“I CARMI” DI ALFANO

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Studi Cassinati, anno 2005, n. 4

di Francesco De Napoli

ALFANO, “I Carmi”, con testo a fronte. Traduzione di Alberto Tamburrini, Prefazione di Giorgio Picasso, Introduzione di Francesco De Napoli. Cassino, Francesco Ciolfi Editore. Collana di Studi Storici Medievali, 2005, pag. 400, € 16,00.

Francesco Ciolfi Editore ha pubblicato una eccellente edizione de “I CARMI” di Alfano (Cassino, 2005), nella prestigiosa Collana di Studi Storici Medievali. La Traduzione è del latinista e studioso Prof. Alberto Tamburrini. Il volume, di oltre 400 pagine con testo in latino a fronte, è arricchito da una Prefazione dell’insigne Prof. Giorgio Picasso.
Alberto Tamburrini ha portato a termine una impegnativa opera di traduzione su un testo spigoloso ricco di grecismi, mai tradotto finora in italiano. Tamburrini, che fu allievo di Anselmo Lentini a Montecassino, si è avvalso di diverse trascrizioni dei “Carmi”, editi nella sola lingua originale. In particolare, ha tenuto presente l’edizione critica dei Carmi pubblicata nel 1974 a cura di A. Lentini e di F. Avagliano, limitatamente al testo medievale.
Universalmente ritenuto “il miglior poeta lirico del secolo XI” – dotato di una ispirazione che ricorda quella dei primi lirici cristiani – Alfano era nato a Salerno tra il 1015 e il 1020, ove si spense nell’autunno del 1085. Monaco benedettino nel Cenobio Cassinese, fu il più stretto collaboratore nonché amico carissimo dell’abate Desiderio. Fu un vincolo affettuoso che mai si attenuò neanche quando Alfano dovette lasciare Montecassino perchè eletto abate del Monastero benedettino di Salerno, città della quale in seguito divenne arcivescovo.
Alfano fu descritto da tutti gli studiosi del suo tempo come una figura assolutamente carismatica della fede cristiana. Fu medico, scienziato e studioso di arti liberali, sempre presente a tutti gli eventi politici e religiosi. Partecipò al Concilio di Melfi, a quello di Salerno e al Concilio di Roma, dibattendo con vigore di riforme, di eresie, dei diritti della Chiesa e della corruzione del clero.
Secondo Giorgio Picasso l’enorme diffusione della quale godette a livello popolare l’opera poetica dell’arcivescovo salernitano contribuì, pur se in maniera apparentemente “agiografica”, a quell’indispensabile processo di riforma della Chiesa tanto avvertita fra i fedeli, inducendo le autorità clericali a mettere mano a un sostanziale rinnovamento. Scrive Picasso: “In certo modo si può dire che l’arcivescovo poeta si sia fatto voce delle istanze riformatrici più autentiche.”
Riformare significò tuttavia recuperare il patrimonio di nozioni e di valori propri della cultura classica, soprattutto quella greco-romana, per lungo tempo totalmente messi da parte. Nella mia Introduzione ho evidenziato come negli scritti letterari, e in particolare nelle poesie di Alfano, troviamo non solo riferimenti costanti ed espliciti all’Antico e al Nuovo Testamento, ma anche un solidissimo bagaglio di nozioni che conduce direttamente a Platone, Aristotele, Orazio, Ovidio, Cicerone, Fedro, Virgilio. La straordinaria capacità di Alfano di fare ricorso al mito classico onde conferire maggior forza e peso alle sue argomentazioni a carattere sacro e storico-religioso, ebbe del prodigioso, e costituì una caratteristica inaspettata per un arcivescovo cristiano di quel tempo. Tra l’altro, egli possedeva una perfetta padronanza della lingua greca, circostanza questa assolutamente insolita a quel tempo: persino il dottissimo Dante Alighieri rimase fermo alla conoscenza della sola lingua latina.
D’altro canto, Alfano fece un uso rilevante anche dell’innovativo “verso ritmico” che richiedeva un accompagnamento musicale, un genere assai ben accetto dai ceti popolari.
Fu grazie alle geniali intuizioni del Medico-Poeta salernitano se il connubio filosofia/cristianesimo, che fino a quel momento rivolgeva tutta la sua attenzione esclusivamente allo spirito, scoprì l’importanza del corpo.

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