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Studi Cassinati, anno 2007, n. 4
di Erasmo di Vito
I quasi cento anni di storia della Tipografia Sambucci iniziano con la dura emigrazione degli Anni Venti e passano attraverso il ritorno nella terra natia, l’inizio dell’attività, la distruzione bellica, la successiva ripresa ed il consolidamento della fine del Millennio.
Una storia che prende il via nel 1920, quando Pasquale Sambucci, a 21 anni, decide di emigrare in America, Boston, per dare una svolta ad una vita di montagna che assicurava solo la continuazione di una vita agreste ed umile per la sua famiglia, le cui radici sembrano risalire addirittura al 1531, in Ungheria, dove nacque tale Joannes Sambucus medico e storico.
Inizia a lavorare in una fabbrica di caramelle, e per andarci passava davanti ad una tipografia con macchine a pedale; il rumore che da essa proveniva si trasforma subito, per lui, in un richiamo profondo, ossessivo, quasi come il profumo di una donna da corteggiare.
Cinque anni dopo Pasquale torna a San Donato Valcomino, ed in via Regina Elena (attuale via Garibaldi), apre una fabbrica di quaderni, utilizzando la carta prodotta dalla famosa Cartiera Visocchi di Atina.
Con l’aiuto di 7-8 giovanette, realizza i mai dimenticati quaderni con copertina nera e bordo rosso, con all’interno tabelline e calendario scolastico. “Si utilizzava la carta prodotta dalla Cartiera Visocchi di Atina – ricorda oggi Ugo Sambucci – la migliore d’Europa. Mio nonno mandava a prenderla con un carretto”.
In un chiosco in pieno centro, invece, si vendevano giornali, riviste, quaderni ed altri articoli di cartoleria.
La produzione è elevata, troppo per il povero mercato della piccola valle, per cui Pasquale Sambucci decide di trasferirsi; nel ‘33 la scelta, tra Cassino e Sora, ricade sulla città del Gari, dove apre la sua nuova tipografia, San Benedetto, in via Vittorio Emanuele II (ora Corso della Repubblica, angolo via Marconi).
Nell’olio su tela di Romano Pistilli (foto accanto) si riconoscono sulla sinistra (con vicino un calesse) il magazzino alimentari Campanile, all’angolo opposto la Trattoria Stella, e più avanti sullo stesso lato s’intuiscono gli “orti”; sul lato destro la Tipografia San Benedetto e a seguire l’Officina Tramontozzi, (con davanti una Balilla di colore nero). Sarà una sede di passaggio, il tempo per iniziare a consolidarsi commercialmente nella nuova città, dove avvia la produzione di modelli stampati per la pubblica amministrazione, in particolare Comune e Tribunale, e cartoline.
Nel 1939 il trasferimento nei locali della chiesa di S. Antonio, attualmente sede della Sala parrocchiale, assumendo per la prima volta la denominazione di Tipografia Sambucci. Insieme al papà Pasquale inizia a lavorare nell’azienda familiare anche la figlia Ada (1924); si acquista una nuova macchina tipografica di ultima generazione, una Saroglia, con un prestito avuto dal professor Di Zenzo.
Sono anni di continuo sviluppo ed incremento imprenditoriale ma con all’orizzonte l’imponderabile: la seconda guerra mondiale.
Quando Cassino si trasforma nel fulcro della battaglia, tra la fine del ’43 e gli inizi del ’44, anche la Tipografia Sambucci conosce la distruzione totale.
Poco prima dei bombardamenti i Tedeschi trafugano tutte le attrezzature tipografiche e le trasferiscono nelle retrovie, a Pescara, per la stampa propagandistica bellica.
È il momento più difficile, per Pasquale Sambucci ed i suoi figli: fame, privazioni, macerie ma, soprattutto, senza le macchine tipografiche, base indispensabile per ripartire dopo la tragedia della guerra.
Ma ancora una volta la tenacia della nostra gente emerge con decisione e Pasquale Sambucci rilancia subito la sua attività, con macchinari di fortuna ed una nuova sede, l’ennesima, sempre in via Vittorio Emanuele II, in una baracca dove ora è la farmacia S. Anna e, subito dopo, in un’altra baracca sul lato opposto della strada, lì dove ora sorge il palazzo INAIL, sul luogo dell’ex bar Geremia.
Sarà una sede molto provvisoria, in quanto la ricostruzione impone l’abbandono della baracca ed il trasferimento sulla stessa strada (angolo largo Toti), o via Casilina, come si legge in una ricevuta dell’epoca firmata dai proprietari della baracca, Virginia e Domenico Consales.
