Studi Cassinati, anno 2015, n. 2
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a cura di Erasmo Di Vito
Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, Cassino 2015; pagg. 333, f.to 17×24, illustr. bn., f.to cm. 16,5×24; ISBN 978-88-97592-30-3, s.p.
Il volume è stato presentato nella Sala Restagno del Comune di Cassino il 25 giugno 2015 dal sindaco della «città martire», avv. Giuseppe Golini Petrarcone, dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, prof. Ciro Attaianese, dal vescovo della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo, dal presidente del CDSC-onlus Gaetano de Angelis-Curtis, dal curatore Erasmo di Vito, con la moderazione del giornalista Rai Francesco Giorgino.
Domenico Gargano tra Dc attività amministrativa e impegno politico
di
Gaetano de Angelis-Curtis
Da qualche anno a questa parte il panorama bibliografico locale si è andato arricchendo con la pubblicazione di vari studi dedicati a figure altamente significative per Cassino, particolarmente della Cassino della ricostruzione come quelli, ad esempio su Gaetano Di Biasio1, il primo sindaco del secondo dopoguerra, o quello sul senatore Pier Carlo Restagno2, colui che diresse la fase di ricostruzione vera e propria. Altre pubblicazioni sono state curate direttamente dai protagonisti del tempo come i tre tomi di Antonio Ferraro3, a capo dell’Amministrazione comunale di Cassino a varie riprese tra il 1967 e il 1975, oppure la pubblicazione di carattere più generale di Francesco Gigante4, sindaco nell’ultimo triennio degli anni Settanta, o quelle di Mario Alberigo5, anch’egli sindaco nel periodo 1966-67, oppure Giuseppe Gentile sulla costituzione a Cassino della Dc nell’immediato dopoguerra e sugli ultimi anni della Dc in provincia di Frosinone6.
Ora è il caso di Domenico Gargano che ha assunto i più importanti ruoli di gestione amministrativa a livello locale e provinciale. Nel Comune di Cassino è stato consigliere dal maggio 1954 ininterrottamente rieletto per trent’anni, ha retto in più occasioni vari assessorati (urbanistica, edilizia, cultura, pubblica istruzione ecc.) ed è stato sindaco per due mandati, un primo quinquennale dal 1961 al 1966, un secondo biennale dall’inizio del 1979 alla fine del 1980. Nel mezzo e dopo altre importanti cariche istituzionali ricoperte, fra tutte quella di consigliere provinciale, eletto il 7 giugno 1970, e presidente dell’Amministrazione provinciale di Frosinone per il quinquennio successivo, e quella, seppur breve, di consigliere della Regione Lazio dall’estate 1984 al maggio 1985 e poi altre esperienze di gestione come presidente dell’Usl Fr/10 di Cassino e del Nic (Nucleo Industriale del Cassinate), di vicepresidente dell’Upi (Unione province italiane), di componente nazionale dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ecc. Inoltre ha ricoperto vari incarichi politici nell’ambito dell’unico partito di militanza, la Democrazia Cristiana, un’appartenenza orgogliosamente rivendicata che normalmente si ritrova in uomini appartenuti a partiti politici caratterizzati da una forte ideologizzazione come il Pci o all’altro estremo il Msi oppure i socialisti. Non solo però un’orgogliosa appartenenza a un unico partito ma anche, come si diceva una volta, l’essere uomo di partito con la capacità, cioè, di poter e dover fare un passo indietro per il bene del partito o quando i dirigenti del partito lo chiedevano. E Domenico Gargano lo ha dimostrato in più di una occasione, senza brandire l’arma del ricatto, l’arma della contestazione interna, l’arma della minaccia o dell’abbandono, del trasloco, armi e bagagli, in un altro partito, come si potrà leggere nelle pagine del libro.
Ripercorrere l’attività politica e amministrativa di uno dei protagonisti della vita pubblica porta inevitabilmente a ricostruire le vicende, le questioni, le dinamiche sociali, economiche e culturali che si sono andate sviluppando su un territorio in un determinato arco di tempo.
Ma quale è stato il contesto politico-amministrativo in cui ha operato Domenico Gargano?
Innanzi tutto va osservato che con l’eccezione di Gaetano Di Biasio, i sindaci di Cassino del dopoguerra sono appartenuti tutti a un unico partito, quello della Democrazia Cristiana. Che la «città martire» fosse, dal punto di vista politico, un’area moderata e conservatrice si venne a evidenziare fin dall’esito del Referendum istituzionale del 2 giugno 1946. A livello nazionale la Dc aveva affrontato la questione dell’assetto istituzionale in un congresso tenutosi a Roma un mese prima dell’appuntamento referendario. In quell’occasione si espresse a favore della Repubblica ma con molti distinguo per cui finì per lasciare liberi gli elettori di votare secondo coscienza, mentre decideva di impegnarsi quasi totalmente nella campagna elettorale per le elezioni all’Assemblea Costituente. Il Comune di Cassino all’epoca era retto da una personalità forte come il repubblicano Gaetano Di Biasio così come a Cassino operavano vari periodi e giornali locali (come «La Voce di Cassino» diretto dallo stesso Di Biasio e «Il Rapido») schierati nettamente a favore della Repubblica. Tuttavia dei poco più di cinquemila votanti, 4.697 elettori (pari a oltre il 90%) si espressero a favore della Monarchia e solo 511 (pari a meno del 10%) a favore della Repubblica7. Il risultato quasi plebiscitario emerso a Cassino stava dunque a attestare un voto moderato su cui la Dc avrebbe fatto, di lì a breve, molta presa.
