a quel tempo, ricadde anche la responsabilità di far dimenticare alla comunità roccaseccana il tragico evento dell’uccisione del suo predecessore, il possidente Serafino Paolozzi, maturato in circostanze poco chiare neanche due anni prima e che molto aveva sconvolto Roccasecca e dintorni, come ricorda un’imponente lapide che l’amministrazione Iacobelli ha voluto posizionare nell’androne del palazzo municipale non molto tempo fa3.
Anche per tale motivo la preparazione dei festeggiamenti fu particolarmente minuziosa ed intensa.
Il sindaco Scorti fece affiggere in tutto il territorio comunale un manifesto di cui ancora si conserva copia4 e lo fece dopo che l’abate di Montecassino, Luigi Tosti, era intervenuto nella “vexata quaestio” del luogo natale del Santo, propendendo decisamente per Roccasecca.
Dalla lettura del manifesto si evince, a chiare note, lo sforzo organizzativo che l’amministrazione stava per compiere; in esso poi e, per la prima volta, si parla del proponimento di erigere a Roccasecca una grande statua in onore di San Tommaso d’Aquino.
Il manifesto reca la data del 25 febbraio 1874 e la firma, naturalmente, del sindaco Giulio Scorti.
Questo il testo: “Feste centenarie in Roccasecca ad onore di San Tommaso d’Aquino. Il giorno 7 marzo ricorre il sesto centenario della morte del sommo dottore San Tommaso d’Aquino. Se città cospicue, e massime quelle dove egli dimorò e dischiuse i tesori della sua dottrina, si apprestano a festeggiare un tal giorno con pompa straordinaria, Roccasecca, dove rimangono ancora gli avanzi di quel castello nel quale egli nacque e dimorò fanciullo, deve vincer tutte, se non per lo splendore di pomposi pontificali, per la grandezza e novità degli spettacoli, certo pel concorso unanime de’ cittadini nel tributargli onoranze sincere ed affettuose. Ove le altre città, solennizzando il sesto centenario di San Tommaso, rendono a lui omaggio come modello tra i santi, e come dottore impareggiabile, che tanta luce diffuse in ogni ramo dell’umano sapere, Roccasecca deve onorare nel giorno 7 marzo non solo il santo ed il dottore, ma anche il cittadino. Fondata in queste considerazioni la Giunta municipale di Roccasecca, rendendosi interprete del comune e vivo desiderio de’ cittadini, al quale essa partecipa, rende noto quanto segue: Ne’ giorni 7 ed 8 marzo prossimo ricorrendo il sesto centenario della morte di San Tommaso d’Aquino, saranno celebrate in questa Città, dove egli trasse i suoi natali, pubbliche e solenni feste in suo onore. La funzione religiosa, coll’intervento di una rappresentanza del consiglio comunale e di tutte le associazioni e congreghe del Comune, avrà luogo la mattina del giorno 8, con la maggior pompa nella chiesa di Santa Margherita parata a festa. Splendide luminarie a fuochi di bengala, lungo il corso San Tommaso, dalla piazza del mercato a Caprile, e nelle colline circostanti; fuochi di artifizio nel luogo stesso ove sorgeva ed ora sono le ruine del-l’antico castello e della torre; la banda musicale di Sora che alternerà con quella cittadina scelte sinfonie; globi aerostatici, giuochi, spari, corse saranno gli spettacoli che la popolazione avrà a godere ne’ due giorni di festa. Ma più degli spettacoli, sarà grato al nostro popolo sentirsi rammentare dalla parola eloquentissima di ben noto e valente oratore, il Signor D. Giovanni Santucci, professore in Napoli, i tratti più notevoli della vita, le virtù ed il sapere vario e profondissimo del Santo. Cittadini! L’aver comune con San Tommaso la patria è per noi e per la città nostra gloria immortale, che altri invano tenta usurparci. Custodiamo gelosamente questa gloria, e rendiamocene degni, ora col festeggiare il sesto centenario del Santo concittadino, in prosieguo coll’erigere a lui monumento più duraturo che ne perpetui e mantenga sempre viva fra noi la memoria, e con la memoria la gratitudine e l’ossequio”.
Nella parte finale del manifesto il sindaco Scorti fa riferimento ad un non meglio precisato “monumento” da erigere in onore di San Tommaso, a sua imperitura memoria5.
La natura di questo “monumento” viene svelata, qualche anno più tardi, nelle pagine finali di un opuscolo che il comune di Roccasecca commissionò al prof. Giovanni Santucci di Napoli, lo stesso che era stato invitato nel 1874 a tenere la prolusione in occasione del sesto centenario6.
