Lo stato della diocesi cassinese dal 1850 al 1858 in un memoriale autografo dell’abate di Montecassino, poi arcivescovo di Palermo e cardinale Michelangelo Celesia (1814-1904)

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Studi Cassinati, anno 2015, n. 3
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Per la storia dell’Abbazia territoriale di Montecassino

di Mariano Dell’Omo

Ospitiamo con vero piacere e vivo compiacimento l’articolo di don Mariano Dell’Omo (OSB), archivista di Montecassino, già apprezzatissimo studioso e  ricercatore di caratura internazionale, auspicando una proficua collaborazione sicuri del suo significativo apporto per l’arricchimento storico-culturale del territorio cassinese.

Foto-01L’ABATE CELESIA E IL NUOVO INDIRIZZO RIFORMATORE A MONTECASSINO
Michelangelo (Pietro Geremia) Celesia1 nato a Palermo il 13 gennaio 1814, aveva abbracciato lo stato monastico con la professione religiosa il 15 gennaio 1835 nell’abbazia di S. Martino delle Scale compresa nella stessa arcidiocesi palermitana, ed era stato ordinato sacerdote il 25 luglio dell’anno successivo. Quindici anni dopo da S. Benedetto di Militello (Militello in Val di Catania, diocesi di Caltagirone) dov’era priore dal 18472, per decisione della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari fu inviato come nuovo abate a Montecassino. La nomina non era stata decisa in un capitolo regolare della Congregazione Cassinese ma in via eccezionale da parte della stessa Sede Apostolica, che dotava così di una ben distinta autorità il nuovo presule cassinese, il quale per otto anni avrebbe retto l’abbazia e la diocesi di Montecassino, dal 1850 fino al 1858, quando al capitolo della Congregazione tenutosi a Perugia nell’aprile di quell’anno il Celesia fu designato Procuratore generale in curia a Roma: era l’inizio di un cursus onerum et honorum che lo avrebbe visto prima vescovo di Patti (Messina) il 23 marzo 1860, quindi arcivescovo di Palermo il 27 ottobre 1871, infine cardinale del titolo di S. Prisca nel concistoro segreto del 10 novembre 1884. Vent’anni dopo l’arcivescovo moriva a Palermo nonagenario, il 14 aprile 19043.
Che la sua nomina ad abate di Montecassino si iscrivesse in un orizzonte riformatore o meglio restauratore, lo testimonia quel che si legge in un estratto del decreto del 12 giugno 1850 della stessa Congregazione dei Vescovi e Regolari, in cui oltre all’elenco dei nuovi trasferimenti relativi alla provincia sicula e a quella napole­tana della Congregazione Cassinese, si sottolinea il fatto che quest’ultima «licet de Ecclesia optime me­ri­ta, eam tamen ob gravissimas temporum vicissi­tu­dines a pristino splendore et observantia declinasse dolendum est»4. Qualcosa dell’antico splen­dore e della primitiva osservanza a causa delle gravi vicissitudini succedutesi nel tempo (soppressione napoleonica, travagli legati al processo di unificazione nazionale allora in atto) si era perduto: occorreva dunque ripristinarlo, e a ciò, nell’ottica della Sede Apostolica, poteva e doveva ben servire la scelta del Celesia, come pure di altri, pur diversi da lui, come il più “liberale” Simplicio Pappalettere5, professo di Montecassino, che nel 1853 fu chiamato da Pio IX come abate a S. Paolo fuori le mura di Roma, per poi succedere nel 1858 allo stesso Celesia nel governo di Montecassino. Del resto nello stesso giugno del 1850 papa Pio IX aveva nominato Pier Francesco Casaretto – che aveva iniziato in Liguria un rinnovamento dell’esperienza monastica – abate di S. Scolastica di Subiaco, premiando così il suo progetto di restaurazione della vita benedettina in Italia: ne sarebbe nata infatti la nuova provincia sublacense all’interno della vecchia Congregazione Cassinese, e finalmente nel 1872 la nuova Congregazione, denominata Cassinese della Primitiva Osservanza6.
Il Celesia, alla vigilia della conclusione del suo mandato abbaziale a Montecassino inviò con lettera firmata (2 pp.: cfr. l’edizione infra) in data 3 febbraio 1858 al Procuratore generale della Congregazione Cassinese l’abate Angelo Pescetelli, che di lì a poco sarebbe divenuto abate di S. Paolo fuori le mura a Roma, un memoriale autografo nel quale compendia le principali tappe del suo governo, probabilmente originato dal fatto che il Celesia avesse sentore della prossima conclusione del suo abbaziato cassinese7. Egli nella lettera di accompagnamento si premura di chiedere al Pescetelli riservatezza sul contenuto del testo – «la prego a tenere riserbato a sé il soggetto di questa lettera» -, onde evitare cattive interpretazioni del suo operato: «altri potrebbe o interpretare a male questa manifestazione di bene, o giudicarvi un sentimento di orgoglio, da cui vorrei esser giudicato lontano». È piuttosto un sentimento di amicizia personale che lo induce a rendere partecipe il confratello e procuratore della Congregazione l’abate Angelo circa l’impegno assolto negli otto anni appena trascorsi, sì da poter con tutta sincerità riconoscere: «io non sono stato ozioso nel tutelare gl’interessi morali e materiali di questa diocesi, e ne partirò contento di avervi lasciato qualche memoria di me».

