PIGNATARO INTERAMNA: I LUOGHI DI CULTO E IL RAPPORTO CON I CITTADINI ALL’ESTERO

«Studi Cassinati», anno 2025, n. 1

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di

Francesco Di Giorgio

Nel primo centenario dalla concessione del Decreto di incoronazione perpetua della statua dell’Addolorata (Beata Vergine Maria Addolorata) 1925-2025.

Pignataro: chiesa parrocchiale del SS. Salvatore.

Cassino e il suo vasto territorio, conosciuto nei secoli come Terra Sancti Benedicti,è disseminato di chiese, grandi e piccole, sulla cui storia è innervata la storia dei nostri avi. Su di esse si è soffermato con attenzione e descrizione analitica Emilio Pistilli nella sua indagine storica su Le chiese di Cassino – Origini e vicende, ma tante altre, soprattutto dei piccoli centri, sono le chiese e cappelle degne di essere scoperte e conosciute. Tra queste la chiesa di San Salvatore e la cappella dei Sette Dolori in Pignataro Interamna.

IL CENTRO ABITATO DI PIGNATARO INTERAMNA

Il centro abitato di Pignataro Interamna, a partire dal tempo dell’abate Tommaso (1285-1288), comprendeva diverse chiese. Nel Registro II dell’abate Tommaso (f. VII r.) appaiono elencate le chiese: da quella principale di San Salvatore a quelle minori fra cui S. Maria de lu burgu, Santa Croce, San Michele, San Nicola, Santa Maria De Fazano e S. Lorenzo. In quel Registro, che era un vero e proprio censimento dei beni e delle persone, vengono elencati anche i «fuochi» (numerazione dei fuochi = nucleo familiare) di Pignataro con più di centocinquanta nomi oltre a un gruppo di milites esenti dai doveri e dalle prestazioni cui erano obbligati gli altri abitanti. Il citato abate Tommaso è ricordato anche per aver riconosciuto la qualità di nobili e di militi ad alcuni nativi del luogo che ne avevano fatto richiesta. Analoga concessione aveva fatto in precedenza l’abate Bernardo I ad altri richiedenti, facendoli liberi ab angariis, reditibus et servitiis personalibus (da tasse sui redditi e servizi personali), con l’obbligo di prestarsi per i servitiis tamen militaribus abbati casinensi reservatis (servizi militari riservati all’abate).

Frontespizio del Giornale mastro della Confraternita «Pia Soc. Vergine SS. ma Addolorata» di New York.

Quanto alla chiesa dell’Annunziata, di cui rimane oggi solo la piazza omonima, troviamo espressa menzione nel 1361 come chiesa rurale nel Regesto degli abati Angelo Della Posta e Andrea da Faenza. Ancora per tutto il Trecento Pignataro era un centro di discreta consistenza, mantenutosi probabilmente anche per parte del secolo seguente. Ma le continue guerre di tale epoca, culminate in quella franco-spagnola per il possesso del Regno di Napoli, conclusasi nel 1503 con la battaglia del Garigliano, finirono per impoverire il castrum pignatarese che nel secolo seguente è ridotto al rango di casale. Così nel 1559 avviene l’unione amministrativa di Pignataro con S. Germano (Cassino), unione durata fino al 1812.

LA SITUAZIONE DELLE CHIESE NEL CINQUECENTO

Nel secolo XVI, cessato il periodo degli abati commendatari (26 maggio 1446-15 novembre 1504) hanno inizio le visite pastorali fatte dai nuovi abati della congregazione cassinese a cominciare da quella svolta l’11 gennaio 1505 da Eusebio Fontana da Modena. In questo periodo sono nominate solo due chiese e cioè quelle di San Salvatore e di S. Maria. C’è da ritenere che le altre siano andate in rovina.

Vera immagine miracolosa di MARIA SS. ADDOLORATA che si venera nella Cappella privilegiata in Pignataro Interamna (Frosinone) eletta a Santuario Incoronata solennemente Ordine Pontefice.

Una interessante descrizione della chiesa di S. Maria de lu burgu si trova nel Registro della visita fatta il 18 settembre 1555 dall’abate Isidoro Mantegazza di Piacenza. È scritto che «non lungi dal casale, sorge l’altra chiesa di S. Maria. Piccola, ma antica; di aspetto bella; tutta dipinta di belle figure di Santi» ma si avvertiva la necessità di urgenti restauri onde evitare un eventuale crollo1. Nel 1558 nella visita del 7 marzo compiuta dall’abate Ignazio III Vicani da Napoli, si fa notare – ancora una volta – che la chiesa di S. Maria, sebbene rappresentasse un importante edificio pubblico, era custodita in modo pessimo, aperta a tutti, anche agli animali2.

LA SITUAZIONE DELLE CHIESE NEL SEICENTO

Nel registro delle visite del 1627 dell’abate don Simplicio Caffarelli, si nota che anche la chiesa principale del SS. Salvatore aveva bisogno di restauri; per di più vi era nel suo interno quoddam torcular marmoreum antiquum in quo torcular mulieres dicti casalis lambruscas premunt («un torchio marmoreo che veniva usato dalle donne per la spremitura dell’uva»). Quest’uso fu censurato e vietato a seguito della visita pastorale.

Medaglie delle «Figlie di Maria»
Ragazze pignataresi (Emilia Cavaliere e Maria Stella Evangelista) in divisa da «figlie di Maria»

La chiesa del Salvatore, secondo quanto viene riportato nell’inventario della visita, era situata presso la porta del Casale3. «Aveva una porta assai ampia, alta palmi dodici (m. 3,16), larga palmi otto (m. 2,11), sulla quale si leggeva la data 1597. La porta dava accesso a un piccolo atrio, lungo e largo dodici palmi (m. 3,16), e di qui, attraverso un’altra porta, si entrava nella chiesa, c’era la navata unica lunga palmi ottanta (m. 21,12), larga palmi trenta (m. 7,92), alta pure palmi trenta. Era coperta a tettoia, mentre il pavimento era di lastre di pietra. Inoltre non si avevano notizie sulla sua consacrazione, né ve ne erano tracce visibili. Gli altari erano in tutto cinque, cioè quello principale dedicato al Salvatore, e due per parte sulle pareti laterali. Procedendo dall’altare maggiore verso la porta si trovava a sinistra anzitutto l’altare del Rosario, che per qualche tempo aveva avuto anche la confraternita (l’altare era stato arricchito già nel 1584 di un pregevole quadro della Madonna sotto il titolo del Rosario eseguito da Giacomo Angelillo). Seguiva, da tale lato, l’altare di S. Gaetano, eretto in seguito al testamento del chierico Michele Di Fazio del 26 luglio 1684. A destra, sempre partendo dall’altare maggiore era l’altare di S. Grimoaldo sacerdote (ndr: tale santo nacque e visse a Pontecorvo. Secondo altra tesi sarebbe invece nato a Pignataro. Fu sacerdote e canonico a Pontecorvo, dedito alla preghiera e alle opere di carità), eretto in seguito a testamento di Giovanni Benedetto Di Fazio del 20 aprile 1645. Infine l’altare di Sant’Antonio di Padova, piuttosto povero di attrezzatura. Oltre la statua di legno, posta in una nicchia in muratura, aveva quattro candelieri di legno vecchio, sebbene la devozione a tale santo fosse viva. La chiesa aveva una sola campana, posta sopra il muro dell’atrio».

