Studi Cassinati, anno 2004, n. 1/2
di Dante Sacco
La necropoli di S. Marciano, nel territorio del Comune di Atina (Fr) è nota soprattutto per i rinvenimenti occasionali che si susseguono da anni durante i lavori pubblici e per il rinvenimento, nei campi circostanti, di materiale archeologico di ampio orizzonte cronologico.
L’area di pertinenza della necropoli è limitata verso Nord dalla chiesetta rurale di San Marciano sulla quale è stata effettuata un’indagine delle fondazioni; il saggio di m. 1,50 di lato ha permesso di riconoscere dei blocchi di calcare ancora in situ, messi in opera senza leganti con dei frammenti di laterizio usati come spessore tra un blocco e l’altro.
La necropoli, subito a ridosso della chiesetta, è situata al di sotto dell’asse stradale moderno, S.P. della Vandra, ad una quota inferiore media di m. 1,30, con sepolture distribuite lungo allineamenti regolari Ovest-Est e Nord-Sud. Le sepolture sembrerebbero chiuse entro uno spazio delimitato da un muro perimetrale, messo in luce per una lunghezza di m 1,80, in opera incerta con grandi bozze legate da malta bianca molto resistente. La stessa fondazione, di poco sporgente, è di uguale fattura.
La presenza di questo muro lascia supporre che le sepolture fossero circoscritte all’interno di un area chiusa; non è stato possibile chiarire, durante l’intervento, se la destinazione funeraria fosse circoscritta nel tempo o se si trattasse di un impianto di tipo basilicale.
Le tombe
Tomba 1
La tomba è interamente scavata in uno strato di terra nera che si riconosce in tutta l’area indagata; la fossa di deposizione è rivestita da spallette in muratura a piccole bozze calcaree successivamente foderata da lastre di terracotta. La tomba è stata più volte rimaneggiata negli anni vista la presenza, all’interno, di molti nuclei di malta e frammenti di laterizio nel riempimento della fossa. Le ossa si riferivano a più individui adulti (tra le 8 e le 10 sepolture) uno dei quali presenta un corredo composto da un paio di orecchini a cestello ed un’armilla in bronzo decorata ad incisione (da confrontare con alcune simili rinvenute a Veroli il secolo scorso); sempre riconducibile a questa sepoltura è un pentanummo di Giustiniano I datato (527-565).
La tomba 1 presentava inoltre sulla copertura un grosso blocco di arenaria, molto friabile, a contatto con la copertura. Il blocco, che presenta forti segno di bruciatura, si trovava in uno strato nero con molti reperti organici (carboni, ossa e piccoli denti animali), frammenti di ceramica acroma, due frammenti della stessa moneta in bronzo molto corrosa e frammenti di vetro da mettere in relazione con il refrigerium, il banchetto rituale, rito di comunione tra i vivi ed i morti, che si celebrava nel momento della deposizione.
Il piano della tomba è costituito da ciottoli accuratamente sistemati tra i quali sono stati trovati frammenti di ceramica a vernice nera.
Tomba 2
La tomba si presentava ,al momento dello scavo, fortemente danneggiata. Il paramento in muratura era stato rimosso in occasione di altri interventi, pertanto era visibile il rivestimento in laterizio. All’interno vi si riconoscono più sepolture riferibili ad individui adulti ed i femori e frammenti di cranio di una sepoltura infantile. La copertura, in lastre di terracotta, pressoché intatta, è accuratamente sistemata sulle deposizioni che in parte sono in giacitura di deposizione, in parte sono ossa ammucchiate.
Nell’angolo N-E della tomba troviamo accuratamente sistemati 4 crani protetti da un cerchio di pietre e nuclei di malta. Data l’alta presenza di ossa frammentarie oltre al numero di crani, che ammonta a cinque, non abbiamo altri dati certi per chiarire quante fossero le deposizioni.
