NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO Cassino: la necropoli di Campo di Porro

 

Studi Cassinati, anno 2004, n. 3

di Silvano Tanzilli*

Nell’anno 2002, in occasione della costruzione della sede dei vigili del fuoco, sono stati condotti saggi archeologici che hanno portato all’individuazione di un’area sepolcrale di età romana in località Campo di Porro, lungo la mulattiera di Villa S. Lucia, considerata quale probabile percorso della via Latina. Lo scavo della zona a monte dell’area ha permesso di stabilire che l’occupazione del sito come area di necropoli appare iniziare dopo l’abbandono e la spoliazione di un edificio in opera incerta di epoca tardo repubblicana, di cui non è stato possibile interpretare la funzione.
Nel I sec. a.C., nel terzo venticinquennio, viene costruito a valle un piccolo monumento funerario in reticolato e laterizio con decorazione esterna scandita da cornici e formelle in terracotta e a pasta vitrea. L’ambiente principale, costruito su fondazioni in conglomerato cementizio, presenta il paramento in reticolato con cubilia all’interno e mattoni all’esterno: è probabile che l’impiego delle due tecniche edilizie fosse destinato a creare specchiature per la decorazione dell’esterno.
L’accesso all’ambiente si apriva a nord-ovest, con una soglia in calcare locale di cui resta il foro del cardine, ed era probabilmente pavimentato in opus spicatum. La presenza di rinforzi interni su tre lati dell’ambiente si puó interpretare come testimonianza dei banconi di sostegno dei contenitori delle ceneri.
All’esterno comunicava con un altro ambiente in opera incerta di cui restano pochi cubilia di forma irregolare, con fondazioni profonde solo 30 cm che farebbero pensare ad un ambiente scoperto, forse un ustrinum (luogo destinato alle cremazioni), data la presenza di notevoli quantità di carboni. Un ulteriore recinto (vestibolo) adiacente al precedente aveva una soglia, priva di cardini, ottenuta reimpiegando un blocco scorniciato messo in opera rovesciato.
All’angolo orientale di questo ambiente si è rinvenuta una stele piegata in avanti che reca un’iscrizione in cui si legge il nome del proprietario dell’edicola funeraria, un certo Filomusus.
Il piccolo monumento funerario vive almeno fino all’inizio del secolo successivo, quando una frana ne danneggia le strutture causandone la parziale distruzione, ma non l’abbandono totale: alcune tombe vengono alloggiate nei crolli; altre iniziano ad occupare l’area dell’ustrinum e del vestibolo.
Alla fase finale di utilizzo dell’area successiva al crollo e allo spoglio dell’edificio funerario appartengono le tombe tagliate nel terreno e appoggiate al paramento esterno del monumento. Si tratta delle tombe ad incinerazione, del bustum in fossa terragna, nonché dei busta sepulchra coperti a cappuccina e di una inumazione conforme al rito cristiano.
In questo stesso periodo anche l’edificio a monte subisce una serie di rimaneggiamenti e l’area comincia ad essere occupata da sepolture a incinerazione in contenitore ceramico e da busta sepulchra. Successivamente, nella fase finale di utilizzo dell’area, vengono deposte nella zona centrale della struttura a monte, vicino ad un piccolo recinto costruito con materiale di spoglio, tombe prevalentemente di bambini, che possono essere collocate nel II-III se. d.C.
I corredi delle tombe (monete,chiodi, balsamari, coltelli, scalpelli ecc.) sono esposti nel museo “G. Carettoni” di Cassino.

*Direttore museo archeologico “G. Carettoni” di Cassino.

 

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