Pignataro: La chiesa del SS. Salvatore distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

Il 13 aprile 1679 l’edificio viene benedetto dall’arciprete di S. Germano (Cassino) don Tommaso di Tarsia. Nello stesso giorno viene benedetta la statua della Madonna Addolorata già custodita nella vecchia chiesa di S. Maria che, secondo la tradizione locale tramandata a voce d’uomo, vuole essere stata scolpita su legno di pero da un ignoto artista napoletano del 1400.

La descrizione dettagliata dell’edificio di quel tempo ci evidenzia che la struttura non avesse la pianta cruciforme attuale, ma era costituita da una navatella lunga 28 palmi (m. 7,39), larga 18 palmi (m.4,75), alta 18 palmi (m.1,05). Si accedeva per una porta larga 4 palmi (m. 1,05), alta 9 palmi (m. 2,37). Ai lati dell’ingresso vi erano due finestre quadrate: era possibile venerare la statua della Madonna anche quando la chiesa fosse chiusa. Sulla facciata erano dipinti due santi: sulla destra S. Nicola, sulla sinistra si poteva vedere S. Eleuterio (ndr: la devozione a questo santo ancora molto diffusa nelle contrade di Arce, Aquino e Pontecorvo). La chiesa all’interno disponeva di un solo altare; al di sopra di esso vi era custodita la statua della Madonna in una nicchia tra due colonne di legno intagliate. Sulle pareti laterali della chiesa erano raffigurati i Sette Dolori della Madonna (dipinti risalenti agli inizi del 1600): tre sulla parete di destra, tre su quella di sinistra e uno sulla porta d’ingresso. Di queste pitture ne sopravvivono soltanto tre sulla parete sinistra (ndr: restaurate nell’anno 2019 a cura di cittadini pignataresi residenti a Detroit-USA) e sono: la Fuga in Egitto, la Presentazione di Gesù al Tempio, la Deposizione dalla Croce.

Nel 1697 troviamo una descrizione completa dell’edificio religioso da poco denominato come Chiesa della Madonna dei Sette Dolori che risultava costruita sull’area della scomparsa chiesa di S. Maria.

Dall’inventario dello stesso anno – redatto per mano del notaio Cerullo – apprendiamo che l’edificazione era stata avviata grazie alle sollecitazioni dell’arciprete don Lucio de Macci e la popolazione, «sebbene povera, corrispose con il massimo fervore, tanto da destare ammirazione tra i paesi vicini».

Pignataro – 1947: sposi e invitati posano, dopo il matrimonio celebrato nella Cappella dei Sette Dolori, davanti al sacro edificio in via di ricostruzione
Il corteo nuziale.

LA SITUAZIONE DELLE CHIESE NEL SETTECENTO

Per quanto concerne la chiesa del SS. Salvatore, nel Settecento si giunse alla costruzione della sacrestia posta dietro l’altare maggiore; fu inoltre prescritto di ampliare le finestre e di rifare il soffitto.

Nel corso della visita canonica del 1761 fu richiesto dai fedeli all’abate Domenico III Favilla da Napoli l’ampliamento della chiesa, dato il continuo aumento della popolazione; l’abate si riservò di esaminare la cosa, una volta tornato in sede, pro inveniendis nummis implicandis in amplificatione praedicta («per trovare le risorse economiche necessarie ai lavori»)4.

Su istanza avanzata da 35 fedeli nel giugno del 1766, per amorevole concessione dell’abate ordinario di Montecassino mons. Aurelio I Parisi da Cosenza, viene deliberata, in data 21 giugno 1766, la nascita della Confraternita “Maria SS. ma Addolorata” di Pignataro Interamna – Casale.

Nel 1784 con l’abate Prospero De Rosa fu deciso che entro un anno la chiesa del Salvatore, che si trovava «in pessimo stato», doveva essere ampliata e ridotta a forma migliore. Fu fatto un piano finanziario con contributi più o meno spontanei dell’arciprete e dei sacerdoti del luogo5.

LA SITUAZIONE NELL’OTTOCENTO

Dell’ampliamento raccomandato a fine 1700 nulla si fece; nulla di fatto anche negli anni successivi come nell’anno 1822 dove nella visita pastorale il problema non viene nemmeno affrontato. Causa, forse, i grandi sommovimenti che scuotevano sia la chiesa che il potere politico a Napoli.

Degli ampliamenti si tornò a parlare nel 1830, previo sopralluogo avvenuto due anni prima, da parte dell’architetto-ingegnere Vincenzo Mancieri di Napoli che elaborò un progetto con annessa perizia per un importo complessivo di 2.667,15 ducati. Il progetto prevedeva il mantenimento dei vecchi muri appoggiando ad essi due corpi laterali che avrebbero trasformato l’edificio, portandolo da una a tre navate. La prima pietra fu posta il 29 maggio 1830 dall’abate di Montecassino mons. Giacomo Diez da Augusta. Per decisione del sindaco Benedetto De Monaco, il comune di Pignataro Interamna contribuì alle spese di costruzione con 500 ducati, ma l’esiguità delle somme disponibili non consentivano di portare a termine i lavori. La situazione si sbloccò nel 1838 per decisione reale. Se ne ha contezza da una lettera del 9 marzo 1839 da parte del ministro per gli Affari ecclesiastici, inviata all’abate di Montecassino6. Fu infatti il re Ferdinando II che, presa conoscenza della situazione, assegnò una ulteriore somma di 3.000 ducati e tale cifra, ben consistente, servì a completare i lavori. Una notizia degna di nota è quella che le basi delle attuali semicolonne di stucco della navata principale sono romane, e provengono dalle rovine della non lontana Interamna Lirenas. La chiesa, riportata definitivamente a nuova funzionalità, fu riaperta al culto alla presenza dell’abate di Montecassino Celestino Gonzaga. In questo periodo sul campanile, a fianco delle campane, il cui suono serviva a scandire l’annuncio dell’Angelus e per ricordare la preghiera ai contadini, compare anche una sirena attivata nell’ora mattutina delle otto; della mezza giornata, alle 12; al tramonto ore 17. Ancora oggi, in epoca moderna, la sirena scandisce le ore lavorative della giornata allo stesso modo.