LINEE DI GOVERNO INTERNO ED ESTERNO DEL NUOVO ABATE E ORDINARIO DI MONTECASSINO

Un riflesso immediato delle intenzioni riformatrici dell’abate Celesia è racchiuso sin dall’inizio nel suo programma di governo, intitolato «Ordinazioni e regolamenti da osservarsi nel sacro R. monastero di S. Benedetto di Montecassino pubblicati dal R.mo P. D. Michelangelo Celesia abate ordinario, nel giorno 17 giugno 1850»8, che constano di 13 articoli iniziali seguiti da «Regolamenti ed ordinazioni» che toccano in particolare i seguenti temi: «I. Amministrazione»; «II. Doveri del priore claustrale»; «III. Dei PP. Lettori»; «IV. Dei PP. Archivista e Bibliotecario»; «V. Del Vicario della sagrestia»; «VI. Del Cellerario di casa»; «VII. Del Refettoriere»; «VIII. Foresteria del monastero»; «IX. Infermeria»; «X. Rettore delle fabbriche e Deputato alla pulizia del monastero»; «XI. Porteria del monastero»; «XII. Sorveglianza della stalla»; «XIII. Limosina»; «XIV. Conversi».
Due esempi: il primo (1) è tratto dall’art. 5 sulla pratica del silenzio, il secondo (2) che deriva da «VIII. Foresteria del monastero», riguarda appunto l’accoglienza degli ospiti.
1. «Una delle pratiche più essenziali alla vita perfetta, ed ancora uno dei principali fondamenti dello stato monastico si è appunto il silenzio. A ragione è stato chiamato la scienza dei chiostri, il buon odore di essi, l’elemento della solitudine, l’anima dell’osservanza regolare. Mosso dallo spirito della sapienza divina il Santo legislatore ha ordinato questa pratica sulla traccia dei più fervorosi solitari, e l’ha frequentemente ripetuta, anzi espressamente comandata nella sua Regola (Reg. c. 22, decl. n. 10). Per non allontanarci adunque dallo spirito della nostra vocazione raccomandiamo serbarsi un moderatissimo silenzio nei dormitori in tutto il corso della giornata; volendo poi che il silenzio sia rigorosamente serbato nelle ore della dormizione del dopo pranzo fino ai vesperi, e dall’ora della dormizione della sera fino ad un’ora innanzi del primo segno della mattina. […]».
2. «Alla foresteria del monastero presiederà un vicario: egli assumerà la consegna e le chiavi di quelle stanze che dal R.mo saranno addette all’uso esclusivo della foresteria. [ …] E siccome spesso addiviene che giungano improvvisamente dei forestieri, così per l’onore del monastero è spediente che il vicario faccia in ogni stanza ben custodita, trovare pronta quella biancheria che possa servire pel momento. Incarichiamo efficacemente il vicario che procuri pel servizio dei forestieri la medesima nettezza e pulizia della biancheria, dal che pende non di rado la buona opinione degli esteri in pro del monastero. […]».
Le linee maestre di governo del nuovo abate erano dunque ad intra da una parte il recupero e una nuova valorizzazione dell’ideale monastico interno di cui, per dirla con s. Benedetto, l’«amore al silenzio» è una punta emergente, quasi un banco di prova; dall’altra l’intento di consolidare l’immagine e la sostanza della carità comunitaria, la capacità cioè di accoglienza e di umanità verso gli ospiti, i pellegrini, i forestieri, in una parola quell’amore al prossimo che unito all’amore per Dio è la misura senza misura del Vangelo di Gesù Cristo.
Di qui scaturisce una vigorosa azione di governo pastorale ed amministrativo, quale emerge dal citato memoriale del Celesia, intitolato «Rilievi sullo stato della diocesi cassinese dal mese di maggio 1850 a maggio 1858» (cfr. l’edizione infra). Specialmente tra il 1852 e il 1858 quattro furono i campi d’azione dell’abate: 1) «Parrocchie ed economati curati di nuova erezione»; 2) «Chiese restaurate ed in corso di restaurazione»; 3) «Instituzioni sacre o di pubblica utilità»; 4) «Decorazioni a chiese collegiate o ricettizie».
Nel 1852 la chiesa madre di San Giorgio a Liri fu elevata al rango di chiesa ricettizia numerata9, con un numero chiuso di 6 sacerdoti partecipanti oltre al parroco. Poco dopo, tra il 1852 e il 1853, furono compiuti lavori nel monastero di S. Scolastica a San Germano (oggi Cassino), al fine di elevare un nuovo piano dove passarono ad abitare le monache, con un netto miglioramento della loro vita. L’anno successivo (1853) si registra il ripristino della parrocchia di S. Maria Assunta di Cerro al Volturno, ulteriormente restaurata nel 1854. Ancora nel 1853 furono istituite le Conferenze ecclesiastiche in tutta la diocesi cassinese, mentre nel frattempo nasceva la Cassa di soccorso, un’opera pia istituita in aiuto ai sacerdoti diocesani poveri ed infermi. A partire da questo stesso anno furono stabilite inoltre le Congregazioni di Spirito per i giovani studenti nei comuni di San Germano e Pescocostanzo, con l’obiettivo di accompagnarli nel loro cammino di fede.
Al 1854 viene datata l’erezione della parrocchia di Cardito (frazione di Vallerotonda), la cui congrua era destinata a derivare da una delle quote di partecipazione alla chiesa ricettizia di Vallerotonda, appena si fosse resa libera. Contemporaneamente furono oggetto di restauro la chiesa parrocchiale di San Giorgio a Liri (anche nel 1855), come pure quella rurale di S. Rocco nello stesso comune; quindi la chiesa parrocchiale di Acquaviva d’Isernia, di Rocchetta a Volturno, e, come già rilevato, di S. Maria di Cerro (quest’ultima già a partire dal 1853); inoltre fu ricostruita dalle fondamenta la chiesa ex-parrocchiale di S. Paolo nel comune di Cervaro. Ma è specialmente da notare per l’anno 1854 l’introduzione a San Germano delle Suore della Carità10 «per l’educazione morale e civile delle fanciulle», unitamente all’apertura di un’educandato diretto dalle stesse Suore «per le nobili e civili donzelle». Qui si tocca con mano l’abilità del Celesia nel sentire i nuovi bisogni della Chiesa e nel ben individuare le nuove risposte che dal variegato mondo religioso femminile dell’Ottocento venivano a tali domande. Del resto queste donne consacrate al servizio dei poveri e dei più deboli erano destinate a condividere in pieno i travagli dell’Italia che si andava plasmando come nuovo Stato unitario. Ce ne dà la misura il celeberrimo quadro di Giovanni Fattori alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze, intitolato Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta, che il grande pittore macchiaiolo ultimò tra il ‘61 e il ‘62 a ricordo della battaglia del ‘59: i soldati italiani, terminato l’attacco, rientrano sotto lo sguardo in primo piano degli ufficiali francesi a cavallo, mentre controllano le operazioni di soccorso e di sollievo condotte da due suore che sulla diligenza raccolgono feriti. Il loro abito grigio-azzurro e soprattutto il copricapo bianco con le due grandi ali dispiegate ai lati non lasciano dubbi: sono le Suore della Carità, che con la loro presenza sembrano assicurare la partecipazione dell’intera Chiesa, con la sua carità attiva, alle vicende che la Nazione italiana viveva e soffriva in quel momento.
L’anno dopo l’istituzione delle Suore della Carità, fu eretta la parrocchia di Valleluce nel comune di Sant’Elia Fiumerapido in sostituzione dell’ex-parrocchia di S. Pietro, mentre una nuova chiesa ricettizia numerata, composta di 9 sacerdoti partecipanti con un rettore, veniva stabilita nella chiesa di S. Maria del Carmine a San Germano11, peraltro insignita, con bolla del 4 agosto 1855, dell’uso delle insegne minori, cioè la mozzetta sopra la cotta.
Nel settembre 1856 a Villetta Barrea fu aperto un reclusorio di religiose del Terz’Ordine di S. Francesco di Assisi, con «la stima e la riverenza del paese», mentre nel novembre successivo furono introdotte a Vallerotonda le Adoratrici del preziosissimo Sangue, dette Bufaline12, con lo scopo dell’educazione morale e civile delle ragazze. Si prevedeva che le stesse religiose potessero stabilirsi nel comune di Cervaro, sulla base di una deliberazione del 10 dicembre 1857 che assegnava loro la somma di 100 ducati annui, con l’aggiuntivo concorso del clero e dei privati.
In quello stesso anno si provvide al rifacimento della chiesa parrocchiale di S. Cataldo nel comune di Sant’Elia Fiumerapido, mentre nel 1858, oltre al restauro in corso della chiesa di S. Leonardo nel comune di Colli a Volturno, si prevedeva pure quello delle chiese parrocchiali di San Biagio Saracinisco e di Belmonte Castello. Ancora nel 1857, con bolla del 18 maggio, all’insigne collegiata di S.a Maria del Colle in Pescocostanzo fu accordato l’uso delle insegne maggiori, cioè mezzacappa, stolone ecc., mentre con successiva bolla del 10 luglio la chiesa ricettizia di San Giorgio fu gratificata dell’uso delle insegne minori, cioè la mozzetta sopra la cotta.
Nell’ultimo anno di governo del Celesia, il 1° gennaio 1858 fu istituita la Congregazione della dottrina cristiana a San Germano con il compito meritorio della catechesi in tutti i giorni festivi di precetto, «a vantaggio spirituale dei ragazzi della povera gente, e degli artisti», affidato alle cure dei parroci della città, in particolare di due sacerdoti a ciò deputati. Eppure il Celesia, fra tanti successi, deve confessare il suo rammarico di non aver potuto ottenere l’istituzione di una casa di Passionisti in diocesi, pur avendone egli fatto espressa richiesta negli anni 1854 e 1857 al preposito generale dei Passionisti, il p. Antonio Testa, al vertice della Congregazione della Passione di Gesù Cristo dal 1839 al 186313, « il quale – confida l’abate al Pescetelli – per ragioni particolari di sua Congregazione non ha creduto di condiscendere alla fondazione di una casa dell’Ordine nel comune di San Germano». Non manca peraltro la speranza, in quel momento viva, che possano almeno nuovamente accogliersi in città le religiose Cappuccinelle che un tempo occupavano il “conservatorio” di S. Maria delle Grazie, il cui antico sito, presso l’insigne chiesa di S. Maria delle Cinque Torri detta del Riparo, a partire dal 1852 era stato oggetto di restauro14.
Bisogna riconoscere, come lo stesso Celesia scriveva al Pescetelli, che da abate e ordinario di Montecassino egli non era «stato ozioso nel tutelare gl’interessi morali e materiali di questa diocesi», e pertanto si consolida, con il memoriale che qui pubblicato per la prima volta e interamente, quel che scriveva il Leccisotti, che cioè «non si erano dunque sbagliate le Supreme Autorità, trasferendo il giovane monaco dal piccolo priorato di Militello senz’altro alla sede Cassinese, in un periodo burrascoso. E il suo governo restituì alla agitata abbazia la tranquillità e diede affidamento alle preoccupate autorità»15.

