Le fortificazioni medioevali di Cassino*

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Studi Cassinati, anno 2005, n. 2

di Gianfilippo Carettoni 

Fig. 1 - Mura di San Germano: particolare del lato sud-occidentale.
Fig. 1 – Mura di San Germano: particolare del lato sud-occidentale.

[… ] Il primo ricordo storico delle mura di San Germano risale alla fine del XII secolo: nel 1199 Marcualdo d’Anweiler, siniscalco imperiale, ritornando dall’assedio di Montecassino “portas Sancti Germani et menia (sic) eiusdem in plerisque locis everti fecit ad solum” (Chronica di Riccardo da San Germano, a. 1199). Ma è probabile che le mura già esistessero nel secolo precedente, quando lo sviluppo edilizio della città assunse proporzioni notevoli per l’impulso datole dall’abate Atenolfo1. Nella costruzione – che è di tipo simile a quello della rocca, a ciottoli e scheggioni di pietra calcarea – furono reimpiegati anche materiali provenienti da costruzioni romane2.
Il percorso delle mura, che dalla rocca Ianula scendevano per le rupi scoscese del monte a cingere la città, è ancora identificabile in massima parte. Meglio conservate nella parte alta, più vicina alla rocca, sono state fortemente danneggiate dalla guerra nel lato nordorientale: qui i pochi ruderi rimasti spariranno fra non molto tempo se non si provvederà urgentemente a qualche opera di consolidamento.
Una serie di torri quadrangolari, alcune tuttora in piedi, collocate a distanza ineguale e di dimensioni variabili (l’ampiezza sulla fronte varia da m. 2,60 a m. 7,80), ne guarniva il lato sud-occidentale dalla rocca sino alla porta Romana, attraverso la quale la via Casilina entrava in San Germano. Le mura continuavano quindi in linea retta per un centinaio di metri e raggiungevano un’altra torre (alta oltre 10 metri) rimasta in piedi fino al 1950.

Fig. 2 - Le mura che scendevano dalla Rocca Janula sul versante sud-occidentale.
Fig. 2 – Le mura che scendevano dalla Rocca Janula sul versante sud-occidentale.

Il percorso del lato sud-orientale è incerto: probabilmente esse piegavano verso est poco dopo la torre suddetta, costeggiando uno dei molti corsi d’acqua che sgorgano dal sottosuolo della città e raggiungendo la porta Rapido dalla quale usciva la via Casilina (corso Vittorio Emanuele). La porta è riprodotta in una veduta del Settecento pubblicata dal Mabillon, nella quale si riconosce anche la torre caduta nel 19503.
La veduta del Mabillon puó fornire qualche indicazione per il lato che costeggiava il fiume Rapido e del quale non è possibile riconoscere sul terreno il percorso. Non è da escludere che il palazzo dei Tribunali (ex palazzo abbaziale di corte) incorporasse o parte delle mura, o costituisse con il suo muro esterno orientale una linea fortificata in luogo delle mura. Difficilmente questo lato poteva esser privo di fortificazioni, tanto più che il fiume Rapido scorreva allora a notevole distanza dall’abitato4; nella veduta settecentesca si nota però a fianco del Rapido un altro corso d’acqua che proviene dall’interno della città e lambisce le mura del palazzo abbaziale, al quale si salda, a destra, un muro con torre che prosegue, parallelamente al Rapido, in direzione nord.
Il lato nord-orientale delle mura si prolungava sino al fiume terminando con un bastione semicircolare, del

Foto 3 - Mura di San Germano: torre del lato sud-occidentale caduta nel 1950.
Foto 3 – Mura di San Germano: torre del lato sud-occidentale caduta nel 1950.

quale si è potuto ancora riconoscere il piano inferiore nell’interno di una costruzione moderna in rovina. Si avrebbe quindi anche a San Germano un baluardo avanzato sul fiume simile a quello esistente nelle mura del Castrum Sancti Petri. Del muro che collegava il bastione presso il fiume alla porta S. Giovanni si poterono riconoscere soltanto due brevi tratti (alti meno di due metri) incapsulati in una moderna macera di confine. In questo punto il muro aveva uno spessore di m. 0,50. Il resto del tracciato si puó ricostruirlo sulla mappa catastale, nella quale sono anche indicate chiaramente le due grosse torri semicircolari (ora sparite) che fiancheggiavano la porta S. Giovanni5.
Dopo la porta le mura riprendono, con qualche breve interruzione, conservate in alcuni tratti per due o tre metri di altezza. Il sistema difensivo di questo lato con i suoi grossi torrioni semicircolari distanti una quarantina di metri fra loro, con le feritoie fittamente distribuite lungo la cinta, i fori rotondi per la postazione di balestre ed archibugi, è l’esemplificazione di una tecnica militare notevolmente progredita rispetto a quella del lato sud occidentale6.

