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Il giorno 4 giugno scorso, alle ore 18,30 circa, in compagnia del signor Antonio Di Raimo, esperto conoscitore della zona, a cui va il mio vivo ringraziamento, sono partito dalla località Pic-Nic Park di Castelnuovo Parano per raggiungere, in una fitta boscaglia, la contrada “ Opperi”, dove vi sono i resti della cappella di Santa Lucia che è sempre rimasta ignorata dagli storici e conosciuta solo da pochi castelnovesi che si recavano a far legna nel dopoguerra e dai cacciatori.
Lungo la stradetta mulattiera che conduce alla cappella si notano disseminati cocci di terracotta che sicuramente sono i resti del pavimento o del tetto della medesima.
Come ben si puó vedere dalle foto scattate con un telefonino, la cappella misura circa venti metri quadri, si nota una cupoletta a volta reale e la fronteggia un portico.
All’interno ed all’esterno della suddetta si trovano grandi massi che anticamente di sicuro formavano i muri laterali della piccola cappella.
Non vi è alcuna traccia di copertura, anche perché, secondo il racconto di Antonio Di Raimo, non molto tempo fa, alcune persone hanno portato via alcuni coppi ed una lunetta di terracotta dove vi erano impresse alcune lettere, quasi sicuramente la data di costruzione della cappella. Secondo il sacerdote professor don Antonio Jannelli, che si occupò estesamente del suo paese nativo, ove fu pure parroco, non si hanno notizie sulle origini di questo culto, tuttora mantenuto, probabilmente ispirato da Montecassino quando aveva pieno dominio anche civile sul luogo, e la costruzione della cappella di Santa Lucia dovrebbe risalire a tempi molto remoti.
Non vi sono documenti riguardanti la fondazione: sappiamo soltanto che nel 1491, Onorato II Gaetani d’Aragona, conte di Fondi, menziona una terra dove si dice alle “Tora de Sancta Lucia” nel territorio di Castelnuovo e che, nel 1527, rimasto vacante il beneficio per la morte del Magnifico Angelo Magistero, che nei Regesti Cassinesi è qualificato “Marchese” di Castelnuovo, esso fu conferito dall’abate Cristoforo da Napoli ad Erasmo di Cantonio, al quale successero Giovanni de Carlino, e, lui morto nel 1572, Ettore Branca.
Secondo l’insigne monaco don Angelo Pantoni, ingegnere fiorentino, studioso di archeologia e storia dell’arte cassinese medievale, il nome della contrada “Opperi”, vien fatto derivare dal latino “Oppidum” (città circondata da mura), e forse don Pantoni intendeva dimostrare l’esistenza, in questa contrada castelnovese, di una antica città pelasgica dotata di mura poligonali o megalitiche (cioè erette con grandi massi squadrati uniti senza calce) risalenti al VI o V secolo a.C., come sono visibili tuttora alcune tracce nella contrada Correano della vicina Ausonia.
Questi resti ed altri tratti di mura ora visibili, ora disfatti per usarne i massi nell’erezione delle cosiddette “macere”, o sparsi tutto intorno, permettono di individuare un perimetro nel cui interno vi erano un insediamento Volsco o Ausonio ed un luogo sacro come appunto la cappella di Santa Lucia.
Mi sembra opportuno offrire questa comunicazione agli studiosi ed in particolare agli amministratori locali perché possano farsi carico di una più puntuale ricerca sul territorio comunale che potrebbe rivelarsi vantaggiosa per gli studi archeologici, per una riqualificazione della storia castelnovese e per uno sviluppo turistico locale in un comune che finora si riteneva quasi privo di storia.
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