Descrizione di Cassino e Montecassino a metà 800 dello scrittore polacco Michal Wiszniewski

 

Studi Cassinati, anno 2008, n. 4

di Weronika Uminska
Una nostra lettrice polacca, Weronika Uminska, ci invia, da Cracovia, un suo contributo alla conoscenza del passato del nostro territorio. Weronika è legata a Cassino avendo svolto una tesi di laurea in archeologia sulla antica Casinum.
Riportiamo il testo della sua lettera al nostro Direttore allegata alla traduzione dei passi di Michal Wiszniewski.
“Caro Emilio,
Ultimamente mi sono imbattuta in un libro che a prima vista mi sembrava noioso ma alla fine l’ho trovato molto interessante. Si tratta del “Viaggio in Italia, Sicilia e Malta” di Michal Wiszniewski.
Michal Wiszniewski, che fino a poco tempo fa mi era sconosciuto, visse tra il 1794 e 1865 e fu uno studioso, collegato anche con Cracovia; fu professore dell’Università Jagiellonica e perfino direttore del mio liceo!). Si occupò di filosofia, psicologia, letteratura e di molte altre cose. Nella sua vita andò in Italia per ben tre volte (tra il 1819 e 1822, poi nel 1825 e nel 1845 – questa terza visita la descrisse proprio in quel libro –) per trasferirsi finalmente in Italia nel 1848. Wiszniewski durante le sue visite in Italia conobbe diverse persone interessanti, tra loro Antonio Canova e Camillo Benso Conte di Cavour. Visitò i dintorni di Napoli insieme ad un famoso poeta romantico, Cyprian Kamil Norwid, e una nobildonna, organizzatrice dei saloni d’epoca, Maria Kalergis, che conosceva personalmente Chopin (che le insegnava a suonare il pianoforte), Liszt, Wagner, Gautier, Heine e tanti altri…
Wiszniewski scrisse che in Italia aveva comprato qualche vaso etrusco e documenti abbastanza importanti a Venezia. Anche se la maniera della scrittura della metà Ottocento è abbastanza diversa dalla odierna e ogni tanto anche un po’ bizzarra, il libro mi è piaciuto. È scritto con un certo brio e con evidente intelligenza. Quando leggerai l’estratto che ti ho tradotto in Italiano vedrai che l’autore aveva “l’occhio per i dettagli”. Ti ho tradotto ovviamente una parte che riguarda Cassino e dintorni, allora vedrai come fa cenno alle ciocie, al concone, ai briganti e ad altri elementi caratteristici del Lazio meridionale dell’epoca.
Buona lettura – saluti – Weronika”.
[Michal Wiszniewski (nato nel 1794 e morto nel 1865), polacco, psicologo e storico della letteratura. Finì il Liceo di Krzemieniec (oggi in Ucraina), nel quale per un certo tempo fu anche professore. Nel 1831 divenne professore dell’Università Jagellonica (di Cracovia). Partecipò alla rivoluzione di Cracovia del 1846. Nel 1848 lasciò la Polonia e andò in esilio in Italia. È stato l’autore del lavoro pionieristico “I caratteri degli intelletti umani”, riconosciuto come la prima opera polacca nel campo della psicologia.].
Principali opere:
– Bacona metoda tlumaczenia natury (1834) [Il metodo della traduzione della natura di Bacon]
– Charaktery rozumów ludzkich (1837) [I caratteri degli intelletti umani]
– Historia literatury polskiej (tom 1-10, 1840-1857). Storia della letteratura polacca (Volume 1-10, 1840-18510.57).
Ringraziamo il Prof. Gaetano Lena per la revisione della traduzione dal polacco e per le indicazioni bio-bibliografiche sull’autore.