L’opuscolo porta la data del 1878.
Il passo che a noi interessa è il seguente:
“A testa alta, con fronte sicura, adunque, possiamo affermare che San Tommaso sia nato in Roccasecca. Laonde, ragionevolmente il Municipio, che ne regge l’amministrazione, orgoglioso di tanta gloria, deliberò solennemente di elevare un monumento, sul luogo dove nacque, al Sommo loro Concittadino. E all’unanimità, riferiamo le parole della Deliberazione, risolvette di farsi iniziatore di una sottoscrizione per una statua monumentale a S. Tommaso d’Aquino, da erigersi a Roccasecca dove nacque, invitando a concorrervi tutte le città ed i Comuni nazionali e stranieri, tutti i corpi scientifici, le università, le associazioni, gli istituti. E ragionevolmente; perché, soggiungono, S. Tommaso con la sua Somma Immortale, e noi aggiungiamo, con tutte le sue Opere, non appartiene meno a Roccasecca, dove Egli trasse i suoi natali, che a tutto il mondo civile e letterario; e quindi se tocca a Roccasecca, sua patria, assumere la iniziativa dell’omaggio, che a lui si vuol rendere, innalzandogli un monumento, è uopo che a questo concorra, perché riesca quanto più è possibile splendido e rinomato quanto il suo nome, tutto il mondo civile; perché tutto il mondo Egli rischiarò con la luce inesauribile della sua dottrina. Ed a preparare quanto occorre per recare in atto il su enunciato divisamento, nomina, a voti segreti, il Sindaco Giulio Scorti, i Consiglieri Signori Domenico Pellegrini e Luigi Frezza, con l’incarico di studiare e proporre al Consiglio i mezzi che giudicheranno più opportuni e conducenti all’uopo. E noi ponghiamo (sic!) termine al nostro lavoro, augurando al nobile e generoso divisamento dell’onorevole Municipio di Roccasecca, come purtroppo n’è degno, il più felice e lieto successo”7.
Dalle parole del Santucci si evince che l’amministrazione comunale di Roccasecca pensava concretamente all’erezione di una “statua monumentale” in onore di San Tommaso e stava mettendo in piedi tutte le iniziative di carattere burocratico, amministrativo ed organizzative, per far sì che il progetto potesse andare in porto.
Il Santucci poi fa riferimento ad una “deliberazione” lasciando presupporre che il progetto dell’erigenda statua conobbe un passaggio ufficiale in seno all’assise municipale.
Nonostante le positive premesse, le buone intenzioni e gli sforzi organizzativi, l’iniziativa, non riuscì a decollare, frenata, soprattutto, da insormontabili difficoltà di natura economica.
Il proposito, però, non fu definitivamente abbandonato: Rocca-secca, infatti, aveva sempre intenzione di erigere al Santo un monumento degno della sua eccelsa statura.
Una ventina di anni dopo, siamo agli inizi del ‘900, don Paolo Pellegrini, arciprete della Collegiata della SS. Annunziata del Castello di Roccasecca, in un suo studio edito nel 19038, così scrive: “E Roccasecca, superba della sua gloria così splendidamente rivendicata, si accinse, nel 1898, a rivolgere a tutto il mondo una sottoscrizione per una statua monumentale di S. Tommaso d’Aquino, da erigersi sul luogo dove nacque; invitando a concorrervi tutte le città ed i comuni nazionali e stranieri, tutti i corpi scientifici, le università, le associazioni, gli istituti”9.
Tornava di nuovo alla ribalta, quindi, l’idea della “statua monumentale”. Anzi, questa volta si procede in maniera più concreta, non soltanto con la “sottoscrizione”, di cui dà notizia don Pellegrini, ma anche con la costituzione di un “comitato esecutivo” al quale aderiscono illustri personalità di Roccasecca.
Si può conoscere la composizione dei membri del comitato da un trafiletto contenuto in un bollettino redatto dal professore arpinate Alessandro Magliari, di recente pubblicato in una elegante ristampa anastatica a cura dell’Associazione ex alunni e amici del Tulliano di Arpino10.
