Studi Cassinati, anno 2007, n. 3
di Domenico Cedrone
Sul foglio “La Cantina”, inserto culturale de “L’Inchiesta” del 5 aprile 1998, Eugenio Maria Beranger pubblicava un articolo dal titolo: Donato Cucchi promotore di varie iniziative editoriali all’inizio del secolo, sottolineando la penuria di notizie biografiche sull’editore e la poca notorietà della rivista “Psiche ed Aurora”, pur avendo avuto la stessa un’ampia diffusione. Questa estate, grazie alla cortesia e alla sensibilità della signora Giorgia Angelini Cucchi, vedova di Giorgio Cucchi nipote di Donato, sono venuto a conoscenza di un esiguo fascicolo contenente manoscritti da pubblicarsi sulla rivista in argomento e di alcune bozze frammentarie inerenti l’attività editoriale del Cucchi. Con questo articolo cercherò di ampliare, per quanto possibile, la conoscenza del personaggio e della sua attività culturale, sciogliendo anche alcune perplessità avanzate a suo tempo dall’amico Beranger circa le annate della rivista “Psiche”.
Donato Cucchi nacque a San Donato Val di Comino l’8 settembre 1887 da Francesco e Filomena Marcello; dopo gli studi primari, entrò come novizio nel Seminario di Sora dove compì gli studi secondari. Uscito dal Seminario, il 15 ottobre 1908 fu chiamato alle armi e svolse il servizio di leva nell’11° Reggimento Bersaglieri. Fu ammesso col grado di sergente al corso Allievi Ufficiali di Complemento e si congedò il 20 maggio 1912.
Come privatista, sostenne per la prima volta gli esami nella Regia Scuola Normale di Caserta ottenendo, nella sessione autunnale, voti nove su dieci nei “lavori manuali”: Disegno, Calligrafia, Ginnastica e Canto. Il sedici ottobre 1914, sempre da privatista, sostenne gli esami di licenza nella Regia Scuola Normale dell’Aquila ottenendo la patente di Maestro di scuola. Il sei gennaio del 1915 il Provveditorato agli Studi dell’Aquila, con un telegramma, gli conferiva l’insegnamento nella scuola elementare di Borgo Colle Fegato. Il 15 marzo dello stesso anno fu richiamato alle armi e già si trovava al fronte quando fu dichiarata guerra all’Austria. Combatté col grado di Sottotenente e fu ferito in modo grave nell’assalto a un “trincerone nemico a Bocca Val D’Orsara presso la Valla Sugana (sic.) (Asiago – Grappa)”. Rimandato a casa, morì il 7 febbraio del 1916 per le ferite riportate, non ancora trentenne. Nella sua breve esistenza, Donato Cucchi fu molto attivo anche come editore e ciò si desume dalla documentazione già citata (non più di 100 fogli volanti manoscritti, tre riviste e un bozzetto drammatico a stampa). Si può dire che la rivista “Psiche ed Aurora” nacque nel 1907, ma non se ne conosce alcun esemplare; tale data si evince dalla stampa di un bozzetto drammatico di Giuseppe Bonserio dal titolo “Ironia del fato!” pubblicato nel 1909 per i tipi dello Stabilimento Tipografico Umberto Eugenio di Napoli. Nell’ultima pagina del bozzetto si legge: “Psiche ed Aurora” – Rivista mondana, di Arte, Letteratura, Scienze, Poesie e Attualità. Direttore Donato Cucchi – Redattrice Lina Turazzini. Direzione ed Amministrazione S. Donato Val di Comino (Caserta) – Anno III – Immensa diffusione. A metà pagina vengono riportati i nomi dei collaboratori e delle collaboratrici, in tutto 86, fra i quali spicca il nome di Trilussa e, a fondo pagina, le opere di Donato Cucchi, già edite: Fuoco e sangue, romanzo; Tinte Fosche, romanzo; Più che l’amore, romanzo; Strazio, romanzo; Fiori di Bellezza, novelle; Piccole Stelle, schizzi mondani. Si avverte poi che era imminente la pubblicazione di versi di Lina Turazzini dal titolo Primavera del cuore.
La rivista, quindi, pubblicava poesie, drammi, novelle e argomenti letterari. Fra i manoscritti della cartellina compaiono titoli dai toni decisamente romantici o drammatici che richiamano la corrente letteraria del Decadentismo allora imperante: Fatalità; Profumo di Ginestra; Più che il dovere; Quando cadono le ali; Due Anime; La festa delle rose, Riconciliazione. Come esempio riporto una poesia di Dora Martorelli che, da indiscrezioni familiari, sembra essere stata innamorata del Cucchi e, molto probabilmente, dedicava a lui questi versi: Vorrei… / A te, mio solo amore. / Esser vorrei la primavera bella / Per infiorar di rose il tuo cammino / Esser vorrei la più fulgente stella / Per cingerti d’un raggio adamantino / Esser vorrei più bella di una fata / Per farti omaggio d’ogni mio splendore / Esser vorrei di gloria incoronata / Per dare il serto in cambio del tuo cuore / Sovrana vorrei essere del mondo intero / Per deporre ai tuoi piedi ogni ricchezza / E fare schiava d’ogni tuo pensiero / Questa mia forte e ardente giovinezza.