***

Montecassino, Archivio Storico della Procura Generale della Congregazione Cassinese,

vol. 2, Monte Cassino, d’Orgemont.
[p. 1](a)

Reverendissimo Padre padrone colendissimo
profitto del ritorno in Roma di due religiosi certosini di S.a Maria degli Angeli, i quali sono stati qui per più giorni, per farle pervenire la presente. Mi auguro sentirla sempre più migliorata in salute, e se Ella reverendissima stimasse utile un cangiamento d’aria, io le offrirei con tutto il piacere la villeggiatura qua sopra a Monte Casino. Peraltro Ella sa come qui si curino facilmente per solo benefizio dell’aria le febbri, che si sono altrove contratte. Ella dunque pensi e risolva.
Parlando ieri l’altro con questa mia gente di curia si ricordava quel tanto di bene, fuori le cose ordinarie(b), che durante il mio governo era riuscito di fare a questa diocesi casinese. Se ne scrissero taluni brevi rilievi, tratti dai registri di curia. Sapendo, come Ella abbia avuta bontà per me, e come goda nel bene che si dà al prossimo, mi prendo la libertà di acchiuderne una copia per sua particolare intelligenza(c), ed oso dirlo ancora, per sua soddisfazione. Dandovi un’occhiata, Ella vedrà come io debba ringraziare la Provvidenza di tante grazie che per mio mezzo, sebbene debolissimo, son venute a questa diocesi. Ella potrà del pari considerare come io abbia volto sempre al bene dei miei amministrati quella benignità, che S. M. il Re ha avuta per la mia persona. La prego a tenere riserbato a sé il soggetto di questa lettera. Altri potrebbe o interpretare a male questa manifestazione di bene, o giudicarvi un sentimento di orgoglio, da cui vorrei esser giudicato lontano. Insomma nel farle tenere questi brevi rilievi, io intendo unicamente dare una soddisfazione all’amicizia di cui Ella mi [p. 2] onora, e dichiararle che per quanto è stato in me, io non sono stato ozioso nel tutelare gl’interessi morali e materiali di questa diocesi, e ne partirò contento di avervi lasciato qualche memoria di me. Perdoni Ella reverendissima se io son venuto a queste manifestazioni.
Mi dia i suoi comandi, e mi creda con la solita stima
di lei reverendissima
aff.mo servo vostro
Michelangelo Celesia casinese                                                          Monte Casino, lì 3 febr. 1858

