«Studi Cassinati», anno 2024, n. 2
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di
Maurizio Zambardi
Nell’inventario fatto nel 1743, quindi in epoca Borbonica, della chiesa madre di San Michele Arcangelo di San Pietro Infine1, a proposito della porta di cui si vuole parlare, si legge «Detta chiesa tiene […] nella sua prospettiva due porte, cioè una verso l’occidente chiamata porta di Donne, perché per detta porta entrano le donne in chiesa, e l’altra verso mezzogiorno chiamata porta d’Uomini; de’ quali questa d’uomini è di palmi otto d’altezza e di larghezza palmi quattro e detta porta di Donne d’altezza palmi dodici e larghezza palmi cinque, composta con soglie, pilastri ed architravi di pietra bianca, ben lavorate, che si chiudono con porte di legno d’ordinaria conditione con mascature e chiave di ferro; sopra dette porte vi sono due nicchie seu vacovi con figure pittate in muro […] nella porta delle Femine sopra la testa di S. Michele Arcangelo pittato dentro la nicchia sopra detta vi si legge: Quis ut Deus; e nell’architrave di essa porta vi si leggono le seguenti parole: “Michael Arcangele esto memor nostri hic et ubique semper praecare pro nobis Filium Dei, ne pereamus in tremendo iudicio. Anno D.ni MDLXXX”».
Lo specchio epigrafico, posto sull’architrave del portale, ha una lunghezza pari a 219 cm. e altezza pari a 28 cm. ed è formato da tre blocchi lapidei giuntati. Quello a sinistra è il più piccolo e ha dimensioni 16×28 cm., segue poi un secondo blocco, di misure 101×28 cm. e poi un terzo, di misure 102×28 cm.
L’epigrafe si compone di tre righi di uguale altezza è pari a 6,2 cm., lo spazio tra le righe è di 2 cm., mentre da distanza della scritta dal bordo inferiore è di 3 cm., quella del primo rigo dal bordo superiore è di 2,4 cm.
I tre righi sono così articolati (compreso lo scioglimento delle lettere abbreviate):
+. S. MICHAEL ARCHANGELE ESTO MEMOR NOSTRI
HIC ET UBIQUE SEMPER PRECARE PRO NOBIS. FILIUM DEI
NE PEREAMUS IN TREMENDO IUDICIO. A. D. M.D.C.C.C.
Con la traduzione del testo si capisce che l’epigrafe è una invocazione fatta al Santo: «S. Michele Arcangelo ricordati sempre di noi, qui e dovunque, e intercedi presso il Figlio di Dio, affinché non ci faccia perdere nel tremendo Giudizio, Anno del Signore 1580»2. Il Pantoni nel suo pregevole lavoro su San Pietro Infine riporta come A. D. (Anno Domini) il 1580, perché probabilmente fa riferimento all’epigrafe riportata nell’inventario del 1743, sopra citata. E, fino ad ora chiunque, in passato o anche di recente, si è occupato in qualche modo dell’epigrafe ha riportato sempre la stessa data, o integrandola in modo errato.
Il 24 giugno del 2013, poiché vedevo che nella parte finale dell’epigrafe, relativa alla data, vi erano delle sovrascritture, che però dal basso non si riuscivano a bene interpretare, effettuai, con l’aiuto di mio figlio Stefano, l’apografo della scritta3.
Dall’apografo si è riusciti finalmente a capire che la sovrascrittura fa riferimento all’anno 1758, quando la chiesa subì una ristrutturazione, probabilmente a causa dei danni causati dal terremoto precedente. Il portale in pietra viva reca alla base degli stipiti due stupendi fiori (rose) a cinque petali. Quello di sinistra è però danneggiato e riparato maldestramente con del cemento.
Ritengo opportuno in questa sede riportare anche altre notizie riguardanti alcuni elementi lapidei presenti nella chiesa di San Michele Arcangelo.
Il primo riguarda un’antica epigrafe (o meglio quello che resta dell’epigrafe) riutilizzata come elemento di gradino della scala di accesso alla chiesa (ingresso detto delle «donne») cioè direttamente nel transetto. L’epigrafe fu rinvenuta da me nel 1987 (vedi foto), poi, in seguito, prima degli ultimi lavori di restauro, feci anche l’apografo. Il blocco calcareo ha forma allungata con misure massime pari a 83×25,5 cm. per uno spessore di una ventina di cm.
Dell’epigrafe che conteneva rimangono vagamente percepibili due righe, in quanto risulta molto consunta. Nella riga superiore si è riuscito a riconoscere soltanto la lettera «R», alta 5,5 cm., mentre nel rigo inferiore, alto anch’esso 5,5 cm, si è riuscito a leggere, ma con qualche dubbio di interpretazione, la scritta «NICOLAI HUNC DABIS» (vedi apografo). Si ipotizza quindi che l’epigrafe possa provenire dalla chiesa di San Nicola, ora non più esistente, che era posizionata nell’omonima piazza, posta a quota inferiore.
Un secondo elemento di pregevole rilievo artistico si trova incassato nel muro del transetto, sul lato sinistro entrando dalla porta delle «donne».