La fortuna della rivista e di conseguenza dei testi in essa contenuti, si desume dall’attenzione che altri editori riservarono al Cucchi e dalle congratulazioni di personaggi altolocati; così la Principessa Bianca Prudenzi di Ripa inviava una sua fotografia con tanto di dedica al Direttore di “Psiche ed Aurora”. Che la diffusione della rivista fosse in lungo e largo per la penisola italiana si comprende da alcune cartoline postali inviate al Cucchi da altri editori. Cito in particolare una, proveniente da Bari, inviata da un Periodico quindicinale redatto da donne “La Voce della Donna” (Movimento femminista ante litteram?) diretto dalla Prof. Rosaria Scardigno con sede in Bari. La cartolina postale, che nel retro si fregia del titolo di una sua rivista “Anima Nova”, inizia così: “Egregio Sig. Direttore “Psiche ed Aurora” – Avendo avuto l’occasione di leggere un numero della vs. simpatica Rivista, vi domandiamo innanzi tutto il cambio e poi la nota dei vs. abbonati, facendo altrettanto dal canto nostro. Vi raccomandiamo l’esattezza massima, dipendendo da questa la pubblicità del lavoro. Nel numero di giugno faremo una recensione su Psiche parlandone con la massima sincerità. Spediamo intanto un numero di “Anima Nova”. In attesa d’una risposta e della nota suddetta vi salutiamo distintamente. p. “Anima Nova”, Prof. Scardigno.
Un’altra cartolina, proveniente dall’Aquila, apparteneva a una rivista di Letteratura dal titolo “Juvenilia” con sede in Lanciano (CH). Tra l’editore di Lanciano e il Cucchi c’era familiarità e nella cartolina si parla di premi e medaglioni che la rivista “Psiche ed Aurora” elargiva agli abbonati e ai collaboratori più affezionati.
Agli inizi del 1912, Donato Cucchi pensò di creare una nuova rivista dal titolo “Psiche”, non si sa se in sostituzione di “Psiche ed Aurora” o in parallelo. Certo è che nell’ultima pagina della rivista di “Psiche” si trovavano due pubblicità, una riguardante “Psiche ed Aurora” Rivista Popolare ecc., il cui abbonamento annuo per l’edizione di gran lusso costava L. 10,00; l’altra riguardante “Psiche”, rivista ristretta alla Valle di Comino, del Liri, del Rapido ed Abruzzo, il cui abbonamento annuo costava L. 3,00 . Di “Psiche” si hanno solo tre esemplari: il primo è un saggio pubblicato il 15 giugno del 1912, seguito dai nn. 1 e 2 del 15 luglio del 1912. Il nuovo titolo della rivista non poteva avvalersi della autorizzazione concessa a “Psiche ed Aurora”, per la qualcosa il Cucchi dovette richiederene altra alla Regia Procura di Cassino. Il 12 giugno del 1912, il Sindaco di San Donato Val di Comino, Francesco Grancassa, inviava all’editore Cucchi la seguente missiva: Oggetto: Comunicazione: Rivista quindicinale dal titolo “Psiche”. Comunico alla S. V. la seguente lettera pervenutami dal Regio Pretore di Alvito: «- Alvito – 10 giugno 1912 – Prego Va. S.a partecipare al Sig.re Qucchi (sic.) Donato di Francesco di costà nella qualità di Direttore e gerente responsabile che in data 8 corrente dalla R.a Procura di Cassino gli è stata concessa l’autorizzazione a pubblicare la rivista riportata in oggetto». La rivista aveva come direttore responsabile Donato Cucchi e come redattori: Guido Benzi, Enrico D’Ovidio e Umberto Cardarelli. Il primo numero, uscito come saggio, ebbe una tiratura di 20.000 copie, ma il secondo ne ebbe una maggiore,30.000 copie. Gli obiettivi della rivista erano le attività letterarie, varietà e attualità con particolari riferimenti alla Valle di Comino, del Liri, del Cassinate e dell’Abruzzo. Il programma fu esposto nel primo numero di saggio rivolto agli amici e ai collaboratori; esso era del seguente tenore: «agli amici – Il nostro programma ? … é tracciato dalle poche linee della testata; non vogliamo fare promesse vane. “Psiche” sarà una rivista fatta per i giovani, e noi accoglieremo con gioia quelli che ci seguiranno. Sarà dato maggior campo al lato letterario, appunto per incoraggiare i giovani che hanno ingegno ed ardore, che pensano e che studiano […] Psiche, avrà pur di tanto in tanto la sua pagina critica, e la sua colonna sportiva. Inoltre sarà estratto a sorte un premio di lire mille in oro fra tutti gli abbonati che per il 30 giugno ci avranno rimesso l’importo dell’abbonamento». La diffusione della Rivista avveniva, oltre che con l’invio diretto al lettore, anche in maniera trasversale, come