Fig. 4 - San Germano in una veduta del Settecento. (dal Mabillon, “Iter Italicum”)
Fig. 4 – San Germano in una veduta del Settecento. (dal Mabillon, “Iter Italicum”)

Il tipo di muratura, a scheggioni di pietra, simile a quella di rocca Ianula, non presenta differenze apprezzabili nei vari tratti delle mura. I torrioni del lato settentrionale hanno in più un risalto costituito da una fascia di blocchi di pietra di Mignano sagomata a toro, che corre esternamente a m. 1,50 sopra il piano attuale di campagna.
Al di là del torrione posto all’estremità occidentale le mura settentrionali piegavano verso il monte e, dopo un breve tratto rettilineo7, s’inerpicavano arditamente sulla roccia seguendone l’andamento naturale con una linea a zig-zag; in alcuni punti il muro è ancora in piedi per 7-8 metri di altezza. Si puó seguirne le tracce per una settantina di metri, poi mancano, e non è da escludere che la fortificazione non sia mai esistita là dove la roccia a picco offriva sufficienti garanzie di sicurezza. Le mura riprendono ad una sessantina di metri sotto la rocca Ianula, al cui angolo orientale esse vanno a congiungersi chiudendo il circuito. In quest’ultimo tratto due torri semicircolari addossate internamente alla cinta ne rafforzano gli angoli, ed un cammino di ronda (del quale

Fig. 5 - Mura di San Germano:lato nord-occidentale, presso Rocca Ianula.
Fig. 5 – Mura di San Germano:lato nord-occidentale, presso Rocca Ianula.

si puó individuare qualche traccia e che giustifica lo spessore di oltre due metri che i costruttori hanno dato al muro in questa zona) ne coronava la sommità.
Gli scrittori delle memorie dì Cassino ricordano ancora nel secolo scorso i nomi delle porte civiche. San

Giovanni (o d’Abruzzo), Rapido, Romana8. Il nome di qualche altra porta è tramandato da documenti medioevali: nel Regesto di Tommaso Decano del convento cassinese nel XIII secolo, sono ricordate la porta S. Egidio e la turrem supra portam S. Mathei. La porta di S. Matteo è citata ancora al principio del XVIII secolo dal Gattola, e s’apriva probabilmente sul pendio del monte sopra la porta Romana, in corrispondenza della mulattiera per Montecassino, là dove esisteva, prima della distruzione della città, un vico S. Matteo. Erano certamente porte di minore importanza, probabilmente le posterulae civitatis, ricordate nella Chronica di Riccardo da San Germano 9.

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Da G. Carettoni, Le fortificazioni medioevali di Cassino, pag. 4-7. Per le osservazioni al testo del carettoni si rinvia alle relative note in Emilio Pistilli, La Rocca Janula di Cassino attraverso gli studi di L. Paterna Baldizzi e G. F. Carettoni, Edizioni Cassino,2000, pagg. 147-156.
1 leone ostiense, Chronicon, II cap. 32.
2 In una delle torri demolite del lato sud-occidentale (la quinta, scendendo dalla rocca) raccolsi con il custode Fardelli un pezzo di capitello romano da pilastro, ed altri frammenti di marmo.
3 j. mabillon – m. germain, Museum Italicum, T. I (Iter Italicum), Parigi 1724, tavola a p. 122. Un’altra veduta della stessa epoca, più ampia e meno curata nei particolari, è conservata a Montecassino. Mi è stato possibile esaminarla e fotografarla con il cortese consenso dei monaci dell’Abbazia. Ringrazio in particolare Don Angelo Pantoni per l’amichevole assistenza offertami. Le torri del lato sud-occidentale, che nel tratto inferiore del percorso erano in parte occultate dalle case di Cassino, si riconoscono in una veduta della città eseguita dal Parker verso il 1870 (foto Parker n. 2128).
4 I limiti della città medioevale di San Germano si possono, credo, fissare con sufficiente approssimazione – anche nelle zone dove mancano le mura – osservando la mappa catastale sulla quale, in corrispondenza della città vecchia, la proprietà privata appare fortemente frazionata. Nella relazione del 1623 [manoscritto dell’ab. Quandel, in Archivio di Montecassino – n.d.r.] è contenuta una breve descrizione delle mura di San Germano, e descrivendone il percorso dopo “la porta di tramontana (porta Romana?) vi si accenna al giardino del palazzo di corte; ma la descrizione è troppo sommaria per ricavarne qualche dato sicuro.
5 Un altro torrione di modeste proporzioni (ora sparito) è riconoscibile sulla mappa, 50 metri circa ad ovest del bastione sul fiume. Una o due torri dovevano pure esser dislocate sul rimanente tratto di mura fino alla porta S. Giovanni.
6 I torrioni hanno un diametro interno di m. 5 ed uno spessore di muro, controllato nel torrione all’estremità verso monte, di m. 3,20. Le feritoie sono distanziate circa un metro l’una dall’altra e distribuite a varia altezza, nel tratto di mura a monte di porta S. Giovanni.
7 Lo spessore del muro in questo tratto è di un metro.
8 l. Giustiniani, Dizion. geogr. ragionato del regno di Napoli, Napoli 1804, vol. VIII s. v. S. Germano; d. Romanelli, Viaggio da Napoli a Montecassino, Napoli 1819, p. 36; f. ponari, Ricerche stor. sull’antichità di Cassino, Napoli 1867, p. 80; p. 158 ss.
9 Gattola, Accessiones, p. 748. Nell’anonima Deseriz. istor. di Montecassino, Napoli 1751, p. 32 sono ricordate tre porte, una detta Romana verso mezzodì, l’altra di Rapido per lo fiume che vicino le scorre… e l’altra di S. Giovanni o di Apruzzo in faccia a settentrione. Regesto di Tommaso decano, pp. 950; 77; 273. Chronica di riccardo, a. 1229 (ed. 1937, p. 155).

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