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Studi Cassinati, anno 2009, n. 1
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di Anna Maria Falese Ciamarra
Molte persone che oggi vivono a Cassino o che frequentano la nostra vivacissima cittadina sicuramente pensano che la presenza di un ateneo cittadino sia un fatto ovvio ed ordinario.
Pochi conoscono o ricordano la storia di questa presenza.
L’Università Statale di Cassino nacque nel 1979 con legge dello Stato a seguito di una decisione del Consiglio regionale del Lazio che, affermando il concetto di “università monocentrica”, stabiliva il conseguente riconoscimento delle tre libere facoltà: Magistero, Economia e Commercio, I.S.E.F., esistenti nella città.
Il trionfale plauso tributato al felice evento in sede locale determinò non pochi 1uoghi comuni” (così definiti dalla docente di Storia Contemporanea Silvana Casmirri) ed oscurò completamente sino a nascondere una non comune iniziativa popolare che dal 1967 aveva dato vita alla libera Facoltà di Economia e Commercio di Cassino e che senza dubbio costituiva uno dei presupposti alla nascita dell’Università di Stato.
Io credo che le vicende di questa particolare ed avveniristica iniziativa debbano essere rivendicate ad onore e merito della intera comunità cassinate e di quanti la proposero e la sostennero personalmente.
Il prof. Saverio De Simone, docente di diritto pubblico e legislazione scolastica presso il Magistero privato, poi parificato, di Cassino intuì l’opportunità di proporre una libera Facoltà di Economia e Commercio da realizzare a Cassino in forza della sua centralità e del grande valore del patrimonio culturale dell’Abbazia di Montecassino. L’istituzione proposta incontrò un’accoglienza tutt’altro che favorevole da parte degli ambienti politici al governo cittadino; ogni insistenza fu inutile e in qualche occasione respinta con palese fastidio.
In considerazione della evidente impossibilità di un qualsiasi sostegno politico, un giovane legale (mio marito) suggerì di tentare il ricorso ad un azionariato popolare a sostegno economico di una cooperativa in grado di costituire e gestire una libera attività universitaria.
Mio fratello Peppino e io stessa, allora assistente del prof. De Simone presso il Magistero, ci prodigammo per sollecitare porta a porta la preventiva sottoscrizione delle azioni. Fu un autentico ed insperato successo: imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani ed operai cassinati sottoscrissero 416.000 azioni di 10.000 lire ciascuna.
Il 30 ottobre 1969, per atto pubblico (Rep. 1621/415) del Notaio Luigi Gamberale fu costituita fra gli azionisti una cooperativa a responsabilità limitata denominata “Ente Universitario S. Benedetto” con il relativo Consiglio di Amministrazione.
Furono eletti consiglieri di Amministrazione il prof. Saverio De Simone, l’avv. Guido Varlese, il sig. Peppino Falese, l’avv. Vincenzo Petrarcone, il rag. Marcello Di Zenzo, l’avv. Adolfo Di Mambro, il comm. Nicola Abbondante, il comm. Antonio Angrisani, il dott. Antonio Ferraro, il rag. Giovanni Russo, l’avv. Renato Casale, il comm. Virgilio Volante.
Alla presidenza del Consiglio fu eletto il prof. De Simone. A costituire il Collegio Sindacale furono eletti il prof. Vincenzo Taccone, il rag. Achille Gallaccio (membri effettivi), il dott. Antonio De Rosa e il rag. Antonio Langiano (membri supplenti). Il dott. Aldo Recchia, l’ing. Carlo Di Mambro ed il sig. Ennio Parente furono eletti probiviri.
Con lo stesso atto fu approvato lo Statuto dell’Ente che, in particolare, nel quadro della tradizione culturale di cui è simbolo Monte Cassino e nell’intento di promuovere lo sviluppo del Cassinate” stabiliva “di costituire e gestire in Cassino una Facoltà di Economia e Commercio a prevalente indirizzo industriale”.
L’impegno e la determinazione del Consiglio di Amministrazione e di un comitato tecnico affidato a docenti di sicuro prestigio (i professori Ubaldo Prosperetti, Carlo Merlani e Giovanni Cassandro) garantirono le attività universitarie della libera Facoltà per alcuni anni e sino a quando crescenti esigenze economiche resero problematica la continuazione della stessa attività.
La Banca Popolare di Cassino evitò lo scioglimento della cooperativa affidando al suo presidente, Raffaele Varlese, contemporaneamente presidente della S. Benedetto, il compito fondamentale di promuovere il riconoscimento di tutti gli istituti universitari della città.
Raffaele Varlese, cassinate di cuore e di intelletto, con tutta la concretezza e la determinazione proprie del suo modo di essere, dette vita ad una serie di iniziative (sfilate, comizi, pullman di studenti a Roma) per sollecitare le autorità a quel riconoscimento che costituiva una crescente aspettativa condivisa dalla intera comunità. Fu anche costituito un apposito comitato presieduto dal senatore On. Bernardi ed amministrato da Raffaele Varlese nella qualità di presidente della Banca Popolare; a questo comitato si deve il riconoscimento degli esami sostenuti nelle libere facoltà ai fini di una laurea a pieno titolo.
È infine giusto ricordare che l’avvocato Guido Varlese, assessore comunale e regionale di quei tempi, si prodigò con passione per l’istituzione della Università; il suo impegno fu anche giudicato il sogno di un visionario ed è sua l’amarezza di quando sostiene che alcuni dei principali oppositori al riconoscimento della università statale furono i primi ad attribuirsi i meriti ed i vantaggi del “sogno” che si era avverato.
Mi auguro che i protagonisti di queste vicende del passato della nostra Città Martire trovino posto nella storia dell’Università.
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