***

[p. 1]

RILIEVI SULLO STATO DELLA DIOCESI CASSINESE
DAL MESE DI MAGGIO 1850 A MAGGIO 1858

Art. I

PARROCCHIE ED ECONOMATI CURATI DI NUOVA EREZIONE

1. Nel comune di Cerro.
La parrocchia di S.a Maria Assunta in Cielo16, soppressa nell’occupazione militare. Fu ripristinata nel 1853 con la rivendica e col distacco dei propri fondi, che danno la rendita lorda di ducati 182 annuali. Fu provveduta per concorso con bolla del dì 11 aprile 1854.
2. Cardito. Villaggio di 900 anime in territorio di Vallerotonda.
Parrocchia17 di novella erezione sin dal 1854 dopo il parere della commissione de’ vescovi. Non ancora è provveduta, perché la congrua al parroco dovrà darsi alla prima vacanza d’una delle participazioni della chiesa ricettizia di Vallerotonda. Frattanto vi si è stabilito un economo curato.
3. Valleluce18 e Cese. Villaggi riuniti di 650 anime in tenimento di Sant’Elia.
Parrocchia di nuova erezione transferitavi dall’ex-Parrocchia di S. Pietro19 nel comune di Sant’Elia. Fu provveduta per concorso con bolla del dì 16 marzo 1855.
4. Valvori. Villaggio di 600 anime in territorio di Vallerotonda.
Parrocchia in corso di novella erezione20. Questo affare importante per il bene spirituale di tanta povera gente è bene avviato, e se ne spera presto un esito felice, mercè la munificenza di S(ua) M(aestà) D(ei) G(ratia), da cui si è implorato l’assegnamento della congrua al novello parroco sopra un benefizio di regio patronato che esiste nel territorio medesimo.
5. Vallegrande. Villaggio di 560 anime in tenimento di Agnone di Atina.
Nel settembre del 1850 fu mestieri stabilirvi un economo curato coll’annuo assegnamento di ducati 72. Dei quali furono largiti dalla pietà del Re (N[omine] S[uo]) ducati 50 annuali, caricati sopra l’amministrazione diocesana di Monte Cassino.

6. Pantano21. Villaggio di 400 anime in tenimento di Scapoli.
Sin da gennaro 1854 vi fu stabilito un economo curato, il cui mantenimento in parte è a peso dei naturali del villaggio, in parte a peso della Cassa di Soccorso.

[p. 2]
7. Le Propoia ed Olivella. Villaggio disperso di 800 anime in tenimento di Sant’Elia.
Sin da agosto 1855 vi si è stabilito un economo curato, al cui mantenimento nella massima parte ha provveduto la esimia religiosità del Re (N[omine] S[uo]), assegnando a questa cura d’anime tre piccioli benefizi di regio patronato.

ART. II
CHIESE RESTAURATE ED IN CORSO DI RESTAURAZIONE

1. Chiesa parrocchiale nel comune di San Giorgio.
Questa chiesa madre22 fu restaurata negli anni 1854 e 1855, con la spesa di ducati 1475. La pietà del Re implorata per soccorso largiva ducati 1000 di detta somma 1475,00.
2. Chiesa rurale di S. Rocco23 nel comune di San Giorgio.
Questa cappella è stata quasi interamente ricostruita per divozione del popolo nel cholera del 1854. Vi si impiegò la somma di ducati 87,50 che per ordine sovrano furono restituiti alla cappella dal Consiglio generale degli ospizi. 87,50
3. Chiesa parrocchiale di Acquaviva d’Isernia 24.
Questa chiesa parrocchiale è stata riconstruita quasi dalle fondamenta dal 1854 in poi. La sovrana pietà (essendo detta chiesa di dritto patronato regio)25 vi ha speso sinora [ducati] 2000,00.
4. Chiesa parrocchiale di Rocchetta 26.
Questa chiesa parrocchiale è in corso di essenziali restaurazioni. Il comune dal 1854 vi ha speso la somma di ducati 900,00.
5. Chiesa parrocchiale di S. Maria di Cerro.
Questa chiesa parrocchiale ridotta ad usi profani nell’occupazione militare, è stata restaurata negli anni 1853 e 1854, in parte con le rendite proprie, in parte con le pie oblazioni dei filiani, [ducati] 600,00.
6. Chiesa parrocchiale di S. Vincenzo al Volturno.
Nel 1855 vi furono fatte delle necessarie riparazioni con denaro riavutosi dal Consiglio generale degli ospizi nella cifra di ducati 150.
Totale 6212,50.

[p. 3]
7. Chiesa parrocchiale di S. Cataldo27 nel comune di Sant’Elia.
Nel 1857 furono cominciate le rifazioni a questa chiesa parrocchiale convenute per ducati 1500,00. Questa somma vien tratta da fondi ecclesiastici dopo le provvidenze ottenutesi dalla pietà del Re (N[omine] S[uo]).
8. Chiesa ex-parrocchiale di S. Paolo28 nel comune di Cervaro.
Questa grande ed antica chiesa vien riconstruita dalle fondamenta. Alla spesa vi si provvede con le rendite disponibili di tutte le cappelle ecclesiastiche del comune. Dal 1854 in qua vi si è impiegata la somma di ducati 2400,00.
9. Chiesa parrocchiale di San Biaggio 29.
È in progetto di necessarie riparazioni, e si attendono dalle autorità amministrative le opportune provvidenze per la spesa di ducati 800,00.
10. Chiesa parrocchiale di Belmonte 30.
È similmente in progetto di restaurazione, essendosi implorato dalla sovrana pietà, che ad una parte della spesa concorresse la Cassa provinciale, e dall’altra vi si provvedesse con la rendita della Mensa oggi vacante. La perizia dei lavori ascende a ducati 1100,00.
11. Chiesa di S. Leonardo nel comune di Colli 31.
È in corso di restaurazione, giusta la perizia in ducati 559,31. Si è ottenuta sinora dal Consiglio generale degli ospizi l’autorizzazione per la somma di ducati 300,00.
12. Monastero di Santa(d) Scolastica di San Germano.
Nel 1852 e 1853 fu alzato un nuovo piano al dormitorio del monastero, ove sono passate ad abitare le religiose, migliorando grandemente per l’aria. Colle debite facoltà della Santa Sede si è fatta la spesa di ducati 2315.
Totale 14.627,50(e).