Già prima della fine della guerra Alcide De Gasperi aveva intuito le potenzialità e le possibilità di affermazione della Dc a Cassino e nel cassinate e alla fine del 1944 vi aveva inviato due leader nazionali, Nicola Angelucci8 e Nicola Corsanego, al fine di provvedere all’organizzazione del partito. I due presero contatto con l’abate Gregorio Diamare che li indirizzò al prof. Pietro Malatesta, a quei tempi sfollato a Roma. Malatesta tornato a Cassino assieme a un pugno di professionisti locali (avvocati, ingegneri, professori ecc.) e a Domenico Gargano dette vita al partito9.
Il successivo appuntamento elettorale di Cassino fu rappresentato dalle elezioni comunali, le prime dopo la parentesi fascista e la guerra, che si tennero nell’autunno del 1946. In quell’occasione tuttavia la Dc non riuscì a intercettare il voto degli elettori. A quell’epoca evidentemente non si era dotata ancora di una struttura sufficientemente forte politicamente né aveva grosse personalità capaci di trainarla e contrastare elettoralmente Gaetano Di Biasio. Così in quel turno del 6 ottobre 1946 la lista capeggiata da Gaetano Di Biasio raccolse 24 seggi lasciando alla Dc i sei di minoranza. Di Biasio, dopo due anni in cui aveva amministrato Cassino con nomina del prefetto della provincia di Frosinone, veniva eletto sindaco.
Quando poi si presentò il nuovo appuntamento elettorale nell’ambito di una competizione politica molto sentita e combattuta, quella del 18 aprile 1948, la Dc si attestò definitivamente come il primo partito a Cassino, un primato che detenne per lungo tempo. La Dc ottenne a Cassino quasi il 60% dei voti alla Camera dei Deputati contribuendo all’elezione nel collegio XIX Lazio di venti parlamentari fra cui Andreotti, Bonomi, Campilli, Angelucci, Pier Carlo Restagno e quelli di estrazione territoriale come Cesare Augusto Fanelli e Giacomo de Palma di Frosinone10. Al Senato, nel collegio Cassino-Sora, il candidato Dc Pier Carlo Restagno ottenne 58.774 voti secondo solo a quello democristiano del collegio di Roma VIII (Alessandro Gerini con più di 60.000 voti)11. Pier Carlo Restagno risultò dunque eletto in tutti e i due rami del Parlamento e finì per optare per il Senato della Repubblica. La contemporanea sconfitta di Gaetano Di Biasio anch’egli candidato alla Camera come indipendente nelle file del Pri, fu il primo dei non eletti e per alcuni istanti fu dato per eletto12, assieme ad altri problemi amministrativi portarono Di Biasio a dimettersi da sindaco di Cassino nel maggio 1948. Seguì un anno di commissariamento finché nel maggio 1949 a Cassino si tennero le nuove elezioni amministrative. Per contrastare validamente ed efficacemente Di Biasio, la Dc di Cassino, evidentemente anche sulla scorta della sconfitta del 1946, decise di avvalersi di un leader politico di alto livello, di una grossa personalità dalla statura nazionale. La scelta ricadde su Pier Carlo Restagno, tra i fondatori della Dc nel 1943, tesoriere nazionale della DC, sottosegretario ai LL.PP., amico personale di De Gasperi, senatore eletto nel collegio Cassino-Sora. La volontà della Dc nazionale era dunque quella di gestire il processo di ricostruzione della «città martire» in primis, ma anche del territorio circostante, anche perché legare la rinascita di questo territorio alla Dc assumeva un’enorme valenza politica con un vantaggioso ritorno in termini elettorali. Nel turno elettorale comunale della primavera del 1949 la lista della Dc ottenne 15 seggi13 e il 29 maggio Pier Carlo Restagno fu eletto sindaco.
Restagno fu confermato sindaco anche nelle successive elezioni comunali del 1954 che però si vennero a caratterizzare per un grosso scontro politico nel corso del quale vari partiti (Pli, Psdi, Pri e indipendenti) finirono per coalizzarsi attorno alla Dc, formando un’unica lista detta di «Concentrazione democratica», al fine di contrapporsi a un esponente politico nazionale della caratura di Ettore Viola di Ca’ Tasson, eroe della prima guerra mondiale, dove aveva conquistato una medaglia d’oro e due medaglie d’argento al valor militare, deputato alla Camera prima con la Dc e poi con il Pnm, sceso a Cassino evidentemente per sfruttare l’onda lunga del voto moderato e filo monarchico14. La lista di «Concentrazione democratica», che aveva un contrassegno formato da quattro simboli di partito (Scudo crociato, bandiera del Pli, edera del Pri e sole nascente del Psdi), si aggiudicò 8.401 voti e venti seggi (di cui 13 alla Dc15, due a Psdi16, Pli17 e indipendenti18, uno al Pri19), la lista «Stella e Corona» riportò 4.303 voti e sette seggi20, due al Pci con 1.478 voti21 e uno al Msi con 692 voti22. Per inciso va rilevato che nel 1954 Cassino sembrò anticipare le future scelte nazionali quelle appunto del centrosinistra perché l’Amministrazione Restagno 1954-1958 risultò composta da una coalizione di partiti di centro e di centro-sinistra23. Quelle elezioni comunali del 1954 segnarono anche l’ingresso in Consiglio Comunale di Domenico Gargano da cui ebbe inizio la sua lunga attività amministrativa.
