Le vicende del nome della città di Cassino

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Studi Cassinati, anno 2006, n. 1

Il nome dell’odierna Cassino è il risultato di una serie di variazioni dovute, spesso, alle contingenze storiche dei vari momenti. L’attuale nome riprende quello classico di epoca romana: Casinum. Sulla denominazione più antica si sa poco o nulla, se si esclude la proposta (ma si tratta solo di una ipotesi) di Marco Terenzio Varrone, che in loco ebbe una sontuosa villa. Lo studioso romano nella sua opera “De lingua latina” (VII, 29) fa derivare il toponimo Casinum da una parola di origine sabina, “Cascum” o “Casnar”, che significa “vecchio”; tale spiegazione non trova l’approvazione dei linguisti1, tuttavia ha avuto molto successo, tanto che viene generalmente ritenuta veritiera; eppure le tesi linguistiche di Varrone hanno fatto storia come esempi da non imitare, tanto che si dice “etimologia varroniana” per indicare una etimologia fantasiosa2.
La città romana conservò il nome di Casinum fino alla caduta dell’Impero e alla conseguente decadenza della stessa città; da allora il termine “casinum” rimase per un certo tempo legato al borgo di S. Pietro (l’attuale rione Colosseo), per passare poi ad indicare esclusivamente il monastero di Montecassino. La nuova città che sorse ai piedi dell’abbazia, sul sito di quella attuale, dopo un tentativo fallito di denominarla “Eugimenopoli”, Città di Benedetto, da parte dello sfortunato abate Bertario (martirizzato dai Saraceni nell’833), assunse il nome di “S. Germano” nel sec. XI ai tempi dell’abate Atenolfo (ab. 1011-1022) dall’omonima chiesa, che, a sua volta, aveva cambiato la sua dedica di “SS.mo Salvatore” in quella di “S. Germano”, forse nell’anno 874, in occasione della donazione di una reliquia del santo vescovo di Capua da parte di Ludovico II.
Tale nome restò in vigore fino al 1863, quando, con decreto di Vittorio Emanuele II del 26 luglio 1863, e su deliberazione del Consiglio Comunale del 23 maggio dello stesso anno, fu deciso di ridare alla città l’antico nome di Casinum, modificato, però, in Cassino, secondo la forma scelta dall’archivista cassinese Erasmo Gattola (1662-1734) nella sua trascrizione dei documenti medioevali: non si comprende, però, perché si preferì la forma medioevale anziché quella classica ed originaria.

Emilio Pistilli

1 Per la questione vd. E: Pistilli, “Sulle origini di Cassino”, in Studi Cassinati, V, 3, pag. 157 e sgg.
2 Tra gli altri vd. “Dizionario Enciclopedico Universale” del Corriere della Sera, Sansoni, s.v. varroniano (pag. 1794).

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