Studi Cassinati, anno 2016, n. 1
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Già da qualche mese, presentato il 15 marzo scorso, è uscito il volume: Antologia dei Sopravvissuti 1943-1945 Storie vere dell’inferno di Cassino e della Linea Gustav, edito dal Centro Internazionale Giovanile Anne Frank- Cassino, Mondostudio edizioni, che raccoglie 122 tra articoli, saggi, brani già apparsi su periodici (riviste, giornali) o pubblicazioni autonome a opera di 71 autori curiosamente elencati nell’indice, con una sola eccezione, per ordine alfabetico di nome e non di cognome, mentre i quattro autori religiosi vanno ricercati sotto la lettera «d» di «dom». Se nella lingua italiana il nome (prenome, infatti) va sempre premesso al cognome (noto è l’episodio dello studente che chiedeva a Giosuè Carducci la verbalizzazione dell’esame) l’ordinamento per cognome è richiesto nella compilazione di elenchi o indici al fine di agevolare la ricerca, nello specifico caso, degli autori (che risulta ancor più difficile se il nome è riportato in modo errato, come nel caso della signora De Rubeis menzionata nell’Antologia come Valentina sebbene in realtà si chiami Alessandrina e pertanto avrebbe dovuto essere posizionata in elenco tra i primi e non tra gli ultimi autori; parimenti il nome di Della Valle è Antimo e non Antonio).
Dei complessivi 71 autori richiamati nell’Antologia ben 18 sono collaboratori stabili o hanno pubblicato i loro articoli su «Studi Cassinati». Il più gettonato nell’Antologia risulta essere il preside Giovanni Petrucci con quattro articoli (pp. 298, 422, 475, 511), quindi Cosmo Barbato con tre (pp. 55, 149, 260), Maurizio Zambardi con due (pp. 189, 485) e poi, con uno a testa, Alberto Mangiante (p. 65), Sergio Saragosa (p. 68), Emilio De Vivo (p. 133), Annunziata Di Biasio (p. 177), Costantino Iadecola [Jadecola] (p. 182), Benedetto Velardo (p. 345), Valentino Mattei (p. 354), d. Faustino Avagliano (p. 372), Egidio Baccilieri (p. 397), Antonio Valente (p. 411), Alessandrina De Rubeis (p. 436), Francesca Albani (p. 464), Gino Alonzi (p. 472), Anna Maria Arciero (p. 547) ed Emilio Pistilli (p. 623).
Delle 122 storie inserite nell’Antologia ben 24 risultano essere state ‘prelevate’ sic et simpliciter da «Studi Cassinati».
Il curatore dell’Antologia non si è minimamente preoccupato di informare o avvisare gli autori chiedendo l’autorizzazione alla riproduzione dei loro brani, né tanto meno lo ha fatto nei confronti di «Studi Cassinati». Anzi in tutte e 24 le storie ‘prelevate’ e riportate nell’Antologia non compare mai il nome di «Studi Cassinati» anche se, a norma di tutela del diritto d’autore, il riferimento bibliografico va obbligatoriamente indicato. Anzi il curatore ha dimostrato di non conoscere nemmeno il nome della nostra rivista. Infatti ogni volta, accanto a qualche scarna informazione sull’autore e alle sole indicazioni del numero e dell’anno di edizione del «Bollettino», il curatore si è limitato a segnalare che quei saggi, di volta in volta classificati come «articolo» (p. 65, p. 149, p. 189, p. 260, p. 298, p. 464, p. 485, p. 511), «nitidi ricordi» (p. 55), «accurato studio» (p. 68), «testimonianza» (p. 133, p. 354, p. 436), «racconto» (p. 177, p. 345, p. 472), «brano» (p. 182), «intervento» (p. 372), «pagine drammatiche» (p. 397), «memoria» (p. 411), «episodio» (p. 475), o «storie belliche» (p. 547), sono apparsi o sono stati pubblicati «nella rivista trimestrale del CDSC-Onlus». Addirittura due articoli risultano sforniti di indicazioni da dove siano stati tratti come nel caso del saggio di Giovanni Petrucci di p. 422 (pubblicato in «Studi Cassinati», a. VI, n. 2 aprile-giugno 2006, pp. 109-113, di cui è stato cambiato persino il più appropriato titolo originario) e quello di Emilio Pistilli di p. 623 (pubblicato in «Studi Cassinati», a. VII, n. 3 luglio-settembre 2007, pp. 159-175), parimenti va precisato che Alessandrina De Rubeis ha ricostruito le vicende degli ebrei internati a San Donato Val di Comino in ben cinque, e non due, articoli pubblicati in altrettanti numeri del «Bollettino» (a. V, 2005: n. 3 e n. 4, a. VI, 2006: n. 1, n. 2, n. 3). Mai che nelle 600 e più pagine dell’Antologia compaia o venga citato il nome di «Studi Cassinati» nonostante il nostro «Bollettino trimestrale di studi storici del Lazio Meridionale» abbia iniziato la sua attività nel 2000, abbia stampato nel corso di questi tre lustri ben 56 numeri e sia una delle più apprezzate pubblicazioni operanti nel panorama culturale del nostro territorio e non solo.
