C’era anche un orso a Montecassino il 18 maggio 1944

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di Domenico Tortolano
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C’era anche un orso di due anni, nato sui monti della Persia, alto quasi due metri e del peso di 250 chilogrammi, a Montecassino quando il 18 maggio 1944 i soldati polacchi del gen. Anders issarono le bandiere sulle rovine del monastero benedettino distrutto dalle truppe alleate il 15 febbraio 1944 per stanare le truppe tedesche. L’orso, morto nello zoo di Edimburgo nel 1963, si chiamava Wojtek e figurava arruolato come soldato con tanto di targhetta. Fu considerato di grande aiuto in quei terribili frangenti della battaglia finale di Montecassino per il trasporto delle casse di munizioni dai camion alle batterie di mitragliatrici. Lo aveva in cura il soldato di origine ucraina Mieczyslaw Kaluzynski che racconta: ”Era socievole e gli piaceva la birra”. Wojtek ha lapidi commemorative allo zoo di Edimburgo, all’Imperial War Museum e al Sikorski di Londra e al Canadian War Museum di Ottawa. In Italia è nei libri e in un fumetto. Ma non al cimitero militare polacco di Montecassino dove riposano il gen. Anders e un migliaio di soldati morti per la libertà. Dopo la guerra alcuni soldati polacchi e l’orso furono ospitati in Scozia in una fattoria. E ora una ricercatrice scozzese Aileen Orr, i cui nonni erano i proprietari di quella fattoria, ha scritto un libro su Wojtek e ha aperto una sottoscrizione per raccogliere fondi per due statue di bronzo da dedicare all’orso iraniano da erigere a Edimburgo e a Varsavia ma anche per finanziare borse di studio di veterinaria per studenti polacchi e scozzesi. Nessun pensiero a Montecassino, luogo che diede fama all’orso-soldato. La singolare storia inizia con il generale Anders finito nel 1943 in Persia ad addestrare i soldati polacchi fuggiti dai lager tedeschi e russi. Qui un giovane soldato ebbe in consegna da un boscaiolo l’orsetto e insieme iniziarono l’avventura di guerra. Anders trasferì il suo contingente in Egitto e poi in Palestina e, quando fu addestrato, lo imbarcò alla volta dell’Italia. All’ inizio del 1944 i suoi soldati sbarcarono sul suolo italiano in Sicilia. In primavera giunsero a Cassino chiamati dagli inglesi. La quarta offensiva contro il caposaldo tedesco scattò nella notte tra l’11 e il 12 maggio coi polacchi in prima linea. Wojtek, che non aveva paura dell’assordante rumore delle esplosioni, si rivelò un aiuto importante, portava le casse di munizioni. Il 18 maggio i lancieri polacchi issarono le bandiere italiane e polacche sulle macerie dell’abbazia di Montecassino. Ad assistere c’era anche Wojtek. Qualche giorno dopo fu fatto salire su un camion, direzione la capitale. Roma fu liberata ai primi di giugno.

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