Annibale Lucernari a cento anni dalla scomparsa. La rappresentanza politica dell’alta Terra di Lavoro


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Studi Cassinati, anno 2017, n. 4
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di F. Di Giorgio

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L’on. Annibale Lucernari.

Annibale Lucernari nacque a Monte San Giovanni Campano (Fr) il 30 luglio 1856. Morì a Roma il 24 ottobre 1917.

Era il 16 ottobre quando accusò il primo malore mentre si recava al ministero della Guerra. In quello stesso giorno si sarebbe dovuto recare a Montecitorio dove l’aspettava un intervento commemorativo dell’onorevole Emilio Conte ex deputato al parlamento e suo amico personale.

Soccorso e sottoposto a intense cure dal senatore ed amico Ettore Marchiafava (medico cattedratico presso l’Università di Roma), dopo giorni di paure ed angosce non riuscì a superare la crisi.

Aveva compito gli studi a Roma e subito dopo si era ritirato a Pontecorvo ove risiedeva la sua famiglia. In questa città gli fu affidato il governo della cosa pubblica in un momento particolare e difficile. Fu infatti sindaco di Pontecorvo dal 1879 e consigliere provinciale dal 1882 alla morte.

Fu in questo periodo che Pontecorvo e l’intera valle del Liri dovettero affrontare una grave epidemia malarica frutto soprattutto delle grandi piogge che allagarono e resero acquitrinose intere aree già compromesse dalla coltivazione impropria del lino e della canapa. La situazione della città di quel periodo è ben descritta dal dottor Achille Spatuzzi nella sua relazione al Consiglio Provinciale di Sanità della provincia di Terra di Lavoro nel 1880. Così recita la relazione nella parte dedicata a Pontecorvo: «Nel giorno 17 aprile mi soffermai ad esaminare le condizioni sanitarie della città di Pontecorvo, importante per popolazione quasi quanto Cassino, e circondata da una campagna, nella quale, sebbene la distribuzione dei corsi di acqua si presentasse naturalmente più regolare, pure il miasma palustre nel 1879 decimò quella popolazione, come le altre vicine, specialmente nella contrada Ravano a sud est e Melfa a nord est.

Quello egregio sindaco conte Annibale Lucernari, la Giunta ed i dottori Posta e Cicchelli avevano fatto un serio esame delle cause, che determinarono l’epidemia malarica del 1879, ed hanno giustamente reclamato intorno alle tracce che questa ha lasciate, in modo da giustificare la prognosi di una grave endemia palustre permanente. Io non avrei voluto dividere queste sconfortanti preoccupazioni dei rappresentanti del Comune; ma invece dalle osservazioni di fatto esse risultano evidenti.

La città di Pontecorvo sorge sopra un altipiano rivolto specialmente verso sud ovest, e gli insozzamenti dei corsi d’acqua della circostante campagna, specialmente per la macerazione della canapa nel rio della Torre, nel fiumicello Cosa ed in qualche stagno, determinavano fomiti di malaria circoscritti qua e là per la campagna, i quali fino al 1878, secondo l’influsso dei venti, esercitavano una influenza varia e passeggera nella città, ove in estate ed autunno erano alquanto frequenti le intermittenti genuine.

La disposizione edilizia, e la pulizia interna della città di Pontecorvo si trovano in quelle medesime condizioni antigieniche , che si deplorano, dove più e dove meno, in quasi tutti i nostri comuni. Specialmente le fogne scoperte per i disordinati pendii dell’altipiano, ove è posta la città, scendono al fiume, e costituiscono uno sconcio deplorevole.

Ma fino al 1878 il corso del fiume faceva quella curva naturale, che circondando l’altipiano trasportava con la corrente d’acqua gli scoli delle fogne. Ora per il mutato letto del fiume non solamente si è formato un esteso ristagno di acqua al di sotto della città; ma in quel ristagno colano le fogne, ed a quel ristagno si confonde lo sbocco del rio della Torre, che non fluisce come prima direttamente al fiume, ed invece si riversa nel tratto che costituiva l’antico letto oggi abbandonato e trasformato in una grande palude.

Fin dal 17 aprile 1880 si vedevano in quel sito melme fangose, acque sozze e disperse, e scoli cloacali pestiferi».

Spatuzzi così conclude il capitolo dedicato a Pontecorvo: «E si vuol trovare altra ragione per spiegare come e perché Pontecorvo nel 1879 fu tra i Comuni più flagellati dalla epidemia?