Nel caso di «Studi Cassinati» il curatore ha semplicemente utilizzato i comandi informatici di «copia e incolla», oltre ad aver arbitrariamente tagliato, in taluni casi, parti dell’articolo. Oltretutto nell’Antologia è riportato solo il testo mentre risultano omesse, lì dove presenti, le note che comunque rappresentano un necessario, sostanziale e inscindibile corredo di completamento delle informazioni o di rimandi e citazioni di altre pubblicazioni.
Al pari, nell’Antologia è stata inserita anche la vicenda di un militare combattente in Africa, fatto prigioniero dagli inglesi e internato in un campo di concentramento dell’India. Quel militare, oggi scomparso, era originario di Colonna («‘ndò stà?» si potrebbe chiedere), che è un Comune in provincia di Roma («e che c’azzecca» con le storie di Cassino e della linea Gustav? si potrebbe continuare). Con tutto il rispetto per la memoria di quel militare venutosi a trovare, suo malgrado, in una difficile situazione, ci sono stati tanti altri uomini provenienti da questo territorio che hanno sofferto anche loro la prigionia dopo aver combattuto in Libia, in Egitto o in Somalia, o che vissero giorni drammatici a Cefalonia, o sperimentarono dure forme di sopravvivenza in Grecia o nei Balcani, le cui storie sono state raccontate da «Studi Cassinati». D’altro canto non compaiono nell’Antologia e, dunque, non sembrano meritevoli di ricordo, le vicende, molto più tragiche e terribili, di coloro che furono imprigionati nei lager nazisti come Internati Militari Italiani. Diversamente svariati esempi sono offerti da «Studi Cassinati» (anche in quest’ultimo numero) che, per di più, si è interessato anche di giovani di questa terra figli di emigrati i quali hanno combattuto inquadrati in altri eserciti dove si sono fatti apprezzare. Inoltre per gli ex Internati Militari proprio grazie all’opera di sensibilizzazione e divulgazione svolta dal Cdsc-Onlus, i diretti interessati, o le loro famiglie, sono informati sulla possibilità di vedersi riconosciuta la Medaglia d’onore concessa agli ex IMI e consegnata in manifestazioni pubbliche tenute il 27 gennaio di ogni anno in occasione del «Giorno della memoria» istituito «in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti». Una giornata dunque, tesa a ricordare nella stessa occasione sia le vittime della Shoah (lo sterminio del popolo ebraico) sia coloro che subirono la deportazione, la prigionia e la morte.
Il curatore definisce l’Antologia addirittura alla stregua di una «Bibbia della Memoria» e ringrazia il Comune di Cassino per aver finanziato la stampa consentendo in tal modo di restituire «ai cassinati e agli abitanti della Linea Gustav una Memoria sottaciuta, quasi mutilata» (p. 13). Tuttavia queste asserzioni di «Memoria sottaciuta, quasi mutilata» non si addicono a «Studi Cassinati». Infatti, come noto, proprio per offrire il massimo della diffusione, divulgazione e circolazione delle tematiche e delle questioni trattate nei vari articoli e saggi il nostro «Bollettino» ha una duplice veste per cui alla più tradizionale stampa su carta si è volutamente affiancata, per ferma decisione di Emilio Pistilli e del gruppo dirigente fondatore, la pubblicazione digitale consultabile sul sito online www.studicassinati.it (oltretutto nel duplice formato di pdf e html). Chi ha accesso a Internet può inserire delle parole chiave negli specifici motori di ricerca utilizzati da tutti coloro che navigano sulla rete e poi vedere apparire, fra i vari risultati, anche i rimandi alle pagine di «Studi Cassinati» per cui, conseguentemente, gli articoli risultano facilmente consultabili.
Per finire va richiamato il contributo economico offerto dall’Amministrazione Comunale di Cassino: «Senza conoscere il passato, infatti, non è possibile gestire con razionalità né il presente né il futuro» scrive giustamente nell’Introduzione il sindaco della «città martire». Peccato che quando il Cdsc-Onlus sollecitò la stessa Amministrazione a ricordare un evento importante della storia della città quale quello del cambio di denominazione con l’abbandono del nome medievale di San Germano per riappriopiarsi di quello di Cassino, proponendo lo svolgimento, a 150 anni di distanza, di una semplice manifestazione «a costo zero» basata sulla convocazione di un Consiglio comunale aperto nel corso del quale il sindaco avrebbe provveduto a rievocare le motivazioni alla base di quella decisione adottata il 23 maggio 1863 e la nostra associazione avrebbe provveduto a consegnare una copia di quella delibera consiliare oggigiorno non più posseduta dall’Archivio comunale dopo le distruzioni e le devastazioni prodotte dalla seconda guerra mondiale, la risposta informale delle istituzioni cittadine fu che il mese di maggio 2013 si presentava troppo denso di appuntamenti e avvenimenti. In sostanza la conoscenza di quell’avvenimento e il ricordo di quanto deciso nel passato sono rimasti confinati nell’ambito di specifiche pubblicazioni.
Gaetano de Angelis-Curtis
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