Pietro Palombo di Atina


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Studi Cassinati, anno 2008, n. 1

di Luigi Palombo

Nato ad Atina nel 1889 – discendente dell’illustre Marcantonio Palombo (ca. 1575-1640), l’autore della Ecclesiae Atinatis Historia, pubblicato nel 2000 dalla Biblioteca Vaticana –, studiò ad Arpino e dopo la licenza liceale si diede alla carriera militare. Troviamo durante gli anni di guerra 1915-1918 il Capitano Pietro Palombo sul fronte del Pasubio, confine allora tra Austria e Italia ove furono sanguinose battaglie.
Il Pasubio fu occupato fin dal 24 maggio 1915 da reparti italiani. Gli austriaci si accanirono senza successo contro le linee italiane. Negli anni successivi 1916-1917 gli italiani si fortificarono ulteriormente per cui il gruppo montuoso rimase sempre ben saldamente in nostro possesso proteggendo da ogni sorpresa di un eventuale sfondamento che avrebbe determinato una presa alle spalle delle armate italiane.
Il conflitto terminò dopo circa 3 anni e mezzo con la vittoria italiana ma col sacrificio di migliaia di uomini.
Il Capitano Pietro Palombo ricevette la medaglia di bronzo con la seguente motivazione:
“Comandante di una gran guardia su terreno intrigato e difficile attaccato di notte dall’avversario respinse l’attacco dirigendo con calma e fermezza l’azione infliggendo al nemico grossi perdite.
Passo Buole – 30 Maggio 1916.”
Inoltre negli archivi di casa Palombo esiste una lettera autografa del 1915 del capitano alla madre, in cui la invitava ad una cristiana solidarietà verso i soldati alle sue dipendenze sulla linea del fuoco.
“28-11-915
Carissima madre,
[ … ] In salute sto bene, è necessario combattere anche il freddo ed allenarsi a sopportarlo nelle migliori condizioni.
Come sapete durante la notte e all’aperto si arriva fino a 10 gradi e in alcune posizioni più elevate della nostra linea anche 15 gradi sotto zero.
Avendo ora il comando effettivo della compagnia ho pensato di scrivervi questa lettera anche per suggerirvi un’opera veramente buona e caritatevole.
Nel mio reparto trovansi alcuni poveri soldati orfani di padre e di madre, oppure hanno le loro famiglie in tale disperate condizioni di miseria che non ricevono mai dai loro cari non solamente qualche oggettino di lana che sarebbe loro necessario ma nemmeno la consolazione di poche righe di lettera.
È vero che il ministero ha provveduto a fornire di oggetti di lana i nostri soldati, ma niente è superfluo in questi momenti così difficili.
In conclusione potreste cercare se fra le vostre conoscenze vi fosse qualche persona che potendolo volesse beneficiare qualcuno di questi poveri soldati che con ammirevole spirito di abnegazione compiono in mezzo a grandi sacrifici il loro dovere. In questo caso potrei comunicare qualche nome considerando essenzialmente proficua e corrispondente allo scopo quell’opera pietosa che giunge direttamente a lenire un dolore e ad aiutare un bisognoso.
Credo di compiere il mio dovere anche interessandomi di questo e ritenendo essere questa, la vera carità cristiana intesa ad aiutare il prossimo ed a lenire le sofferenze.

Vi bacio con affetto
Vostro Pietro

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