[p. 4]

ART. III
INSTITUZIONI SACRE O DI PUBBLICA UTILITÀ

1. Chiesa ricettizia numerata nella chiesa del comune di San Giorgio.
La chiesa madre di S. Giorgio fu elevata ricettizia numerata, giusta il Breve Impensa con sovrano rescritto del 24 gennaro 1852. È formata di sei sacerdoti participanti (oltre il parroco) e si regge con gli statuti approvati dalla commissione dei vescovi e sanzionati con reale decreto del 10 giugno 1857.
La rendita rivendicata alla chiesa dalle mani laicali è di ducati 610 e forma oggi la massa comune del capitolo.
2. Chiesa ricettizia numerata nella chiesa di S.a Maria del Carmine in San Germano.
Questa novella ricettizia è stata stabilita con rescritto del 18 luglio 1855. È composta di nove sacerdoti participanti, dei quali il capo ha il titolo di rettore. Si regge con gli statuti approvati dalla commissione dei vescovi e sanzionati da S(ua) M(aestà) D(ei) G(ratia). Ha la rendita di ducati 900 annuali (tolta dalle mani del Consiglio degli ospizi) e forma oggi la massa comune.
3. Conferenze ecclesiastiche.
Furono le conferenze ecclesiastiche instituite in tutta la diocesi cassinese con editto del 15 aprile 1853. Questa instituzione utilissima al clero si mantiene in pieno vigore come appare dai giornali pubblici ecc. e da non poche conferenze stampate ecc. ecc.
Vedi “La scienza e la fede”, fasc. di gennaro 1854, pag. 40, e fasc. di maggio 1856, p. 460 ecc. Vedi “Annali civili” del Regno di Napoli ecc. ecc.
4. Cassa di soccorso.
Questa pia opera fu instituita a sollievo dei sacerdoti poveri ed infermi della diocesi cassinese con editto del 15 dicembre 1853. È stata apprezzata e commendata dal R(egio) Governo (vedi “Annali civili”), ed ancora dai giornali nazionali ed esteri; progredisce a maraviglia, come appare dal rendiconto annuale pubblicato con le stampe.
Vedi “La scienza e la fede” loc. cit. ed altri giornali nazionali. Vedi ancora “L’Antologia” di Firenze ecc.

[p. 5]

5. Congregazioni di Spirito per i giovani studenti.

Sin dal 1853 furono stabilite nei comuni di San Germano e di Pesco Costanzo queste congregazioni di Spirito a pro degli studenti per l’adempimento dei doveri di religione.

6. Le Sorelle della Carità nel comune di San Germano.
Vi furono introdotte nell’aprile del 1854 per l’educazione morale e civile delle fanciulle. Instituzione in pieno progresso, essendosi anche aperto l’educandato diretto dalle Sorelle medesime per le nobili e civili donzelle. Questa utile instituzione sta a carico del comune, che paga ducati 370 annui.
Vedi “La scienza e la fede”, fasc. di aprile 1854, pag. 347.
7. Le religiose Bufaline nel comune di Vallerotonda.
Queste religiose adoratrici del preziosissimo Sangue, dette Bufaline, vennero introdotte nel comune di Vallerotonda nel novembre del 1856 per lo stesso oggetto dell’educazione morale e civile delle ragazze. Desse sono mantenute in parte dal comune, in parte dal clero, e dai particolari.
Vedi “La scienza e la fede”, fasc. di novembre 1856, pag. 463.
8. Le religiose del Terz’Ordine di S. Francesco di Assisi nel comune di Villetta.
Nel settembre del 1856 fu aperto con le debite facoltà superiormente communicate un reclusorio di queste religiose nel comune di Villetta. Oggi le religiose sono nel numero di cinque, e riscuotono la stima e la riverenza del paese.
9. Congregazione della dottrina cristiana nel comune di San Germano.
Questa sacra opera fu stabilita al 1° gennaro anno corrente 1858. Si esegue in tutti i giorni festivi di precetto a vantaggio spirituale dei ragazzi della povera gente, e degli artisti. È presieduta dai parrochi ma è particolarmente affidata a due sacerdoti del comune.
10. Le religiose Bufaline nel comune di Cervaro.
Queste religiose anderanno fra breve a stabilirsi nel comune di Cervaro per l’oggetto di sopra indicato. Il comune con deliberazione deccisionale del 10 dicembre 1857 ha assegnata la somma di ducati 100 annuali, e pel resto del loro mantenimento vi concorrerà l’opera del clero e dei particolari.

[p. 6]

11. Desiderio dei PP. Passionisti nel comune di San Germano.
La diocesi cassinese ha nudrito un antico desiderio di avere qualche casa dei PP. Passionisti. Nel 1854, ed ancora nel 1857, e ne sono fatte le più calde premure al Proposito generale in Roma, il quale per ragioni particolari di sua Congregazione non ha creduto di condiscendere alla fondazione di una casa dell’Ordine nel comune di San Germano.
12. Sulle religiose Cappuccinelle nel comune di San Germano.
Con reale decreto del 1852 furono da S(ua) M(aestà) D(ei) G(ratia) accordati i superi di rendita di tutti i luoghi pii laicali esistenti in San Germano ad oggetto di restaurarsi l’antico locale delle Cappuccinelle. I lavori di rifazione sono cominciati, ed al termine d’essi lavori saranno chiamate le religiose.