In tale preziosa, quanto rara, pubblicazione, vi è un breve paragrafo riservato proprio a Roccasecca e al “Monumento a S. Tommaso d’Aquino”. Questo il testo: “Come ad ognuno è noto, S. Tommaso d’Aquino ebbe i natali nel Castello di Roccasecca nella prima metà del secolo XIII. Ora in Roccasecca si è costituito un comitato per innalzargli un monumento, assicurare la conservazione dei ruderi del Castello, che fu sua casa paterna e contribuire al restauro della chiesa, che in Aquino una pia tradizione vuole edificata dalla famiglia di lui. Il comitato esecutivo è così composto: il sindaco pro tempore presidente (sullo scranno muni-cipale allora sedeva Domenico Grosso che fu primo cittadino di Roccasecca nel biennio 1897-1898 e poi ancora dal 1900 al 1902); conte Gaetano Cagiano de Azevedo vicepresidente; Francesco Notarangeli, cassiere; mons. Marco Quagliozzi, Bernardo Notarangeli, Giuseppe Di Rollo, parroci in Roccasecca, notar Serafino Patriarca, Pietro Abbate, Tommaso Paolozzi, avv. Antonio Vona. Presidente onorario è mons. Raffaele Sirolli, vescovo della diocesi. Vi è poi un comitato di onore e vi sono cardinali protettori dell’opera”11.
Dall’annotazione del Magliari si apprende che il comitato, oltre all’intenzione di realizzare una grande statua in onore dell’Angelico Dottore, aveva anche il compito di curare il restauro del maniero sulla vetta dell’Asprano, già allora in rovina, e della chiesetta di San Tommaso, proprio al di sotto del castello, che versava anch’essa in condizioni disastrate 12.
Le intenzioni però, pur lodevoli, rimasero, ancora una volta, soltanto tali: la statua monumentale infatti non fu eretta e non si andò avanti neanche con i lavori di restauro.
E così il castello rimase nella sua condizione di rudere, più o me-no così come lo vediamo oggi e la chiesetta di San Tommaso continuò a rimanere “diruta”, fino agli anni ottanta del secolo scorso, quando l’amministrazione comunale di Roccasecca mise mano all’opera di restauro, restituendo l’originaria dignità e splendore ad una delle prime chiese al mondo dedicate al Santo.
Ma quale fu l’impedimento che bloccò, una volta di più, il colossale progetto?
A tal riguardo i documenti tacciano ma, con tutta probabilità, si dovette trattare di problemi di natura economica: la sottoscrizione, evidentemente, non produsse gli effetti sperati e il comitato fu costretto, suo malgrado, ad abbandonare il progetto che finì per cadere nel dimenticatoio.
E per tanto tempo della statua di San Tommaso, a Roccasecca, non si parlò più.
Passano però cento anni e l’idea, proprio in base a quel vecchio assunto tanto caro al Vico, ritorna: questa volta siamo nel 1974 quando si celebra il VII centenario della morte di San Tommaso d’Aquino.
Il comitato costituito per l’occasione vaglia anche l’idea di realizzare una statua in onore del Santo. Poi però propende per altri obiettivi: prima di ogni cosa si vuole portare a termine il restauro della chiesetta di San Tommaso, di cui già si è parlato, in maniera tale da poter riaprire l’antico luogo sacro alla pratica del culto, cosa che avviene nel 1980.
Infine si arriva ai giorni nostri o quasi, quando il sindaco di Roccasecca, architetto Antonio Abbate, rilanciò il progetto della monumentale statua di San Tommaso.
Questa volta, a differenza del passato, l’idea viene concretizzata e la statua di San Tommaso di Giuliano Vangi, grazie all’impegno dell’attuale amministrazione comunale, guidata dal sindaco Pompilio Iacobelli, adesso si presenta in tutta la sua straordinaria imponenza e costituisce parte integrante del patrimonio artistico di Roccasecca.
Prima di concludere torniamo, per un attimo, alla parte iniziale del saggio dove si parlava, sia pure in maniera molto sbrigativa, del concetto vichiano “dei corsi e dei ricorsi storici”. Ebbene, a mio avviso, la vicenda della grande statua di San Tommaso di Roccasecca può essere considerata, a buon diritto, come una naturale estrinsecazione della suddetta teoria.
Tanti i tentativi abbozzati nel passato infatti, tutti però finiti, inevitabilmente, allo stesso modo, ossia con un nulla di fatto.
E fin qui il buon Giovanbattista avrebbe tutte le ragioni per essere contento ed orgoglioso: la validità della sua impostazione infatti, anche a distanza di secoli, si rivela in tutta la sua palese evidenza.
Senza dimenticare, però, che nella annosa vicenda è stata introdotta una variabile certamente non trascurabile: dopo tanti tentativi infruttuosi, finalmente, lo scopo è stato conseguito e la grande statua di San Tommaso si erge nel suo candido splendore nel largario di via Santa Maria Nuova.