Pignataro 1948: La chiesa del SS. Salvatore interamente transennata per la ricostruzione post-bellica con l’effigie della Madonna di Canneto accolta dalla filiale devozione di tutta la popolazione.

LA VENERAZIONE OLTREOCEANO

Nel 1907 per opera di alcuni pignataresi, tra cui Amasio Di Giorgio, Giovanni Evangelista e Luigi Alfonso Cavaliere, emigrati a New York fu fondata nella metropoli americana la Confraternita «Pia Soc. Vergine SS. ma Addolorata» che poi sarà regolarizzata nel 1910 iniziando ufficialmente a operare7.

L’INCORONAZIONE PERPETUA

A seguito di supplica dell’arciprete Egidio Fargnoli, approvata dall’abate ordinario di Montecassino, mons. Gregorio Diamare, la statua dell’Addolorata (Beata Vergine Maria Addolorata), venerata nella parrocchia del SS. Salvatore in Pignataro Interamna, ottiene il decreto capitolare alla «incoronazione perpetua per singolare privilegio del Capitolo di San Pietro» in data 9 agosto 19258; decreto inviato alla diocesi di Montecassino e alla parrocchia del SS. Salvatore di Pignataro Interamna il 22 agosto 19259.

Si rinnova così un antico rito che affonda le radici fin dal 431 d.C. con la consuetudine di raffigurare la Beata Vergine Maria ornata di un diadema regale10. Il provvedimento capitolare arriva in un anno particolare e fortemente delicato per la popolazione stremata dalle conseguenze della guerra mondiale e dal terremoto: è l’anno del «Giubileo della pace» indetto da papa Pio XI.

La cerimonia solenne, presieduta dall’abate ordinario di Montecassino mons. Gregorio Diamare e impeccabilmente organizzata dal parroco don Egidio Fargnoli, si svolse il 21 settembre 1926 davanti al sagrato della chiesa. Al termine della cerimonia, fu redatto verbale dell’avvenuta incoronazione solenne, ma lo stesso non arrivò mai al Capitolo Vaticano come prescritto; ne rimane, però, una sintesi conservata negli archivi parrocchiali.

Nel contesto delle celebrazioni per l’incoronazione dell’Addolorata, si costituì anche a Pignataro il gruppo dell’Associazione giovanile cattolica di ispirazione mariana denominato «Le figlie di Maria». Era questo un movimento nato in Francia nel 1830 mentre in Italia viene fondato nel 1864 con sede presso la Basilica di Sant’Agnese in Roma.

L’importante evento costituisce, per la comunità pignatarese, che in quell’anno 1926 era costituita da 2.319 abitanti11, un degno riconoscimento dell’antichità del culto e della forte devozione popolare verso l’immagine dell’Addolorata, oltre che a rappresentare un visibile legame con la Santa Sede ed il Vicario di Cristo.

IL SECONDO DOPOGUERRA

A seguito degli eventi bellici dell’ultimo conflitto mondiale (1939-1945) sia la chiesa del SS. Salvatore che la cappella dei Sette Dolori furono distrutte dai bombardamenti aerei; una sorte comune toccata a tanti luoghi di culto dell’intero circondario.

In una lettera dell’8 dicembre 1944 don Egidio Fargnoli, rientrato a Pignataro dallo sfollamento, così informava l’abate Gregorio Diamare e il suo vicario generale don Faustino Le Donne: «Le due chiese di questo paese, non esistono più e sono stati perduti tutti gli oggetti necessari per il culto, dei quali oggetti le due chiese erano provviste»12.

La statua della Madonna Addolorata però fu salva dalla furia dei bombardamenti che distrusse le chiese grazie alla tempestività con cui i fedeli la allontanarono – nottetempo – «sfollata» nelle campagne ai confini con Piumarola di Villa Santa Lucia, contrada Felci, località Gazzelloni, presso il casale agricolo di Ernesto Di Giorgio13.

Durante il periodo bellico la statua non subì danni di sorta, ma la corona d’oro andò persa in circostanze mai chiarite. Intervenne così la pietà popolare del paese e la Confraternita dell’Addolorata di Long Island City che si adoperarono per ripristinare «l’oro della Madonna».

LA COPIA DELLA STATUA DELL’ADDOLORATA VERSO GLI STATI UNITI D’AMERICA

Su iniziativa dei fratelli Angelo e Silvestro Evangelista, il Comitato degli emigranti pignataresi di New York fece duplicare la statua dell’Addolorata che fu realizzata da Giuseppe Bellini, cittadino illustre di Pignataro, autore di numerose opere sia scultoree che pittoriche.

 Il 16 maggio 1948 la nuova statua dell’Addolorata partì da Pignataro Interamna per giungere nella metropoli americana nel quartiere di Long Island City e accolta nella St. Mary’s Roman Catholic Church nella 49th Avenue dove tutt’ora è oggetto di grande venerazione e dove ogni anno si festeggia in forma solenne. Attualmente la “Confraternita” si compone di: Emilia Chimienti-D’Aguanno, President; Micheal Sileo, Vice President; Maria Durso- Monaco, Secretary; Giovanni Cicillini, Treasury; Celeste Cicillini, Assistant Treasury; Maria e Francesca Evangelista, Recording Secretary; Tony Evangelista, Mario Manetta, Vito Chimienti, Directors.

Secondo quanto affermato dal parroco don Egidio Fargnoli (1869-1955) nel discorso pronunciato il 16 maggio 1948 in occasione della partenza della copia della statua di Maria SS.ma Addolorata per New York, la Madonna Addolorata è protettrice di Pignataro Interamna fin dall’anno 1540 come si rileva da un documento dell’archivio parrocchiale del SS. Salvatore.

Al momento della partenza per gli Stati Uniti davanti alla chiesa del SS. Salvatore (completamente transennata per i lavori di ricostruzione) era arrivata la statua della Madonna di Canneto in peregrinatio Mariae presso tutti i paesi della «battaglia» (ndr: sei anni dopo, il 19 settembre 1954, il venerando Simulacro di Canneto era anch’esso solennemente incoronato a Sora dal cardinale Benedetto Aloisi Masella a conclusione del 1° Congresso Mariano interdiocesano).

