EDITORIALE


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Studi Cassinati, anno 2002, n. 3/4

La proposta dell’istituzione di una soprintendenza mista del basso Lazio – archeologica, architettonica ed archivistica -, avanzata dal sindaco di Cassino Bruno Scittarelli (a pag. 217), e da noi caldeggiata, non è la solita “pretesa” della Città Martire di accaparrarsi Enti o Istituzioni di competenza provinciale o addirittura regionale, ma risponde ad una esigenza da tempo avvertita in zona, e non solo dagli studiosi locali. Basta chiedersi, ad esempio, che fine abbiano fatto le innumerevoli relazioni e rilievi effettuati da molti anni a questa parte dal Centro Operativo di Cassino della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Lazio: sono sepolti, sic!, negli archivi della sede Romana e consultabili solo con estrema difficoltà e tempi lunghissimi. Analogo discorso vale per i rilievi archeologici relativi agli scavi del Cassinate dal dopoguerra ad oggi. Che dire, poi, dello stato dei musei e degli archivi, per i quali ogni intervento, anche di modestissima entità, deve essere sottoposto al benestare degli uffici della Capitale, che hanno … ben altro a cui pensare?
Come giustificare la richiesta, che poi non è del tutto anomala, visti precedenti anche recenti? Lo ha ben illustrato il sindaco di Cassino.
Ma a solo titolo di breve, brevissimo, promemoria vorrei segnalare il patrimonio archeologico delle città saturnie della Valle di Comino, i parchi archeologici di Casinum, Minturnae, Fregellae; il retaggio di arte ed architettura medioevale quasi del tutto sconosciuto al grosso pubblico (vedi, ad esempio, gli affreschi di scuola benedettina); i numerosissimi archivi pubblici e privati (per tutti si veda Montecassino); né va dimenticata l’Università di Cassino che sta attivando una facoltà di Scienze per i Beni Culturali: si tratta di un prestigioso e irripetibile insieme di un comprensorio che va dalle Mainarde al Golfo di Gaeta, per gestire il quale si richiedono strutture e competenze non di poco conto. Tutto questo puó continuare ad essere governato dalle Soprintendenze del Lazio, già abbondantemente oberate dalle esigenze della Capitale?
Va aggiunto che per l’istituzione di una Soprintendenza mista nel basso Lazio il Ministero non dovrà gravarsi delle spese logistiche dal momento che in loco già vi sono eccellenti strutture, quali l’abbazia di Montecassino o l’ex convento francescano di Atina o il castello angioino-aragonese di Gaeta.
Non sarebbe il caso, almeno questa volta, che tutti i comuni del basso Lazio si accordassero per rendere forte la richiesta, considerato anche il prezioso ritorno di occupazione che se ne avrebbe?
Ma su questo argomento torneremo certamente.

e. p.

 

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