si può intuire da una lettera inviata all’editore dalla signora Maria Parenti di Bologna. La missiva, datata 8 agosto 1912, è del seguente tenore: «Egregio Sig. Direttore tempo fa ricevetti, da un gentilissimo amico di Palermo la sua pregiata Rivista “Psiche” dove potei leggermi fra i nomi rispettabili delle collaboratrici …». La Parenti, dopo essersi dichiarata una modesta scrittrice, si rivolge all’“Egregio Direttore” chiedendo di pubblicare un suo lavoro nel prossimo numero di “Psiche”, scrivendo: «Se mi risponderà a mezzo della rivista la prego non mettere il mio vero nome (meglio restare nel buio quando si sa far poco) ma si serva del (sic) pseudonimo “Pervinca” Bologna”. Con “Psiche” si rinnovò anche la biblioteca di “Psiche ed Aurora” che prese il nome di “Biblioteca d’Oro” di Psiche e che accettava libri da stampare a prezzi vantaggiosissimi. I volumi della serie d’Oro di “Psiche” avevano le seguenti caratteristiche: «Elegantissimi volumi illustrati, stampati su carta di gran lusso, che iniziano la serie della biblioteca d’oro di Psiche, scritti appositamente dal nostro giovane e valoroso Direttore Donato Cucchi con giudizi lusinghieri di illustri scrittori. Editi dalla Casa Editrice della Rivista, […] Si sono già pubblicati: La Lampada e il Rogo, versi di Momo Longarelli; Fra i pioppi, versi di Stefano D’Arpino».
Dal luglio del 1912 al 15 giugno del 1914 non si conosce l’andamento della rivista, certo è che in questo spazio di tempo ci furono dei rimaneggiamenti. Dalla testata di “Psiche”, recante la data del 15 giugno 1914, non risulta il numero, ma solo l’annata (anno VIII) che contrasta col primo e secondo numero del 1912 dove si legge “anno I”. L’anomalia fa comprendere che il pubblico era rimasto legato (sentimentalmente?) a “Psiche ed Aurora”, per la qualcosa l’editore rimediò continuando a numerare la rivista come se fosse “Psiche ed Aurora”. Molto probabilmente la seconda non ebbe i favori previsti; inoltre dalla testata sono scomparsi i Redattori e, per di più, è scomparso anche l’elenco dei collaboratori insieme all’elenco degli incentivi per gli abbonamenti.
È mia opinione che vi fu un calo di lettori cosa che indusse il nostro editore a cercare un’alternativa. E difatti, agli inizi del 1915, la nuova situazione che lo vedeva come insegnante elementare, gli suggerì di creare una rivista per la scuola, utilizzando il termine “Aurora” della primitiva “Psiche ed Aurora”. Abbozzò, quindi, la copertina della nuova rivista titolandola: “L’Aurora della Scuola”- Periodico letterario per i giovani insegnanti d’Italia; molto bella dal punto di vista grafico e piena di simbolismo. Nella bozza si legge “Anno I – 1 gennaio 1915”; ma la rivista, sicuramente per gli eventi prebellici, non vide mai la luce. Comunque tra il carteggio del Cucchi è presente il programma scritto dallo stesso editore, che è del seguente tono: “Il nostro Programma – È semplice e modesto: amanti come siamo della scuola e del bello, vogliamo far sì che l’ideale sognato da tanti nostri colleghi sparsi per le più remote contrade d’Italia, abbia il raggiungimento completo a mezzo di una forza formata da tutti noi, giovani avidi di conquistare una meta tante volte sognata. Stringere in una catena sola, tutte quante le belle energie che, come viole sepolte sotto l’oscuro fogliame di selva, restano obliate senza spinta né aiuto, allontanate sempre più da chi dovrebbe invece aiutare e sentitamente incoraggiare … Noi accogliamo con gioia nelle nostre file, tutti coloro che vogliono, tutti coloro che possono dare alla scuola qualche raggio del loro ingegno. Faremo nostri gli sforzi dei giovani, fidando appunto nella compattezza delle future file.
Uno per tutto – Tutti per uno (sic.) dovrà essere la massima dei giovani maestri e il sacrificio nostro, incoraggiato da essi ci riserberà meno lontano e buio il sogno: L’Avvenire ! Chiediamo l’aiuto dei buoni e dei coraggiosi, per continuare nell’opera intrapresa. Donato Cucchi.
A conclusione di questo stringato articolo, anche se amareggiato per la penuria delle notizie relative alle opere del Cucchi e alla sua attività di editore e narratore, mi ritengo tuttavia soddisfatto per aver potuto rendere doveroso omaggio all’uomo di cultura nel centenario della sua importante impresa editoriale.
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