Il tutto con buona pace del vecchio, caro Giovanbattista che, da napoletano verace, dopo essersi sfregato soddisfatto le mani per la ripetuta conferma del suo assunto, sarà sicuramente disposto a chiudere un occhio pur di vedere risolta, e in maniera definitiva, la secolare vicenda.


1 Storico, filosofo e giurista, Giovanbattista Vico nacque a Grumo Nevano, un piccolo paese vicino Napoli, il 23 giugno del 1668. Figlio di un modesto libraio studiò diritto presso l’università di Napoli dove, in seguito alla laurea, dal 1699 al 1741, insegnò eloquenza e retorica. La sua opera più famosa sono i “Principi d’una scienza nuova intorno alla natura delle nazioni, per i quali si ritruovano altri principi del diritto naturale delle genti”, meglio conosciuta con il titolo riassuntivo di “Scienza nuova”. Fu pubblicata per la prima volta nel 1725 e, successivamente, dopo ampliamenti e aggiunte, nel 1730 e nel 1744. Si spense nella città partenopea nel 1744. Il suo pensiero, multiforme ed originale, nel quale rifulgono il concetto di verità come dato di fatto (“verum factum”) e la teoria dei corsi e dei ricorsi storici (“historia se repetit”), fu rivalutato nel XX secolo grazie soprattutto a Benedetto Croce.
3 Fernando Riccardi: “Roccasecca 1872. L’assassinio del sindaco Paolozzi. Analoga sorte per il fratello 11 anni dopo”, CDSC onlus, Tipografia Ugo Sambucci, Cassino 2003.
4 Una copia ottimamente conservata di tale manifesto è posseduta da Pompeo Cataldi, appassionato cultore di storia locale ed inappuntabile ricercatore e collezionista. Doveroso da parte mia, in questa sede, ringraziare l’amico Pompeo per la sempre cortese disponibilità.
5 Nulla si dice sul posto dove tale manufatto avrebbe dovuto essere collocato: troppo generico era il progetto che si trovava, a quel tempo, nella sua fase primordiale. Anche se, da notizie orali raccolte tra gli anziani del paese che, a loro volta, ricordavano i racconti di genitori e nonni, sembra che la statua si sarebbe dovuta erigere in un largario vicino l’attuale palazzo municipale, adiacente la strada rotabile che conduce a Colle San Magno, in corrispondenza del primo tornante dove ora esiste l’abitazione degli e-redi di Enrico Delli Colli.
6 “Sulla vera patria di S. Tommaso D’Aquino” dissertazione di Giovanni Santucci nell’Accademia di predicazione professore di eloquenza, e di filosofia del diritto nel liceo arcivescovile di Napoli, Tipografia dell’Accademia Reale delle Scienze, diretta da Michele de Rubertis, Napoli 1878. Il prof. Santucci a Roccasecca era di casa. Era stato infatti chiamato a tenere un “panegirico” nella ricorrenza della festa di San Tommaso anche nel 1876, come si evince da una deliberazione redatta dall’Amministrazione della Congrega del SSmo e Pietà del Comune di Roccasecca il 30 aprile 1876. Questo il testo: “L’anno 1876 il giorno 30 Aprile in Roccasecca. Riuniti i Confratelli della Congrega del Ssmo e Pietà nel solito locale delle loro deliberazioni, il Sig. Priore Antonio Cupone ha loro manifestato come essendo venuto nel giorno 7 scorso Marzo il Professore Santucci a fare il panegirico di S. Tommaso, fu senza dubbio dallo stesso dimostrato avere il detto santo avuto veramente i natali in questa nostra terra e non in Aquino o altrove, come alcuno infondatamente opina. Fu allora che sorse l’idea di una dissertazione in istampa, e promotrici di tale opera si fecero le Congreghe, oltre la nostra quelle del Carmine di Valle, del Ssmo e Rosario di Caprile, sicché per rac-colta dei documenti istorici occorrendo oltre ad un centinaio di lire, si sarebbe dalle altre congreghe convenuto per la contribuzione di lire trentaquattro da spedirsi allo stesso Sig. Santucci. Egli quindi il Priore, proponendo la convenienza del fatto, invita la fratellanza a deliberare. E la Fratellanza, considerando che nulla di più glorioso potrebbe propugnarsi del nostro paese, che rivendicare a sé la cura del più illustre dei Dottori, delibera che dall’art. fisso