Cassino 1946: il fotografo Tony Vaccaro tra le rovine della Città Martire


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Studi Cassinati, anno 2010, n. 2
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Un bellissimo libro di fotografie dal titolo “ Shots of war”, del 2002, racchiude molti degli scatti fotografici esposti per la prima volta alla Mostra che fu allestita al Musèe d’Histoire de la Ville de Luxemburg.
“Le foto di questo catalogo – afferma nella nota introduttiva l’Autore, Tony Vaccaro – sono dedicate a tutti coloro che sono morti durante la seconda guerra mondiale. È il motivo per cui sono vissuto e sopravvissuto: ricordare a tutti, con queste immagini, gli orrori della guerra”.
La serie di immagini, nelle quali ritroviamo non solo “la guerra” ma il vissuto quotidiano di milioni di persone, si apre con una foto emblematica della Cassino distrutta nell’ultima guerra e che ebbe il significato di madre di tutte le battaglie.
La riproponiamo ai nostri lettori perché poco conosciuta al pubblico locale, ma molto nota al grande pubblico mondiale.
La foto mostra un cavallo utilizzato per i lavori della ricostruzione post-bellica che si aggira tra le macerie alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Una ricerca che lo spinge a cercare delle briciole di pane nel tascapane di un muratore lasciato sul banco di carpenteria.
I ruderi sono quelli riconducibili ai piedi di Rocca Janula nella zona dell’attuale incrocio tra via Varrone e via Riccardo da S. Germano.
Si tratta di una foto eccezionalmente espressiva e struggente; riesce a sintetizzare in se stessa la catastrofe materiale della distruzione bellica e, indirettamente, il dramma umano, il tormento, la sventura delle persone, quindi anche degli animali, rimasti a fronteggiare fame, tormenti e malattie.
Una foto impareggiabile che non a caso ha aperto anche la grande mostra fotografica, “Scatti di guerra”, che lo scorso anno l’Italia dedicò al 65° anniversario dello sbarco in Normandia, che Vaccaro, unitamente a Lee Miller, tenne nelle Scuderie del Quirinale.
Lo sbarco in Normandia fu preceduto da un altro evento militare molto importante, lo sbarco in Sicilia del luglio 1943, a seguito del quale le truppe alleate risalirono la Penisola in direzione Roma, fino a quando la loro avanzata fu fermata nell’inferno di Cassino e Montecassino.
Tony Vaccaro nasce nel dicembre del 1922 a Greensburg, in Pensylvania.
La sua famiglia torna a Bonefro, paesino molisano, nel 1925.
La prematura scomparsa di entrambi i genitori costringe Tony e le due sorelle a rimanere nel Molise fino alla fine degli anni ‘30.
L’adolescenza di Vaccaro è legata al Molise dove nasce un profondo legame con quella terra e gli uomini di quella terra, segnando non solo la sua sensibilità, ma anche una parte importante della sua futura produzione artistica.
Tornato in America nel 1939, Vaccaro si arruola nell’Esercito degli Stati Uniti. Inviato nel settembre 1943 a Camp Van Dorn, in Mississippi, ottiene il permesso di realizzare un primo lavoro fotografico sulla vita del suo battaglione.
Infatti aveva iniziato ad interessarsi di fotografia al liceo; e durante la seconda guerra mondiale, con l’inseparabile macchina fotografica, scattò oltre 8.000 fotografie, tutte con la tecnica dello scatto veloce, per poter meglio cogliere la spontaneità dei soggetti.
Le sue foto sono esposte nei più importanti musei del mondo, come il Metropolitan di New York, la George Eastman House di Rochester (NY) e il Centre Pompidou di Parigi.
Nell’aprile del 1944 è inviato in Inghilterra con la 83ª Divisione di Fanteria.
Prende parte allo sbarco in Normandia e alla progressiva liberazione dell’Europa occidentale; attraversa il Lussemburgo e il Belgio, combatte nella battaglia delle Ardenne, partecipa alla conquista della Germania dalle rive del Reno alle porte di Berlino.
Nel 1945 decide di rimanere in Europa come fotografo del giornale dell’Esercito americano The Stars and Stripes e poi di Time Life.
In questa veste Vaccaro attraversa l’Italia con la sua macchina da presa focalizzando la sua attenzione sulla vita quotidiana nelle città e nelle campagne durante il dopoguerra e la ricostruzione.
Sul finire degli anni sessanta si occupa di cinema e di spettacolo fotografando tra gli altri, Sofia Loren, Charlie Chaplin, Marlon Brando, Marlene Dietrich, Clark Gable, Federico Fellini, Anna Magnani.
Nel 1946, proveniente da Roma verso il Molise, Tony Vaccaro, arriva a Cassino.
Ha una fitta al cuore.
Lo spettacolo che gli si presenta è una città priva di vitalità, avvolta dalla malaria e ridotta a cumulo di macerie.
Per chi era stato testimone degli orrori dello sbarco in Normandia, della battaglia delle Ardenne e di tutti gli altri scenari di guerra, lo spettacolo di Cassino doveva apparire ben poca cosa.
Non fu così.
Vaccaro chiese all’autista dello sgangherato pullman che lo trasportava se, abbandonata la corsa, avesse avuto la possibilità di raggiungere ugualmente in serata, il Molise.
A risposta affermativa, scese dal pullman e, per ben sei ore, fotografò la tragedia della città di Cassino e Montecassino così come la furia della guerra li aveva ridotti.
Quella che pubblichiamo è una delle tante foto scattate in quel triste giorno.
Tony Vaccaro è oggi un arzillo vecchietto che, testimone diretto di un pezzo importante della Storia del XX secolo, non disdegna di concedersi ai ricordi e alla conversazione, proprio nella consapevolezza di testimoniare un periodo tragico che non dovrà più ripetersi.
Vive a Long Island City ( N.Y). Vaccaro è stato anche a Cassino, il 14 luglio dello scorso anno, ed in quell’occasione è stato ricevuto dal sindaco Bruno Vincenzo Scittarelli (foto) che gli ha fatto dono della preziosa medaglia celebrativa coniata in occasione del 60° anniversario della distruzione della nostra città; il fotografo ha ricambiato facendo dono del suo suggestivo catalogo “La mia Italia – fotografie 1945-1965”, con l’impegno di ritrovare gli altri “scatti di guerra”.
È così nata l’idea di una mostra fotografica esclusiva da tenersi a Cassino esponendo gli inediti scatti delle sue sei ore di permanenza nella Città Martire nel settembre del 1946. Su questo ambizioso progetto sta ora lavorando l’Amministrazione Comunale per arricchire ulteriormente il patrimonio di testimonianze della Cassino post bellica.

Di Giorgio – Di Vito

 

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