Nella primavera del 1958, prima della naturale scadenza della legislatura comunale, Restagno si dimise da sindaco di Cassino per incompatibilità con il mandato parlamentare in quanto la città aveva superato i 20.000 abitanti. Dopo quasi un decennio finiva così l’esperienza sindacale di Pier Carlo Restagno24. Nella carica gli subentrò, nel luglio 1958, il prof. Pietro Malatesta25.
Nelle elezioni comunali del giugno 1959 la lista della Dc si affermò nettamente eleggendo 17 consiglieri su 30, Malatesta ottenne 3.154 preferenze seguito da Domenico Gargano con 1.160 voti. Fu data vita a una giunta monocolore Dc, non senza polemiche da parte di liberali e socialdemocratici, con Malatesta riconfermato sindaco di Cassino e Domenico Gargano che assumeva l’incarico di assessore. Tuttavia l’asse tra i due maggiori protagonisti della Dc di Cassino, Malatesta e Gargano, di lì a poco, settembre 1959, si venne a rompere.
Anche a livello nazionale il periodo a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio di quelli Sessanta si venne a caratterizzare per forti conflittualità politiche che dilaniavano la Democrazia Cristiana e che ebbero forti ripercussioni a livello locale. In quei momenti la Dc si stava lacerando su una specifica questione, la cosiddetta «apertura a sinistra» con il coinvolgimento nel governo del paese di socialdemocratici e soprattutto socialisti. Tale politica di apertura era portata avanti, anche in modo energico, da uno dei giovani leaders democristiani, Amintore Fanfani, che sommava le cariche di segretario nazionale del partito e presidente del Consiglio (di un governo formato con i socialdemocratici). Anche in provincia di Frosinone il partito si spaccò, da una parte i fanfaniani appoggiati dalla Coldiretti di Bonomi, e dall’altra la corrente andreottiana, comunque non totalmente omogenea perché a sua volta divisa tra il nord con l’on. Fanelli e il sud con Pietro Malatesta. Il congresso provinciale della Dc tenutosi nell’ottobre 1959 tuttavia fu totalmente controllato dagli andreottiani ma varie amministrazioni locali a guida Dc furono travolte dalle lotte interne (si dimisero, ad esempio, i sindaci democristiani di Pontecorvo e di Frosinone). Nelle successive elezioni amministrative molti furono i dissidenti della Dc che si presentarono al di fuori della lista ufficiale della Dc favorendo la vittoria di altre liste o delle sinistre. Nel frattempo a livello nazionale l’opposizione delle altre forze politiche ma soprattutto delle correnti interne alla Dc, in particolare degli andreottiani, portarono nel 1959 alle dimissioni di Fanfani da tutte e due le cariche. La segreteria del partito fu affidata un «uomo nuovo» il doroteo Aldo Moro dotato di grandi abilità di mediatore.
A Cassino lo strappo che portò fuori dalla Dc uno dei massimi esponenti locali del partito, il prof. Malatesta, si consumò a livello provinciale, ma ebbe forti ripercussioni anche sul piano comunale.
Nel novembre 1960 si erano svolte le elezioni per l’Amministrazione provinciale di Frosinone e la Dc aveva conquistato 12 seggi su 30, il Pci 6, il Psi 4, il Psdi, il Pli e l’Msi 2, Pri e monarchici 1 seggio. Dopo una breve parentesi (solo quattro mesi) di Quirino Gentile si venne a formare un governo presieduto da Pietro Malatesta, che governò per quasi due anni col solo appoggio dei liberali. Divenuto presidente della Giunta provinciale, Malatesta dovette lasciare l’incarico di sindaco di Cassino per incompatibilità, rassegnando le dimissioni il 6 febbraio 1961. Inizialmente le funzioni di sindaco della «città martire» furono assunte dall’assessore anziano cioè Domenico Gargano. Quindi si aprì la questione della successione alla carica di sindaco. Malatesta caldeggiava fortemente la nomina dell’avv. Renato D’Ambrosio mentre invece Gargano, che era contemporaneamente segretario della sezione Dc, propose il prof. Angelo Gaetani il quale però finì per rifiutare la candidatura non avendo ottenuto l’unanimità di consensi degli iscritti al partito. Tuttavia dopo un ultimo tentativo delle minoranze di giungere a una soluzione diversa, il Consiglio Comunale di Cassino, nella seduta del 12 aprile 1961, con venti voti su 28 presenti, elesse come sindaco Domenico Gargano il quale dette vita a una Giunta monocolore Dc.
