La scomparsa chiesa delle Cinque Torri a Cassino e la svista di Émile Bertaux (1903)

 

Studi Cassinati, anno 2005, n. 4

di Emilio Pistilli 

Émile Bertaux è un illustre studioso francese, storico dell’arte, vissuto a cavallo dei secc. XIX e XX. Nel 1903 pubblicò un’opera in tre grossi volumi, fondamentale per la conoscenza dell’arte italiana medioevale: L’art dans l’Italie méridionale1.
Nel suo monumentale lavoro il Bertaux si occupò anche delle chiese medioevali del nostro territorio, fra esse la chiesa di Santa Maria delle Cinque Torri a Cassino, più nota come “il Riparo”, situata sul lato nord della collegiata di S. Germano, ma rasa al suolo nell’ultimo conflitto mondiale.
Tale chiesa fu fatta costruire, secondo la Cronaca cassinese di Leone Ostiense, dall’abate Teodemaro alla fine del sec. VIII. La sua singolarità consisteva in una insolita struttura architettonica che attrasse l’attenzione di numerosi storici dell’arte: pianta centrale con colonnato interno, sormontato da quattro piccole torri agli angoli esterni e da una più ampia al centro – di qui la denominazione della chiesa – e tre brevi navate. La scomparsa del tempio fu una grave perdita per i cassinati che vi erano molto legati, ma anche per gli studiosi di storia dell’arte2.
Bertaux dedicò mezza pagina della sua opera al nostro edificio definendolo una costruzione eseguita con materiali di origine romana (“on y retrouve encore les colonnes de marbre cannalées, avec chapiteaux corinthiens qui supportaient la coupole principale”) ma di tipo completamente differente da quello delle basiliche latine, accostandolo, invece, ai modelli delle chiese greche.
Tralascio le valutazioni dello studioso che, per quanto interessanti, sono piuttosto opinabili – è anche il parere di altri storici dell’arte –; trovo importanti, invece, le notizie che l’autore ci fornisce: ci dice che ai suoi tempi (inizi del Novecento) la chiesa era ridotta allo stato di una misera rovina (“C’est aujourd’hui une ruine assez misérable”) e che all’interno dei muri, poveramente intonacati, le colonne, in parte nascoste da pilastri di sostegno (“en partie masquée par des piliers de soutien”), erano ancora in piedi. Ora c’è da chiedersi se il Bertaux avesse esaminato personalmente l’edificio: in tal caso dovremmo registrare una grave compromissione della struttura e quindi un rifacimento successivo, dal momento che prima della guerra vi si celebrava regolarmente messa e le sue condizioni erano più che decorose, come ci mostrano le foto dell’epoca; inoltre di pilastri di sostegno non si è avuta mai traccia.
Quasi a smentire, le affermazioni di Bertaux sullo stato di conservazione dell’edificio giunge la relazione fatta al Ministero della Istruzione Pubblica il 26 giugno 1907, in occasione di lavori allora eseguiti, dall’ingegnere Luigi Fulvio, dell’Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti delle province meridionali3; nella relazione fra l’altro si legge: “Non si puó dire che manchi la manutenzione e la chiesa sia abbandonata; perché i fedeli la frequentano abbastanza ed è tenuta con sufficiente nettezza”.
C’è da ritenere, invece, che l’autore abbia fatto confusione con altro tempio o si sia fidato di informatori poco attendibili. Anche Angelo Pantoni, OSB (autore di uno studio sulla stessa chiesa nel 1980), ritiene che Bertaux “abbia esaminato la chiesa con occhio poco attento […] il colonnato essendo rimasto sempre indenne da aggiunte posteriori”4.
È possibile che si sia fatta confusione con la basilica di S. Vincenzo al Volturno, a proposito della quale l’autore parla di “belles colonnes monolithes”, le stesse fatte innalzare dall’abate Giosuè (ab. 792-817) dopo averle tratte da un tempio romano; mentre è noto che queste da diversi secoli avevano ceduto il posto a pilastri.
Di “belle colonne monolitiche”, invece, si puó parlare riferendosi a S. Maria delle Cinque Torri, colonne rimaste in piedi fino agli ultimi giorni della chiesa, e ancora le foto lo mostrano. Dunque una vera e propria svista, spiegabile, forse, con uno scambio di appunti presi durante le visite ai monumenti esaminati.
Tutto questo per lungo tempo è sfuggito agli studiosi, anzi ha tratto in inganno più di uno.


1 Aggiornata da Adriano Prandi nel 1978 con altri tre volumi ed edita da “L’École française de Rome”.
2 Per approfondimenti e per la bibliografia relativi alla chiesa si veda E. Pistilli, “Il Riparo”, la chiesa di S. Maria delle Cinque Torri di Cassino – (Sec. VIII), CDSC onlus, Edizioni Cassino 2000.
3 La relazione, insieme ad un’altra successiva (26 gennaio 1908), è pubblicata da E. Scaccia Scarafoni, La chiesa cassinese detta “Santa Maria delle cinque torri”, in “Rivista di Archeologia Cristiana”, XXII (1946), fasc. 1-4, pagg. 144-147.
4 A. Pantoni, Santa Maria delle Cinque Torri di Cassino: risultati e problemi, in “Rivista di Archeologia Cristiana”, LI (1975), fasc. 3-4.

 

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