72 anni fa le prime vittime di guerra a Cassino Anniversario del primo bombardamento di Cassino


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Studi Cassinati, anno 2015, n. 3
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di Adriana Letta

Foto-09Giovedì 10 settembre 2015 la città di Cassino ha commemorato una data impressa dolorosamente nel cuore dei cassinati. Infatti il 10 settembre 1943 ci fu il primo bombardamento di Cassino, appena due giorni dopo l’annuncio dell’armistizio che aveva fatto sperare che la guerra fosse finita. Il bombardamento delle forze angloamericane fu tanto inatteso quanto tragico e segnò l’inizio di un terribile calvario, riservato alla Città e al Monastero. In quel giorno persero la vita oltre cento cittadini incolpevoli, di cui solo 67 è stato possibile identificare.
Nella mattinata del 72° anniversario di quell’orribile giorno si è svolta in piazza De Gasperi, davanti al Monumento ai caduti, una sobria e toccante cerimonia curata dall’Amministrazione comunale. Alle 10,50, ora in cui gli aerei cominciarono a sganciare bombe su Cassino, una sirena ha suonato per un minuto per ricordare a tutti, col suo suono sgradevole che sa di allarme, di paura e di morte, quella tragica mattina, poi il sindaco Giuseppe Golini Petrarcone, con gesto significativo, ha deposto sul Monumento un fascio di fiori in onore delle vittime, seguito da un intenso minuto di silenzio e di raccoglimento. Erano presenti, oltre ai rappresentanti istituzionali del Comune, con il Gonfalone decorato di Medaglia d’oro al Valor militare, anche associazioni combattentistiche e d’arma con le loro bandiere e semplici cittadini che non dimenticano. Un momento breve ma emozionante, dedicato a quelle prime vittime e a tutte le numerose altre, civili e militari, che morirono nei mesi successivi a causa della guerra, i cui nomi sono riportati sul Muro del Martirologio, presso il Monumento ai caduti dove sorge il cippo che riporta la motivazione del conferimento della Medaglia d’oro.
Nel pomeriggio, alle 17.00, nella Chiesa di Sant’Antonio in piazza G. Diamare, grazie all’iniziativa del CDSC-Onlus (Centro Documentazione e Studi Cassinati) che è divenuta ormai da anni un appuntamento fisso ed irrinunciabile, è stata celebrata una Messa di suffragio. Un momento di raccoglimento con i familiari superstiti e con quanti sono uniti nel ricordo dei caduti. In prima fila, accanto al sindaco in carica, anche il novantunenne dott. Mario Alberigo, già sindaco di Cassino, memoria storica della città.
A celebrarla è stato il parroco don Benedetto Minchella, che ha avuto parole toccanti nel ricordare i tanti cittadini deceduti e il legame con loro creato dal ricordo e dalla preghiera dei vivi. Dopo l’omelia, Gaetano de Angelis-Curtis, presidente del CDSC, ha rievocato gli eventi storici in cui la città̀ fu rovinosamente coinvolta e il prof. Ernesto Cossuto ha dato lettura dell’elenco delle vittime di quell’evento drammatico, quelle di cui si ha notizia certa. Impressionante constatare quanti bambini e giovani persero la vita: in una famiglia morirono sei fratellini da uno a undici anni di età, in un’altra famiglia quattro, in un’altra tre, in un’altra un bimbo di appena un giorno. Il totale delle vittime accertate è di 67, ma mancano all’appello circa 40 vittime.
Al termine della celebrazione, molto partecipata e raccolta, il sindaco ha preso la parola, non solo per ricordare l’episodio ma, stabilendo un confronto tra quei bambini morti 72 anni fa con il bambino siriano morto nei giorni scorsi sulla spiaggia di Bodrum, la cui foto sconvolgente ed emblematica ha fatto il giro del mondo, ha voluto mostrare la crudeltà e l’assurdità della guerra, di ogni guerra. E poiché, ha concluso, la storia non è solo memoria ma anche monito, questo deve essere fatto conoscere alle nuove generazioni perché sappiano e comprendano. E non ripetano gli errori del passato. Anzi, ha annunciato anche la pubblicazione di un’antologia che faciliterà questo compito divulgativo. Era bello vedere, al termine della celebrazione, che le persone si incontravano e si parlavano, non avrebbero voluto andar via, forse per mantenere viva quell’atmosfera familiare di condivisione e di fratellanza.

