Studi Cassinati, anno 2015, n. 1
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di Anna Maria Cicellini
Il passato ed il presente, dimensioni temporali strettamente correlate: l’una memoria storica, l’altra frutto di tale memoria su cui il presente si fonda e da cui trae alimento per costruire la propria identità culturale. Indagare nella storia di un territorio significa, dunque, ricercarne e scoprirne le radici culturali per dar luce ad una più chiara e consapevole dimensione del suo presente. Questo l’assunto del viaggio nel passato della città di Cassino, e della comunità che in essa vive, proposto nell’edizione 2015 della «Fiera del Santo Patrono», tradizionale appuntamento per le scuole del territorio che presentano annualmente i risultati della loro ricerca su un particolare spaccato della storia medievale del nostro territorio, la «Terra Sancti Benedicti».
Anche quest’anno il cortile del Palagio Badiale, l’antica Curtis Maior, è stato, nei giorni 16, 17, 18, 19 marzo, il luogo privilegiato di una rappresentazione scenica che ha visto protagonisti gli studenti delle scuole del territorio e che ha voluto far riemergere dal passato una pagina della nostra storia. In questo viaggio virtuale, un flashback ha condotto i visitatori della Fiera in una inedita dimensione spazio-temporale. Dall’anno 2015 all’anno 1230, dall’odierna città di Cassino all’antica città di San Germano: così si chiamava Cassino nel 1230, ai tempi del Trattato di Pace, tra l’imperatore Federico II di Svevia e papa Gregorio IX, firmato il 23 luglio 1230 nella Chiesa Maggiore di San Germano che si trovava dove oggi sorge la Chiesa Madre. La città di San Germano, in cui è radicata la nostra storia, fu sede, infatti, della firma di un importante trattato di pace, noto come Pace di San Germano: e dell’una e dell’altro sono stati delineati gli aspetti peculiari. Si è indagato, supportati anche dalla Chronica di Riccardo da San Germano, sulle lunghe trattative che condussero alla Pace e sugli sviluppi successivi di essa, dando ampio spazio ad una ricerca volta ad approfondire la complessità e la poliedricità di interessi di Federico II e Gregorio IX, i protagonisti di una vicenda storica che, accaduta nel nostro territorio, rientra nel più ampio contesto del secolare conflitto tra Impero e Papato. E proprio la firma di quella Pace, in un suggestivo scenario che ha posto in primo piano l’immagine della Chiesa Maggiore di San Germano, ha costituito il momento culminante dell’intera rievocazione storica. Intorno alla Chiesa un susseguirsi di spazi allestiti in cui le diverse scuole hanno dato vita, attraverso i loro studenti, a un particolare spaccato della rievocazione medesima, approfondendone temi e aspetti scelti in base alle specificità dei singoli indirizzi di studio. È stato rappresentato e descritto l’assetto urbanistico dell’antica città medievale di San Germano, avvolta da una cinta muraria, rinforzata da torri, e con diverse porte di accesso. Sono stati riscoperti i suoi quartieri, abitati anche da comunità straniere, le sue piazze, in cui si concentravano specifiche attività artigianali che davano ad esse la denominazione, le sue 26 chiese, i suoi 7 ospedali, i suoi ponti, i numerosi molini, disseminati lungo i corsi d’acqua che l’attraversavano. Si è fatta luce sulla quotidianità del suo variegato tessuto sociale, costituito da un vasto stuolo di artigiani, contadini, commercianti, ma anche da professionisti, quali medici, avvocati, notai, e da nobili. L’antica città faceva parte della «Terra Sancti Benedicti» ed era la capitale della Signoria Cassinese, uno dei più vasti Stati Ecclesiastici del Medioevo. Si estendeva lungo le pendici della Rocca Janula, presidio difensivo più volte distrutto e ricostruito, e su di essa si ergeva il Monastero benedettino di Montecassino, centro religioso di fervente spiritualità, luogo di meditazione e di studio, da sempre faro di cultura e di civiltà, per l’intero Occidente, anche in quegli anni di difficoltà e crisi. È stato un viaggio nel passato davvero interessante, che ci ha permesso di recuperare la memoria storica del nostro territorio e di arricchire, alla sua luce, la consapevolezza del nostro presente.
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