AQUINO E LA GRANDE GUERRA


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Studi Cassinati, anno 2008, n. 4

di Costantino Jadecola

Se il censimento del 1901 attribuiva ad Aquino 2.672 abitanti, quello di dieci anni dopo arrivava a contarne 2.813. Si trattava di numeri decisamente bassi che, però, per forza di cose, non potevano esimere Aquino dal dare anch’essa il proprio contributo in termini di esseri umani a quella tragica scommessa che fu la Prima guerra mondiale, una scommessa giocata sulla pelle di diversi milioni di giovani tra cui, appunto, 410 aquinati, grossomodo il 15 per cento della popolazione del tempo.
Al tirar delle somme, alla fine delle ostilità, 54 di essi, di cui 6 deceduti per cause dipendenti dalla guerra, cioè circa il 13 per cento della pattuglia, risultò uccisa in combattimento o dispersa. Tra gli altri, il tenente Felice Venditti (24 anni) ed il sottotenente Giovanni Vincenzo Pelagalli (22) che avevano entrambi frequentato il glorioso “Tulliano” di Arpino ed ai quali, secondo le scarne informazioni di cui si è in possesso, sarebbe stato fatale il 18 giugno 1916. Fu in questo giorno, infatti, quello in cui Venditti perì in valle Listaro, peraltro tenente di fresca nomina, mentre di Pelagalli si perse ogni traccia, al punto di essere considerato disperso, anche se è ritenuta certa la sua partecipazione ai combattimenti avvenuti sul monte Zovetto. Quanto agli altri aquinati, 33, circa l’8 per cento, furono gli invalidi e i mutilati, cioè coloro i quali si portarono dietro per il resto della vita i segni palpabili di quella vicenda, mentre in 36 patirono le conseguenze della prigionia, 32 in Austria e 4 in Germania.
Se siamo a conoscenza di queste informazioni è grazie anche a mons. Rocco Bonanni (Aquino, 21 novembre 1860-11 novembre 1928) il quale, alla notizia “della morte dei primi nostri cari Soldati”, cominciò ad accarezzare “l’idea del dovere a guerra finita, onorare gli Eroi che si immolavano per la libertà e per la grandezza della Patria diletta!”1, non solo di Aquino ma di tutti i comuni della sua diocesi (Arce, Castrocielo, Colle San Magno, Esperia, Pico, Piedimonte San Germano, Rocca d’Arce, Roccasecca, San Giovanni Incarico, Santopadre, Terelle e Villa Santa Lucia).
Nell’immediato il sacerdote fu sommerso da “un cumulo di lettere ed un coro di lodi”2.
Al dunque, però, “solo due o tre Comuni” e “fra i più piccoli”3 riuscirono a soddisfare le sue attese. In buona sostanza mons. Bonanni intendeva pubblicare l’elenco e le foto dei morti in guerra con le storie dei diversi paesi. Ma siccome alcuni di questi erano addirittura sprovvisti degli elenchi dei caduti e considerato che ogni sollecito risultò vano, alla fine mons. Bonanni rinunciò alle iniziative che aveva in mente limitandosi alla pubblicazione di Ricerche per la storia di Aquino e, per quanto riguarda i diversi comuni della diocesi, di Monografie storiche e concentrando quindi tutto il suo impegno per la realizzazione ad Aquino di un monumento ai caduti che, peraltro, aveva anche immaginato a grandi linee. Scrive: “nel concetto di massima (e non di dettaglio) sarà formato nella parte integrale da lapidi con antiche iscrizioni, da pietre con ornato, da pietre nere (lapis niger), da colonne, sarcofaghi, da urne e vasi antichi, in modo da essere unico nel suo genere nella nostra Regione. Su di una colonna antica di granito vi sarà posto un gallo di bronzo in atto di cantare (come nella notte annunzia il giorno, così sulla morte degli Eroi canterà ed annunzierà la pace, il premio, la gloria e la vita di Essi in Cielo presso il Dio degli Eserciti) con una stella dietro la cresta (è lo stemma antico di Aquino). Una o due piccole piramidi verranno formate con pietre autentiche, venute dall’Albania, dalla Francia, dal Trentino e dalla Venezia Giulia; il cemento idraulico sarà impastato colla sabbia del Piave. I ritratti in smalto, di tutti i Caduti di Aquino, coi rispettivi nomi, cognomi e paternità orneranno il Monumento.”4
Per “l’attuazione dell’opera grandiosa”5 viene costituito un apposito comitato che poi è lo stesso che in tempo di guerra era il “Comitato per l’Assistenza dei militari combattenti” (“Mgr. Rocco Bonanni presidente, Mgr. Francesco Morelli vice presidente, R.mi Canonici Don Giuseppe Fortuna, Don Tommaso Di Marco, Don Tomaso Fortuna e Don Michele Venditti. Sigg. Quagliozzi Aurelio, (ora studente universitario in Napoli), Antonio Mazzaroppi (ora Brigadiere nei Reali Carabinieri), Guido Santopietro (morto in guerra combattendo), Giuseppe Santo, Alessandro Iadecola, Costanzo Iadecola (gemelli, ex tenenti di Fanteria), Giuseppe Manna (ex prigioniero), Pietro Manna (ex Caporal Magg.), Luigi Pelagalli (ex tenente Fanteria, ora studente universitario in Roma), Rocco Di Sotto (ex combattente, ora in America) e Claudio Pagliuca (ex combattente), Magnapera Antonio (ex prigioniero) ora ad Albona presso Fiume”6).