Le lastre che foderavano la tomba e quelle del piano di deposizione presentano vistosi segni di ditate a formare volte spirali concentriche ed in altri casi, come per il piano di deposizione, sembrerebbero fatti in sequenza su due lastre affiancate quando l’argilla era ancora fresca. In questo caso i segni combaciano perfettamente tra loro. Sono totalmente assenti elementi di corredo, mentre vanno ricordati pochi frammenti di ceramica acroma e lisciata a stecca, un frammento di vetro e alcuni denti animali.
Tomba 3
È una sepoltura che conserva per ambo i lati lunghi i muretti in laterizio (il muretto ad est è in comune con T3) e all’interno sono rinvenute due monetine (molto rovinate ma per peso e dimensione sembrerebbero pentanummi) e, all’altezza del bacino della seconda deposizione, una fibbia di cinturone in ferro, molto ossidata. In questa tomba troviamo una brocchetta a corpo globulare, orlo svasato, bordo arrotondato, fondo piano; ansa a nastro con depressione centrale, che in parte sormonta l’orlo e si imposta sul punto di massima espansione del corpo. Questo tipo di produzione di vasellame viene genericamente datato tra il V secolo ed il VII d.C.
Il piano della tomba è costituito da ciottoli accuratamente sistemati tra i quali sono stati trovati frammenti di ceramica a vernice nera
Tomba 4
Tomba già intaccata dall’elettrodotto comunale, presenta i resti di due deposizioni adulte. Dei margini della tomba rimane solo un muretto in laterizio a W; l’impianto murario è composto da frammenti di laterizio (in più casi tegole) accuratamente regolarizzati e tenuti insieme da malta listellata.
Nonostante la tomba fosse sconvolta si è rinvenuto del corredo: una brocchetta a corpo piriforme, orlo indistinto, leggermente svasato, bordo arrotondato ed ingrossato, fondo piano; ansa a nastro, con depressione centrale, impostata sull’orlo e sulla punta di massima espansione del corpo, in ceramica depurata con superficie lucidata a stecca. Questo tipo di produzione di vasellame viene genericamente datato tra il V secolo ed il VII d.C.
Il piano della tomba è costituito da ciottoli accuratamente sistemati tra i quali sono stati trovati frammenti di ceramica a vernice nera.
Da una prima analisi dei dati qui esposti e dei dati di scavo ancora in corso di studio vediamo che l’area cimiteriale presenta caratteristiche molto comuni alle necropoli di V-VII secolo d. C. scavate nel Lazio, soprattutto nel confronto con i materiali di corredo e dei riti di deposizione. Infine va segnalato che in un saggio effettuato a m. 20 dall’area delle tombe è stato individuato un piano in ciottoli in più punti ricoperto da laterizi ed uno strato ad alta concentrazione di ceramica a vernice nera. Vista la similitudine con i piani di deposizione delle tombe non va del tutto esclusa l’omogeneità di un piano di calpestio o stradale antico che correva in asse con l’attuale strada provinciale e sul quale si è sviluppata l’area cimiteriale.
*L’intervento di San Marciano rientra in una delle azioni di tutela del patrimonio archeologico del nostro territorio, mediante un impegno diretto tra enti privati ed istituzioni pubbliche, con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio, del Comune di Atina, della Comunità Montana della Valle di Comino e della ITALCOGIM di Milano.
Un sincero ringraziamento va all’Ispettore della Soprintendenza, dott. Emanuele Nicosia, ed ai dottori Simon Luca Trigona e Massimo Lauria per i preziosi consigli.
Si ringraziano, inoltre, Carmine di Fazio e Filippo Secondini per l’efficace collaborazione durante lo scavo archeologico, la società ITALCOGIM che ha permesso l’intervento offrendo i mezzi, i tecnici e gli operai necessari sul cantiere, il personale del Museo Civico Archeologico di Atina per l’assistenza durante lo scavo e Valentina Ferrigno per il primo confronto dei dati di scavo.
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