Studi Cassinati, anno 2015, n. 4
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Intervista a Gerardo Vacana, ideatore e artefice del Premio
di Costantino Jadecola
«ALVITO, ottobre – Mario Equicola e Giulio Prudenzio: mancavano solo loro due a questo convivio letterario – il termine non è improprio – che ha visto affluire ad Alvito, oltre un pubblico numeroso quanto attento, anche un congruo numero di personaggi di primo piano del mondo culturale italiano, sicché Mario Equicola ed il “suo carnal nepote” Giulio Prudenzio erano i soli assentì. Ma giustificati.
Qualcuno, difatti, avrebbe voluto chiamarli in causa ma poi vi ha rinunciato, prudentemente, per non dare una coloritura campanilistica ad una manifestazione nata invece come espressione univoca dell’intera valle che al Premio ha dato il nome. Cosi, Mario e Giulio ne sono rimasti fuori come, d’altro canto ne è rimasta fuori la tradizione culturale di Alvito nel senso che nessun richiamo e stato fatto a certe espressioni, talvolta notevoli, della cittadina che sarà, come ha detto nel suo saluto agli ospiti il Sindaco Pulsinelli, “sede fissa del premio”».
Questo era, a ottobre di quarant’anni or sono, l’incipit del mio articolo per «La Gazzetta Ciociara» celebrativo, se volete, di un evento del cui destino non poteva dirsi niente ma che certamente era molto importante per una valle che ancora godeva dell’appellativo di “piccola Svizzera” nel contesto di una provincia che di lì ad un paio di mesi avrebbe celebrato il mezzo secolo di vita e, dunque, sulla scia di un miracolo economico che proprio in quegli anni si era consolidato con l’arrivo della Fiat a Piedimonte San Germano, guardava al futuro con più di una speranza.
Quarant’anni dopo, non mi sembra che per la Valle di Comino si faccia ancora riferimento alla Svizzera mentre ci sono tutte le premesse perché la provincia non riesca a spegnere la novantesima candelina.
Al contrario, il Premio Val di Comino ha proseguito imperterrito il suo cammino tant’è che proprio ad ottobre di questo anno ha festeggiato il suo quarantesimo compleanno dopo aver scritto nel corso di questi lunghi anni pagine che sono diventate storia ed elevandosi ad unico evento culturale degno di questo nome non solo in ambito provinciale ma anche regionale.
Del resto le premesse c’erano già allora, quarant’anni or sono, quando il prof. Giorgio Barberi Squarotti, ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’università di Torino, critico insigne, collaboratore dei maggiori quotidiani e settimanali italiani, componente della giuria del «Val di Comino» e quell’anno presidente di turno del «Campiello», richiesto di un paragone fra i due premi, rispose: «Proprio facendo un confronto tra le opere narrative concorrenti al Premio “Campiello” – che erano quest’anno abbastanza mediocri – e le ottime opere, sia di poesia, sia di saggistica, concorrenti al Premio “Val di Comino”, mi sembra che il confronto, in questo caso, sia a tutto vantaggio di un Premio, diciamo “minore” tra virgolette, come questo, sia per la serietà sia per i risultati raggiunti».
A ideare quel premio era stato il prof. Gerardo Vacana. Oggi, quarant’anni dopo, è ancora lui a gestire la situazione. Lo incontriamo nella sua Gallinaro in una solare giornata di metà ottobre appena archiviata l’edizione 2015 che ha visto iscritti nell’albo d’oro del premio Biancamaria Frabotta (poesia), di origini pofane, Francesco Magris (saggistica), Amerigo Iannacone e Daniele Ciardi (giornalismo) che, con la traduzione, sono i quattro ambiti nel quale il premio generalmente si articola, al di là di un riconoscimento all’attrice Giuliana De Sio (teatro)1.
Prof. Vacana, quando quarant’anni or sono diede vita al Premio, pensava a questo lungo e lusinghiero percorso?
Arrivare lontano dipende da tanti fattori. Prima di tutto la salute, che è sempre in mano alla sorte, ai celesti, a Iddio. Però la volontà c’era, c’era la volontà di servire la nostra terra.