 

ART. IV
DECORAZIONI A CHIESE COLLEGIATE O RICETTIZIE

1. Insegne maggiori.
Con bolla del dì 18 maggio 1857(f) e colle facoltà superiormente ricevute fu accordato al capitolo della insigne collegiata di S.a Maria del Colle in Pesco Costanzo l’uso delle insegne maggiori, cioè mezzacappa, stolone ecc.
2. Insegne minori.
Secondo le facoltà proprie dell’Ordinario fu permesso ai capitoli delle due novelle chiese ricettizie di Santa(d) Maria del Carmine in San Germano, e di San Giorgio l’uso delle insegne minori, cioè la mozzetta sopra la cotta, e ciò con bolla del 4 agosto 1855 e del 10 luglio 1857.

(a) Nell’angolo in alto a sinistra si legge ad inchiostro Riserbatissima e a destra a matita di altra mano nell’angolo corrispondente 3 febbr. 58    (b) fuori—ordinarie] aggiunto della stessa mano di Celesia nell’interlineo
(c) per sua—intelligenza] sottolineato
(d) Santa] si è preferito lasciare così com’è nel testo a differenza di S. finora usato per i soli toponimi relativi a chiese e monasteri
(e) Sul foglio in alto si legge da riportarsi 6212, 50, cioè la cifra da ricomprendersi nel totale stesso
(f) 18 mag(gio)] con inchiostro azzurro e non bruno come finora nel testo

INDICE DEI NOMI DI LUOGO

*Il numero romano corrisponde all’articolo (I-IV), il numero arabo alla relativa cifra in ciascun articolo.

Acquaviva d’Isernia (Isernia): II, 3                                                                Sant’Elia Fiumerapido (Frosinone): I, 3. 7
Agnone di Atina (oggi Villa Latina, Frosinone): I, 5                                             S. Cataldo, chiesa: II, 7
Belmonte Castello (Frosinone): II, 10                                                            S. Pietro, chiesa: I, 3
Cardito, fraz. di Vallerotonda (Frosinone): I, 2                                               S. Germano (oggi Cassino, Frosinone): II, 12;
Cerro al Volturno (Isernia): I, 1; II, 5                                                                III, 2. 5. 6. 9. 11. 12; IV, 2
S. Maria, chiesa: II, 5                                                                                  S. Maria del Carmine, chiesa: III, 2; IV, 2
Cervaro (Frosinone): III, 10                                                                             S. Scolastica, monastero: II, 12
S. Paolo, chiesa: II, 8                                                                              San Giorgio a Liri (Frosinone): II, 1. 2; III, 1;
Cese vd. Valleluce: I, 3                                                                                    IV, 2
Colli a Volturno (Isernia): II, 11                                                                        S. Rocco, chiesa: II, 2
S. Leonardo, chiesa: II, 11                                                                      S. Vincenzo al Volturno vd. Rocchetta a Volturno
Olivella, fraz. di Sant’Elia Fiumer. (Frosinone): I, 7                                          Scapoli (Isernia): I, 6
Pantano, fraz. di Scapoli (Isernia): I, 6                                                          Vallegrande, fraz. di Villa Latina (Frosinone):
Pescocostanzo (L’Aquila): III, 5; IV, 1                                                               I, 5
S. Maria del Colle, chiesa: IV, 1                                                                Valleluce, fraz. di Sant’Elia Fiumerapido
Propoia (o Prepoia), contrada a nord di Casalu-                                                 (Frosinone): I, 3
cense, Sant’Elia Fiumerapido (Frosinone): I, 7                                       Vallerotonda (Frosinone): I, 2. 4; III, 7
Rocchetta a Volturno (Isernia): II, 4                                                             Valvori, fraz. di Vallerotonda (Frosinone):
S. Vincenzo al Volturno, monastero: II, 6                                                     I, 4
San Biagio Saracinisco (Frosinone): II, 9                                                       Villetta Barrea (L’Aquila): III, 8

