La diruta chiesa di San Michele Arcangelo in Vallerotonda Urgono interventi urgenti per la salvaguardia degli affreschi


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Studi Cassinati, anno 2005, n. 4

di Vincenzo De Nisi 

La chiesa di San Michele arcangelo sorge sulle pendici del monte Cimorrone, a nord di Vallerotonda, in prossimità di un tabernacolo votivo. Benché attualmente non sia estremamente disagevole raggiungerla, grazie alla strada provinciale che collega il capoluogo del comune alla frazione di Cardito, è tuttavia necessario percorrere, per un breve tratto, una sconnessa ed antica mulattiera, atta un tempo ad assolvere le funzioni dell’attuale via asfaltata, di realizzazione postbellica.
All’interno della chiesa si accede attraverso una porta rettangolare sovrastata da un arco di scarico con apertura a tutto sesto (Fig. 1). L’edificio, costituito da un unico ambiente rettangolare privo di abside, è largo m 4,85 e lungo m 13,20 circa1. L’altare, in muratura, è situato sulla parete di fondo ed è rivolto verso occidente. Ai lati di quest’ultimo sono presenti sedili, anch’essi in muratura, lunghi m 3,65. Si nota inoltre il presbiterio, separato dal resto della navata grazie ad un gradino.
Il pavimento, a lastrico, è solo parzialmente visibile poiché quasi interamente coperto da ciò che resta del tetto, ceduto negli anni ‘802, dal quale spuntano piccoli arbusti che ivi trovano habitat ideale, protetti dalla struttura muraria. È d’obbligo precisare poi che i muri perimetrali sono malsicuri e che vistose fenditure suscitano seri dubbi sulla stabilità della struttura che, salvo rapidi interventi, pare compromessa. Sulle pareti laterali sono presenti cinque aperture a feritoia (tre sulla destra e due sulla sinistra) con evidente strombatura e dal carattere tipicamente medioevale (Fig. 2), destinate, un tempo, a costituire l’unica fonte di illuminazione naturale dell’ambiente.
A sinistra dell’ingresso, in controfacciata, si registra la presenza di una zona affrescata (Fig. 3). Non si tratta di una testimonianza di livello qualitativo particolarmente elevato; tuttavia essa offre qualche punto di interesse ed è, in ogni caso, un tassello del variegato panorama della pittura di quest’area geografica regionale ad un’epoca che dovrebbe verosimilmente collocarsi nella seconda metà del XIV secolo3.
In alto, un’estesa e grave menomazione rende vano ogni tentativo di riconoscere la figura rappresentata che, già agli occhi di Pantoni, appariva come “un Santo barbuto non identificabile”4. In basso, invece, trovano collocazione due riquadri rettangolari, incorniciati da una fascia decorativa bicroma caratterizzata da una striscia esterna di colore bianco ed una più ampia bordatura rossastra. La sinistra di tale cornice è occupata dalla figura della Vergine, che purtroppo presenta un’ampia lacuna in corrispondenza del volto di Gesù Bambino (Fig. 4). Da ciò che riferisce Pantoni5, il gruppo, integro, rappresentava una Virgo lactans o “Madonna che allatta” con la mano destra a sostegno del seno: un tema iconografico che ebbe il suo sviluppo trionfale nell’arte italiana tra il Duecento e il Trecento. Con ogni probabilità esso deriva dalle rappresentazioni di Iside che allatta il piccolo Horus, immagine che, debitamente cristianizzata, avrebbe trovato diffusione in un primo momento nell’arte bizantina, con il nome di Theotòkos Galaktotrophoùsa (letteralmente “Madre di Dio che nutre con il latte”), e successivamente nelle comunità cristiane occidentali6.
Il gruppo divino è affiancato dalla raffigurazione di S. Michele, facilmente identificabile dall’impostazione iconografica: con la mano destra impugna un’asta, mentre con la sinistra sembra rilevare, attraverso l’uso di una bilancia, il peso di due anime, simboleggiate da minuscole figure umane bianche a mani giunte. Quest’ultima peculiarità allude evidentemente all’ufficio della psicostasia (l’atto di pesare le anime dei defunti per stabilirne la giusta ricompensa), attributo confluito nel culto micaelico, ma dall’origine pagana: la funzione fu infatti propria del dio Ermes7 che, a sua volta, l’aveva tratta da divinità ancora più antiche quali Toth e Anubi8. L’arcangelo appare inoltre in tenuta da combattente, vestito di una lorica piuttosto raffinata e, in forte contrasto con l’abito, presenta fattezze androgine e volto di mite fanciullo (Fig. 5).
Altra zona affrescata era quella situata sulla parete di destra, in una nicchia profonda circa cm 22. Oggi di essa non resta che qualche traccia di pittura.
Accanto alla chiesa, sul lato meridionale, sono visibili le rovine di un romitorio composto da due modesti vani, dove abitava un eremita che svolgeva anche le funzioni di custode della chiesetta9.
Sempre all’esterno, meritevole di menzione è il pozzo, posto a settentrione, la cui cisterna si estende al di sotto della chiesa.
Come testimoniato dal caso in questione, spesso nelle campagne delle nostre zone, semidiroccate e rinserrate nel folto della vegetazione, sopravvivono enormi patrimoni giuntici in eredità dal passato. Tuttavia nella maggior parte dei casi si tratta di ruderi immersi nell’oblio che, purtroppo non di rado, versano in stato di degrado avanzato (quando non sono stati completamente rasi al suolo dall’intervento dell’uomo, dall’incuria o dall’azione del tempo). La speranza è che simili tesori, per troppo tempo colpiti da un’iniqua sorte, siano riportati alla luce e possano ricevere l’attenzione che meritano dalla collettività e in particolar modo dalla comunità locale che ne è principale destinataria.

1 Angelo Pantoni, Vallerotonda. Ricerche storiche ed artistiche, a cura di Faustino Avagliano, Montecassino 2000, pag. 81 [rist. di Vallerotonda IX, in Bollettino Diocesano di Montecassino, XXVII (1972), pagg. 427-435]. In realtà l’edificio non è perfettamente rettangolare, infatti è “largo all’ingresso m 4,85 e alla parete di fondo m 5,45, con pareti laterali della lunghezza, a sinistra, di m 13,30, a destra m 12,95”.
2 Devo questa precisazione a don Rosino Pontarelli, parroco di S. Maria Assunta in Vallerotonda dal 1966.
3 Marina Gargiulo, Chiesa di S. Michele Arcangelo, in Affreschi in Val Comino e nel Cassinate, a cura di Giulia Orofino, Cassino 2000, pag. 220
4 Angelo Pantoni, op. cit., pag. 82
5 Ibidem
6 Ludovico Rebaudo, Fausta, Pietas e la Virgo Lactans. Migrazione di un motivo, in Società e cultura in età tardoantica. Atti dell’incontro di studi (Udine 29-30 maggio 2003), a cura di Arnaldo Marcone, Firenze 2004, pag.195
7 AA.VV., Dizionario di mitologia greca e romana, Genova 1994, pagg. 100, 134
8 Sergio Donadoni, Le religioni dell’antico Egitto. Testi raccolti e tradotti, Bari 1959, pagg. 223, 286
9 Montecassino, Archivio dell’abbazia, Vallerotonda, Cartella XXXV, Inventario della chiesa di San Michele arcangelo di Vallerotonda del 15 novembre 1728.

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