In quegli stessi momenti anche in provincia di Frosinone si era acceso il confronto interno della Dc tra l’anima centrista del partito e quella di sinistra. A Casamari nel gennaio 1962 alla componente di ispirazione morotea favorevole alla formula di centro-sinistra si contrappose nettamente l’andreottiana corrente di «Continuità democratica» che stravinse quel precongresso e il successivo congresso provinciale. Tuttavia nel congresso nazionale della Dc tenutosi nel gennaio del 1962 a Napoli, il segretario nazionale Aldo Moro, con una relazione di oltre sei ore e con una paziente opera di tessitura, riuscì a convincere la maggioranza del partito sulla necessità di impostare, per il bene del paese ma anche perché la Dc potesse conservare un ruolo di guida nella politica italiana, una politica di apertura ai partiti di centro-sinistra, in particolare ai socialisti. Ci volle ancora un anno di paziente lavoro ma la politica dell’on. Aldo Moro riuscì lì dove aveva fallito Fanfani. Infatti dopo la formazione di governi formati dalla Dc, con liberali e socialdemocratici, si giunse al coinvolgimento del Psi con la nascita, il 17 dicembre 1963, del governo quadripartito Moro. Naturalmente la nascita del centro-sinistra organico, come fu definito, non fu privo di conseguenze politiche. Sia all’interno della Dc che del Psi vi erano correnti contrarie all’operazione di apertura. Se la Dc, prima e dopo tale data, si era lacerata fortemente al suo interno sia livello nazionale che a livello locale, nel Psi si giunse al distacco di vari deputati e senatori che dettero vita a un nuovo partito il Psiup, così come anche sul piano sindacale ci furono forti ripercussioni all’interno della Cgil.
Inoltre sulla questione dell’apertura o meno a sinistra si ebbero significative ripercussioni anche a livello locale, come, ad esempio, in provincia di Frosinone. Qui l’Amministrazione provinciale di Malatesta, attraversata da venti di crisi, nel giugno 1963 rassegnò le dimissioni. L’incarico di formare una nuova Giunta fu affidato al fanfaniano Emanuele Lisi sostenuto dagli andreottiani legati all’on. Cesare Augusto Fanelli26. In sostanza anche quest’ultimo, per la costituzione del governo provinciale «si era convinto della necessità di superare la vecchia formula “centrista”». Furono dunque imbastite trattative con il Psi che portarono alla formazione di un’Amministrazione provinciale quadripartita con una Giunta formata da tre assessori Dc, da un repubblicano (Vittorio Gabriele27), un socialdemocratico (Guglielmo Mattoni) e dal socialista sen. Giacinto Minnocci. Malatesta, a causa della «sua aperta contrarietà all’alleanza con il Psi»28, cui si aggiungeva l’amarezza per l’elezione a sindaco di Cassino di Domenico Gargano, di cui non aveva gradito la nomina, e la delusione per lo scarso consenso elettorale ottenuto quando nel 1961 si era candidato alla Camera dei Deputati29, decise di uscire dalla Dc. Fondò dunque un suo movimento politico chiamato il «Guerriero Crociato», cui aderirono cinque consiglieri comunali di Cassino30, che contrastò fortemente e tenacemente l’attività della Dc ufficiale prima nella «città martire» e poi a livello provinciale.
Il primo banco di prova della forte contrapposizione venutasi a determinare tra la Dc ufficiale di Gargano e il Guerriero Crociato di Malatesta si ebbe nel 1963 in occasione delle elezioni comunali. Come spesso succede nelle competizioni elettorali la contrapposizione finì per polarizzare il voto elettorale: la Dc ufficiale conquistò 5.150 voti e 15 seggi31 (e va segnalato il successo individuale di Domenico Gargano che ottenne 3857 preferenze) rispetto ai 2.847 e otto seggi del Guerriero Crociato32, mentre due seggi ognuno andarono a comunisti (1.016 voti)33, liberali (905)34 e socialdemocratici (729)35, uno al Msi (466)36, mentre al Psi (319 voti) nessun seggio. Praticamente tra la lista ufficiale e quella dissidente la Dc disponeva di 23 consiglieri su 30. Tuttavia essi erano fortemente contrapposti fra di loro. Poiché la Dc di Gargano non aveva la maggioranza sufficiente a formare il governo locale dovette giunse a stringere un’alleanza di governo con i due consiglieri socialdemocratici. Tuttavia il varo della nuova Giunta risultò particolarmente laborioso e complesso perché si palesava la possibilità di sacrificare uomini della Dc per fare spazio agli esponenti socialdemocratici. In una relazione approntata in quegli anni dalla prefettura di Frosinone, in merito alle difficoltà incontrate a Cassino nel varare il governo cittadino si legge: «il dott. Alberigo, secondo eletto nella lista dello scudo crociato, avrebbe chiaramente fatto intendere di volere ricoprire la carica di Assessore delegato ma a ciò sarebbe contrario il comm. Domenico Gargano, sindaco uscente e primo degli eletti nella lista di maggioranza, sia perché in sede di campagna elettorale si è svolta tra loro concorrenza politica, sia perché la cennata carica sarebbe stata già promessa dal Gargano a uno dei due consiglieri socialdemocratici»37. Alla fine il 9 gennaio 1964 il Consiglio Comunale riconfermò Domenico Gargano alla carica di sindaco di Cassino a capo di una giunta bicolore Dc-Psdi, con quattro assessori democristiani (Mario Alberigo, Pasquale Nardone, Edmondo Mascioli e Marcello Di Zenzo) e due socialdemocratici (Guido Varlese e Adolfo Di Mambro) che governò per i successivi tre anni, fino al 1966.