Come iniziò?
Pensai a questo premio nel 1975, subito dopo essere stato eletto assessore provinciale. Mi rivolsi a Libero De Libero, che era già mio buon amico da quando aveva letto il mio primo libro Cavallo di miniera (1974). Gli piacque. E siccome l’amicizia lui la fondava solo sulla stima letteraria o sulla stima per l’uomo, evidentemente trovò certe qualità in me e nella mia famiglia. Cosi, con De Libero alle spalle, con Giuseppe Bonaviri, e con tutta una schiera di altri amici, tra cui Elio Filippo Accrocca e Giorgio Barberi Squarotti, ero sicuro di dare al premio anche una giuria prestigiosa. Cosa quanto mai necessaria. Perché, chi organizza non può fare a meno della competenza propria e dei collaboratori, oltre che della passione. Organizzare la cultura è difficilissimo. Un buon organizzatore vale quanto un buon poeta, un buon pittore, un buon storico, perché deve sacrificare il proprio tempo, le proprie cose, non esclusi i propri averi, all’organizzazione dell’evento che gli sta a cuore.
A proposito della lunga durata, al di là dei notevoli sforzi finanziari che una iniziativa del genere comporta, c’è qualche aspetto particolare che ha caratterizzato il Premio?
La durata del premio si spiega con le scelte sempre severe, mai legate a compromessi. Tanto meno con le case editrici, come avviene per gli altri premi, dove vincono le case editrici e non gli autori, cosicché per questi il riconoscimento è anche una specie di frustrazione: è una gioia con frustrazione. Chi vince il «Val di Comino» ha la gioia di vincere perché viene apprezzata la sua opera. Del resto basta scorrere l’elenco dei vincitori di queste quaranta edizioni. E l’albo d’oro che parla, che testimonia la bontà del premio, il livello di un premio.
… ed anche il suo costo …
L’organizzatore o deve saper trovare gli sponsor – e io non ne sono capace – o deve mettere mano al proprio portafoglio. Questo contribuisce a spiegare la durata di quarant’anni, perché i nostri politici che ci rappresentano a Roma, dove si ripartiscono i fondi, saranno anche bravi in altri campi ma nei loro rapporti con la cultura sono disastrosi.
E il ruolo della Provincia?
Devo dire che, fino a quando alla cultura c’è stato l’assessore Antonio Abbate, questi aveva fatto una scelta. Aveva scelto, tra le centinaia che se ne organizzano in provincia, quattordici manifestazioni, tra cui il «Val di Comino» intendendo con questo anche gli «Incontri internazionali di poesia», che sono gli unici del Lazio, oggi alla ventitreesima edizione, e, a Picinisco, il premio europeo di narrativa «Giustino Ferri-D.H. Lawrence» iniziato nel 20032. Quindi sono tre grosse manifestazioni. Abbate lo aveva capito e aveva opportunamente selezionato i fondi. Diversamente, chi a lui è succeduto ha optato per una distribuzione a pioggia. Cosicché di circa quattrocentomila euro a disposizione, solo mille sono stati destinati al premio. Come dire, una scorza di lupino per una manifestazione che, a volerla fare con una estrema ristrettezza di mezzi, non te la cavi con meno di trentamila euro…
E, allora?
E allora, al di là del comune di Alvito che lodevolmente sostiene il Premio, devi intervenire in proprio accollandoti anche dei debiti. Cosicché è quanto mai impellente la ricerca di uno sponsor.
E la “nuova” Provincia co-me reagisce?
L’attuale Provincia vorrebbe fare ma con la riforma Delrio ha subito una grave menomazione. È stato un errore politico catastrofico. La provincia era l’anello di congiunzione fra il comune e la regione. Ora non più. Io mi auguro che qualcosa cambi e che essa possa in tornare a contare molto anche nel campo della cultura.
