I tesori dell’Archivio Comunale di Atina


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Studi Cassinati, anno 2006, n. 2

di Palma Nardone 

La Biblioteca Comunale di Atina, centro di divulgazione della cultura storica locale, ha ospitato, dal 23 aprile al 2 maggio 2006, una mostra documentaria e fotografica dal titolo “I tesori dell’Archivio Comunale di Atina”, realizzata allo scopo di valorizzare tutto il patrimonio culturale.
I documenti esposti, che provengono dall’archivio storico comunale e dal fondo antico della Biblioteca, sono tra i più significativi e contengono una prima informazione su vari temi sui quali si potranno eseguire in futuro ulteriori ricerche utili alla ricostruzione del quadro storico e sociale del paese. A causa degli eventi bellici, del disinteresse e dell’incuria che si è protratta nel corso degli anni, l’archivio storico è solo parzialmente conservato e presenta una particolare carenza di carteggio. Nel 1986, 1987 e 1988 furono erogati fondi a favore dei comuni colpiti dal sisma del 7 e 11 maggio 1984 (L. n. 363 del 24-07-1984) che consentirono interventi per la salvaguardia e la valorizzazione di alcuni archivi comunali dell’area meridionale della provincia. Nello stesso periodo, con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 305 del 22-12-1986, fu messo a punto dalla Regione il “Progetto per lo Sviluppo degli archivi storici degli Enti Locali. Piano Triennale 1986-1988”. In seguito a ciò il comune di Atina rientrò in possesso di un archivio ordinato ed inventariato, anche se non riuscì a conservarlo, gestirlo e tanto meno valorizzarlo.
Dopo il 1992, dovendo il Comune avviare i lavori per il recupero del Palazzo Ducale, i documenti subirono diversi spostamenti con conseguente danneggiamento degli stessi.
Attualmente si trovano sparsi nei diversi uffici della sede municipale: il poco carteggio esistente è depositato negli archivi correnti di alcuni uffici, la serie di registri riguardanti il catasto, le sentenze, le Deliberazioni Decurionali, le Deliberazioni del Consiglio Comunale e del Podestà è conservato nella Biblioteca Comunale, gli archivi completi di stato civile e leva si trovano nell’ufficio di stato civile, il resto è depositato nei locali della cartiera.
Tra i documenti in esposizione, tutti corredati da diciture esplicative, il più antico è il Privilegio concesso dall’Abate cassinese Roffredo agli abitanti di Atina il 22-02-1195. Roffredo, uomo deciso ed abile stratega, si distinse nella guerra tra Imperiali e Normanni schierandosi, insieme alla Chiesa, dalla parte dell’Imperatore svevo Enrico VI. Per la sua fedeltà fu da lui ricompensato con due importanti Privilegi: la concessione della piena giurisdizione civile e penale sui sudditi della Terra di San Benedetto e la donazione dei Castelli di Atina, Malvito, Rocca Guglielma e Rocca Albani. Il Privilegio di Roffredo, concesso evidentemente per gratitudine agli abitanti di Atina che ebbero verso di lui un trattamento di assoluto riguardo, si puó considerare una “Charta libertatum” della città che garantiva la libertà cittadina e riconosceva tutti i diritti consuetudinari acquisiti durante il regno Normanno.
Registro degli inventari dei beni stabili che possedeva la Venerabile Cappella o Confraternita di San Marco Martire Primo Vescovo della città di Atina secondo le annotazioni raccolte da istrumenti, libretti e protocolli antichi risalenti agli anni 1601-1791.
Rivestono notevole importanza sia per la storia di Atina, sia per la descrizione precisa dei luoghi le “Memorie istoriche della antica città di Atina”, opera in cinque libri scritta da Padre Buonaventura Tauleri, stampata a Napoli nel 1702 dal pubblico stampatore Michele Luigi Muzio e dedicata a Francesco Gallio che nel 1685 aveva ereditato il ducato di Alvito a cui apparteneva anche Atina. La famiglia Tauleri, oggi estinta e proveniente “dalla Germania, ove già da gran tempo sede avea e nome il tronco della Famiglia, trapiantossi in questo fioritissimo Regno un nobile germe de’ TAULERI” (”Orazioni di Sebastiano Grassi Paoli della Congregazione della Madre di Dio”. MDCCXXXVIII), ebbe, nel XVII sec., molti uomini illustri. Il più noto fu Padre Gian Battista Tauleri, che raggiunse le più alte cariche dell’Ordine Francescano. Alti incarichi raggiunse anche Padre Francesco Maria Tauleri, mentre Padre Buonaventura Tauleri, anch’egli dell’ordine dei Minori Osservanti, fu un grande matematico e storiografo della città di Atina ed ebbe il merito di raccogliere tutti i documenti, i fatti, le notizie riguardanti la storia di Atina che “erano così vicine alla dimenticanza, che rinchiuse negl’Avelli, stavano pendenti su’ l’orlo d’una profonda obblivione, per totalmente precipitare”.
Di grande importanza sono i registri delle Risoluzioni dei Decurioni datati a partire dal 1808.
Si riporta il testo della prima pagina di un registro.
“ Nel presente libro si registrano le Risoluzioni Decurionali, ben inteso, che le sedute, che non sono ordinate dalle leggi, non possono farsi senza il permesso del Sig. Intendente e che non possono intervenire meno di due terzi di Decurioni.
Le sedute devono essere tutte sottoscritte da Decurioni intervenuti, e crocesegnate, per quelli che non sanno scrivere dal Segretario Decurionato. Si lasci sempre un pò di margine al presente libro”.