Comincia a lavorarvi anche un altro figlio di Pasquale, Ugo (1928).
Ancora qualche anno e bisogna abbandonare anche la “baracca Consales”, per lasciare spazio ancora alla ricostruzione urbanistica della città e trovare sede in uno dei primi fabbricati del centro, sempre nell’ormai Corso della Repubblica, di fronte all’attuale sede della Banca Popolare del Cassinate, nel locale in cui poi aprì la Merceria Truppa.
In questo stesso periodo Ugo Sambucci inizia la costruzione di una sede propria, quella attuale, in viale Dante Alighieri, angolo via Giovanni Pascoli, su progetto dell’ing. Pietroluongo. Per avere i locali a piano terra disponibili per il settore commercio al dettaglio si decide di sistemare le attrezzature tipografiche al primo piano.
È una scelta logistica complicata da attuare per via del peso dei macchinari, del rumore e delle vibrazioni che gli stessi avrebbero determinato sul solaio del primo piano.
Ma “un giorno mi trovavo al Motel di Aquino – racconta Ugo – e, passando sul retro, notai una struttura tubolare che sosteneva il fabbricato soprastante, un albergo, e mi venne l’idea di utilizzare questa tecnica per realizzare un doppio solaio indipendente in grado di sostenere i macchinari”.
E così ancora oggi le macchine della tipografia Sambucci stampano giorno dopo giorno sul doppio solaio realizzato grazie al progetto dell’ingegnere Caroselli, dell’Anas, specializzato in progettazioni di questo tipo.
Due mesi dopo il trasferimento in viale Dante, il 6 agosto del 1967, una settimana prima dell’inaugurazione ufficiale della nuova sede, poi rinviata al 13 settembre, muore il fondatore della tipografia, Pasquale Sambucci, e le redini dell’azienda passano nelle mani di Ugo. Sono gli anni della definitiva consacrazione nel mercato tipografico del Lazio Meridionale, dove la tipografia Sambucci si consolida sempre di più, fino a diventare fornitore ufficiale di uffici giudiziari, amministrazioni comunali ed enti del territorio per i quali realizza ogni tipo di stampato.
Con la ripresa economica degli anni ’60, cresce anche la domanda proveniente dal mercato privato, prima praticamente inesistente viste le ristrettezze economiche post-belliche, e la Tipografia Sambucci stampa anche cartoline illustrate di tutti i comuni della provincia, e si specializza nella rilegatura di libri. Gli archivi pubblici dei comuni del territorio, ancora esistenti, sono opera della Tipografia Sambucci, che negli anni ha rilegato i vari atti anagrafici ed i verbali dei consigli comunali.
“Visitavamo anche la Fiera delle macchine da stampa a Milano – è sempre Ugo che racconta –. Ricordo che partivo da Cassino alle 5,30 del mattino, prendevo l’aereo a Roma e, alle 10.00, ero già in Fiera. ” Si acquistano nuovi macchinari ed aumenta il numero dei dipendenti.
Nel 1951 Ugo Sambucci ha sposato Annunziata Di Biasio, sempre presente, ancora oggi, al fianco di Ugo, 24 ore su 24, nella vita e nel lavoro.
Hanno avuto cinque figli: Ivo, Leo, Ori, Edi e Teo: nomi con sole tre lettere.
“Mio padre– spiega Ugo –, quando si recò in America, ogni volta doveva trascrivere i suoi due-tre nomi non senza problemi, per questo decise che ai figli avrebbe dato il nome più corto possibile; e così le mie sorelle furono chiamate Ada ed Ida ed io Ugo. Per lo stesso motivo, io ho fatto altrettanto con i miei cinque figli”.
I più piccoli, Edi e Teo, lavorano nell’antica Tipografia Sambucci; Ivo ha avviato la stessa attività in proprio nel 1990, con una nuova struttura cheha chiamato “Idea Stampa”. Altrettanto hanno fatto Leo e Ori.
Attualmente la Tipografia Sambucci lavora con due Offset 35/50 Heidelberg, una 50/70 Roland, due tipografiche 25/35 Heidelberg, oltre vari macchinari per l’allestimento.
Nella pre-stampa si utilizzano invece modernissimi computer Machintosh, mentre si sta sviluppando un settore di stampa digitale con macchinari di ultima generazione e plotter per stampa di grandi formati per prodotti di altissima qualità in grado di perpetuare ancora per molti anni la presenza della Tipografia Sambucci nel mercato del Lazio Meridionale.
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