“Viaggio in Italia, Sicilia e Malta” di Michal Wiszniewski
DA NAPOLI A ROMA
“Da Napoli verso Capua adesso si viaggia già con la ferrovia, perché Napoli è come una persona a noi cara, si deve salutare presto e scappare, altrimenti non si riesce a lasciarla. Ma il treno non ci ha permesso di salutarci a lungo con la città pittoresca che si specchia piacevolmente nel mare e sulla quale sorge Sant’Elmo. Oltrepassavamo tutto in fretta, volando tra i vigneti e uliveti, il Vesuvio ha fumato ancora una volta sull’orizzonte, il palazzo e la cascata di Caserta si sono fatti vedere per un attimo, e già ci troviamo di fronte alle fortificazioni di Capua, sulle sponde del limpido Volturno, a poca distanza dalla città, che ha perso solamente il nome, non lo splendore. Dove si trovasse l’antica Capua non si è saputo per molto tempo, soltanto ultimamente Francesco I il re di Napoli [ha ritrovato] l’anfiteatro decorato con il marmo, che corrisponde perfettamente alle descrizioni di Cicerone e Livio.
Come un terremoto al posto di un lago forma una montagna, così Longobardi, Saraceni e Normanni, avendo distrutto le città popolate, ricche, hanno lasciato una cittadina vuota e sporca, che si è vestita in qualche posto con i resti della vecchia città. Sulla porta si fa vedere un bassorilievo romano, al mercato ci sono le statue senza i nasi e le scritte romane inglobate nelle pareti, la chiesa cattedrale sia dentro che fuori decorata con colonne di marmo e di granito estratte dalle rovine.
Allora, quando non avevamo trovato né i monumenti né lo sfarzo, che abbagliarono Annibale, abbiamo insistito con il nostro vetturino affinché preparasse tutto per la partenza. Da Capua verso Roma conducono due strade: una attraverso Terracina e Gaeta, l’altra attraverso San Germano, completamente nuova. La prima l’avevo già percorsa diverse volte, allora ho preferito quella nuova, che va verso l’entroterra, che prima a causa delle brutte strade raramente era visitato.
Questa via attraversa la valle più bella, circondata ai due lati dagli Appennini, con i villaggi sulle pendici delle montagne, come Marcellina e altre, che assomigliano ai villaggi sui declivi, come Savoca, tra Catania e Messina. All’imbrunire abbiamo raggiunto la trattoria “Albergo Ponte Storto”, che si trova solitaria lungo la strada. Il delizioso tramonto del sole d’oro illuminava questa valle paradisiaca e le montagne azzurre che la circondano. […] La nostra trattoria si trovava su un piano, in muratura. Nel cortile un pozzo in pietra con un salice piangente, dal quale attingeva l’acqua la gente di qui, vestita con cappotti scuri con i cappucci, sotto i quali spuntavano i fucili. Le facce rozze, con le barbe non curate, le gambe avvolte fino alle ginocchia con i nastri di cuoio, simili ai coturni, con un pezzo di cuoio crudo che funge da suola, le ragazze con le gonne rosse, i bustini azzurri e i fazzoletti bianchi sulle teste attingevano l’acqua in vasi simili nella forma alle anfore pompeiane, che portano con grazia sulle teste come le greche raffigurate sul bassorilievo. Di questa scena pittoresca il turista deve non solo godere, ma anche accontentarsi perché di solito in queste trattorie non riceverà niente. Quando la mattina dopo abbiamo chiesto che ci preparassero il tè la cameriera ci ha portato in una pentola dell’acqua bollente, che dopo aver versato come cibo, “Ecco il tè” ha detto, e di questa colazione ci siamo dovuti accontentare, ma l’aria deliziosa prima del tramonto ci ha subito tirato su e presto siamo arrivati a San Germano. […]
San Germano è una delle vedute italiane più belle, giace in un luogo lussureggiante, solcato da torrenti, circondato in lontananza dagli Appennini azzurri. Il villaggio è attaccato a Monte Cassino. Le sue case con i tetti rossi si arrampicano sempre più in alto sotto il monte. Queste case dentro scomode e sporche a prima vista sono molto pittoresche e belle. Le finestre di solito non allineate, pertugi non uniformi, da qualche parte coperte dal bucato.