1 Cfr. F. Malgeri, Celesia, Michelangelo, in Dizionario Biografico degli Italiani, 23, Roma 1979, pp. 374-377; F.M. Stabile, Celesia, Michelangelo, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, A-L, III/1, dir. F. Traniello, G. Campanini, Casale Monferrato 1984, pp. 211-212; T. Leccisotti, Per la storia della diocesi cassinese. L’Abate Celesia (1850-1858), in «Diocesi di Montecassino. Bollettino Diocesano», 33 (1978), pp. 293-296.
2 Cfr. Montecassino, Archivio Storico della Procura Generale della Congregazione Cassinese, vol. 117, Regimen Congregationis Benedictino-Casinensis […] anni MDCCCLVIII, f. 33r (S. Martino delle Scale, Palermo).
3 Cfr. R. Ritzler, P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VIII, 1846-1903, Patavii 1979, pp. 52, 434, 438; Z. Pięta, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, IX, 1903-1922, Patavii 2002, pp. 5, 287.
4 Montecassino, Archivio privato dell’Abbazia, Decretum n. 26793 [p. 1], in una vacchetta recante in primis «Acta Capituli generalis Congregationis Casinensis celebrati in Patavino monasterio S. Justinae die X. Maji MDCCLXXII» vi si legge nella parte finale [p. 7]: «Extractum ex decreto generali expedito die 12 Iunii 1850, quod in actis huius Sacrae Congregationis Episcoporum et Regularium asservatur. In quorum fidem. Datum Romae ex Segretaria eiusdem S. C. hac die 19 Iunii 1850». L’originale portava la firma del cardinale Antonio Francesco Orioli, prefetto della stessa Congregazione, e quella di Domenico Lucciardi arcivescovo tit. di Damasco, segretario. Segue infine: «Concordat cum suo originali quod penes nos asservatur. In quorum fidem haec copia extracta fuit. Datum ex monasterio SS. Trinitatis Cavae, die XVa Iulii 1850. Domnus Onuphrius Granata Abbas Ordinarius et Apostolice Sedis delegatus». In calce il timbro in ceralacca con lo stemma abbaziale del Granata, che originario di Messina, in quello stesso anno era stato inviato come abate a Cava.
5 (1815-1883), cfr. M. Cassandro, Un precursore della Conciliazione: l’Abate Simplicio Pappalettere (con documenti inediti), Barletta 1936; T. Leccisotti, Uno dei tentativi di conciliazione del 1861 (con documenti inediti), in «Archivio Storico per le Province Napoletane», s. III, 2 (1963), pp. 419-456; Id., Don Simplicio Pappalettere e la restaurazione monastica del secolo XIX, in «Benedictina», 19 (1972), pp. 108-121; Id., Pio IX e il “caso” dell’abate Pappalettere (1860-1863), in «Pio IX», 4 (1975), pp. 204-279.
6 Cfr. G. Lunardi, La congregazione sublacense O.S.B., I, L’abate Casaretto e gli inizi (1810-1878), Noci 2003; M. Dell’Omo, Storia del monachesimo occidentale dal medioevo all’età contemporanea. Il carisma di san Benedetto tra VI e XX secolo, Milano 2011, pp. 470-477.
7 Cfr. Montecassino, Archivio Storico della Procura Generale della Congregazione Cassinese, vol. 2, Monte Cassino, d’Orgemont: «Rilievi sullo stato della diocesi cassinese dal mese di maggio 1850 a maggio 1858», 6 pp. (cfr. l’edizione infra).
8 Ibidem.
9 Le chiese ricettizie, come scriveva nella relativa voce dell’Enciclopedia Italiana (vol. XIX, Roma 1936, p. 255) Arturo Carlo Jemolo, sono: «Enti morali esistenti nell’Italia meridionale, costituiti da corporazioni di chierici col fine della cura d’anime o dell’esercizio collettivo del culto divino, con un patrimonio comune, senza prebende per i singoli partecipanti: civiche, quando l’ammissione fosse riservata ai chierici di un dato comune, familiari, quando fosse riservata ai chierici di una famiglia; innumerate o numerate, secondo che accogliessero tutti i chierici di un comune o di una famiglia, o soltanto un numero determinato». Ampia è la bibliografia su questa tipologia di chiesa: cfr. specialmente V. De Vitiis, Chiese ricettizie e organizzazione ecclesiastica nel Regno delle Due Sicilie dal Concordato del 1818 all’Unità, in G. Galasso, C. Russo (a cura di), Per la storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia, II, Napoli 1982, pp. 349-481; ampia nota bibliografica in M. Campanelli, Centralismo romano e “policentrismo” periferico. Chiesa e religiosità nella Diocesi di Sant’Alfonso Maria de Liguori, Milano 2003, p. 112 nota 126.
10 Cfr. O. Tamburini, Istruzione e carità a Cassino tra Otto e Novecento. L’impegno delle Suore Stimmatine e delle Suore della Carità, Bibl. del Lazio meridionale, 19, Montecassino 2004, pp. 97-115.
11 La chiesa, distrutta a causa dei bombardamenti subiti negli anni 1943-1944 nel corso della seconda guerra mondiale, era ubicata nel sito corrispondente all’attuale corso della Repubblica, nei pressi dell’Istituto delle Suore Stimmatine. In origine era sorta sulle fondamenta della chiesa rurale di S. Maria della Strada, che ancora nel ‘400 doveva essere alquanto distante dal centro abitato, se fu degno di nota il fatto che il 25 settembre 1473 Ludovico de Borsis, vescovo dell’Aquila e vicario generale dell’abate commendatario di Montecassino Giovanni d’Aragona, andando incontro a quest’ultimo e al cardinale Rodrigo Borgia, futuro Alessandro VI, che accompagnava il commendatario per ordinarlo diacono, si spinse con il clero e i rappresentanti della città fino alla stessa chiesa di S. Maria (cfr. N. Picozzi, Gli abati commendatari di Montecassino 1454-1504, in M. Dell’Omo, a cura di, Montecassino nel Quattrocento. Studi e documenti sull’abbazia cassinese e la “Terra S. Benedicti” nella crisi del passaggio all’età moderna, Miscellanea Cassinese, 66, Montecassino 1992, p. 155).
12 Fondata da Maria de Mattias ad Acuto (Frosinone) nel 1834 e definitivamente approvata dalla Sede Apostolica nel 1878, la Congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo fu ispirata da s. Gaspare del Bufalo, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue (cfr. A. Maraone, Le Adoratrici del Sangue di Cristo nella Chiesa e nel mondo, Roma 1984; sulla presenza della Congregazione a Vallerotonda cfr. A. Pantoni, Vallerotonda. Ricerche storiche e artistiche, a cura di F. Avagliano, Biblioteca del Lazio meridionale, 5, Montecassino 2000, pp. 63-65).
13 Cfr. B.P. Alonso, F. Piélagos, Epoca del P. Antonio di S. Giacomo Testa: 1839-1863. Storia della congregazione della Passione di Gesù Cristo, 3, Roma 2011.
14 Non a caso erano stati gravi i danni subiti dal Ritiro delle Cappuccinelle insieme ad una metà della chiesa del Riparo, a causa del saccheggio subito dalla città nel maggio del 1799 ad opera dei soldati francesi (cfr. G. Lena, San Germano tra antico regime ed età napoleonica, II, Biblioteca del Lazio meridionale, 18, Montecassino 2000, p. 51).
15 T. Leccisotti, Per la storia della diocesi cassinese … cit., pp. 295-296.
