Convegno su Cervaro e la distruzione di Montecassino nel Diario di Giuseppe Spera


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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 2
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di Anna Spera

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Il giorno 7 del mese di aprile 2022 si è tenuto il convegno Terrazza Cervaro: le devastazioni, i bombardamenti e la distruzione di Montecassino del 15 febbraio 1944 nella testimonianza di Giuseppe Spera. Per l’occasione la famiglia di Giuseppe Spera di Sarno è stata invitata e ha presenziato commossa e numerosa all’incontro promosso dal Centro Documentazione e Studi Cassinati presieduto da Gaetano de Angelis-Curtis nonché direttore scientifico del Museo Historiale di Cassino, dall’Associazione culturale «Il Cenacolo» di Cervaro presieduta dal preside Carlo Mario Musilli, e dal Comune di Cervaro rappresentato dal sindaco dott. Ennio Marrocco, dall’assessore alla Cultura Luigi Gaglione, dal presidente della Consulta della Cultura dott. Antonio De Marco e da altri amministratori. Il Convegno si è tenuto nella bellissima sala consiliare del Comune di Cervaro proprio nel giorno in cui Giuseppe avrebbe compiuto 99 anni. Il tutto è stato preceduto da una interessante e particolareggiata visita all’Abbazia, accompagnati dal preside Carlo Mario Musilli, dal direttore scientifico dell’Historiale Gaetano de Angelis e dal caro Enzo Salerno. Proprio in questi luoghi della memoria Giuseppe, docente nella Scuola di Sarno, fin dagli anni ‘60 organizzava le visite guidate per far conoscere ai suoi alunni questa meravigliosa bellezza ricostruita dalle forze alleate e poi a recitare una preghiera al vicino cimitero polacco dove riposano circa mille soldati e non si stancava mai di raccontare con gli occhi umidi quello scempio a cui aveva assistito e poi tutto quello che le popolazioni del basso Lazio avevano subito: stupri, violenze su bambini, massacri, devastazioni e malattie conseguenti. Le guerre portano tutto ciò, ieri come oggi nella vicina Ucraina. Sia vincitori che vinti portano i segni di tali efferate devastazioni e violenze.

Dopo i saluti istituzionali e l’illustrazione dei motivi che hanno indotto a tenere il convegno, è intervenuto il prof. Vincenzo Salerno, docente di Storia della Critica Letteraria e Letteratura Italiana contemporanea dell’Università di Salerno, che ha tracciato molto opportunamente il quadro storico e umano delle vicende susseguitesi nell’inverno 1943-44. A lui va un infinito ringraziamento per la circostanziata descrizione di tale evento: Montecassino, Cassino e Cervaro nel cerchio di fuoco della Seconda Guerra Mondiale.

Montecassino 7 aprile 2022.

Il prof. Vincenzo Salerno.

Anna Spera.

