Cervaro: semplici memorie di un soldato, Antonio Minchella e la Grande Guerra

 

Studi Cassinati, anno 2016, n. 1
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di Tonino Bianchi

05Mio nonno Antonio Minchella, classe 1894, nato in località Sprumaro di Cervaro prese parte alla prima guerra mondiale assieme a due suoi fratelli, Umberto e Davide. Tutti e tre si ritrovarono a combattere sulle montagne del Trentino anzi un giorno, il 17 agosto 1917, Antonio poté incontrare, anche se per pochi minuti, Davide che si apprestava a raggiungere la prima linea per andare all’attacco con il suo reggimento, un’azione dalla quale però non fece ritorno. Infatti dei tre fratelli, Umberto1 e Davide2 morirono su quelle montagne per le ferite riportate in combattimento mentre tornò a casa il solo Antonio ma dopo aver trascorso un anno e mezzo tra prima linea e trincee, tra sofferenze, neve, freddo e una ferita grave al torace che lo costrinse ad una serie di operazioni chirurgiche, quindi più di un anno di internamento in un campo di prigionia in Germania, il ritorno in Italia nel dicembre 1918 alla fine della guerra e ancora un altro anno e mezzo di servizio militare prima di essere congedato e ricevere una «misera pensione». In casa conserviamo gelosamente il breve ricordo di quella sua dura e difficile esperienza che nonno Antonio ha voluto lasciarci. Si tratta di quattro paginette scritte in modo molto semplice ma essenziale, in un italiano frammisto a dialetto sprumarese-cervarese ma che hanno per la nostra famiglia un grande valore affettivo e che qui si propongono:
«Io sottoscritto Minchella Antonio nato a Cervaro il 24.6.1894, nello scoppio della guerra 1915, partii per soldato nel novembre del 1915 al 214° reggimento fanteria a Siena, a marzo del 1916 partimmo per l’Albania, il 2 giugno dovemmo ripartire per raggiungere il fronte austro-ungarico sul Trentino e così arrivammo il 17 giugno del 1916. Di fronte ad una loro avanzata contro di noi dovemmo stare 4 giorni e notte a difenderci ove nella stessa battaglia c’era anche il mio defunto fratello Umberto, scomparve disperso nelle prime ore di combattimento entro quei lampi di fuoco, il reggimento si riduce a 850 soldati da 3600, con pochi giorni di riposo riformammo il reggimento e dovemmo ritornare di nuovo al fronte Asiago Camporovere, ci avvicinammo in linea il 13 luglio, io fui comandato a tagliare il reticolo nemico, partii al piccolo posto, e fui sotterrato da una piccola cannonata e uscii salvo, rimasero sotterrati i miei attrezzi militari, sia il fucile che la pinza, in seguito il fucile lo dovetti pigliare ad un altro dei nostri compagni decaduti, nello stesso tempo fu smessa l’avanzata e nel frattempo dopo fummo spostati a destra sempre nel Trentino verso cima, 11 e 12 ci preparammo per un’altra avanzata ma non riuscimmo a fare nulla per andare avanti. Poi nel frattempo si presenta la vernata, il 20 settembre cominciò la neve e con tutto ci avevano preparati per un’altra avanzata ma non ci fu possibile perché la neve si moltiplicava giorno e notte, allora fu deciso di non andarsene da lì lungo la vernata del 1916 e così dovemmo stare lungo la vernata a resistere in mezzo a metri e metri di neve, nel frattempo poi viene maggio del 17 e ci portarono a riposo così dicevano i nostri ufficiali. Mentre fu un mese di sacrifici di finte battaglie, io con poca scuola dicevo “ma se stiamo a fare quella vera a che serve questa?”.
E così venne giugno del 17 e ci tocca tornare al fronte di fronte ad una avanzata e così furono macellate un’altra quantità di soldati senza nessuna conquista. Dovemmo stare lì. Poi luglio dello stesso anno fummo trasferiti nelle frontiere di Trieste e per pura combinazione fui mandato in licenza 15 giorni più i viaggi. Tornai dalla licenza nella metà di agosto e ci avevano preparati per l’avanzata e per fortuna riuscii a trovarmi con il fratello Davide 17 agosto del 1917 che partiva per l’avanzata che dovevamo da fare ed io gli dissi adesso ci troviamo tutti e due qui c’è da fare adesso, pochi minuti di tempo mentre lui si avvicinava sulla linea e così fui costretto a lasciarlo dove che io ho commesso una lontananza che non potevo fare per andare a trovare il mio fratello e così pochissimi giorni dopo scomparve con gravi ferite alla testa per la grandezza della Patria.
Il 29 agosto io entravo in battaglia, il 2 settembre fui ferito alla spalla destra con ferita riportata al polmone destro, ricoverato all’ospedale Cormòns (ospedale da campo n. 230 di Angoris di Cormòns – Go –) dopo qualche mese fui trasferito all’ospedale di Udine. [L’]11 ottobre fui operato al torace destro con due costole tagliate per guarire il polmone insanguinato dalla pallottola, nella fine di ottobre fummo prigionieri dei famosi tedeschi con l’accordo del generale Cadorna e fui trasferito in Germania diretto all’ospedale, alla fine del gennaio del 18 fui rioperato dai dottori tedeschi perché versavo in pericolo di vita, in seguito miglioravo e a luglio del 18 guarii e fui mandato a lavoro con un contadino, lì mi rimisi in buone condizioni. Venne l’armistizio e fui rimpatriato il 28 dicembre attraversando la Svizzera, giornata di allegria, giunto in Italia il 2 gennaio del 19, giunto a casa [l’]11 gennaio 1919, ripartii per Gaeta dopo la licenza, a giugno del 19 ripartii per Jugoslavia. Mi toccò un’altra operazione allo stesso posto, giunto a casa la fine di ottobre con tre mesi di licenza, la fine di gennaio ripartii per liquidazione così dopo mi fu assegnata quella misera pensione e giunsi a casa il 19 aprile del 1920».

1 Minchella Umberto di Giovanni, soldato 214° reggimento fanteria, nato il 20 maggio 1896 a Cervaro, distretto militare di Frosinone, disperso il 17 giugno 1916 sul monte Lemerle in combattimento.
2 Minchella Davide di Giovanni, soldato 39° reggimento fanteria, nato il 5 novembre 1893 a Cervaro, distretto militare di Frosinone, morto il 27 agosto 1917 nell’ospedale da campo n. 057 per ferite riportate in combattimento e sepolto nel Sacrario Militare di Redipuglia (Go).

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