16 Cfr. O. Fraia-Frangipane, La Terra di San Vincenzo a Volturno, Notizie storiche edite a cura di F. Avagliano, Montecassino 1982, pp. 37-39.
17 A. Pantoni, Vallerotonda … cit., p. 88 accoglie l’opinione che l’origine della parrocchia di S. Maria delle Grazie di Cardito risalga al 1825, mentre in base alla testimonianza del Celesia sembra essere di poco posteriore.
18 Sulla prepositura cassinese di Valleluce cfr. M. Dell’Omo, S. Angelo di Valleluce. Dalle origini al Quattrocento, in «Diocesi di Montecassino. Bollettino Diocesano», n.s., 44 (1989), pp. 137-141.
19 La chiesa parrocchiale di S. Pietro, le cui origini risalgono al sec. XIII, già nel 1737 appariva bisognosa di urgenti lavori di restauro che ancora nel 1801 non erano ultimati; del suo smembramento durante il governo dell’abate Celesia si avvantaggiarono le chiese di S. Maria Nova e quella di S. Cataldo (cfr. A. Pantoni, Notizie storiche. Sant’Elia Fiume Rapido, III, in «Diocesi di Montecassino e Prepositura di Atina. Bollettino Diocesano», 21, 1966, pp. 122-124).
20 La chiesa dell’Addolorata di Valvori era stata elevata al rango di parrocchia già nel 1837 (cfr. A. Pantoni, Vallerotonda … cit., pp. 62, 88-92).
21 Nell’ex-feudo di Pantano annesso al comune di Scapoli era la chiesa di S. Maria delle Grazie (cfr. O. Fraia-Frangipane, La Terra di San Vincenzo … cit., p. 26).
22 Sulla chiesa maggiore di S. Giorgio cfr. A. Pantoni, Notizie storiche. S. Giorgio a Liri, II, in «Diocesi di Montecassino e Prepositura di Atina. Bollettino Diocesano», 22, 1967, pp. 97-101.
23 Su questa chiesa le cui origini risalgono al 1538, cfr. ivi, pp. 101-103.
24 Titolare della chiesa è S. Anastasio martire (cfr. O. Fraia-Frangipane, La Terra di San Vincenzo … cit., p. 59); più esattamente la dedica originaria della chiesa era ai SS. Vincenzo e Anastasio, come si legge nella visita compiuta il 31 maggio 1697 dall’ultimo abate commendatario di S. Vincenzo e della sua “Terra”, il vescovo di Aversa Innico Caracciolo, che ne fece poi cessione a Montecassino con ratifica pontificia del 28 aprile 1702: « […] ad visitationem ecclesię parochialis SS.or. Vincentii et Anastasii Aquę vivę in summitate montis ex cuius visceribus, a latebris saliunt limpidissimę aquę, ex cuius proximo fonte accessit castro nomen Aquę Vivę» (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Acta Visitationis generalis insignis abbatię nullius S. Vincentii prope fontes Vulturni […] ab undecimo kal. Iunii usque ad 4.m idus eiusdem mensis anno .MDCLXXXXVII., f. 46r).
25 Faccio ricorso ancora una volta alla penna autorevole di A.C. Jemolo, alla voce Patronato, in Enciclopedia Italiana (vol. XXVI, Roma 1935, p. 525): «Un’altra forma particolare di patronato era quello regio, concesso al sovrano, indipendentemente dal fatto di avere fondato o dotato delle chiese, per cui gli si accordava di proporre o presentare (talora le concessioni pontificie parlavano di nominare, ma si trattava sempre di proposta) a dati benefici, per lo più alle sedi vescovili».
26 Chiesa dedicata all’Assunta (cfr. O. Fraia-Frangipane, La Terra di San Vincenzo … cit., p. 22).
27 Di incerte origini la chiesa, che era ubicata nei pressi dell’omonima porta, appare elencata nei Registri degli abati cassinesi del ‘300 e descritta nell’inventario del 1708 (cfr. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Inventaria ecclesiarum, III, ff. 119r-130v). Il restauro iniziato nel 1857 al quale si fa qui riferimento doveva essere già completo nel 1865; i danni subiti nella II guerra mondiale non ne hanno più permesso il ripristino (cfr.  A. Pantoni, Notizie storiche. Sant’Elia … cit., pp. 125-128).
28 Su questa chiesa alla cui edificazione diede un primo decisivo impulso l’abate Bernardo Aiglerio nel 1271, cfr. A. Pantoni, Notizie storiche. Cervaro, I-II, in «Diocesi di Montecassino e Prepositura di Atina. Bollettino Diocesano», 23, 1968, pp. 67-74, 111-117 (passim); Id., Notizie storiche. Cervaro, IV, in «Diocesi di Montecassino e Prepositura di Atina. Bollettino Diocesano», 24, 1969, pp. 36-39.
29 San Biagio Saracinisco, parrocchia di S. Biagio vescovo. Circa la rinascita in età moderna di questo centro abitato proprio intorno all’antica chiesa di S. Biagio, si legge in un «Notamento contro la pretenzione de’ coloni nel feudo di Saracinisco, di far parlamento, acquistar demanio e trovar modo da sodisfare la regia Corte, a guisa d’ogni altra terra del Regno», firmato dall’archivista Rainaldo Santomango il 16 giugno 1761 (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, S. Biagio [Saracinisco], I: «[f. 1r] Stimase abitata questa terra fin’all’anno 1656, nel qual tempo, sopraggiunta la peste, che prima afflisse la Lombardia, e poi il Regno, fu all’intutto dissabitata e distrutta. Indi poi a qualche tempo, e propriamente nel 1678 si riunirono in Saracinisco alcune famiglie di Vallerotonda, Picinisco, Agnone e di Atina, terre convicine nelle quali seguitarono per qualche tempo a pagare il fuoco, quantunque un tal pagamento fosse di poi stato interrotto a cagion della povertà di esse famiglie. Non dispiacque al monastero de Monte Casino che alcune famiglie si fossero nuovamente introdotte e radunate | [f. 1v] intorno al borgo della distrutta terra di Saracinisco – ove si fermarono ad abitare o per il comodo dell’antica chiesa sotto il titolo di Sambiase, o per non abitare nel centro della terra, ov’erano stat’i primi abitatori attaccati dal contaggio – per il comodo che ne ritraeva dai medesimi, i quali lavorando e coltivando il terreno, e tutto il territorio compreso nel feudo sudetto come veri e reali coloni, ne avrebbono sodisfatta la parte colonica»).
30 Belmonte Castello, parrocchia di S. Maria Assunta. Circa l’origine della dedica, ecco quanto si legge sul frontespizio interno di un fascicolo relativo allo status animarum della stessa chiesa madre di Belmonte: Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Belmonte, busta III: «Status animarum ecclesię matricis Terrę Belmontis sub titulo S. Maria Gratiarum hodie Assumptio nuncupata a principio secoli, 1611».
31 In un «Notamento delle chiese e luoghi pii che esistono in distretto e giurisdizione di questa terra de Colli Badia di S. Vincenzo a Volturno e Provincia di Terra di Lavoro» datato il 17 novembre 1777 (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Colli, busta I), oltre alla parrocchia dell’Assunta e alla chiesa extra moenia di S. Antonio di Padova, si elenca la chiesa extra moenia risalente al sec. XV, «sotto il titolo di S. Lonardo Abbate, quale si mantiene colle sue proprie ed effettive rendite».

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