Un manoscritto inedito di Pasquale Cayro


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Studi Cassinati, anno 2002, n. 1

di Marco Sbardella

Una integrazione-continuazione della Storia sacra e profana di Aquino, e sua Diocesi, dell’illustre storico di S. Giovanni Incarico.

Pasquale Cayro[1] fu personalità poliedrica: storico, letterato, archeologo, epigrafista, politico[2]. La sua attività di studioso e di ricercatore, molto apprezzata, gli procurò da parte dell’amministrazione borbonica incarichi prestigiosi come quello di Sovrintendente agli Scavi d’Antichità nei Tenimenti di San Giovanni Incarico, conferitogli con Real Dispaccio il 9 agosto 1796, e la riconferma sotto il governo di Giuseppe Bonaparte.
Lo storico fu stimato quale “longe gravissimus (…) auctor”[3] anche da Theodor Mommsen che, nella raccolta delle epigrafi relative alle antiche città di Aquinum e Fabrateria Nova del Libro X del Corpus Inscriptionum Latinarum, si servì abbondantemente dei suoi lavori, in particolare della Dissertazione istorica in cui dimostrasi la esistenza, antichità e sito della città un tempo Lirio chiamata, quindi Fregelli, ed altresì sue notizie storiche, Napoli 1795; e della sua opera più importante e significativa: La Storia sacra e profana di Aquino e sua diocesi[4]; in queste opere il grande storico e filologo tedesco ritenne che il lavoro di raccolta epigrafica fosse stato organizzato dal Cayro diligentissime[5] e ciò nonostante l’autore sangiovannese non avesse ben compreso l’esistenza della antica colonia romana di Fabrateria Nova[6] presso San Giovanni Incarico in località La Civita, alla destra del Liri,non distinguendola dalla più grande e antica Fregelle[7] a sinistra del fiume (“… quod Cayro aliique non recte pro Fregellis habuerunt”)[8].
Tra il 1777, anno di uscita della sua prima fatica editoriale, e il 1817, data della sua scomparsa, il Cayro pubblicò numerose opere, ma le più famose rimangono quella su Fregelle (in realtà Fabrateria Nova[9]) e la Storia sacra e profana di Aquino e sua diocesi.
Quest’ultima in particolare riveste per gli studiosi del territorio ancora oggi una grande importanza perché il Cayro nelle sue ricerche utilizzò fonti allora disponibili, ma oggi irrimediabilmente perdute.
Essa fu pubblicata in due tomi per i tipi di Vincenzo Orsino: nel primo (del 1808) l’autore in modo puntuale tratta la storia della diocesi aquinate, e quindi del suo territorio, dalle origini al 1762; nel secondo volume (pubblicato nel 1811) vengono analizzati singolarmente i vari paesi che formano la diocesi, riportando brevi notizie di carattere storico – amministrativo e la descrizione delle chiese del luogo, esistenti o andate in rovina. L’analisi rigorosa proposta dal Cayro delle vicende storico – religiose della diocesi, testimonia una competenza singolare nella ricerca di fonti e nella loro interpretazione, cui si aggiunge uno stile narrativo, privo di orpelli retorici e funzionale alla materia narrata.
Tuttavia mancano, qui come nelle altre sue opere, approfondimenti di natura sociale, demografica, economica, indispensabili per chiarire completamente le forze che stanno alla base dei complessi processi di trasformazione.

Il Supplimento alla Storia di Aquino e Sua Diocesi, che qui presentiamo all’attenzione degli studiosi, costituisce una
continuazione del primo tomo dell’opera edita, e narra le vicende che hanno interessato l’area aquinate dal 1762, anno in cui si era interrotta l’opera, fino al 1806. Ringrazio la straordinaria disponibilità dell’amico Giuseppe Diotti, appassionato cultore di storia locale, purtroppo scomparso di recente, che mi ha gentilmente fornito una copia[10] del manoscritto (ogni pagina numerata – 16 a partire dalla prima -, corrisponde a due facciate per un totale di 31 fogli manoscritti).
Per quanto attiene al periodo di composizione, possiamo ritenere che il Supplimento sia stato realizzato dopo il 1806, utilizzando appunti, o diari dell’autore sugli accadimenti contemporanei, e documenti che il Cayro, forse anche nella sua veste di amministratore locale[11], era in grado in qualche modo di reperire.
Dal confronto testuale di quest’integrazione con un’altra opera inedita dello scrittore sangiovannese (Narrative, e riflessioni dell’accantonamento, e marcia dell’esercito, della ritirata, e venuta de’ francesi, dell’insorgenza, e ricuperato regno con Roma[12]) si può ipotizzare che la prima abbia avuto come canovaccio la seconda, almeno per la parte cronologica comune (1796 – 1806)[13].
Nonostante tale limite, il Supplimento ha grande valore e originalità perché fu pensato e scritto dal Cayro appositamente per completare la Storia di Aquino, l’opera certamente a lui più cara e a cui è maggiormente legata la sua fama.
Anche in quest’ultima parte, lo scrittore sangiovannese pare confermare l’impostazione di fondo della sua speculazione: una visione storico-politica di matrice aristocratica fisiologicamente avversa a reali processi di cambiamento. Pur nella consapevolezza di un sistema di potere corrotto e vessatorio, egli è profondamente alieno da critiche incisive al sovrano; i suoi strali sono maggiormente rivolti verso i “capimassa, ai quali fa risalire le brutalità e le cupidigie della controrivoluzione”[14].
Nonostante questo moderato conservatorismo, il Cayro rappresenta una delle menti più attente nel panorama culturale a cavallo tra il XVIII il XIX secolo; le sue ricostruzioni storiche, le interpretazioni archeologiche, le letture epigrafiche, ancora oggi costituiscono un punto di riferimento importante (e in alcuni casi ineludibile) per gli studiosi dell’area aquinate.

Stemma della famiglia Cayro(Foto Antonio Piccirilli)

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