in bilancio per le spese impreviste siano prelevate le lire 34 e unitamente alle offerte delle predette altre Congreghe siano spedite al Professore Sig. Santucci per l’opera su indicata. Fatto e deliberato oggi soprascritto giorno, mese ed anno”. Seguono, ovviamente, i nomi dei confratelli, del Priore Antonio Cupone e del segretario Gaetano Vicini. Tale documento, messomi a disposizione da Pompeo Cataldi, è in effetti una “copia conforme al suo originale” e reca la data del 24 maggio 1876. Quindi anche le confraternite di Castello, Valle (Roccasecca) e Caprile contribuirono alle spese per la stampa dell’opuscolo del prof. Santucci che vide la luce, come già detto, nel 1878. Sul frontespizio del libretto però, che si compone di 64 pagine, è impressa, ben visibile, la seguente dicitura: “A spese del municipio di Roccasecca”. Non si parla affatto, e stranamente, del contributo concesso dalle “congreghe”. Ad ogni modo il lavoro del Santucci non fu l’unico per ciò che concerne Roccasecca e San Tommaso; egli stesso, infatti, nella introduzione del suo opuscolo così scrive: “Celebrandosi in Roccasecca, come in tutto il Mondo Cattolico, il Sesto Centenario della morte di S. Tommaso d’Aquino, fummo invitati da quella cittadinanza colta quanto gentile a tessere, nella festa solenne che colà ebbe luogo, il Panegirico del famoso loro concittadino”. Segue una nota, la 1, nella quale si specifica: “Il quale (riferendosi al panegirico) vollero poi pubblicare per le stampe a loro spese”. In effetti il discorso tenuto dal prof. Santucci a Roccasecca, in occasione dei festeggiamenti in onore del VI centenario della morte di San Tommaso d’Aquino, fu celermente stampato a cura della municipalità e divenne un libretto rinvenuto, non molto tempo fa, da Pompeo Cataldi su una bancarella di un mercatino dell’antiquariato. Questo il titolo: “In lode di S. Tommaso d’Aquino orazione recitata in Rocca Secca sua patria nel sesto centenario dalla sua morte dal sacerdote Giovanni Santucci professore di Filosofia del Diritto nel Liceo Arcivescovile di Napoli”, Napoli, Grande Stabilimento Tipografico, Cortile S. Sebastiano 51, 1874. Chiude l’opuscolo un inno in onore di San Tommaso, suddiviso in 21 terzine, composto dal roccaseccano Francesco Giovinazzi.
7 Giovanni Santucci, op. cit., pp. 63/64.
8 Dott. Paolo Pellegrini, Arciprete nel Castello di Roccasecca, “La vera patria di S. Tommaso d’Aquino”, studio storico-critico sopra alcuni documenti che si dicono rinvenuti a Belcastro, Napoli, Stabilimento Tipografico Michele D’Auria, via Tribunali 386, 1903.
9 Paolo Pellegrini, op. cit., p. 8.
10 “Bollettino Storico Volsco” diretto dall’avv. prof. Alessandro Magliari, anno I, n. 5/6, Arpino, Tipografia Giovanni Fraioli, maggio-giugno 1897.
11 Alessandro Magliari, op. cit., p. 48.
12 La chiesetta di San Tommaso, sulle falde del monte Asprano, fu edificata nella prima metà del XIV secolo, pochi anni prima che il Pontefice Giovanni XXII proclamasse Santo l’impareggiabile Dottore Angelico (1323). In puro stile romanico la chiesa, anche all’interno, segue le linee di una estrema semplicità denotata dallo splendido soffitto a travature lignee e dalla austera pavimentazione in cotto. Notevole un affresco raffigurante la Madonna del Rosario (XV secolo) e un busto ligneo di San Tommaso risalente al 1633. Un altro dipinto con l’Angelico Dottore che reca tra le mani la penna della saggezza, si trova nella lunetta del campanile. Già fatiscente e diruta, pesantemente danneggiata dai bombardamenti dell’ultimo conflitto bellico, soltanto nel 1980 la chiesa di San Tommaso, grazie a sapienti lavori di restauro, ha potuto riacquistare l’originario splendore. (Dario Ascolano: “Storia di Roccasecca”, op. cit., pp. 88/89; Fernando Riccardi-Pompeo Cataldi: “Roccasecca immagini e ricordi”, Associazione Culturale “Le Tre Torri”, Nuova Stampa di Caramitti & C. snc, Frosinone 1997, pp. 122/123).

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