L’epigrafe rupestre di Casalucense* di Lidio Gasperini


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Studi Cassinati, anno 2005, n. 2

di Lidio Gasperini

[ …] La quinta (C.I.L. X 5163) è di tutte certamente la più interessante. Ubicata poco a nord del santuario benedettino di Casalucense (oggi in territorio di S. Elia Fiumerapido), essa sta incisa entro un riquadro rettangolare di cm. 71×99, realizzato su una parete calcarea verticale che un tempo si alzava in mezzo ad una radura al di sopra di una sorgente di acqua perenne.
Oggi la sorgente non è più visibile essendo stata captata nell’Ottocento per essere condottata fino al santuario di Casalucense per le necessità dei monaci. In quella occasione furono rinvenuti «resti di un antico piccolo acquedotto in muratura», come riferisce Giovanni Picano, un ingegnere di S. Elia Fiumerapido, che studiò prima del 1965 i resti dell’acquedotto romano di Cassino. Questa notizia è preziosa per capire il tenore stesso dell’iscrizione rupestre, che in traduzione dice: «Alle Ninfe eterne sacro. Tiberio Claudio Precilio Ligario Magoniano attraverso Precilio Zotico (suo) padre condottò la sorgente.». (Fig.4)
Dunque, si tratta di una dedica sacra alle Ninfe Eterne, alle ninfe della sorgente, chiamate «eterne» dagli antichi come eterno e incessante è il fluire dalla roccia dell’acqua sorgiva, che esse impersonano. La dedica ha un carattere chiaramente espiatorio, legato all’azione violatrice di chi volle per sé, tutta o in parte, la preziosa e sacra linfa della sorgente.
Il violatore lo conosciamo per nome: Tiberio Claudio Precilio Ligario Magoniano, figlio del liberto Precilio Zotico (dall’antico nome schiavile di origine greca), che eseguì materialmente i lavori della captazione. L’ampollosa formula polionimica del personaggio dai cinque nomi, lo rivela persona importante e assai probabilmente facoltosa, vissuta in età medioimperiale. È possibile che la captazione della sorgente, fatta fare dal proprio padre, dovesse servire alle necessità idriche della sua villa privata, da ipotizzare ed ubicare nel sito successivamente occupato dal santuario di Casalucense.
L’interessante iscrizione rupestre, da immaginare originariamente al centro del lucus delle Nymphae aeternae (Casaluce o Casalucense ne sarebbero la continuazione toponomastica moderna), non ha dunque niente a che vedere con l’acquedotto romano di Cassino, come tutti hanno scritto fino al 1989, tranne il sopra lodato Giovanni Picano, che per primo ne intese correttamente il tenore.

BIBLIOGRAFIA
– G. PICANO, L’acquedotto romano di Cassíno. Antichità romane in S. Elia Fiumerapido, Cassino 1995, capitolo IV.
– L. GASPERINI, in AA.VV., Sáxa scripta (Inscripcioncs en roca), A Coru?a 1996, p. 313

*Da Le iscrizioni latine rupestri del territorio cassinate, di Lidio Gasperini, in “Universitas Civium”, Archeoclub d’Italia, sede “Latium novum” di Cassino, Atti dell’anno sociale2000-2001, pag. 23.
1Nel marzo 2001 il prof. Gasperini scrisse all’arch. Giuseppe Picano, figlio del citato ing. Giovanni, una lettera da cui stralciamo: “Roma, 19.03.2001: Gentile Architetto, […] In particolare ho letto e riletto il capitolo IV, dove si parla anche dell’iscrizione rupestre di Casalucense, ed ho capito ora la Sua reazione al mio discorso fatto a Cassino, e la Sua meraviglia. Abbiamo detto (Suo padre ed io), ciascuno per la propria competenza, assolutamente la stessa cosa. È davvero straordinario!…”

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