Quel 16 maggio 1948 a Pignataro era presente una folla immensa accorsa anche dai paesi vicini. Il parroco don Egidio Fargnoli benedice la statua dell’Addolorata in partenza e recita la preghiera che traeva origine dai prodigi attribuiti alla protezione della Madonna Addolorata durante l’anno 1712 allorquando il paese rimase immune dalla terribile peste che infestava il territorio e da allora veniva recitata ogni qual volta la Madonna usciva dal tempio:

«Io ti saluto o Vergine sovrana
 Stella del sol più chiara
di Dio Madre pietosa
del miel più dolce e rara
rubiconda più che rosa
candida più che giglio
ogni virtù t’infiora
ogni Santo ti onora
del ciel la più sublime.
Così sia».

LA ‘NUOVA’ INCORONAZIONE PERPETUA

Pignataro – 21 settembre 1952: la statua della Madonna Addolorata nuovamente incoronata dopo la perdita della corona d’oro nel corso della guerra.
Pignataro – 21 settembre 1952: l’abate ordinario Ildefonso Rea con monaci di Montecassino e sacerdoti del circondario presso l’abitazione del parroco don Egidio Fargnoli dopo la solenne cerimonia dell’incoronazione della Madonna. Oltre all’abate Rea e a don Egidio sono riconoscibili nella foto don Martino Matronola, don Francesco Falconio, don Vincenzo Matrunola, don Michele Curtis, don Angelo Dianni, don Mariano Iaccarino e don Vincenzo Fargnoli.

Il 21 settembre del 1952 dopo aver consacrato la chiesa del SS. Salvatore, risorta dalle macerie della guerra, mons. Ildefonso Rea abate ordinario di Montecassino, presiedeva il rito celebrativo di incoronazione della statua della Madonna Addolorata ponendole sul capo una nuova corona d’oro.

L’incoronazione perpetua – per privilegio del Capitolo Vaticano accordato alla Madonna Addolorata di Pignataro Interamna con decreto capitolare del 9 agosto 1925 -, non si ripete di anno in anno, ma quella avvenuta nel 1952, è dovuta al particolare interessamento dell’arciprete don Egidio Fargnoli e del sindaco Tommaso Conti causa il triste evento della guerra.

Così il quotidiano «Il Messaggero» riporta la cronaca dell’evento di quel 21 settembre 1952:

«Solenne incoronazione della statua della Vergine». «Migliaia di fedeli gremivano le vie cittadine facendo a gara per guadagnare un posticino dal quale assistere alla cerimonia della incoronazione; le terrazze e i balconi erano gremiti: uno spettacolo di fede tanto grandioso per il quale gli animi nostri ne sono rimasti profondamente commossi»14.

In quell’anno il numero degli abitanti, secondo i dati parrocchiali, ascendeva a 2.749.

L’OPERA RICOSTRUTTRICE DELL’ABATE ILDEFONSO REA

La Cappella dei Sette Dolori in un bozzetto di don Antonio Bigante (1980).

È all’abate Rea che si deve la coraggiosa decisione di avviare la ricostruzione di alcune chiese fin dal 1946 a seguito della visita dell’allora ministro dei Lavori Pubblici on. Leone Cattani. Questi lo aveva incoraggiato a procedere anche senza attendere il lungo cammino delle pratiche burocratiche. Tra le prime chiese a risorgere dalle fondamenta o del tutto nuove furono: Pignataro Interamna, Cervaro (San Paolo e Pastenelle), San Pietro Infine (San Nicola), Rocchetta al Volturno, Barrea (Santa Maria delle Grazie), Ateleta, Cerreto di Vallerotonda, S. Scolastica al Colloquio, San Vincenzo al Volturno (Badia), Rocca d’Evandro-Casamarina (S. Giuseppe), Sant’Andrea di Vallefredda, S. Apollinare, Esperia (cappella a Badia), Cassino (San Michele, Antridonati, La Pietà a Sant’Angelo in Theodice, S. Pietro al Colosseo).

Anche la cappella dei Sette Dolori, profondamente devastata dalle vicende belliche, veniva restaurata e rinnovata grazie all’interessamento dell’arciprete don Desiderio Petronio. Le colonne antistanti il piccolo tempio provenienti dal vecchio campanile di Termini (antica località medievale esistente nella zona archeologica di Interamna Lirenas) sono rinnovate da Armando Caporicci (1866-1951) maestro nella lavorazione della pietra. I lavori di restauro, compiuti dal Genio Civile di Cassino, terminarono nel settembre del 1958.

L’attuale edificio della chiesa del SS. Salvatore è quello stesso, costruito, come si è visto, negli scorsi secoli e ampiamente ripristinato dopo la devastazione bellica, che ha lasciato tracce ancora oggi evidenti tra le abitazioni del nucleo più antico del «Casale».

Nel 1955 nella navata di sinistra fu aggiunto un altare con tabernacolo dedicato a San Giuseppe, la cui statua è collocata nella nicchia superiore. Fu realizzato per iniziativa del benefattore Giuseppe Palmieri (del ramo femminile dell’antica famiglia De Monaco), e fu consacrato con cerimonia solenne dall’abate ordinario di Montecassino Ildefonso Rea.

Pignataro: La cappella dei Sette Dolori con i suoi angioletti laterali. Altare maggiore (1677-1697) costituito da mensa a profilo mistilineo, decorato da specchiature rettangolari, ellittiche, mistilinee. Parte superiore delimitata da colonne tortili, tra le quali si apre un’arcata a tutto sesto; trabeazione rettilinea e coronamento a timpano triangolare spezzato (Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio).
Pignataro: Gli antichi affreschi recuperati della Cappella dei Sette Dolori: La fuga in Egitto
Pignataro: Gli antichi affreschi recuperati della Cappella dei Sette Dolori: La presentazione di Gesù al Tempio
Pignataro: Gli antichi affreschi recuperati della Cappella dei Sette Dolori: La deposizione dalla Croce.

Nel 1965, su iniziativa dell’architetto Giuseppe Poggi, con le offerte dell’arciprete don Desiderio Petronio, delle Società di costruzioni Longo Giovanni, Di Giorgio Alfredo e Giovanni con sede in New York, della Confraternita «Pia Soc. Vergine SS. Addolorata» con sede in New York, la chiesa del SS. Salvatore fu arricchita di affreschi e decorazioni eseguite dal prof. Giovanni Bizzoni di Bergamo. Dello stesso artista sono le decorazioni eseguite nella cappella dei Sette Dolori nel 1971 su bozzetti del monaco di Montecassino don Francesco Vignanelli. Sulla parete di sinistra della chiesa si possono vedere: L’incontro di Gesù con la Madonna, La Crocifissione; sulla parete di destra: la Presentazione di Gesù al Tempio, Gesù fra i dottori nel Tempio. Ogni affresco è largo 1,98 m. e alto 1,67 m. Un ulteriore arricchimento è stato l’Organo a canne per la liturgia solenne donato da Benito Di Giorgio di New York.

