ATINA: LE EPIGRAFI DELLA VALLE DI COMINO IV CONVEGNO

 

Studi Cassinati, anno 2007, n. 2

di Claudia Cedrone

Il quarto convegno sulle epigrafi della Valle di Comino, organizzato dall’Associazione di promozione sociale “Genesi”, si è svolto lo scorso 26 maggio nella suggestiva cornice del Palazzo Ducale di Atina. La manifestazione ha avuto il patrocinio morale della Regione Lazio e dell’Amministrazione Provinciale (Assessorato alla Cultura). A sponsorizzare l’avvenimento è intervenuta l’Amministrazione Comunale di Atina (Assessorato alla Cultura) in collaborazione con la Biblioteca Comunale, il Centro di Studi Storici “Saturnia” e l’Associazione “Atina Potens”. Dopo i saluti del vice presidente dell’Associazione “Genesi”, Lucia Rufo, che ha sostituito il presidente Tonino Bernardelli, hanno preso la parola il sindaco Natale Cerri, l’Assessore alla Cultura Fortunato di Paolo e, in rappresentanza dell’Assessore Provinciale alla Cultura Danilo Campanari, il dott. Benedetto Volpe.
Ad aprire i lavori è stata la prof. Rosalba Antonini dell’Università di Urbino con il tema: “La lingua dei ‘Volsci’ nei documenti delle collezioni locali (Museo Archeologico Nazionale di Cassino. Raccolta Graziani di Alvito)”. La comunicazione ha proposto una selezione di testi locali, conservati nel territorio di Cassino e di Alvito, e ha prospettato una prosecuzione futura con la Tavola Veliterna, conservata a Napoli, e con altro possibile materiale. I documenti considerati, quantitativamente non rilevanti (scarni graffiti su metallo e su frammento vascolare e lacerti su pietra), sono tuttavia significativi in quanto esprimono l’intera produzione epigrafica in lingua e alfabeto indigeni oggi nota nella zona e distribuita dal V secolo a.C. all’età ellenistica. La prof. Antonini ha presentato anche i risultati emersi dalla revisione delle testimonianze, a cominciare dal controllo autoptico delle iscrizioni, realizzato grazie alla cortese e liberale disponibilità degli Istituti ai quali le stesse afferiscono.
Ha preso poi la parola il dott. Marco Buonocore della Biblioteca Apostolica Vaticana, con la relazione: “Il Codice Vat. Lat. 9139 della Biblioteca Vaticana: un fons per la storia della tradizione manoscritta dell’iscrizioni di Atina”.
Il codice trasmette in quattro fogli (263-266) una silloge di iscrizioni di Atina, originariamente un ternio, forse, prima di passare nel fondo dei codici di Gaetano Marini, appartenuto alla famiglia Barberini. La silloge, ritenuta dal Mommsen (CIL, X, pag. 499) dipendente dall’Ecclesiae Atinatis historia di Marco Antonio Palombo (1570/75-1640), sembra essere invece di qualche decennio anteriore all’opera del Palombo stesso e da essa del tutto indipendente. Giovanni Battista Doni (1594-1647), personaggio strettamente collegato con i Barberini, per la costituzione della sua ampia raccolta epigrafica, nel trascrivere alcune iscrizioni atinati, indica come fonte i collectanea di un certo Domenico Panicale; questa notazione, già indicata dal Mommsen sulla base di altri testimoni manoscritti, viene ora confermata dal codice Barb. lat. 2756, esemplare, come si sa, della inscriptionum collectio del Doni (non autografa), ove, a proposito dei medesimi testi atinati trasmessi dal Vat. lat. 9139, viene precisato “ex libro manuscripto inscriptionum Atinatium Domini Panicalis. In Bibliotheca Barberini”. Allo stato attuale, tuttavia, è incerto se Domenico Panicale sia effettivamente il redattore della silloge oppure il possessore del fascicolo che trasmette la raccolta epigrafica.
Nel programma degli interventi era prevista la presenza del prof. M. Crawford dell’Universtà di Londra, che, per motivi professionali, non è potuto intervenire. Il prof. Crawford ha giustificato la sua assenza, rendendosi disponibile a consegnare ugualmente il suo contributo, con la seguente comunicazione: “Caro Collega, caro Avvocato, chiedo scuse di non aver risposto finora, ma il mondo accademico inglese vive in una fase di crisi permanente – è stata convocata una riunione di emergenza della Hellenic Society e della Roman Society proprio per il sabato 26 maggio. Dovrei comunque poter scrivere una relazione per il volume. Mi attristisce molto di non poter essere tra i convegnisti – i miei auguri a tutti. Michael Crawford”.