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Stralcio dell’intervento del presidente del CDSC-Onlus, Gaetano de Angelis-Curtis:
«Un saluto alle autorità, al sig. sindaco di Cassino avv. Giuseppe Golini Petrarcone, al dott. Mario Alberigo già sindaco di Cassino, a tutti i presenti, soci, amici, sostenitori del CDSC.
Come ogni anno ci ritroviamo per ricordare chi ha sacrificato la propria vita nel corso dei tragici e cruenti eventi bellici.
Il 2015 è stato un anno denso di ricorrenze per il settantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale: in Italia celebrato il 25 aprile, in Europa l’8 maggio con la resa incondizionata della Germania, nel Pacifico e in Asia il 15 agosto, dopo le due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, con la resa del Giappone.
Noi del Cassinate abbiamo anche un’altra ricorrenza da ricordare: settant’anni fa il 6 settembre si spegneva a Sant’Elia Fiumerapido l’abate don Gregorio Diamare colui che il 15 febbraio 1944 si vide sbriciolare sul capo le mura dell’abbazia di Montecassino quando la badia cassinese fu distrutta per la quarta volta nel corso della sua più che millenaria storia. Aveva lasciato i ruderi dell’antica abbazia due giorni dopo la distruzione, il 17 febbraio, alla testa di un mestissimo corteo portando una grande croce fra le mani. Raggiunto il territorio di Villa Santa Lucia fu prelevato assieme a don Martino Matronola e portato al comando tedesco di Castelmassimo di Veroli, poi a Roma doce, nei giorni successivi, fu ricevuto da papa Pio XII. Nella tarda estate era tornato in questi luoghi stabilendosi prima a Valleluce e poi a Sant’Elia Fiumerapido pensando alla comunità monastica cassinese, alla popolazione locale. Il 15 agosto 1945 volle celebrare a Cassino la tradizionale festa della Madonna dell’Assunta ma fu anch’egli colpito dalla malaria che infieriva in tutta la valle del Rapido e in quella del Liri. Oramai provato e segnato fortemente, il suo corpo si consumò velocemente e il 6 settembre successivo, l’ottantenne d. Gregorio, di cui 36 spesi come abate di Montecassino, spirò. Per l’opera svolta a favore e in difesa della popolazione del cassinate negli anni di guerra, il Governo italiano decise di assegnargli alla memoria la Medaglia d’oro al Valor civile, consegnata dal ministro Giuseppe Spataro all’abate Ildefonso Rea il 15 febbraio 1953, nono anniversario della distruzione di Montecassino. Tuttavia la vita abaziale di d. Gregorio Diamare fu attraversata anche dalla prima guerra mondiale. Pochi sanno che anche nel corso del primo conflitto mondiale si prodigò in difesa della popolazione dei paesi della diocesi cassinese fornendo sostegno e assistenza «alle famiglie bisognose e prive dell’aiuto de’ loro giovani» impegnati al fronte, spedendo pacchi di vestiario e alimenti ai combattenti e ai prigionieri. Anche questa sua meritoria opera gli valse una Medaglia d’oro. Ecco dunque, attraverso il ricordo di mons. Diamare, va rievocata un’altra immane tragedia quale quella del primo conflitto mondiale che nel 2015, altra significativa ricorrenza, celebra i cento anni dall’ingresso dell’Italia in guerra avvenuto il 24 maggio 1915. Cassino ebbe 276 suoi giovani figli morti nella grande guerra, circa 5.000 da paesi e città dell’alta Terra di Lavoro, 650.000 in tutta Italia. Anche a loro tutti e di tutte le nazioni il ricordo della celebrazione odierna».

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