Sopra la città sorgono le rovine di un castello medievale, sopra le quali incombe il monastero, già visibile enorme da lontano, sulla cima di Monte Cassino, il primo monastero in Europa fondato da San Benedetto, che ha dedicato tutte le sue risorse e tutta la sua vita ad edificare quel centro di sapienza e di luce, dal quale nel passato i raggi si propagavano per tutta Europa occidentale, ora abitato da alcune decine di monaci ignoranti e indolenti.
Lassù siamo arrivati sugli asini lungo la mulattiera che si arrampica attorno al monte, ricompensati dallo splendido panorama e dal calore […] del mezzogiorno, quando siamo arrivati lassù.
Riposando all’ombra delle querce o nelle cappelle disseminate lungo la strada in un’ora abbiamo raggiunto la porta del monastero. Da là una lunga anticamera conduce verso un cortile, circondato da portici con le arcate, tra le quali delle scale alte con al lato le statue di San Benedetto e di sua sorella portano verso la chiesa, in forma semplice, ma decorato con marmi pregiati. Sul soffitto e sugli altari si possono ammirare splendidi affreschi e quadri di Luca Giordano e di Salvatore Rosa. Il coro e la sacrestia sono addobbati con belle decorazioni ritagliate in legno.
Non siamo riusciti in nessun modo a ricevere il permesso di visitare la biblioteca e l’archivio. Ogni monaco ha escogitato qualche scusa per sbarazzarsi di noi, o era l’ora di pranzo o avevano paura di presentarsi impreparati di fronte a uno straniero, e in quel momento mi sono ricordato della cordialità e dell’ospitalità veramente cristiana dei nostri monaci. Quel monastero, che dopo i saccheggi dei Longobardi, dei Saraceni e dei Normanni diverse volte era rinato sempre più ricco e più splendente, adesso mostra stupidità e mancanza di comprensione. Solo l’abate odierno1, che ha intelletto per tutto il monastero e che ultima-
mente ha scritto la storia di quel monastero, è conosciuto in letteratura, ma abita separatamente nel suo palazzo a San Germano.
La cella di San Benedetto si trova in un grande disordine, e vi si trovano alcuni quadri di grande valore, alcuni bei lavori di Luca Giordano, una bella testa di Guido Reni, per i quali noi qui a nord avremmo edificato un museo, là si deteriorano nella polvere. […]
C’è [anche] la porta fatta a Costantinopoli, sulla quale con lettere d’argento sono scritti i nomi dei possedimenti, dei castelli e delle campagne che appartengono al monastero. Tasso, andando verso Roma, si fermava qui volentieri. Dante così decanta Monte Cassino ([Il Parad[iso], can. XXII 370):
Quel monte a cui Cassino è nella costa
Fu frequentato già in su la cima
Dalla gente ingannata e mal disposta.
Nell’organizzazione è conservato il diritto romano, tutto ciò che appartiene alla comunità: l’anticamera, la chiesa, il refettorio, è grande, mentre tutto ciò che è personale, la cella. non è più grande di una camera pompeiana.
La biblioteca conta diciottomila volumi, tra i cui le più rare edizioni del Quattrocento […].
Un manoscritto di Virgilio del XIV secolo, una copia di un manoscritto del X secolo, scritto in carattere longobardo, nel quale si trovano diversi versi non stampati finora, così come un Dante del XIII secolo in 4°, che ha diverse varianti e note inedite. C’è anche un ritratto di Dante, che dovrebbe essere contemporaneo. Interessante la corrispondenza di Maometto II con il papa Nicola V, e tra le cose più recenti le lettere di Mabillon, Muratori, Tiraboschi e degli altri a Erasmo Gattola, archivista e bibliotecario di Monte Cassino del secolo scorso.