Se il Premio, a conferma di ciò che affermò quarant’anni or sono il sindaco Pulsinelli, è radicato in Alvito – o presso l’edificio di San Nicola o, come ancora quest’anno, presso il grazioso teatro di corte di palazzo Gallio – dal canto loro, dice il preside Vacana, gli «Incontri di poesia» si estendono un po’ a tutto il basso Lazio. Così come l’attività promozionale del Centro studi letterari Val di Comino non si ferma alla valle di Comino. Nel 1998 proposi l’istituzione di parchi letterari a Pico, ad Alvito e a Picinisco. Ad Alvito e a Picinisco non si sono ancora potuti realizzare ma a Pico sì grazie all’impegno di una collega, la signora Emilia Falcone, un’ottima italianista.
Promoviamo De Libero. Siamo i suoi maggiori promotori in Italia e all’estero. È imminente l’uscita a Bruxelles in edizione bilingue (francese e italiano) di Solstizio, il suo primo libro di poesie.
Da oltre quarant’anni ci occupiamo di Giustino Ferri. Ora anche con la ristampa, in collaborazione con l’editrice Eva di Venafro, di tutta la sua opera, cosa che non accadeva dal 1944 quando la casa editrice Apollon ne pubblicò alcuni romanzi. Ma si trattò di un’edizione purgata, perché tutto ciò che poteva dare ombra alla Chiesa veniva cancellato. L’avv. Giuseppe Iucci di Sant’Elia, che è anche uomo di cultura, sulla spinta di un convegno che organizzammo nel 1981, si è messo alla ricerca delle opere originali e dell’epistolario inedito di Ferri, cosicché oggi, grazie a lui, abbiamo un materiale prezioso che interessa tutta la letteratura italiana a cavallo tra Otto e Novecento.
Il «Val di Comino» domani?
Questo premio rischia di morire per mancanza di fondi, più che per la mia età e per il fatto che non riesco a trovare un successore davvero competente, disponibile e che ami la valle, ché è da qui che si parte, e poi da qui ci si irradia verso l’Italia e verso l’Europa, perché noi siamo anche molto, molto europei. Io mi sforzerò di trovare ancora le energie psico-fisiche per andare avanti. Ma, ripeto, ciò che veramente mi assilla è l’aspetto finanziario. Questa intervista è una buona occasione per lanciare un “sos” accorato per il Premio.
In ultimo mi viene da chiedere: ma come mai la grande stampa, diciamo la stampa nazionale, non si è mai interessata al «Val di Comino» con la stessa intensità con la quale ha trattato iniziative consimili pur annoverando l’albo d’oro del premio personaggi come Luca Canali, Mario Luzi, Edoardo Sanguineti, Maria Luisa Spaziani, Tonino Guerra, Valerio Magrelli, Giovanni Raboni, Giacinto Spagnoletti o Antonio Piromalli, per citarne alcuni?
Dicevo prima che non sono capace di trovare gli sponsor. Ne consegue che, non avendo sufficienti mezzi a disposizione, non possiamo nemmeno pagare la pubblicità. Perché è di questo che si tratta: l’«attenzione» della stampa avviene previo pagamento. Soldi da sprecare non ne abbiamo ma, a parte ciò, la mia cultura contadina mi spinge a dire che il vino buono si vende senza frasca.
1 Nelle precedenti edizioni erano stati ospiti del Premio quali lettori e interpreti di poesie Giorgio Albertazzi (2005), Giancarlo Giannini (2006), Giuliano Gemma (2007), Enrico Lo Verso (2008), Enzo De Caro (2009 e 2014), Vincent Spano (2010), Lina Sastri (2011), Marco Leonardi (2012) e Angela Luce (2013).
2 I vincitori sono stati: 2003 Frédéric Jacques Temple (francese), 2004 Giuseppe Cassieri, 2005 Alberto Bevilacqua, 2006 Claudio Magris, 2007 Mario Desiati, 2008 Giuseppe Bonaviri, 2009 Maria Rosaria Valentini, 2010 Edith Bruck, Laura Gulia (opera prima), 2011 Sebastiano Vassalli, 2012 Maria Pia Bonanate, 2013 Giuseppe Lupo, 2014 Maurizio De Giovanni, 2015 Emilio Jona.