IL CLERO LOCALE

Pignataro: la statua della Madonna custodita nella Cappella dei Sette Dolori, così come descritta fin dal 1697 «… in una nicchia di legno intagliata tra due colonne pure di legno intagliato».

Per il clero locale, vi è sempre stata un’unica parrocchia facente capo all’arciprete di San Salvatore. Nei registri trecenteschi delle decime si fa menzione dello archipresbiter et capitulum Pignatarii, che documenta una pluralità di sacerdoti riuniti giuridicamente.

Nel Cinquecento, invece, quando il Castrum di un tempo era oramai ridotto a un Casale, troviamo un solo sacerdote, che al più aveva un sostituto. Solo verso la fine del Seicento si nota la presenza stabile di due sacerdoti. Nel corso del Settecento il numero dei sacerdoti aumenta. Così nel 1752, con l’arciprete Carrozza c’erano altri sei sacerdoti (De Monaco, Evangelista, Capozio, due Fargnoli, un Longo). Nel 1761 sono elencati l’arciprete Fargnoli con altri cinque sacerdoti (Evangelista, Capozio, due Longo, Lia). Nel 1784 con l’arciprete De Santis, vi erano altri nove sacerdoti: 3 Fargnoli, 2 Longo, Lia, Capozio, Evangelista, Rotondo con il chierico Evangelista.

Don Egidio Fargnoli.

Nel 1802, con l’arciprete, sono in nove: 2 Lia, Capozio, Rotondo, Fargnoli, 3 Evangelista, Monaco e i novizi Fargnoli, Di Giorgio, Evangelista. Nel 1831 il numero dei sacerdoti era di otto unità; con l’arciprete Del Fante: due De Monaco, Bellini, Lia, Fargnoli, Longo, Giovannoni.

Del cognome ricorrente, Capozio, vi è rimasta traccia nella toponomastica del paese con il vicolo Capozio.

Dai primi del Novecento ai giorni nostri si sono avvicendati, quali titolari della parrocchia del SS. Salvatore, i parroci: don Egidio Fargnoli, don Desiderio Petronio, don Luigi Viola, don Salvatore Papiro (reggente per breve periodo), don Adamo Gizzarelli, padre Nicholas Banyikwa (reggente per breve periodo), don Renato Pepito Cuizon.

Pignataro – 2024: cittadini pignataresi di New York, Florida e Michigan accompagnati dalla presidente della confraternita M. SS. Addolorata Emily D’Aguanno–Chimienti accolti nella chiesa del SS. Salvatore.
Decreto Capitolare 9 agosto 1925. Incoronazione perpetua Beata Vergine Maria SS.ma Addolorata in Pignataro Interamna (Capitolo di San Pietro in Vaticano. ACV Serie 29.90, f.7r). «Per gentile concessione dell’Archivio del Capitolo Vaticano».

FONTI:

ACV serie 29.Fasc. 90 dal foglio 1r a 8r

Archivium Sancti Petri – Madonne incoronate dal Capitolo di San Pietro in Vaticano

Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Aula I, Pignataro, Busta III

Archivio fotografico Associazione famiglie pignataresi in Long Island City (N.Y.)

T. Leccisotti, Un centro di “Stato” feudale nel Regno di Carlo di Borbone: San Germano,Archivio di Terra di Lavoro, III (1960- 1964)

T. Leccisotti, L’opera ricostruttrice dell’Abate Rea: nel 1° anniversario della morte, Montecassino 1972

A. Pantoni, Pignataro Interamna, notizie storiche, in «Bollettino Diocesano» (Montecassino), n. 4, ottobre-dicembre 1965

L. Tosti, Storia della Badia di Montecassino, Pasqualucci editore, Roma 1889

A. Passeri, Manuale ad uso della pia unione primaria e delle altre pie unioni delle figlie di Maria, sotto il patrocinio della Vergine immacolata e di S. Agnese V. e M., tipogr. Tiberina, Roma 1867

E. P. Fargnoli, Relazione storica sulla chiesa dei Sette Dolori, Pignataro Interamna, 1925

N. Picozzi, Gli Abati commendatari di Montecassino (1454-1504), Roma, Tipografia agostiniana 1946

A. Gizzarelli, Cenni storici sulla Chiesa della Madonna dei Sette Dolori in Pignataro Interamna, Tipografia Pontone. Cassino 1980

A. Gizzarelli, Gli affreschi di Giovanni Bizzoni in Pignataro Interamna, in «Studi Cassinati», n. 1, gennaio-marzo 2006

F. Di Giorgio, E. Di Vito, Memorie di un popolo, Ivo Sambucci editore, Cassino 2015

F. Di Giorgio, Pignataro Interamna, le sue storie, il conflitto mondiale, Centro documentazione e studi cassinati-Aps, Arte Stampa, Roccasecca 2024.

1 Reg. IV Visite, foglio 69/v, 18 settembre 1555.

2 Reg. IV Visite, fol. 127 v, 7 marzo 1558.

3 Il Casale di Pignataro consiste in una strada con sue laterali abitazioni di primo ordine coverte a tetto, tiene una porta con una entrata. L’abbitanti sono tutti bracciali vivono con le loro fatiche de campi, vestono di lana con scarpe, e cappello, le donne vanno alla campagna, dormono portione sopra matarazzi di lana, ed altri di pagliacci. Non vi è forno, ma ognuno si cuoce il pane in casa propria. Non vi sono botteghe grasse, perché vivono sotto la grassa di S. Germano, vi è un medico che riceve dall’Università annui docati trenta, per il chirurgo si provedono da San Germano. Vi sono tre barbieri, due sartori e tre concia scarpe. Nel principio di detto casale sta posta la chiesa parrocchiale sotto il titolo del SS. Salvatore in una nave coverta a tetto con porte di legname, e quattro altari, fonte battesimale, e sagrestia. Il parroco ha titolo di arciprete, ha cura delle anime, amministra i sacramenti, ed ha di rendita annui docati centoventi. Tiene questo casale fuori l’abitato un’altra cappella della Madonna dei Sette Dolori, con suo altare, e sagrestia, e si mantiene d’elemosine. Nel temporale sta unito con San Germano, e non eligge amministratori. Sta sito detto casale nel piano distante dalla terra di Piedimonte miglia cinque. (la descrizione si riferisce ad un documento del 1736 riportato nelle Notizie storiche sulla Terra Sancti Benedicti a cura di don Angelo Pantoni).