Il ricco archivio contiene ottocento diplomi originali, i privilegi, chartes des empereurs, des rois, des ducs et des divers princes et bulles des papes […]. Le plus ancien manuscrit est le commentaire d’Origène sur l’épître de saint Paul aux Romains, de l’année 569, come testimonia l’iscrizione di Donato, datata, proveniente dal palazzo di Lucullo, dove oggi è Castel dell’Ovo: “Donatus gratia Dei presbyter peregrinum codicem Justino Augusto tertio post consulatum eius in aedibus b. Petri in Castello Lucculano infirmus legi, legi, legi.”
Sulla strada verso la Città Eterna
[…] La valle [del fiume Liri], lussureggiante e bella, si propaga fino a Ceprano, il confine romano, dove la gente e il paese cambiano. Il vestito variopinto delle napoletane qui si cambia in bustino romano in velluto, e i ragazzi ridono dei Napoletani chiamandoli mariuoli (quelli che rubano i fazzoletti); quando ci hanno perquisito, hanno sguainato le spade ai soldati papali.
Gli Appennini lentamente fuggono all’orizzonte, e già sull’ultima collina sorge Frosinone, la cittadina dentro la quale un gruppo di galantuomini si occupa delle rapine, ma in una località pittoresca. Debole imitazione di questa è Ferentino con la fortezza romana, oltre la quale si apre una vasta e vuota pianura, dove per colpa della malaria gli abitanti solo temporaneamente hanno le capanne, mentre i villaggi sorgono sulle colline, dove l’aria è migliore, da qualche parte sorgono le torri e le fortezze dei tempi forse ancora preromani, dei Volsci o dei Sanniti, degli enormi massi di pietra, edificate senza calcestrutto, sulle quali i Romani costruivano le torri in laterizio tagliato in blocchi, così come si costruivano dopo nel Medioevo le grande fortezze.
In tale deserto così viaggiammo per tutta la terza giornata con pernottamento a Valmontone, una località situata tra rocce e caverne (nelle quali i paesani hanno organizzato i magazzini e i fienili). Il giorno dopo ci trovammo sulla sconnessa ma tracciata Via Latina, che fino ai nostri tempi si è conservata immutata. Nella prima parte lungo la strada sono piantate le querce una accanto all’altra, quando queste scompaiono di fronte agli occhi si apre la Campagna Romana.
Il giorno dopo, appena dopo l’alba, partimmo da Valmontone. Dopo aver passato questa valle bella e alcuni boschi di querce e di ulivi, ci si apre davanti un ampio luogo disabitato, chiamato Campagna Romana. Il sole era offuscato, la silenziosità deliziosa, solamente ogni tanto rotta dal fischio del vento di steppa. Dalla strada nuova in terra battuta sulla antica Via Appia, che forse per la stessa stagione percorse Nerone ritornando da Baia. La veduta di quel deserto, che si propagava in ogni direzione, versava dentro noi qualche sentimento funebre. Tutta la bellezza paradisiaca di Napoli con la sua baia turchese, il monte di fuoco e la gente, che riempie quella città con la vita, scompare e sembra essere solamente qualche sogno, bella fantasia. Qui il deserto, il silenzio, la tristezza occupano il posto dei giardini lussureggianti tra la sovrapposta città delle grida e felicità. Là la bellezza paradisiaca e l’opulenza di tutto rende l’uomo poco attento e occupa l’occhio, ponendo l’ombra su tutte le capacità della mente; qui l’occhio vede solamente il deserto terribile, privo di tutto. L’occhio ha subito capito la bellezza del Golfo di Napoli, e qui per forza deve usare l’anima come il traduttore. Solamente questa gli richiamerà le migliaia di personaggi della Roma Capitolina e di quella sviluppatasi nelle catacombe”.

 

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