Un argomento molto importante per la conoscenza delle epigrafi sparse nel territorio atinate è stato trattato dalla dott. Maria Giudici dell’Università “La Sapienza” di Roma. Con “Escursioni epigrafiche in Valle di Comino: spunti di ricerca”; la studiosa ha compiuto un excursus con ipotesi di nuove letture sulle epigrafi sparse nell’agro atinate, spaziando per l’intera Valle a cominciare da Picinisco, per continuare con Casalattico, Vicalvi, Santa Maria del Campo di Alvito e via di seguito. Le sue considerazioni hanno aperto un dibattito accolto favorevolmente dal consistente pubblico presente in sala.
Dopo la pausa-pranzo, a riprendere i lavori è stato il prof. Cesare Letta dell’Università di Pisa che ha relazionato sull’argomento: “Sulle tracce di un Patronus civitatis di Aquino”. Il prof. Letta ha riesaminato un’iscrizione frammentaria di Aquino (pubblicata da Mika Kajava in “AIRF” XV, 1996, pp. 204 ss., nr. 39), in onore di un patronus il cui nome, P. Satrius, è solo parzialmente conservato. La relazione, altamente scientifica dal punto di vista dell’interpretazione epigrafica, ha portato lo studioso a risolvere alcune incognite sul nome del patronus aquinate, ascrivendolo a una tribù con nome iniziante per “T”, dunque a una tribù diversa da quella degli abitanti di Aquino, che è l’Oufentina; questo ha indotto il professore a considerare il patronus originario di Casinum (tribù Teretina), dove due fistulae aquariae (CIL, X, 5210) testimoniano la presenza di Satrii di elevata condizione sociale.
Il dott. Carlo Molle, ricercatore di Storia Antica, ha fatto una ricognizione epigrafica nella zona occidentale limitrofa alla Valle di Comino. Il tema trattato, “Appunti su alcune iscrizioni della Media Valle del Liri”, ha visto l’attenzione del relatore su cinque punti:
1) su un’epigrafe funeraria di Aquino, già edita nel CIL, nella quale però, in base alla sua autopsia, il dott. Molle propone di leggere la carica del sevirato con alcune considerazione sui seviri aquinati;
2) su un cinerario iscritto di Aquino il cui testo è noto da secoli e del quale, in seguito ad un ritrovamento, è stata aggiornata la lettura;
3) su un’epigrafe su fistula aquaria di Fabrateria Nova, che sembra essere stata edita due volte in CIL, X e XV. Il giovane ricercatore ha fatto brevi considerazioni sul personaggio su essa indicato, il quale, molto probabilmente, fu il proprietario della villa da cui la fistula proviene;
4) su un’urna iscritta di Cereatae Marianae, che Molle ritiene edita con lievi varianti in due diversi luoghi del CIL, X;
5) sulla rilettura di un’epigrafe frammentaria di Atina pubblicata negli anni ‘80, che, da una parte, il dott. Molle propone di identificare con un documento già edito in CIL, X e dall’altra viene ricondotta dal giovane studioso alla importante gens atinate degli Arruntii.
Il dott. Felice Senatore, che ha fatto interessanti pubblicazioni sulle leghe campane e sannitiche, ha continuato l’incontro con l’argomento: Sanniti e Romani tra il Liri e il Melfa dimostrando l’importanza strategica che ebbe la Media Valle del Liri all’epoca delle guerre sannitiche. Lo studioso si è soffermato poi, in modo particolare, sulle vicende belliche che coinvolsero Sora e Fregellae sottolineando che solo con il pieno controllo di questi due siti (e in particolare di Sora, nel 303 a.C.) i Romani poterono penetrare con sicurezza nella Valle del Melfa e giungere a controllare Atina e il suo agro. Da qui gli stessi riuscirono a spingersi alla conquista di Aquilonia e di Cominio, due città di difficile ubicazione, ma che lo studioso non ritiene che si trovassero in Valle di Comino.
Ha concluso i lavori il prof. Heikki Solin dell’Università di Helsinki con l’argomento: “L’amministrazione di Atina in epoca Romana”. L’insigne epigrafista ha sottolineato, con la lettura di alcune iscrizioni, la confusione documentaria esistente su Atina intesa ora come praefectura, ora come municipium. Il prof. Solin ha fatto rilevare che Atina, pur attestata come municipium in età imperiale, fu retta da duoviri e non da quattorviri, come avveniva di solito per i municipia, conservando così la tradizione della coppia dei sommi magistrati nelle comunità sannitiche.
La manifestazione ha visto anche la presentazione da parte della prof. Rosalba Antonini degli atti del terzo convegno epigrafico svoltosi nel 2006. La pubblicazione, curata dal Prof. H. Solin e edita dall’Associazione “Genesi” è disponibile presso la Tipografia Sambucci di Cassino.

 

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