4 Visite pastorali, Cartella VIII, 9 aprile 1761.

5 Visite pastorali, Cartella XI, 15 novembre 1784.

6 Montecassino. I Regesti dell’archivio, Ministero dell’Interno, Direzione degli Archivi di Stato, 1965, vol. II, Pignataro, cartella III.

7 Organigramma: Salvatore Evangelista (presidente), Benedetto Longo e Antonio Di Stefano (vicepresidenti), Salvatore Leone e Giovanni Evangelista (segretari), Vincenzo Pastore (tesoriere), Benedetto Tiseo, Giovanni Battista Cardillo e Luigi Martucci (curatori), Luciano Manetta, Carlo Scialto, Orazio Cardillo, Francesco Cappella e Giuseppe Martucci (consiglieri).

8 ACV, DC 27.6.6° (n.145) p. 60. In ACV Serie29.90, Supplica per l’incoronazione ff. Ir – 2r, notizie storiche ff. 3r – 6v, Minuta del Decreto Capitolare f. 7r.

9 Lettera del 22 agosto 1925 del Capitolo di San Pietro indirizzata alla Diocesi di Montecassino e alla parrocchia di Pignataro.

10 Il rito si diffonde in Occidente più tardi, soprattutto verso la fine del XVI secolo ad opera di fedeli, laici e religiosi che in questo modo volevano esprimere la loro filiale devozione mariana. Poi all’inizio del XVII secolo, il padre cappuccino Girolamo Paolucci dé Calboli da Forlì, ideò la pratica, rimasta in auge fino al 1981, di porre sul capo di statue di Madonne e Bambini Gesù corone d’oro. Un gesto che enfatizzava la “regalità” di Maria. La concessione al privilegio della incoronazione perpetua era in capo al Capitolo di San Pietro in Vaticano e veniva accordata dopo una valutazione molto rigorosa. L’incoronazione doveva seguire cerimoniali molto precisi la cui solennità coinvolgeva l’intera comunità per almeno tre giorni. Una volta avvenuta l’incoronazione, la città o il santuario dovevano inviare al Capitolo la registrazione notarile dell’atto di incoronazione insieme ad una copia fedele dell’effige mariana munita di corona, con relativa iscrizione.

11 In quel periodo Pignataro Interamna era scossa da violente manifestazioni sociali provocate e amplificate da aspri dissidi all’interno della Amministrazione comunale. Per questa ragione era stato decretato lo scioglimento del Consiglio comunale. Di conseguenza la gestione fu affidata ad un Commissario straordinario nella persona del dott. Loreto Mario Pascale che presenziò a tutte le celebrazioni inerenti l’incoronazione della Madonna unitamente all’avv. Vincenzo Casaburi presidente della Deputazione provinciale di Terra di Lavoro (Caserta).

12 «Bollettino diocesano» del 1952.

13 La statua fu prelevata di notte, sfidando il coprifuoco tedesco, da una donna, tale Elisa Evangelista, che la portò sulla testa a mò di tronco d’albero.

14 «Il Messaggero» di Roma, sabato 27 settembre 1952.


 

Parrocchia del SS. Salvatore di Pignataro Interamna

Supplica indirizzata a:

S.E.R. Card. Rafael Merry del Val y Zulueta

Capitolo Vaticano di San Pietro

Basilica papale di San Pietro

Città del Vaticano

            Il sottoscritto don Egidio Paolo Fargnoli, Arciprete Curato di Pignataro Interamna, Diocesi di Montecassino, umilmente prostrato al bacio della Sacra Porpora, espone all’Eminenza Vostra ill.ma quanto segue:

            nell’ambito della parrocchia di Pignataro Interamna esiste una cappella fondata nell’anno 1677 e dedicata a Maria SS. ma Addolorata, in cui si venera un antico, divoto e prodigioso Simulacro di essa SS. ma Vergine, al quale ab antiquo,cioè fin dall’anno 1677, tutto il popolo del paese professa una fervida, costante e filiale divozione; fino ad oggi giammai affievolita, perché alimentata dalle continue grazie che Maria SS. ma sotto il caro Titolo di Addolorata non cessa di largire ai suoi divoti, come lo attestano i continui doni di oro e cere che le si offrono in pignum grati animi.

            La venerazione e divozione al Venerando Simulacro della SS. ma Vergine Addolorata esistente nella predetta cappella è diffusa e si è propagata anche nei popoli dei paesi limitrofi, che in divoti pellegrinaggi spesso vengono qui a prostrarsi ai piedi di Lei, sciogliervi i loro voti e lasciare i loro preziosi doni per grazie ricevute. E questo consolante spettacolo di religiosa pietà e fervida divozione si ammira specialmente nelle tre feste solenni, che nel corso dell’anno si celebrano in onore di Maria SS. ma Addolorata dal popolo di Pignataro Interamna.

            Per maggiormente accrescere e tener viva l’antica fede e divozione dei concittadini verso la loro Taumaturga conprotettrice, l’oratore fa umile istanza all’Eminenza V. Rev. ma a benignarsi di concedere che la Veneranda Statua di Maria SS. ma Addolorata sia solennemente incoronata con ricca e aurea corona già coi medesimi doni del popolo preparateLe, e tale solenne funzione sia celebrata a nome del Rev.mo ed Eminentissimo Capitolo Vaticano nella forma e col rito da esso solito a prescriversi.

            Nella ferma fiducia che l’Eminenza Vostra Rev.ma accoglierà questa umile ma fervida preghiera che compendia gli ardenti voti del mio popolo, il quale anela il beato momento di ammirare il Simulacro della Vergine Addolorata fregiato di aurea corona, in pegno dell’universale gratitudine che tutti Le nutriamo, porge fervide azioni di grazie e baciandoLe il lembo della Sacra Porpora Le si professa dell’Eminenza Vostra Rev.ma vostro umile devoto servo.

            Don Egidio Paolo Fargnoli Arciprete di Pignataro Interamna, 20 luglio 1925

            Note: prima dell’inoltro della supplica al Capitolo Vaticano, in data 27 luglio 1925, l’Abate Ordinario di Montecassino, Mons. Gregorio Diamare correda il documento della sua benevola approvazione con timbro e firma autografa.

            Il corredo aureo preparato dal popolo pignatarese per la Vergine Maria Addolorata consta di:

Corona d’oro decorata con motivi vegetaliformi e floreali, terminante con un globo su cui poggia

una croce raggiata.

            Pugnale argentato con impugnatura decorata da motivi vegetaliformi.


