Aquino: i «panicelli» di San Giuseppe


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Studi Cassinati, anno 2015, n. 1
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di Costantino Jadecola

Distribuiti alla vigilia della festa del Santo dalla famiglia Capozzella

Si parla dei «panicelli», o «panicèglie» che dir si voglia, ovvero i piccoli pani che, a coppia, venivano distribuiti per iniziativa della famiglia Capozzella in tutte le case di Aquino il giorno della vigilia di San Giuseppe, il 18 marzo.
Realizzati con lo stesso procedimento del pane “fatto in casa” con la farina bianca, all’epoca privilegio per pochi, la loro preparazione richiedeva l’apporto di una consistente mano d’opera dovendosi lavorare oltre un paio di quintali di farina: vi partecipavano, infatti, almeno sei, sette persone, che iniziavano la preparazione già il 15 marzo per concluderla, con una serie di “fornate”, all’alba della vigilia della festa di San Giuseppe.
Quel giorno, infatti, ma solo dopo che i pani erano stati benedetti, persone incaricate della famiglia Capozzella, servendosi dei classici canestri di vimini, provvedevano alla loro consegna al domicilio di tutte le famiglie di Aquino, nessuna esclusa.
L’attesa era grande: era il pane di San Giuseppe. Ma, soprattutto, era pane bianco. E quelli erano tempi specialmente di pane rosso.
La tradizione, però, non si esauriva con la distribuzione dei «panicelli». I beneficiati, infatti, lo consumavano a pranzo ma solo dopo aver compiuto un ulteriore, piccolo rito: una volta che i pani erano stati divisi in tante parti quanti erano i componenti il nucleo familiare, prima di consumarlo ognuno baciava il pezzo che gli era toccato e, quindi, si segnava.
Sull’origine dell’iniziativa, conclusasi agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, si racconta che essa era da mettersi in relazione a un voto fatto da un sacerdote della famiglia Capozzella, certo don Alessandro, il quale di ritorno da un viaggio in Terrasanta in un’epoca imprecisata, probabilmente nel corso del 1700, se la dovette vedere piuttosto brutta perché la nave su cui viaggiava incappò in un violento nubifragio tant’è che la speranza di venirne fuori incolume sembrava davvero ridotta al lumicino. Poi, però, la situazione volse al meglio anche per via delle molte preghiere innalzate al cielo dai terrorizzati passeggeri della nave, in particolare a gloria di San Giuseppe essendo quello del nubifragio, si racconta, il giorno della vigilia della sua festa.
Anche don Alessandro fece il suo voto al Santo promettendogli che, semmai si fosse salvato, lo avrebbe ripagato opportunamente. E così fu.
Ma perché il voto si concretizzò poi nei piccoli «pani a coppia»?
In analogia, forse, a una usanza di cui si ha riscontro a Veroli dove «nei secoli passati, i canonici della Cattedrale erano soliti far distribuire in elemosina, due volte l’anno, insieme alle ‘palate’, pani di forma e dimensioni più grandi», appunto il «pane detto a coppia».
Marcello Stirpe, che ha analizzato questa tradizione verolana insieme a quella dei cosiddetti «uccelletti di San Biagio», piccoli mostaccioli anch’essi prodotti in coppia («La Provincia/Le pagine del tempo», 7 febbraio 2003, Veroli: gli antichi riti per la festa di San Biagio), ritiene che essa debba essere messa in relazione con «una antichissima tradizione praticata il 2 febbraio, giorno in cui la chiesa ricorda la presentazione di Gesù al Tempio. In tale circostanza, infatti, si soleva accompagnare l’offerta del maschio primogenito al Signore con il sacrificio di una ‘coppia di tortore’ o di ‘giovani colombe’, come riferisce l’evangelista Luca (2, 22 e segg.)».
È possibile, conclude Stirpe, che col tempo sia mutato tanto il significato originario della ricorrenza che lo stesso contenuto dell’offerta. È probabile, invece, che il «pane a coppia» avesse ancora una sua valenza evangelica al tempo in cui don Alessandro Capozzella decise di intraprendere quella sua iniziativa, ovvero egli fosse a conoscenza di altre simili già attuate sul territorio in ambito ecclesiastico, tra cui, forse, proprio quella di Veroli.
Cessata la tradizione dei «panicelli», con l’equivalente della somma necessaria alla loro produzione, la famiglia Capozzella ha comunque continuato a sostenere iniziative benefiche per perpetuare così, in tempi in cui il pane, anche se bianco, sembra non avere più il valore di una volta, il voto fatto dal suo antenato.
La tradizione dei «panicelli» di San Giuseppe è stata ripresa ad Aquino da qualche anno dall’associazione «La Torre» con un’unica variante: vengono distribuiti in piazza.

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