E si può non pronosticare che quella resterà come causa di endemia permanente in quella città importantissima della valle del Liri?».

Si spiega così il perché le cronache del tempo considerarono l’elezione a sindaco di Annibale Lucernari avvenuta «in tempi tristi e memorabili».

Per avere la dimensione del dramma vissuto dalle popolazioni, soprattutto quelle dedite ai lavori di campagna, basti pensare che Pontecorvo su una popolazione di 10.000 abitanti, ebbe 929 morti; Cassino su una popolazione di 12.000 abitanti, ebbe 1200 morti.

Annibale Lucernari, nella sua lunga attività pubblica, oltre a dedicarsi con tutte le sue forze alla soluzione dei problemi di Pontecorvo, assunse anche importanti altri incarichi. Fu presidente del Consorzio agrario della valle del Liri e in tale veste patrocinò l’impianto in Pontecorvo di una cattedra agraria universitaria ambulante consortile, successivamente avocata alla responsabilità amministrativa dell’Amministrazione provinciale.

Fu presidente della Banca popolare cooperativa di Pontecorvo, tra gli istituti bancari più efficienti della provincia tanto da valergli, nel 1906, il premio della medaglia d’oro all’Esposizione di Milano.

Nel 1897 la prima elezione al Parlamento. Fu deputato, ininterrottamente rieletto, nelle legislature XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV.

Esattamente per vent’anni rappresento il collegio di Pontecorvo alla Camera dei Deputati dove si depositò varie proposte di legge. Tra le altre: «Iniziativa per la realizzazione di una linea ferroviaria Roccasecca–Pontecorvo–Formia» e «Costituzione dei Comuni di Esperia superiore, Esperia Inferiore e Monticelli».

Per la cronaca, l’iniziativa legislativa sulla linea ferroviaria inasprì i rapporti tra Annibale Lucernari e l’altro deputato del territorio Achille Visocchi. Quest’ultimo avendo interessi elettorali diversi, fece sua l’idea di una nuova linea ferroviaria, ma con partenza da Cassino. Probabilmente il contrasto tra i due eminenti rappresentanti del territorio sul percorso ferroviario da realizzare fu alla base dell’insuccesso dell’iniziativa, malgrado Lucernari avesse provveduto anche a promuovere una apposita società con sede in Milano.

Nel suo ruolo di deputato, a Lucernari furono conferiti dal governo vari incarichi e mansioni:

– inviato speciale all’Esposizione internazionale di Saint Luis (Missouri, USA), nel 1904, dove tutelò con dignità e fermezza gli interessi nazionale italiani;

– inviato al Congresso interparlamentare per la Pace a Berlino nel 1908;

– inviato speciale con missione diplomatica al Cairo in Egitto.

Fu socio e corrispondente socio della Società agricoltori d’Italia, fu nominato presidente nazionale dell’Associazione fra gli utenti di caldaie a vapore e, inoltre, fu nominato ispettore onorario dei monumenti e scavi nazionali.

Sul piano delle attività private, c’è da segnalare che il conte Annibale Lucernari fu anche un grande produttore di vini.

Proprietario di una cantina a Pontecorvo ne affidò la direzione, fatto questo di grande rilevanza, a un giovane in possesso di una licenza ottenuta nella scuola enologica di Conegliano Veneto. L’impianto, sull’onda della spinta data dalle politiche nazionali per incrementare la produzione di vini da collocare sui mercati internazionali, fu costruito ex novo seguendo gli ultimi dettami dell’architettura enotecnica. Aveva una capacità produttiva di 1.500 ettolitri, era corredata di moderni strumenti, macchine e apparecchi nonché di un ottimo fustame di rovere per un valore complessivo di 50 mila lire. Raccontano le cronache del tempo che agli inizi degli anni Settanta dell’Ottocento, il settore enologico della Campania «appariva dominato da grandi criticità; infatti, tranne rarissime eccezioni, il vino viene fabbricato senza alcuna buona pratica». L’attività in questo campo di Annibale Lucernari. portata avanti con professionalità e competenza, contribuiva a superare le criticità rilevate nel settore. Uno storico del settore, infatti, in un suo scritto del 1882, annovera «il produttore di vini Conte Annibale Lucernari» tra i migliori nel campo.

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Fonti:

– «Terra di Lavoro», 24 novembre 1917;

– Lionello Prignani, Il ponte curvo e la sua gente, Pontecorvo 2015;

– Archivio storico della Camera dei Deputati.

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