Una splendida statua per S. Benedetto ma una collocazione poco felice


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Studi Cassinati, anno 2005, n. 1

di Emilio Pistilli

Per la prima volta nella storia millenaria di Cassino una statua monumentale in onore di S. Benedetto viene innalzata sul suo territorio. Se la memoria non mi tradisce pare che sia la prima volta in tutta la “Terra di S. Benedetto”, se si esclude quella nell’abbazia.
L’opera è del trentottenne scultore romano Giuseppe Ducrot: alta circa tre metri e mezzo è posta su un imponente piedistallo, progettato dall’arch. Giuseppe Picano, e sorge al centro di un’aiuola dello svincolo tra la strada Casilina e la superstrada Cassino-Formia. La scultura bronzea è di buona fattura e raffigura il santo patriarca avvolto nel ricco panneggio del piviale con il pastorale abbaziale nella mano sinistra e il dito indice della destra che indica la direzione sud: forse la “Terra di S. benedetto”, secondo una lettura dei critici; ma forse, nell’intenzione originaria dello scultore, doveva indicare Montecassino al pellegrino: dunque l’attuale collocazione potrebbe discendere da una decisione posteriore alla realizzazione dell’opera. In effetti ora è posizionata in luogo poco consono ad una effettiva godibilità dell’opera – che pur la merita –, quasi a far da spartitraffico stradale, a beneficio esclusivo dell’automobilista che proviene dalla superstrada Cassino-mare, il quale, però, non puó soffermarsi ad osservarla senza rischiare un tamponamento; né puó leggere le iscrizioni sui quattro lati del basamento che riportano i titoli attribuiti a S. Benedetto nel Breve Apostolico del 1964 con il quale Paolo VI proclamava S. Benedetto patrono principale d’Europa:
lato sud: Benedictus / pacis nuntius;
lato ovest: Benedictus / civilis cultus / magister;
lato nord: Benedictus / unitatis effector / europae;
lato est: Benedictus / auctor / monasticae vitae;.
Numerose sono state le critiche dei Cassinati sull’ubicazione del monumento. Quella che mi sembra assolutamente condivisibile è che quel S. Benedetto non è il S. Benedetto di Cassino (anche se sorge sul suo territorio): posto in quel punto molti anziani Cassinati non lo vedranno mai in vita loro, perché lì non si va a fare una passeggiata, lì si passa solo in auto. Ho provato io ad andarci a piedi; ho notato che, a parte l’inesistenza di marciapiedi su quel tratto di strada che passa davanti all’ospedale, si è esposti ad un severo inquinamento atmosferico ed acustico, mentre la forte concentrazione di cartelloni pubblicitari prima, e la presenza di floridi pini poi, impediscono di scorgerla fino a quando non vi si arriva a ridosso. Ma una volta giunti lì la statua appare in tutta la sua imponenza … di spalle! Attraversare, infine, la strada per guardarla da vicino non è assolutamente consigliabile per il rischio di essere investiti dalle auto che sfrecciano.
Infine va rilevato che molti dei visitatori di Montecassino provengono dal sud e dalla via Casilina dopo l’uscita autostradale di S. Vittore; dunque se tornano per la stessa strada non sapranno mai dell’esistenza del monumento, mentre se proseguono verso nord lo vedranno solo di spalle. Non parliamo poi di tutti quelli che per andare da Cassino verso Roma preferiscono prendere lo svincolo di via Garigliano.
Una semplice annotazione: La statua di S. Benedetto a Norcia è posta all’interno della città, nella piazza della basilica.
Per la cronaca – e a conferma di quanto dicevo prima – va segnalato che l’attuale ubicazione è solo il risultato di una serie di scelte possibili, tutte al centro della città, ma tutte escluse per l’imponenza del manufatto. Mi pare, dunque, che si siano fatte le cose al contrario: in genere si dice: “Vogliamo porre qui un monumento?” E in tal caso si decidono la tipologia e le dimensioni consone al luogo. Invece sembra che si sia detto: ”Facciamo un bel monumento e poi vedremo dove collocarlo”. Così la sua imponenza non ha trovato in città uno spazio scenograficamente abbastanza ampio. Ora Cassino si ritrova una nuova indicazione toponomastica: lo svincolo di S. Benedetto.
Dunque un’occasione persa per l’arricchimento urbanistico e spirituale della città. Peccato!

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