ALBO D’ORO DEL PREMIO LETTERARIO «VAL DI COMINO» FONDATO NEL 1976
ANNO POESIA SAGGISTICA TRADUZIONE GIORNALISMO
1976 Pietro Cimatti Folco Portinari
1977 Carlo Villa Elio Gioanola
1978 Renzo Barsacchi Angelo Jacomuzzi
Rodolfo Di Biasio Mario Petrucciani
1979 Tito Balestra Claudio Magris Giuseppe Appella
Gianfranco Amendola Luciano Di Domenico
1980 Antonio Porta Natale Tedesco Pino Alessandro
1981 Tommaso Lisi Eugenio Corsini Mario Petrosino
1982 Luca Canali Riccardo Scrivano Franco Goglia
Mario Grasso
1983 Angelo Mundula Salvatore S. Nigro Mario Trufelli
1984 Guido Zavanone Giacinto Spagnoletti Giovanni Giudici
Angelo Bellettato
I985 Luciano Erba Barbara Zandrino Benedetto La Padula
I986 Piero Bigongiari Luciano Formisano Gianni Raviele
Donato Mazzenga
1987 Nelo Risi Stefano Jacomuzzi Ernesto Cardamone
1988 Giuseppe Conte Giorgio Luti Lev Verscinin Costantino Jadecola
1989 Silvio Ramat Gian Luigi Beccaria Philippe Renard Enrico Gigli
Bernard Simeone
1990 Andrea Zanzotto Francois Livi Ghan Shyam Singh Umberto Celani
1991 Mario Luzi Carlo Ossola Hanno Helbing Amedeo Di Sora
1992 Edoardo Sanguineti Francesco Spera Marias De Las Nievas Luciano Renna
Salvatore Cerminara Muniz Muniz
1993 Giorgio Orelli Luigi Baldacci Giacomo Oreglia Tommaso Polidoro
Pietro Vitelli Goran Riksson
1994 Maria Luisa Spaziani Marziano Guglielmetti Catherine O’Brien Gianluca De Luca
1995 Alessandro Parronchi Marzio Pieri Philippe Di Meo Claudio Notari
1996 Tonino Guerra Gianvito Resta Madeleine Santschi Costanzo Costantini
1997 Elio Pagliarani Giuseppe A. Camerino Constance T. Pasquali Domenico Adriano
1998 Roberto Mussapi Nicola Merola Franco Buffoni Willy Pocino
Luigi Piccioni
1999 Fernando Bandini Antonio Piromalli Renato Vecellio Stefano Di Scanno
2000 Giovanni Raboni Franco Contorbia Francis Tessa Igor Traboni
André Doms
2001 Cesare Viviani Nicolò Mineo Panos Misserlis Maria Rita Grieco
2002 Maurizio Cucchi Antonio Lanza Mario Martini Edmondo Carretta
2003 Franco Loi Gilberto Lonardi Evgenij Solonovich Vittorio Macioce
2004 Vivian Lamarque Stefano Verdino Carlos Vitale Alessio Paolo Pesci
2005 Jolanda Insana Lionello Sozzi Jacqueline Risset Francesco Erbani
(E. Mazzocchi-D.Antonelli-G.Pescosolido) Alessio Porcu
2006 Milo De Angelis Pietro Frassica Ragni Maria Gschwend Dario Facci
2007 Valerio Magrelli Carlo Sini Vittorio Buongiorno
2008 Enrico Testa Sergio Givone Luca Sergio
2009 R. Rossi Precerutti Lorenzo Mondo Massimo Pizzuti
Diego Mancini (medaglia)
2010 Pier Luigi Bacchini Emerico Giachery Hans Raimund Loris Fratarcangeli
Pasquale Mazzenga
2011 Eugenio De Signoribus Luigi Surdich Doina Oprjta Angela Nicoletti
Tommaso Polidoro
2012 Silvio Raffo Valter Boggione Maria Luisa Tuzi
Adriana Letta
Pino Scaccia
2013 Patrizia Valduga Stefano Carrai Gianni Fabrizio
2014 Raffaele Ruffilli Marcello Carlino Nello Proia Il Carabiniere
2015 Bianca Maria Frabotta Francesco Magris Amerigo Iannacone
Daniele Ciardi
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