 

Estratto della relazione storica sulla Cappella dei Sette Dolori

allegata alla supplica di don Egidio Fargnoli

            In Pignataro Interamna, diocesi di Montecassino, esiste un’antica e artistica Cappella dedicata alla Madonna SS.ma Addolorata. La divozione che il popolo di Pignataro Interamna ha sempre nutrito per la Gran Madre di Dio è immensa; i figli la ereditarono dai loro genitori ed essi la instillarono nel cuore dei loro stessi figli. E la prova evidente di tale divozione si ha e si ammira leggendo l’atto di fondazione della Cappella a Lei dedicata.

            … si era nell’anno 1677 in Pignataro Interamna (centro urbano detto “Casale”), esisteva la chiesa parrocchiale dedicata al SS. Salvatore e nel vasto territorio del paese vi erano ben sei Cappelle rispettivamente dedicate alla Santa Croce, a San Michele, a San Nicola, a Santa Maria di Facciano, a San Giovanni e a Santa Maria del borgo. Ma non vi era una chiesa dedicata alla Vergine Addolorata e tutti erano curiosi di averla questa chiesa, per recarvisi a pregare la Vergine Addolorata, affinché avesse avuto compassione dei loro dolori, e avesse offerto le preci e le suppliche di un intero popolo al Divino suo Figlio.

            Ed ecco che nell’ottobre dell’anno 1677 incitati dallo zelo dell’arciprete don Lucio De Nacci si diedero ad edificare la Cappella e dopo un anno ebbero la gioia di vederla compiuta; la fecero benedire, vi posero la statua di Maria SS. ma Addolorata e tra la generale esultanza, il 13 aprile dell’anno 1679 in detta Cappella vi si celebrò la Santa Messa.

            Quale suddetta chiesa – si legge nell’inventario redatto dal notaio Cerullo del 13 novembre dell’anno 1697- nell’anno del Signore 1677 e propriamente al primo di ottobre di detto anno, a pietose esortazioni del R. D. Lucio De Nacci, allora Arciprete, ebbe principio e la pietà e divozione di tutto il popolo di questo predetto Casale , dell’uno e dell’altro sesso e di ogni età fu tale e tanta in abbracciare e proseguire l’impresa della fabbrica ed ogni bisognevole, che dava non minore ammirazione che edificazione a tutti i convicini non perdonando a fatiche né a dispendi che vi sono stati necessari , mentre ogni persona gareggiava sì nell’una come negli altri, in maniera che dentro lo spazio di un anno (nonostante la povertà del luogo) si effettuò l’edificio e di già nell’anno 1679 a 13 aprile nel quale giorno cade la domenica in Albis, con gran concorso di popolo anche dei convicini, essendo stata solennemente benedetta la medesima chiesa, vi fu collocata la Sacra Immagine con Statua della Gloriosissima Vergine Madre Addolorata, parimenti per prima benedetta praecis requisitis, e vi celebrò la prima solenne messa il fu R. D. Tommaso di Tarsia arciprete della città di San Germano.

            Prosegue la relazione di Egidio Fargnoli: … e come erano religiosi quei nostri padri, essi volevano star sempre vicino alla loro Madre Addolorata e perciò ai due lati della porta della Cappella fecero due finestre basse, affinché, quando di buon mattino o a tarda sera, trovandosi la porta chiusa, essi passavano innanzi alla Cappella potevano inginocchiarsi innanzi a tali finestre e pregare Maria SS. Addolorata.

            Ai lati di detta grata – così ancora il notaio Cerullo – vi sono due finestre, larghe quattro palmi, basse, così con cancellature di legno, acciò i devoti di essa Addolorata Vergine, nel passare, possano quella andare a riverire.

            Non contenti i nostri padri di aver edificato la Cappella, furono solleciti a provvederla di tutto il necessario per la degna celebrazione dei Divini Misteri, e nel detto inventario sono numerati e descritti tutti gli oggetti, che esistevano nella Cappella pochi anni dopo che fu edificata.

            Vi sono tre tovaglie – sempre dall’ inventario del notaio Cerullo – per ogni giorno, una di panno bianco con francia di filo e due di tela ordinaria con pizzilli, usate, lunghe palmi quindici e larghe palmi tre; carte di Gloria con cornici intagliate e inargentate, un crocifisso di legno e croce pittata, quattro giarre di legno inargentate con quattro frasche di fiori di carte pittata, un cuscino di velluto raso rosso con gallone di seta d’intorno e con paliotto di tela pittata usato. Due quadri di tela grandi da tre palmi con cornici imbrunite ed indorate, una con la figura di San Nicola di Bari e l’altra di San Michele Arcangelo con altri undici quadretti con pergamene e cornici indorate apposti al muro intorno al detto altare.

            Vi sono due stipi attaccati al muro di là e di qua dell’altare con porte e chiavi, dove si conservano i sottoscritti paramenti di detta chiesa. Una pianeta nuova con stola e manipolo di teletta di Portanova di colore bianco, rosso e verde con una borsa della medesima teletta col corporale. Un’altra pianeta di raso fissata con stola e manipolo nuova con la borsa parimenti nuova del medesimo drappo. Due veli di seta, uno di color verde e paonazzo e l’altro di color bianco e rosso. Un paliotto con parato di lana d’oro, con gallone finilmente d’oro; quattro giarre di legno indorate con quattro frasche di seta nuove.

            Un crocifisso di legno con grassetto di seta per processione. Una croce d’ottone con l’asta pittata ed inargentata con grassetto di seta a modo di gonfalone, dove vi è dipinta l’effige della Beata Vergine Dolorosa, similmente per la processione. Un paliotto su baldacchino di teletta di Portanova foderato di Sangallo con sei aste pittate con pomi inargentati, quale serve quando si porta la statua della B.V. in processione …

            Ma non basta: i nostri buoni padri si affrettarono a dotare la Cappella di beni stabili, affinché con le rendite avessero potuto sempre esercitare il culto. Ed ecco che sin dal 1695 incominciarono a donare alla Cappella capitali, censi e fondi rustici.

            E le nostre buone mamme fecero fra loro a gara nel donare alla Beata Vergine Addolorata cuori d’argento, anelli e oggetti d’oro; anelli e oggetti d’oro, con cui si erano ornate, quando ascesero col diletto sposo al sacro altare per essere congiunte in matrimonio dal ministro di Dio.

            E i nostri padri cercavano tutti i mezzi per rendere sempre più grande la loro divozione a Maria SS.ma Addolorata. Infatti nel giugno dell’anno 1766 essi stabilirono di istituire in questo paese una Confraternita e tale Confraternita la posero sotto la protezione di Maria SS.ma Addolorata.