Quindi Anna Spera ha relazionato parlando della figura di suo padre Giuseppe come testimonia nel suo Diario scritto durante quel periodo più nero della sua vita; racconta quei giorni tremendi vissuti da tutta la popolazione sarnese e non solo, con distruzione e morte in quanto i tedeschi da alleati erano diventati nemici; dopo la firma dell’armistizio 8 settembre 1943. Essi battendo in ritirata e braccati dagli alleati inglesi e americani che sbarcavano a migliaia sulle nostre coste da Battipaglia a Salerno nella cosiddetta «Operazione Avalanche», seminavano terrore stanando dalle case e dalle nostre colline il Monte Saro e il Saretto, migliaia di uomini dai 15 ai 55 anni di età per deportarli nei campi di concentramento. Giuseppe, ragazzo di 20 anni, nella giornata del 23 settembre 1943 si vide distruggere la sua casa e l’intero quartiere (Via Cavour, Via Laudisio, parte di piazza Croce) dove si contarono tantissimi morti (una lapide al cimitero di Sarno ricorda i loro nomi) e decine e decine di feriti. Egli fu deportato insieme a suo fratello nel campo di concentramento di Sparanise. Li attendeva un treno merci già in sosta sui binari che avrebbe dovuto trasferirli in Germania, destinazione o Norimberga o Mathausen, Birkenau o Auschwitz, ma fortunatamente grazie ad un violento temporale che si abbatté sulla zona riuscì ad evadere dal campo, aiutato dalla miriade di donne di Sparanise che si accalcavano presso i reticolati, portando loro da mangiare quel poco che si poteva trovare: uva/fichi/ tozzi di biscotti di grano. Queste allargando le recinzioni e distraendo i tedeschi al punto da scoprire le gambe, favorivano l’evasione. Durante quelle ore, insieme ad altri prigionieri con poca acqua piovana razionata e un po’ di brodaglia si cercava di tenere alto il morale raccontandosi le loro storie. Dopo due giorni fu scelto insieme ad altri 50 giovani di recarsi con i soldati tedeschi presso la stazione di Venafro a scaricare casse di munizioni per poi posizionarle lungo il perimetro della montagna di Cassino, fin su all’Abbazia. Spera intuì e immaginò quale devastazione e distruzione ci sarebbe stata in quel pezzo di terra. In quei giorni di stretto contatto con il tenente tedesco a cui era stato assegnato, si instaurò un rapporto quasi amichevole, in quanto il tenente parlava perfettamente l’italiano e avendo saputo che Giuseppe lavorava in qualità di Capo tecnico presso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco nel settore delle costruzioni degli aerei, i discorsi erano incentrati su tali argomenti, tanto che Giuseppe trascorsi i cinque giorni sulla strada del ritorno verso Sparanise, osò con timore chiedergli se poteva liberarlo, ma lui fu irremovibile, 50 uomini aveva prelevato e tanti ne doveva consegnare, pena la sua vita. L’ultimo giorno a Montecassino il tedesco volle visitare la meravigliosa Abbazia, Spera conosceva la storia e le opere d’arte che lì vi erano ma non era mai stato in tale luogo e si accingeva a far da Cicerone, ma il soldato conosceva benissimo la storia di San Benedetto e Santa Scolastica e anche gli affreschi e le statue di marmo che vi erano, tanto che lo ascoltò rapito. Intanto la “gita” era terminata e Giuseppe rientrò al campo con terrore per la sorte avversa toccatagli. La fortuna però lo assisté e riuscì con rocambolesche fughe ad arrivare sano e salvo a casa dopo lunghissimi giorni di cammino, sempre braccato dai tedeschi che anche nelle zone del casertano seminavano morte e distruzione. Fu aiutato da tante famiglie che lo nascosero e gli diedero da mangiare. Nel mese di febbraio del 1944, fu convocato dal comando alleato inglese che era di stanza a Sarno in Piazza Municipio. In quanto ex deportato e poi evaso, insieme ad altri, fu sottoposto ad un lungo interrogatorio dove vollero sapere tutto ciò che era avvenuto al campo di Sparanise, trattamento, cibo, violenze subite, organizzazione del campo e tante altre cose. Subito dopo fu prelevato e a bordo di un’ambulanza della Croce Rossa fu portato a Cassino. La zona era tutta un campo allagato in quanto i tedeschi avevano deviato il corso di ben due fiumi che straripando avevano formato una palude che nemmeno gli autocarri potevano attraversare, il tutto per rallentare la marcia dei soldati alleati. Fu così che si trovarono nel paese di Cervaro adagiato sulla collina che era proprio di fronte il Monte Cassino. Lì nella mattinata del 15 febbraio Giuseppe, vide spuntare da dietro il colle decine di formazioni di fortezze volanti che puntarono sull’Abbazia e sganciarono il loro carico di bombe. L’Abbazia venne colpita in pieno e i bombardamenti durarono l’intera giornata con aerei che si avvicendavano e lanciavano bombe, ci furono anche cannoneggiamenti da postazioni terrestri. Questo scempio fu operato in omaggio alla legge di guerra da parte di gente che predicava la libertà ma seminava morte e distruzione. Tutto era stato cancellato dalla carta geografica, «un faro di luce e di civiltà» era stato distrutto per esigenze belliche. Questo ricordo è rimasto incancellabile nella mente del giovane Giuseppe, una ferita che nemmeno il tempo è riuscito a cancellare. In quell’area di pochi chilometri ci sono cinque cimiteri: migliaia di giovani polacchi, francesi, americani, inglesi, neozelandesi, indiani testimoniano della durezza della battaglia di Cassino. La tomba di San Benedetto veniva preservata miracolosamente, infatti successivamente fu trovato un proiettile di cannone inesploso. In seguito la rabbia fu ancora più forte quando si scoprì che nell’Abbazia non vi erano truppe tedesche.

Un grosso plauso a tutti gli organizzatori dell’evento tenutosi il 7 aprile 2022 i quali hanno voluto celebrare la testimonianza del giovane Giuseppe nel loro ridente paese Cervaro ma soprattutto nella bellissima location, la sala consiliare del Comune. Il 7 aprile è stata per noi familiari una giornata intrisa di emozione, indimenticabile poi vedere la commozione del sindaco dott. Ennio Marrocco nell’ascoltare la lettura delle pagine del Diario da parte di Gaetano de Angelis-Curtis e del presidente della Consulta della Cultura dott. Antonio De Marco che ha ricordato il suo papà primo sindaco nel lontano 1946 un paese che era solo macerie.

Per concludere degnamente il toccante evento rievocativo, l’Associazione culturale «Il Cenacolo» ha voluto rendere omaggio alla famiglia Spera e al prof. Enzo Salerno consegnando due piatti in ceramica, realizzati da Enrico Todisco, professore e fine artista di Cervaro, e riproducenti la locandina dell’incontro.

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