Colfelice: un cartello stradale che … la sa lunga La segnaletica stradale del TCI


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Studi Cassinati, anno 2006, n. 1

di Erasmo Di Vito

Pochi sanno che, fu solo grazie ad una lodevole iniziativa privata se le strade italiane iniziarono ad essere dotate di un’adeguata cartellonistica.
L’iniziativa nasce addirittura nel 1895, quando il viceconsole del TCI di Senigallia, “di sua iniziativa ha fatto collocare, lungo circa 40 km della via Flaminia, targhe, posizionate su pali, con le distanze chilometriche”.
A seguito di ciò, subito dopo, L. V. Bertarelli, capo della Sezione strade del TCI, nella seduta di Consiglio dell’ottobre 1895, dichiarò che “una somma importante avrebbe dovuto essere posta in bilancio per dare a questo servizio un certo sviluppo in tutta Italia”.
E così, a “caricarsi” del non certo agevole compito, sia economicamente che operativamente, fu nei primi anni del ‘900 il Touring Club Italiano.
Qualcuno di questi cartelli è ancora oggi presente lungo le strade italiane, anche nel Cassinate, che non poteva certo sfuggire a chi, come il sottoscritto, è “nato” nel Touring Club Italiano: mio padre è stato socio del sodalizio dagli anni sessanta fino al 1985, e da allora, dopo la sua scomparsa, ho “ereditato” l’adesione.
Esiste anche uno studio sull’argomento fatto dal Centro di Documentazione dal titolo “Touring Club Italiano e i cartelli stradali”.
Il cartello, ancora in buone condizioni, si trova sul muro di una casa lungo la Statale Casilina, proprio dove si innesta la Provinciale per Colfelice: reca il numero 37219.
Analoga segnaletica relativa a Cassino è visibile in vari filmati d’epoca, in particolare in quello proiettato nell’Historiale di Cassino, fonte Istituto Luce.
Dagli archivi del TCI è emersa la storia legata al cartello di Colfelice e all’iniziativa in generale.
Il segnale è stato realizzato dall’Ufficio Cartelli Stradali del TCI ed installato tra il 1926 ed il 1927, in pieno Ventennio, praticamente quando è stata istituita la provincia di Frosinone.
A cavallo tra il 1919 ed il 1926, subito dopo la fine della Grande Guerra, il Touring Club, senza alcun ausilio economico statale, in collaborazione con grandi industrie italiane, riuscì a dotare le strade della penisola di segnalazioni idonee al traffico motorizzato. Ad aderire al progetto furono la Fiat e la Pirelli, che aiutarono il TCI a redigere un programma di elevato impegno tecnico-amministrativo, oltre che economico.
Fu costituito un consorzio con le due aziende, per un lotto iniziale di 20.000 cartelli, che prevedeva una spesa di 1.400.000 lire, ripartito tra il TCI (50%) e Pirelli e Fiat (ciascuna per il 25%), con tutto il lavoro tecnico-amministrativo a carico di Touring.
L’accordo prevedeva la possibilità di fruizione di una piccola “firma” pubblicitaria su ogni cartello; la mancanza di questa “firma” sul cartello ancora esistente sulla Casilina a Colfelice lascia pensare che esso sia stato realizzato dal TCI precedentemente all’accordo, che evidentemente potrebbe essere stato pensato dal Sodalizio dopo essersi reso conto dell’imponenza del lavoro che avrebbe comportato dotare tutta la penisola di cartelli stradali.
Per studiare il piano nazionale di collocamento dei cartelli, la loro realizzazione e distribuzione, il TCI riorganizzò il proprio Ufficio Cartelli, che fu chiamato “Ufficio Tecnico Segnalazioni Stradali” ed affidato all’ing. Ferruccio Cerri.
“Tale piano – come si legge sulle pubblicazioni TCI – inizialmente studiato sulle carte al 25.000 e al 100.000, venne poi controllato in loco per mezzo d’ispezioni o ricorrendo alla collaborazione del Genio Civile, degli Uffici Tecnici Provinciali e Comunali e del corpo consolare del Touring. Fu curata prima la segnalazione delle strade principali, poi gradualmente quella delle strade minori”.
Il cartello ancora esistente a Colfelice, infatti, è uno dei primi installati in Italia, essendo la Casilina una strada statale, peraltro importante “consolare” in entrata ed uscita da Roma. Esauriti i 20.000 cartelli dell’accordo con Fiat e Pirelli, fu stipulato un secondo accordo nel 1922, con la Società Italo-Americana per il Petrolio, per un altro ingente quantitativo di cartelli destinati alla segnalazione delle località attraversate.
Nel frattempo si procedette al perfezionamento dei cartelli, sperimentando anche segnalazioni in legno, eternit, masonite, plastica.
La soluzione più efficace risultò il cartello in lamiera smaltata a fondo azzurro con scritte bianche (come l’esemplare di Colfelice).
La sagoma fu distinta in tre categorie: di direzione, a forma di freccia, di pericolo, a forma triangolare, e di prescrizione o disciplina, a forma rotonda.
La forma rettangolare, come nel caso di Colfelice, “fu conservata per i cartelli di località, ai margini degli abitati, per i preavvisi di bivio, per i cartelli di prudenza, per i nomi dei corsi d’acqua, per i monumenti e pochi altri casi”.
Queste innovazioni sulla sagoma furono innovative ed ottennero il riconoscimento internazionale alla Conferenza di Ginevra nel 1931.
Ma il TCI conquistò un altro prestigioso primato: brevettò un tipo di cartello catarifrangente, utilizzato inizialmente per consentire una migliore visione notturna dei segnali di pericolo, il cui basso costo consentì al TCI di dare ai cartelli una diffusione eccezionale, e non solo in Italia, ma anche all’estero, in particolare in Germania.
Il “cartello TCI di Colfelice” racconta e custodisce una storia interessante che merita di essere conservata e protetta: è questo l’appello che lanciamo a chi di dovere, magari anche installandovi accanto un secondo cartello che ne sia testimonianza.

 

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