Il Guerriero Crociato traslò in suo impegno politico anche a livello provinciale presentandosi alle elezioni del 22 novembre 1964 che però furono molto deludenti in quanto riuscì a eleggere un solo consigliere (Antonio Baldassarra) al pari di Psiup e del Pri, rispetto agli 11 della Dc, ai 6 del Pci, ai 4 del Psi, ai 2 di Psdi, Msi e Pli.
Nel frattempo a Cassino tra il 1964 e il 1966 l’attività amministrativa del sindaco Gargano e della sua Giunta andò avanti in uno stato di forte tensione e contrapposizione tra gli esponenti della Dc e quelli del Guerriero Crociato, tra continue polemiche, attacchi personali e contestazioni in cui si inserivano anche le altre forze d’opposizione. I segnali di crisi si ebbero in una sfiducia nei confronti del sindaco Gargano nell’ottobre 1965 che però non si concretizzò in quel momento. Tuttavia di lì a poco si vennero a saldare gli interessi amministrativi degli esponenti del Guerriero Crociato con quelli di una componente locale definita di «frondisti» che rivendicava per alcuni loro rappresentanti quella che oggi definiremmo come “visibilità” politica, cioè l’assegnazione di posti di gestione all’interno dell’Amministrazione comunale.
All’inizio del 1966 si aprì la crisi con le dimissioni di due assessori, Mario Alberigo e Marcello Di Zenzo e nel febbraio, con una mozione approvata da venti consiglieri su 28, cadde la Giunta Gargano. Dopo quattro mesi, il 7 giugno 1966, fu convocato il Consiglio Comunale per l’elezione del nuovo sindaco. In quell’occasione si rese palese la spaccatura della Dc poiché la parte ufficiale sostenne la candidatura di Aldo Recchia, l’altra quella di Mario Alberigo. Nessuno dei due riuscì a raggiungere il quorum previsto per l’elezione avendo ottenuto ognuno di essi 13 voti, per cui il Consiglio Comunale fu riconvocato per il giorno successivo. I voti offerti dai consiglieri del Guerriero Crociato, da alcuni dissidenti Dc, dal rappresentante del Msi e da quello del Pli, con l’astensione del Pci, portarono all’elezione di Mario Alberigo a sindaco di Cassino, una elezione giudicata da Gargano, nel suo libro, di stampo «milazziano» (pp. 29-30)38.
A Cassino si lavorava ormai per il recupero degli elementi del Guerriero Crociato a danno, però, di Gargano. Infatti Malatesta dettò, per il suo rientro e quello degli altri dissidenti, due dure condizioni alla segreteria nazionale della Dc chiedendo la designazione a sindaco del segretario del Guerriero Crociato, Antonio Grazio Ferraro, e poi la testa di Gargano da segretario della sezione Dc con nomina di un commissario. L’on. Andreotti, che mirava a ricompattare il partito in vista delle successive elezioni provinciali, chiamò al telefono Gargano e gli chiese di fare un passo indietro per il bene del partito. Da vero militante, per lealtà verso il partito e il suo leader, per disciplina, per l’unità del partito, afferma Gargano, egli accettò facendosi temporaneamente da parte. Quindi nell’ottobre del 1967 Alberigo poté annunciare la ricomposizione della frattura con il Guerriero Crociato i cui esponenti rientravano nell’ambito della Dc. Tuttavia quella di Malatesta sembra essere stata una “vittoria di Pirro”. Se, infatti, nel novembre 1967 iniziò la «fortuna politica di Ferraro» con l’elezione a sindaco, Malatesta fu progressivamente accantonato dai vertici nazionali della Dc che, ad esempio, alla morte del sen. Restagno preferirono candidare nel collegio Cassino-Sora prima Ignazio Senese e poi Franco Evangelisti, e non Malatesta di cui era l’erede naturale.
Nel 1969 Gargano ritornò sulla scena politica locale. Nella primavera, «con grande sorpresa», fu rieletto segretario della sezione Dc a maggioranza assoluta grazie anche all’appoggio di Giulio Andreotti. Quindi nel 1970 l’impegno politico di Gargano si spostò sul piano provinciale. Nel giugno venne eletto al Consiglio provinciale e nell’agosto assume la carica di presidente dell’amministrazione provinciale con una giunta Dc-Psi-Pri che governò per tutto il quinquennio della legislatura.
In tutto quel periodo Gargano aveva mantenuto il suo seggio nel Consiglio comunale di Cassino, sempre rieletto nelle elezioni del novembre 1967, del novembre 1972 e del maggio 1978, nonché continuava a dirigere la segreteria politica della Dc locale.
Quando all’inizio del 1979 si aprì la crisi dell’Amministrazione comunale presieduta da Francesco Gigante, la segreteria politica della Dc di Cassino all’unanimità indicò nella persona di Domenico Gargano il nuovo sindaco e dal gennaio del 1979 tornò alla guida amministrativa della «città martire» a capo di una giunta monocolore Dc fino alla fine del 1980.
