Studi Cassinati, anno 2003, n. 4
di Valentino Mattei
E se il sommergibile “Enrico Toti” fosse trasferito a Cassino ed aperto alle visite di studenti e turisti? Quale grande richiamo sarebbe per la Città Martire, dalla quale era originario l’eroe della prima guerra mondiale (nato a Roma ma da padre cassinate)?
L’idea è del nostro lettore Pietro Valente, e gli è venuta dopo aver letto che il sommergibile è attualmente a Cremona dove lo stato paga 250 euro al giorno per il “posteggio”. Una volta smobilitato era stato assegnato al museo della scienza e della tecnica di Milano, ma problemi inerenti al trasporto non ne hanno permesso lo spostamento.
A cremona esiste anche un carrello appositamente costruito per il suo trasporto su strada (ha circa mille ruote), ma subentrò il problema del peso e della grandezza che fece abbandonare l’idea.
La proposta puó apparire balzana, ma a volte le cose più strambe possono dare risultati interessanti: non si puó mai sapere!
Per puro interesse culturale il nostro socio, Ten. Valentino Mattei, dopo una sommaria ricerca ha stilato la seguente scheda.
« La particolare importanza del Mediterraneo, nota a molti e che la storia ha più volte dimostrato, ha fatto sì che esso, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, diventasse ancor più un teatro cruciale di confronto tra i blocchi NATO e Patto di Varsavia.
In questo scenario, siamo intorno al 1968, l’Italia assunse sempre più un ruolo primario, sia per la sua posizione geo-strategica sia per la sua appartenenza al “blocco americano”.
In questa situazione dovette iniziare a potenziare la flotta che, fino a quel momento, era stata “trascurata” anche a seguito delle rigide disposizioni stabilite dal Trattato di Pace del ’47, agli art. 56-60.
L’evolversi degli equilibri internazionali, fece sì che l’Italia fosse autorizzata a riprendere la produzione in proprio di mezzi militari tra cui i sommergibili.
L’ Enrico Toti, fu il primo sommergibile costruito in Italia nel dopoguerra, a cui seguirono, nei successivi due anni, altri tre: il Dandolo, il Moncenigo e il Bagnolini.
Questi quattro esemplari, che costituirono la classe TOTI, restarono in servizio attivo per quasi trent’anni, fino alla fine degli anni Novanta; di questi, due, dopo il disarmo, furono destinati ad essere esposti, il Dandolo nel Museo Storico Navale di Venezia, dove tuttora è possibile visitarlo, e il Toti al Museo della Scienza di Milano.
Quest’ultimo è tecnicamente definito un SSK (Submarine-Submarine Killer), cioè un sommergibile destinato a distruggerne altri, in modo particolare quelli Sovietici che trasportavano testate nucleari. Ciò era possibile per la sua “esigua” dimensione (lung. 46 m, larg. 4.75 m) che lo rendeva più agile e veloce negli spostamenti a confronto di quelli sovietici a propulsione nucleare e di dimensioni notevolmente superiori.
Costruito dalla Fincantieri di Monfalcone, che iniziò la realizzazione l’11 luglio del 1965, fu varato il 12 marzo nel 1967 e consegnato alla Marina Militare il 22 gennaio 1968. Venne radiato dal servizio attivo il 30 giugno del 1999. Gli era stato attribuito il nome di “E. Toti” in quanto, dalla banchina del porto dove era in costruzione, era ed è visibilissimo il cippo commemorativo eretto al sacrificio dell’eroe nostrano, che si immolò su quota 85 il 2 maggio del 1916.
Esso rappresentava il 74° sommergibile varato in mare dagli scali di Monfalcone.
La Marina Militare mantiene un comprensibile riserbo sui dettagli della vita operativa del TOTI, ma per quel poco che si sa l’unità ha svolto essenzialmente attività addestrativa; in pratica il suo scopo era di simulare attacchi di sommergibili sovietici alle navi e ai sommergibili NATO durante le esercitazioni congiunte, per aiutare a mettere a punto sistemi e tattiche di difesa antisommergibile (in gergo militare “antisomm”).
Il “Toti” era caratterizzato da un avanzato sistema d’arma, siluri filoguidati con testata autocercante. Il caratteristico bulbo a prora conteneva l’impianto idrofonico-ecogoniometrico, che costituiva “l’occhio” del sommergibile, particolarmente importante per un natante “cacciatore” quale era il “Toti”.
Il suo equipaggio era composto di 26 uomini, di cui 4 Ufficiali e 22 Sottufficiali; durante la navigazione, il personale era suddiviso in due squadre di guardia con turni di 4 ore ciascuna, al fine di assicurare la corretta condotta del mezzo.
Il 5 aprile del 2001, dopo il disarmo il natante partì dalla base navale di Augusta alla volta di Milano. Trainato fino a Chioggia, dove arrivò il 2 maggio, iniziò il suo ultimo percorso fino a Cremona, risalendo il corso del fiume Po. Per evitare che lo scafo urtasse il fondo del fiume, lo si sollevò con un sistema molto semplice ed economico mediante l’ausilio di alcune barche. Queste, unite tra loro con dei cavi che furono fatti passare sotto il TOTI, inizialmente vennero riempite di sassi, in modo da aumentarne il pescaggio, e successivamente svuotate, in modo da sollevarsi e sollevare il sommergibile diminuendone il pescaggio e gli eventuali urti contro il fondo del Po. Il 6 maggio del 2001 arrivò a Cremona dove doveva essere tirato in secca e trasportato via terra mediante pianali ruotati, appositamente costruiti, fino a Milano.
A tutt’oggi il “Toti” è ancora in attesa a Cremona!!!
DATI TECNICI | |
Dislocamento in superficie Dislocamento in immersione Lunghezza F.T. Larghezza massima fuori fasciame . Larghezza in immersione . Coefficiente di sicurezza Profondità massima operativa Apparato motore |
Potenza
Velocità in immersione
Velocità in superficie
Profondità di collaudo
Autonomia
Armamento
536 Ton.
593 Ton
46 m.
4,7 m
4 m
2,3
150 m.
2 FIAT MB 820 Diesel da 570 HP l’uno e 1 motore elettrico da 900 HP motore elettrico da 900 HP
1140/900 HP su 1 elica
oltre 14 nodi
9,7 nodi
300 m.
3500/6.5 miglia/nodi
4 TLS (AV) da 533 mm. per siluri filoguidati a testata autocercante A184 testata autocercante A184 del peso di 184 kg con gittata utile di 450m. con gittata utile di 450 m. »
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