            All’uopo 35 cittadini (primo firmatario Antonio De Monaco) indirizzarono al Rev. mo Padre Abate di Montecassino la seguente supplica:

            Ill. mo e Rev. mo Signore, gli infrascritti cittadini di Pignataro – Casale di questa città di San Germano, servi e sudditi del Sacro Real Monastero di Montecassino e di V. E. Ill. ma e Rev. ma, divotamente le rappresentano che per esercitarsi in atti di pietà, soliti ad esercitarsi nelle confraternite, e così procurare la loro eterna salute, hanno risoluto istituire la confraternita sotto il titolo di Maria SS. ma dei Sette Dolori dentro la chiesa dello stesso titolo, sotto il quale non ve ne è altra in detto Casale …

            L’Ill. mo e Rev. mo Padre Abate di Montecassino si affrettava ad esaudire i loro voti e ordinava al suo Vicario generale di prendere in considerazione la detta supplica: … Il nostro Padre Vicario generale dia alla presente supplica quella provvidenza che stimerà opportuna. San Germano, li 21 giugno 1766.

            Firmato: D. Aurelio I Abate ordinario.

            E la confraternita, sotto il titolo di Maria SS. ma Addolorata, fu istituita.

            Prosegue ancora la nota storica di Egidio Fargnoli: … ma vi è un altro documento che attesta la grande divozione che il popolo di Pignataro Interamna nutriva per Maria SS. ma Addolorata.

            I nostri padri accorrevano fiduciosi e spesso nella Cappella, per ivi pregare Maria SS. ma Addolorata; ma desideravano che in un giorno dell’anno visitando la detta Cappella, avessero guadagnato le Sante indulgenze. Perciò supplicarono S.S. Clemente XI il quale esaudì i loro voti e nella Cappella vi è una lapide di marmo in cui è scritto: D.O.M./ Clemente PP. XI / a tutti i fedeli cristiani / che veramente pentiti e confessati / visiteranno questa chiesa / nella feria VI dopo la domenica di Passione / le indulgenze plenarie / benignamente concesse /nel dì 11 maggio 1715.

            Nell’anno 1837 un fiero morbo desolava tutti i paesi della valle del Liri e a centinaia si contavano le sue vittime; ma il popolo di Pignataro Interamna non temette. Esso aveva la sua cara Madre Maria SS.ma Addolorata, ricorse fiducioso a Lei e Maria lo salvò.

            Ed a perpetuo ricordo di quei fatti che fin dallo stesso anno fu istituita la solenne festa della Beata Vergine Addolorata che doveva svolgersi ogni anno la terza domenica di settembre. Così come ancora oggi avviene.

            Nel 1874 l’epidemiologo Achille Spatuzzi in una relazione sulle cause endemiche della malaria e del colera nella valle del Liri (Relazione sulle cause endemiche della malaria nella valle del Liri, in Uomini della storia: Achille Spatuzzi, di Francesco Di Giorgio, p. 34) fa una dettagliata disamina sul fenomeno e le cause da cui deriva. Propone anche le soluzioni idonee a debellare la malattia attraverso una sistematica bonifica del territorio, ma le resistenze burocratiche rinviano continuamente i lavori necessari. Tant’è che ancora nel 1879 nel territorio circoscritto tra Isoletta e Rocca d’Evandro si ha una forte recrudescenza del fenomeno. Pignataro Interamna risulta il più colpito con una mortalità arrivata fino al 12,84% degli abitanti.

            Nel 1893 l’epidemia colerica torna a riaffacciarsi nella valle del Liri, già messa a dura prova dalle epidemie malariche, con preoccupante intensità dovuta alle precarie condizioni igieniche in cui versavano soprattutto i centri urbani.

            In quell’anno, per ragioni sanitarie, la festa di Maria SS. Addolorata in Pignataro Interamna fu posticipata dalla terza domenica di settembre alla seconda di ottobre.

            Al seminarista Luigi Di Nallo, attraverso il «San Benedetto», bollettino diocesano di Montecassino, dobbiamo le notizie particolareggiate del programma: «la dilazione della data giovò per farla celebrare con maggiore solennità. Il risultato splendido della festa è dovuto allo zelo dei signori Luigi e Benedetto Fargnoli, eletti deputati della medesima, i quali si diedero molto da fare per raccogliere elemosine in danaro e in generi; e le loro fatiche furono coronate di prospero successo.

            La Chiesa, bellamente parata, invitava i fedeli tutti a piegare le ginocchia e offrire preci alla bella Vergine, che siedeva su di un maestoso trono, dietro l’altare maggiore, ricco a profusione di ceri e di fiori.

            I fedeli infatti, scalzi, cantando litanie e strisciando per terra, andavano a ringraziare la Vergine, per la speciale grazia ricevuta di essere stati preservati dal colera. Il clero, e particolarmente il M. R. Arciprete si distinse per le funzioni ecclesiastiche: Vespri solenni, Messa cantata, Litanie cantate, processione per il paese, tutto fu fatto con zelo ed amore, lo sparo poi dei mortaretti, la musica, la splendida illuminazione delle due sere, della vigilia e della festa, i giuochi, i magnifici fuochi pirotecnici, rallegrarono di molto il paese; e a tutte queste cose concorsero con le loro contribuzioni sin’anco i Pignataresi che trovansi a dimorare nelle lontane Americhe».

            E tale fervente divozione col passare degli anni divenne sempre più grande non solo, ma si propagò tra le popolazioni dei vicini paesi ed oggi nelle tre festività con le quali ogni anno si onora la Vergine Addolorata non mancano mai pellegrinaggi che qui si recano da Pontecorvo, da Villa Santa Lucia, da Cassino, da San Giorgio a Liri, da Sant’Angelo in Theodice, e tutti portano doni in ceri e oggetti di oro.

Gruppo storico della Confraternita Maria SS. Addolorata – Long Island City, New York.
Atto originale costituzione Confraternita B.V.M.D. di Pignataro Interamna del 21 giugno 1766 «Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Aula I, Pignataro, Busta III per gentile concessione».

Sequenza fotografica delle celebrazioni dell’Addolorata a Long Island City, New York

La statua della Madonna Addolorata addobbata a festa nella chiesa cattolica di St. Mary è accompagnata in processione lungo la 49th Avenue da fedeli, da componenti del Comitato dei festeggiamenti, dal Gruppo di animatori che nel corso degli anni hanno mantenuto e mantengono vivo il culto verso la Madonna Addolorata di Pignataro, da giovani figli di emigranti pignataresi che sfilano con il drappo della Confraternita intitolata all’Addolorata. La processione sosta davanti alla stazione dei vigili del fuoco e ritorno nella St. Mary’s Roman Catholic Church.

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