Alle votazioni per la Regione Lazio che si tennero nella primavera del 1980, Gargano si classificò primo dei non eletti. Quando poi nelle elezioni europee del 1984 Gerardo Gaibisso fu eletto a Strasburgo, gli subentrò alla Pisana proprio Domenico Gargano che poté maturare questa nuova esperienza, seppur breve, di consigliere regionale. Nelle successive elezioni alla Regione Lazio del 12 maggio 1985 non fu rieletto. Oramai la linea politica della Dc locale era cambiata e si stava imponendo la cosiddetta «Sinistra di Base» rappresentata da Angelo Picano e Lino Diana per cui Domenico Gargano decise di porre termine al suo impegno di amministratore e di uomo di partito.
Dopo aver tracciato, in sintesi, il lungo excursus politico-amministrativo di Domenico Gargano si rimanda ai vari capitoli del suo libro per poter conoscere più da vicino il suo operato. Non appare un caso che per seguire la sua longeva attività l’intelaiatura della pubblicazione sia stata strutturata in capitoli tematici dedicati all’industrializzazione, agli interventi effettuati nei diversi settori delle infrastrutture, delle opere pubbliche, della cultura (con il giallo della pinacoteca scomparsa), dell’istruzione e della formazione sia scolastica che universitaria (con l’impegno profuso assieme alla signora Maria Cristina Jué Palmieri che ha portato alla istituzione di una realtà ben definita e affermata, oggi definita come Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale), alla politica dei gemellaggi (con un altro giallo quale quello del gemellaggio «scomparso» con la città tedesca di Kulmbach), alla toponomastica cittadina, all’attività svolta in qualità di presidente dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, anche non sottacendo gli obiettivi non raggiunti come i tentativi di istituzione della provincia di Cassino.
Uno degli aspetti di significativo interesse della presente pubblicazione, al di là delle valutazioni personali che possono essere offerte da ognuno, dei meriti o delle critiche a seconda delle angolazioni di giudizio, risiede nel fatto che la ricostruzione appare accompagnata da un apprezzabile apparato documentario (articoli di giornale, estratti di delibere, verbali di riunioni, corrispondenza ufficiale di enti pubblici, manifesti ecc., oltre a fotografie d’epoca) di difficile reperibilità e, anche per questo, riutilizzabile per avviare altre ricerche o per arricchire le ricostruzioni già operate.
In conclusione non si può non rimarcare il tono pacato, quasi distaccato, con cui Domenico Gargano ha inteso ricostruire le vicende che lo hanno visto protagonista nella vita politica locale. Di questioni, di attacchi, di polemiche, di contrasti, di discussioni animate è stata senz’altro piena la sua vita politica come di tutti gli uomini pubblici. Tuttavia egli con molta serenità ha voluto trasmettere le sue esperienze raccontandole con una signorilità di altri tempi.
1 S. Casmirri, G. de Angelis-Curtis, Gaetano Di Biasio. Diario (1943-1957), F. Ciolfi ed., Cassino 2012; G. de Angelis-Curtis, Gaetano Di Biasio (1877-1959). Carattere di impertinente ribelle e sognatore…, Ivo Sambucci, Cassino 2012.
2 Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, Pier Carlo Restagno, Catalogo della mostra fotografica 45° anniversario, Cassino 2011.
3 A. Ferraro, Cassino dalla ricostruzione della guerra alla rinascita nella pace, Centro Documentazione e Studi Cassinati Onlus, F. Ciolfi ed., Cassino 2007; A. Ferraro, Cassino. La ricostruzione e la politica per la Pace, Tomo primo e Tomo secondo, Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, F. Ciolfi ed., Cassino 2009.
4 F. Gigante, Cassino dalle origini ai nostri giorni, F. Ciolfi ed., Cassino 2010.
5 M. Alberigo, Ildefonso Rea: abate ricostruttore, Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, Cassino 2011; M. Alberigo, Squarci di ricordi, episodi di vita vissuta: Cassino 1943-1946 anni di guerra e di pionieri, Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, Cassino 2012.
6 G. Gentile, Gli ultimi anni della Democrazia Cristiana in provincia di Frosinone 1980-1995, Ponticelli, Cassino 2006; G. Gentile, Democrazia Cristiana e ricostruzione nel frusinate (1943-1949), in S. Casmirri (a cura di), Il Lazio meridionale dal 1944 agli anni Settanta: politica, economia e società nelle fonti storiche e nelle testimonianze dei protagonisti, F. Angeli, Milano 2006.
7 L. Serra, I Savoia a Cassino e nel Cassinate dal 1861 al 1983, tip. Pontone, Cassino 1985, p. 363.
8 L’on. Nicola Angelucci è stato il presentatore del primo organico tentativo di istituzione della provincia di Cassino depositando alla Camera dei Deputati, nel dicembre 1956, una proposta di legge. Va notato che tale proposta era di tipo trasversale in quanto sottoscritta anche da parlamentari di varia estrazione partitica come Ettore Viola di Ca’ Tasson del Pnm (in quei momenti consigliere comunale a Cassino), Vittorio Emanuele Marzotto del Pli, Giovanni L’Eltore del Psdi, Vincenzo Selvaggi monarchico e Carla Capponi Bentivegna del Pci, gli ultimi due cofirmatari anche della richiesta di istituzione della provincia di Isernia (cfr. G. de Angelis-Curtis, Proposte di istituzione di una circoscrizione amministrativa: Cassino 1799-2006, Caramanica ed., Marina di Minturno 2006, pp. 69-74).