L’elemento è un’acquasantiera, probabilmente in pietra di Trani. La vasca raffigura sul prospetto principale una testa di angioletto con ai lati le ali. Il volto dell’angioletto reca un foro in corrispondenza della bocca, perché, forse, riutilizzato come bacile di un fontanino. Nella parte inferiore dell’acquasantiera si intravedono delle lettere intervallate da punti di interpunzione, altre lettere sono monche per cui non è stato possibile interpretarle. Le lettere che si leggono sono: «[…].V.[…].S.D.B.G.A.L.[I].M.». Va precisato che questo pregevole elemento architettonico non era presente nella chiesa prima degli ultimi lavori di restauro.
Un terzo elemento presente è un frammento di decorazione, probabilmente una “decorazione a rete”, di misure massime pari a 28×13 cm. circa. Il frammento, riutilizzato come pietra da costruzione, si trova incastonato alla base del muro di chiusura del coro, dove una volta vi era l’altare maggiore. Il muro fu realizzato nell’immediato dopoguerra, quando si ripristinò la chiesa al culto rimpicciolendola. In pratica il transetto venne chiuso in corrispondenza delle tre navate e del coro e divenne una chiesa ad unico ambiente. Il frammento è stato quindi riutilizzato come pietra da costruzione4.
Un quarto elemento si trova attualmente su quello che era il gradino rialzato del primo altare che si trovava nella navata di sinistra. Il blocco calcareo è in pietra locale ed ha una forma grossomodo parallelepipeda con misure 60x50x25 cm. circa. Nella parte centrale del blocco si trova una cavità emisferica con diametro pari a 24 cm. circa. L’elemento sembrerebbe riconducibile alla metà inferiore di un antico Tesaurus, oppure doveva far parte di una sorta di mensa ponderaria.
Un quinto elemento, sempre in pietra locale, si trova nel cortile antistante la chiesa. Il blocco, di misure medie pari a 40x40x20 cm. circa, reca un foro passante di una decina di centimetri di diametro. Il blocco potrebbe far parte dell’elemento di base, o di quello di elevato, inserito, cioè, in una volta in muratura, che era funzionale al perno di rotazione di una macina di frantoio.
1 Inventario della chiesa madre sotto il titolo di S. Michele Arcangelo, della Terra di San Pietro Infine, a. 1743, in A. Pantoni, San Pietro Infine, ricerche storiche e archivistiche, a cura di F. Avagliano, Montecassino 2006, p. 113.
2 Cfr. M. Zambardi, San Pietro Infine, Monumento mondiale della pace (World Monument to peace, Graficart, Penitro di Formia (LT), 1998, pp. 36 e 37; M. Zambardi (a cura), Il Vecchio Centro di San Pietro Infine, Itinerari sampietresi n. 2, Ass. Cult. Ad Flexum, Volturnia Edizioni, 2003, pp. 12, 40 e 41.
3 Sento il dovere di precisare che nel 1992, con l’aiuto degli amici Mirella Fuoco, Antonio Di Florio e Lucio Nardelli, che mi aiutarono a prendere le misure, effettuai il rilievo della chiesa di San Michele Arcangelo. Il rilievo fu molto dettagliato, conservo ancora le tantissime minute e schizzi di rilievo, che fu fatto in scala 1:50. Era il primo rilievo dettagliato fatto nel dopoguerra e si andava ad aggiungere agli altri miei rilievi di monumenti, chiese e altre strutture di interesse architettonico e archeologico, finalizzati alla redazione di un volume sulla storia di San Pietro Infine. Non riuscii, quella volta, ad effettuare solo l’apografo dell’epigrafe di cui sopra, riservandomi di farlo in seguito come così è stato. E solo dopo aver riportato in bella copia e in scala 1:1 sono riuscito a decifrare la correzione apportata. In seguito Rossella Borrelli, ora architetto, mi chiese se avevo documenti storici e il rilievo della chiesa di San Michele Arcangelo. Era impegnata nella redazione della sua tesi di laurea proprio sulla stessa chiesa. Le fornii allora il rilievo. La sua tesi venne poi discussa lo stesso giorno della Tesi di laurea di Valeria Casella, ora architetto, che aveva redatto la sua Tesi sul vecchio centro di San Pietro Infine. In seguito, il 25 giugno 2005, in occasione del convegno organizzato dall’Associazione Ad Flexum, dal titolo Il Vecchio Centro di San Pietro Infine: Quale futuro?, le due neo laureate furono invitate a mettere in bellavista le tavole dei loro lavori nella Sala convegni del Municipio di San Pietro Infine, tali lavori furono molto apprezzati da tutti.
4 Una particolarità, nei primi giorni di dicembre del 2000 mi accorsi che qualcuno aveva provato ad estrarre la pietra, si vedevano infatti dei profondi solchi laterali, ma essendo il frammento decorativo più profondo di quanto si pensasse, colui che aveva tentato l’estrazione non era riuscito nell’impresa, allora qualche giorno dopo, precisamente il 10 dicembre del 2000, mi adoperai per risarcire con della malta lo scasso effettuato lateralmente, mettendo così in salvo il frammento.
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