Sora li 30 marzo 1808.Di carte n° 119 – V. D. Carli
Si segnalano inoltre, diversi registri delle Deliberazioni del Consiglio Comunale (dal 1863) e del Podestà e le Delibere della Giunta Municipale (dal 1877).
Non meno importante è la serie dei Libri dei “Provvedimenti Legislativi” (del 1847) e dei Libri dei Regi Decreti (1866 – 1869).
Interessanti i numerosi documenti, elaborati grafici e mappe storiche che permettono di chiarire la storia della città e di recuperare i momenti significativi del suo sviluppo .
Durante il XVIII secolo si cominciò a perseguire con provvedimenti legislativi l’usanza di accumulare i morti in fosse comuni incluse negli abitati o all’interno delle chiese.
Nel 1840 il Comune di Atina incaricò l’architetto Tommaso Orsi di progettare un ”camposanto per inumazione”. Il 9 marzo 1841 il Consiglio dei Decurioni decise di occupare l’orto attinente all’abitazione del custode posto alle spalle della chiesa di San Marco, che risultava avere la giusta distanza dall’abitato, come richiesto dal regolamento del 21 marzo 1817.
Nel 1904, in relazione ai cresciuti bisogni di inumazione fu compilato un secondo progetto per ampliare il cimitero. Nel corso dei lavori emerse la possibilità di eseguire altre partite di lavoro, per cui nel marzo del 1912 venne redatto, dall’ing. Castrucci, un nuovo progetto.
Nel 1881 il Ministero dei Lavori Pubblici concesse al Comune di Atina, Provincia di Caserta, la dichiarazione di pubblica utilità per la espropriazione della Sorgente Chiusi in territorio di Villa latina e per le espropriazioni della zona dei terreni per la condotta delle acque, onde costruire una fontana nell’abitato di Atina, in conformità al progetto dell’Ing. Angelo D’Elia del 27 dicembre 1878. Nel 1906 i Duca Pignatelli di Montecalvo, proprietari del “Monte Bianco” su cui si trovava la sorgente Chiusi cedettero al comune di Atina la sorgente e una zona di terreno per la somma di lire seimila. Le acque di tale sorgente venivano condotte ad Atina “ab antiquo” da un acquedotto costruito dai romani del quale esistono ancora i resti.
Nel 1933, a causa della deficienza della sorgente Chiusi dalla quale scaturiva acqua nella misura di sei litri al secondo e che più volte rimaneva inattiva, il Podestà di Atina Luigi Marrazza volle un nuovo acquedotto che rifornisse, oltre al centro urbano, anche la popolazione rurale. Dopo numerosi rilievi e sopralluoghi su 23 sorgenti che alimentavano il Mollarino, la scelta cadde sulla sorgente Carlotta posta ai piedi del monte Monna, all’interno delle montagne di San Biagio Saracinisco, uno dei più ricchi bacini idrografici dell’Italia Meridionale. La portata della sorgente, secondo i rilievi eseguiti dal R. Ufficio Idrografico di Napoli, era di 20 Litri al secondo.
Degni di particolare attenzione sono la documentazione e il progetto riguardante la costruzione dell’Edificio Scolastico sito in via Vittorio Emanuele, già via Vittoria.
Nel 1925 Giuseppe Visocchi, sindaco della città “da oltre sei lustri ed ora Podestà”, vedendo la necessità di riunire in un unico edificio le diverse scuole di ambo i sessi sparse in vari punti del paese, fece redigere un progetto e costruire un edificio a proprie spese dotandolo di un ampia terrazza ove i bambini potessero esercitarsi all’educazione fisica, nonché di tutto l’arredamento scolastico, dell’acqua potabile, dell’impianto elettrico per alcuni vani, del pianoforte e di altro.
Nel 1928 l’edificio fu solennemente donato alla cittadinanza.
Il 18 Marzo 1929 il Comm. Giuseppe Visocchi istituì in Atina una scuola di disegno gratuita dotandola di una rendita da impiegare nell’opera di istruzione dei giovani alle arti e mestieri.
Incaricato dell’insegnamento fu il professore Michele Tortolani autore del testo “Inizio al disegno spontaneo”, un corso di disegno diviso in dieci quaderni, che aveva lo scopo di sviluppare il senso della spontaneità artistica. Dello stesso autore sono: “Modelli di disegno”, “Esercizi di scrittura verticale”, “Primo studio della lingua italiana”, “La coltura razionale del frumento”, “Primi elementi di agricoltura”.
Il terremoto del 1915, con epicentro in Avezzano, causò diversi danni al tessuto urbano. L’Amministrazione Comunale costruì tredici baracche per il ricovero delle famiglie prive di tetto, per i Carabinieri, per l’Ufficio Registro e per ricoverare molti profughi di Sora. Le aree di proprietà comunale idonee alla realizzazione dei ricoveri vennero individuate una in Piazza Garibaldi e l’altra in località San Marco.
Prima dell’avvento della tecnologia moderna, la forza motrice per il movimento delle macchine era data dai corsi d’acqua lungo i quali venivano ubicati i vari opifici, compresi i molini. Poiché richiedevano una forza motrice limitata rispetto alle grandi industrie, sono stati localizzati anche sui ruscelli per servire meglio la popolazione sparsa sul territorio.
Il ponte San Giuliano fu distrutto durante l’invasione tedesca del 1943-44. Il 29 maggio 1948 il Sindaco di Atina scrisse una lettera al Prefetto di Frosinone per sollecitare la ricostruzione del ponte allo scopo di assicurare alla popolazione del contado il traffico indispensabile, nonché la sicurezza delle persone costrette ad attraversare il fiume su passaggi provvisori ed instabili.

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