9 G. Gentile, Democrazia Cristiana e ricostruzione … cit., p. 79.
10 Istituto Centrale di Statistica e Ministero dell’Interno, Le elezioni politiche del 1948. Elezione della Camera dei Deputati, vol. II, Tip. Fausto Failli, Roma 1951, pp. 148, 150.
11 Istituto Centrale di Statistica e Ministero dell’Interno, Le elezioni politiche del 1948. Elezioni del Senato della Repubblica, Tip. Fausto Failli, Roma 1951, p. 175.
12 Il 28 aprile 1948 Gaetano Di Biasio venne raggiunto a Sora, dove siera recato per ragioni professionali, da vari colleghi e amici che avevano appreso alla radio la notizia della sua elezione alla Camera e avevano anche ricevuto assicurazioni dalla Direzione del Partito repubblicano. Quando arrivarono a Cassino ci fu «una esplosione di gioia … tripudio» tuttavia nella sera giunse la smentita dell’elezione. Inizialmente al Partito repubblicano erano stati assegnati 129.566 voti mente quelli effettivamente conseguiti nella XIX circoscrizione erano 108.961, pari al 6,6%. In sostanza, per un «errore di stampa», i primi conteggi effettuati avevano attribuito al Pri circa «21 mila voti in più» rispetto a quelli conseguiti. Sulla base dei risultati definitivi al Pri furono assegnati due seggi, attribuiti, in prima istanza, ai due candidati che avevano ottenuto il maggior numero di preferenze e cioè Randolfo Pacciardi (21.182) e Ugo Della Seta (12.206). Dopo la rinuncia di entrambi in seguito a opzione (il primo era stato eletto anche nel Collegio unico nazionale mentre il secondo, eletto contemporaneamente nel collegio senatoriale di Velletri, scelse il Senato della Repubblica) i due seggi furono assegnati a Giulio Belloni e Ludovico Camangi che avevano ottenuto, rispettivamente, 7.599 e 6.949 voti mentre Gaetano Di Biasio, con 5.923 preferenze, risultò il primo dei non eletti (G. de Angelis-Curtis, Gaetano Di Biasio 1877-1959: carattere … cit., pp. 113-114).
13 La lista della Dc ottenne 3.389 voti e 15 seggi (furono eletti Pier Carlo Restagno, Pietro Malatesta, Eugenio Cocomello, Angelo Gaetani, Angelo Turcano, Antonio Di Gennaro, Giovanni Vertechy, Gaetano Ciolfi, Roberto Tamburini, Antonio Crenga, Giuseppe Coppola, Giovanni Rotondo, Renato D’Ambrosio, Quirino Panaccione, Aurelio Patini), la lista civica de «La Rocca» 2.820 voti e 12 seggi (Gaetano Di Biasio, Sara Fiorentini, Geremia Lanni, Filippo Capaldi, Giuseppe Sinagoga, Giuseppe Valente, Gioacchino Della Guardia, Giuseppe Soave, Benedetto De Vito, Saverio Leva, Antonio Angrisani, Mario Gargiulo), il Msi 309 voti e due seggi (Italo Golini Petrarcone e Vincenzo Golini Petrarcone), il Pci 212 voti e un unico seggio andato a Giuseppe Fazio (P. Terranova, Parliamo di Cassino 1946-1982, Sel ed., Roma s.d., p. 26).
14 La tensione, il confronto e l’agone elettorale di quella competizione sono ricordati da Gargano nella vicenda dei due comizi contemporanei tenuti a conclusione della campagna elettorale nelle due principali piazze cittadine (pp. 23-24). Il palco del Pnm era ubicato su un lato di piazza De Gasperi nelle vicinanze di via Lombardia, quello di «Concentrazione democratica» in piazza Labriola «davanti al Tribunale: un’incredibile folla finiva per fondersi insieme davanti all’ufficio postale, con gli incerti dell’ultima ora che cercavano di ascoltare contemporaneamente le due campane» (P. Terranova, Parliamo di Cassino … cit., p. 29).
15 Pier Carlo Restagno, benestante (voti 3.365), Malatesta Pietro, professore (995), Panaccione Quirino, insegnante (308), Gigante Francesco, benestante (229), Gargano Domenico, impiegato (195),Palombo Carlo, bracciante agricolo (162), Gaetani Angelo, professore (130), Grossi Giuseppe fu Egidio, contadino (108), Nardone Vincenzo, prop. colt. (105), Mascioli Edmondo, cancelliere (99), Vecchio Benedetto di Vincenzo, muratore (92), Li Quadri Teresa fu Antonio, insegnante (78), Pio Geremia, commerciante (75).
16 Varlese Guido, avvocato (voti 77), Valente Graziano, studente (96).
17 Golini Petrarcone Vincenzo, avvocato (voti 338), Lena Loreto, impiegato (194).
18 De Vivo Carlo, avvocato (voti 309), Danese Vincenzo, cancelliere (86).
19 Russo Amelio, commerciante (voti 104).
20 Viola Ettore Armando, benestante (voti 2122), Grillone Antonino, Tenente Carabinieri in cong. (310), Saragosa Toselli, insegnante (208), Grimaldi Pasquale, commerciante (203), Capaldi Antonio, agricoltore (160), Pennacchini Goffredo, ispett. scolast. in pensione (146), Villatico Gaetano, avvocato (127).