Alla fine, però, l’ambizioso progetto resta tale ed il monumento ai caduti, beninteso del tutto diverso da quello che Bonanni aveva immaginato, avrebbe avuto concreta attuazione solo diversi anni più tardi. Piuttosto originale nella struttura era, infatti, costituito da una lunga antenna metallica avvolta nella parte inferiore da un fascio littorio ed ancorata ad una base in muratura sopraelevata di circa un metro di altezza rispetto al piano circostante nel contesto di un’area delimitata da otto involucri di bomba collegati tra loro con grosse catene in ferro. Sorgeva in piazza Pasquale Pelagalli, come allora si chiamava l’attuale piazza San Tommaso, grossomodo dove oggi è situato il monumento a San Tommaso, ma a livello del sagrato, ed era stato inaugurato in occasione dell’anniversario della vittoria del 1930. Oltre al contributo di mons. Rocco Bonanni, che destinò all’iniziativa il ricavato dalle vendite di Ricerche per la storia di Aquino, non puó, però, dimenticarsi quello, rilevante, di tutti gli aquinati ai quali, per ovvi motivi, la realizzazione del monumento stava molto a cuore e che contribuirono perciò concretamente alla sua costruzione anche con una lotteria finalizzata alla raccolta di fondi cui aderì lo stesso Mussolini che per la circostanza inviò un portasigarette di argento.
Nell’immediato, intanto, Aquino non si era dimenticata della guerra e dei suoi protagonisti ed aveva dedicato una delle strade più importanti al Soldato Ignoto in concomitanza con il trasferimento all’Altare della Patria di quella salma. “Gli Aquinati”, come ancora si legge in una lapide posta sul vecchio torrino di riporto dell’acquedotto, “auspice il sottocomitato, glorificando il valore dell’esercito italiano che l’Italia nostra rese grande e temuta onorano il Soldato Ignoto questa via a lui dedicando”. Era il 4 novembre 1921.
Oltre quelle cui si è fatto cenno, di quell’evento sconvolgente non è che restino molte altre testimonianze. Assume, perciò, una sua importanza la foto che il sig. Giuseppe Conte inviò al giornale La Voce di Aquino e che questo poi pubblicò (anno II, nn.7-8, febbraio-marzo 1970). Secondo informazioni fornite all’epoca dallo stesso Conte, doveva essere il 1917 quando la foto venne scattata, forse in occasione di un casuale incontro nella natia Aquino di un gruppo di “ragazzi del ’99” (o giù di li) che, profittando di una convalescenza o di un permesso, erano tornati momentaneamente a casa dal fronte. Quanto, invece, all’identità delle persone fotografate, anche se non è stato possibile individuarle singolarmente, si può tuttavia affermare che nel gruppo ci sarebbero Ettore Blasi, l’avv. Giovan Battista Bonanni, mons. Rocco Bonanni, Tommasino Bonanni, Antonio Caprio, Innocenzo Caprio, Giuseppe Conte, Innocenzo Cristi, Libero De Santis, Giovambattista Di Branco, mons. Giuseppe Fortuna, il dott. Francesco Fusco, Augusto Insardi, Guido Insardi, Antonio Magnapera, Peppino Marsella, Antonio Mazzaroppi, Loreto Pagliuca, Bernardo Pelagalli, l’ing. Francesco Pelagalli, Giuseppe Pelagalli, Pasquale Pelagalli, Ernesto Pellecchia, Raffaele Pellegrini, il dott. Celestino Quagliozzi, Antonio Raso e Vincenzo Secondini.
Si è ben consapevoli del fatto che fra Aquino e la Grande guerra potrebbero esserci state ulteriori relazioni e, dunque, che le cose dette sono di sicuro non esaustive dell’argomento. C’era, però, necessità di dirle perché l’inesorabile fluire del tempo – sono ormai passati novant’anni – allontana sempre più dalla memoria certi ricordi, affievolendoli. Specie quelli riferiti proprio alla Prima guerra mondiale della quale si è soliti parlare sempre in termini generali, e spesso retorici, forse a causa dell’evidente difficoltà nel reperire informazioni particolari. Come quelle di cui si è appena detto.

1 Rocco Bonanni, Ricerche per la storia di Aquino. Prof. P.A. Isola Editore. Alatri, 1922, Prefazione.
2 Rocco Bonanni, Monografie storiche. F.R.E.S.T. Fabbrica Registri e Stabilimento Tipografico. Isola del Liri, 1926, p. VIII.
3 Idem.
4 Rocco Bonanni, Ricerche…, op. cit., pp. 233-234.
5 Idem, p. 234.
6 Idem, p. 235

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