Montecassino e i Polacchi*

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Studi Cassinati, anno 2014, n. 1
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A Gibilterra, nella Punta Europa, l’estremità più meridionale della penisola, si trova il «Sikorski Memorial», un monumento dedicato al generale polacco Wladyslaw Sikorski. L’opera, che sostituisce quelle erette nel 1945 e nel 2003,  è stata inaugurata il 4 luglio 2013 in occasione del settantesimo anniversario della scomparsa del generale polacco. Dal settembre 1939 Wladyslaw Sikorski era a capo del governo polacco in esilio nonché comandante delle forze armate polacche. Nel luglio del 1943 si era recato da Londra in Medio Oriente per visitare i contingenti militari polacchi lì schierati. Al ritorno aveva fatto tappa a Gibilterra per verificare lo stato delle fortificazioni della rocca. Il 4 luglio 1943 il suo aereo, un B-24 Liberator della RAF, ripartì da Gibilterra diretto verso l’Inghilterra  ma immediatamente dopo il decollo si schiantò. Sikorski perì assieme ad altre 15 persone, fra cui la figlia, e il suo corpo non fu mai recuperato. Pur non essendo mai stata del tutto accertata l’esatta dinamica dell’incidente, sulla sua morte sono nate alcune teorie fra cui quelle che sia stato vittima di un complotto ordito dagli inglesi o dai sovietici in quanto dall’aprile precedente si era giunti alla scoperta del massacro di Katyn (oltre 20.000 polacchi, militari e civili, uccisi dall’Armata Rossa) e Sikorski chiedeva con forza che se ne appurassero le responsabilità.
Il «Sikorski Memorial» è costituito da una struttura semicircolare al cui centro è posizionata un’elica del B-24 Liberator. Nelle lapidi in pietra arenaria polacca collocate sulla parete retrostante sono state scolpite delle frasi in lingua inglese. In alcune, di cui si propone la traduzione, si legge:
«POLONIA – il primo paese a cadere vittima di una doppia aggressione: da parte del Reich tedesco e dell’Unione Sovietica (il 28.09.1939 a Mosca, entrambi gli aggressori ed occupanti firmarono un trattato di amicizia e di confine che costituì la quarta divisione della Polonia e divise il suo territorio esattamente a metà) …
POLONIA – il cui esercito segreto (l’Esercito Nazionale, che contava circa 350 mila soldati) fu il più forte esercito nell’Europa occupata dalla Germania …
POLONIA – il primo e più fedele alleato della coalizione vittoriosa, combatté su quasi tutti i fronti della Seconda Guerra Mondiale «per la nostra e la vostra libertà» dall’1.09.1939 fino all’8.05.1945 in Europa e fino al 2.09.1945 nell’Estremo Oriente, lasciando le tombe dei suoi soldati in 43 paesi del mondo …
POLONIA – pagò per la sua partecipazione nella 1Seconda Guerra Mondiale, che causò enormi perdite uma-ne (circa il 20% dei suoi abitanti), perdendo la metà del suo territorio (unico stato alleato a soffrire questo) e perdendo anche la sua sovranità per i successivi 45 anni …
Il Generale Wladyslaw SIKORSKI, primo Capo di governo e primo Comandante Supremo dell’Esercito Polacco in esilio nel 1939-1943, fu a quel tempo un simbolo della resistenza polacca e dell’incessante combattimento polacco, che continuò a dispetto della perdita del suo stesso territorio … Egli fu una personificazione e un simbolo delle speranze polacche di vittoria e di riconquista dell’indipendenza …
Il Generale Wladyslaw SIKORSKI non visse abbastanza per vedere né la più grande vittoria polacca nella Seconda Guerra Mondiale (la presa di Montecassino nel maggio 1944) né la creazione del settore di occupazione polacca nell’ambito della zona di occupazione britannica in Germania (nel maggio 1945) … Egli non visse abbastanza neanche per vedere la fine vittoriosa della Seconda Guerra Mondiale, così amara per la Polonia e per i polacchi …
Quindi il monumento al Gen. Wladyslaw SIKORSKI a Gibilterra non è solo una commemorazione della sua tragica morte, ma anche un omaggio simbolico ai sogni infranti di poche centinaia di migliaia di suoi soldati (soldati dell’Esercito Polacco in esilio e soldati dell’Esercito Nazionale nella Polonia occupata) di una patria libera e sovrana …».2

* Da Francesca Palombo, giovane ricercatrice appartenente alla categoria dei cosiddetti «cervelli in fuga», portatasi nell’estrema punta meridionale della penisola iberica, riceviamo e volentieri pubblichiamo le foto scattate, a testimonianza, ove ce ne fosse ancora bisogno, dello speciale rapporto instauratosi tra il popolo polacco e Montecassino.

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