21 Assante Franco, promotore legale (voti 628), Selmi Antonio, insegnante (83).
22 Casale Marsilio, dottore in legge (voti 298).
23 Si venne a costituire una governo quadripartito più indipendenti con Pietro Malatesta Dc vicesindaco, Guido Varlese per il Psdi, Vincenzo Golini Petrarcone per il Pli, Vincenzo Danese e Carlo De Vivo indipendenti, oltre a due assessori supplenti assegnati alla Dc nelle persone di Quirino Panaccione e Francesco Gigante (Archivio Storico del Comune di Cassino, Elezioni comunali del 23 maggio 1954, REP 15, f. 12).
24 Restagno continuò a maturare esperienze di amministratore locale perché, seppure per soli due mesi, nel 1961 fu sindaco di Sora (F. Palombino, Governo di partito: Pier Carlo Restagno tra centro e periferia, in S. Casmirri, a cura di, Lo Stato in periferia : élites, istituzioni e poteri locali nel Lazio meridionale tra Ottocento e Novecento, Edizioni dell’Università degli Studi, Cassino 2003, pp. 189-223).
25 Docente di Lettere (1919-1987), fu vicesindaco di Cassino dal 1949 e poi sindaco della «città martire» dal 2 luglio 1958 all’11 aprile 1961. Consigliere provinciale dal 1960 al 1964, fu assessore e poi presidente dell’Amministrazione provinciale di Frosinone nel biennio 1961-1963.
26 Laureato in scienze politiche e poi in medicina, politico, nato a Sezze ma di famiglia originaria di Casalvieri (1915-1997), nell’estate del 1946 era stato nominato dal prefetto della provincia a capo della Deputazione provinciale di Frosinone. Nelle elezioni del 18 aprile 1948 fu eletto alla Camera dei deputati per la Democrazia cristiana, riconfermato anche per la II, III, IV, e V legislatura repubblicana. Fu più volte sottosegretario di Stato, ai Trasporti nel II governo Segni (1959-1960), alle Poste e Telecomunicazioni nel governo Tambroni (1960), al Tesoro nel IV governo Fanfani (1962-1963), al Lavoro e Previdenza sociale nel I governo Leone (1963).
27 Il dott. Vittorio Gabriele, medico di S. Elia, era stato eletto nel Consiglio provinciale di Frosinone nel 1952, nel 1956, nel 1960 e nel 1970. Fu assessore nella giunta Malatesta, poi in quella Lisi, infine in quella Gargano.
28 T. Baris, C’era una volta la Dc, Editori Laterza, Roma-Bari 2011, pp. 82-83.
29 In tutto il XIX collegio ottenne 21.351 voti di preferenza, collocandosi nella lista Dc al 28° posto (Istituto Centrale di Statistica, Elezione della Camera dei Deputati 23 maggio 1958, vol. II, Voti alle liste e voti a candidati, Istituto poligrafico dello Stato, Roma 1961, p. 83).
30 Uscirono dalla Dc per entrare nel Guerriero Crociato: Antonio Grazio Ferraro (che assunse la carica di segretario politico del movimento), Quirino Panaccione, Pasquale Alonso, Emilio Matrundola e Renato D’Ambrosio.
31 Furono eletti Gargano Domenico (voti 3.857), Alberigo Mario (1.016), Nardone Pasquale (926), Recchia Aldo (750), Di Zenzo Marcello (631), De Rosa Andrea (492), Del Greco Giuseppe (474), Mascioli Edmondo (465), Longo Pietro (460), Marrocco Oreste (456), Gaetani Angelo (450), Pacione Orlando (449), Matera Stefanino (365), Terranova Pasquale (365), Consales Antonio (354).
32 Malatesta Pietro (voti 2.277), Salera Vittorio (558), Pagano Antonio (505), De Micco Ermanno (429), Gallone Pasquale (429), Panaccione Quirino (380), Alonso Pasquale (363), Ferraro Antonio Grazio (319).
33 Assante Franco (voti 744), Ottaviani Alessio (287).
34 Golini Petrarcone Vincenzo (voti 746), Parente Ennio (267).
35 Varlese Guido (voti 440), Di Mambro Adolfo (224).
36 Casale Renato (voti 336). Cfr. P. Terranova, Parliamo di Cassino … cit., p. 38.
37 T. Baris, C’era una volta … cit., p. 85.
38 Alla regione Sicilia nell’autunno del 1959 si venne a formare un governo definito con il termine di «milazzismo». Il neologismo trae il nome dalla cosiddetta “operazione Milazzo” avvenuta in Sicilia il 30 ottobre 1958 quando il democristiano Silvio Milazzo venne eletto presidente della Regione Siciliana con i voti dei partiti di destra e di sinistra, contro il candidato ufficiale del suo partito. Milazzo, esponente dell’autonomismo più spinto, era in contrasto con l’indirizzo fortemente accentratore impresso all’organizzazione della Dc da Amintore Fanfani, allora presidente del Consiglio e segretario nazionale della Dc. Fu espulso dal partito e costituì un raggruppamento cristiano sociale, una secessione che dette del filo da torcere alla Dc e che verrà riassorbita non senza qualche difficoltà.
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