Studi Cassinati, anno 2001, n. 1
di Giovanni D’Orefice
L’Amministrazione comunale di Aquino ha puntato decisamente al recupero dei luoghi che per secoli o decenni erano stati abbandonati a se stessi in una condizione di degrado ambientale e strutturale. Dopo il recupero dell’area archeologica che comprende l’Arco di Marcantonio e la Chiesa della Madonna della Libera, del quartiere medioevale con la Casa di San Tommaso d’Aquino e, di recente, il meraviglioso recupero del Vallone delle Pentime, un’altra grande opera culturale è stata in questi ultimi mesi realizzata: il Museo della Città. Esso è sorto in un’area che nel passato era stata destinata a mattatoio pubblico, iniziativa che ebbe poco successo in quanto la struttura funzionò solo per qualche anno e poi fu abbandonata alle boscaglie spontanee e quindi all’autodistruzione. Oggi quell’area, sita a fianco della antica Via Latina, si presenta valorizzata in modo tale che ogni visitatore stenta a poter immaginare cosa potesse ospitare prima: l’ingresso appare come quello di una magnifica villa di campagna attorniata da cimeli storici, da lapidi marmoree, capitelli e rocchi di colonne di epoca romana. Anche uno scavo, iniziato per un ritrovamento occasionale dalla Soprintendenza tanti anni fa e poi abbandonato e lasciato aperto, è stato accuratamente ristabilito e circondato con pareti lignee e ringhiere in ferro diventando una testimonianza archeologica che fa da anteprima dello stesso museo. Infatti, quegli ambienti emersi che si trovano giusto a ridosso de ”Le Forme”, antichi corsi d’acqua, probabilmente ospitavano la fabbrica della porpora di cui l’Aquinum romana andava famosa.
All’ingresso del Museo è stata collocata una ricostruzione in gesso della pianta della città ripresa nel Palazzo Viscogliosi di Isola del Liri e che risale ai primi anni del 1600, in essa sono presenti tutti i monumenti dell’antica città evidentemente in condizioni migliori rispetto alla situazione attuale. Quindi si entra nel Museo che, realizzato ed ideato dall’arch. Piero Rogacien e allestito in collaborazione con lo storico Angelo Nicosia, vuole rappresentare e documentare la storia di Aquino e del suo territorio che anticamente comprendeva gli attuali centri di Castrocielo, Colle San Magno, Pico, Piedimonte San Germano, Pontecorvo, Roccasecca e Villa Santa Lucia. Il percorso espositivo è rappresentato da pannelli didattici che illustrano ampiamente ogni sezione. Moderne vetrine ospitano reperti che testimoniano in modo visibile le documentazioni scritte ad iniziare dalla Preistoria: in questa sezione sono esposti bifacciali del Paleolitico inferiore, raschiatoi del Paleolitico medio, schegge silicee del Neolitico, e resti di un corredo femminile dell’età del Ferro. Giustamente ricche e numerose sono le vetrine del periodo romano; la città conobbe il quel periodo il suo massimo splendore. Si inizia con la vetrina che conserva ex voto provenienti del santuario extraurbano di Méfete, ed in particolare un’antefissa raffigurante Potnia Theròn, la “Signora delle belve”, che presenta tracce di colore (IV sec. a.C.); nella vetrina di fronte si conservano materiali del periodo repubblicano provenienti dal santuario urbano, detto Capitolium, con una interessante collezione di monete, compresa quella che si coniava ad Aquinum con il famoso gallo che tuttora appare sullo stemma della città. Quindi un’ampia raccolta di ceramiche, aretina, nera, terra sigillata lucerne, vetri, bronzi e vasellame di varie forme di produzione locale. Nella sala sono raccolte statue e resti di monumenti tombali di notevole interesse storico, quale una figura togata di età augustea e un cippo funerario la cui parte mancante è conservata nel museo Nazionale di Roma, ritrovata e ricostruita idealmente dal giovane studioso Carlo Molle. Segue la sezione medioevale ove sono conservati mosaici e marmi che vanno dal XII al XIII sec. In particolare sono presentati il monumento nazionale della Madonna della Libera in tutte le sua fasi storiche e il Castello dei Conti di Aquino, con una ipotetica ricostruzione dell’arch. Piero Rogacien; nella sala è ben evidenziata l’epigrafe tombale del Vescovo Costanzo, copatrono della città con Tommaso d’Aquino. Conclude la visita la sezione moderna con la raccolta di ceramiche, monete, maioliche provenienti dal centro storico della città. Così come ha sottolineato il sindaco Antonino Grincia, che ha fortemente voluto questa realizzazione, “Aquino ha cominciato a raccogliere i frammenti della sua memoria storica per sistemarli, ordinarli e offrirli alla visione, alla riflessione e alla ricerca degli abitanti del suo vastissimo territorio di un tempo e di quanti vengono ad immergersi nelle atmosfere, nei paesaggi, nei ricordi, della nostra bella ed antica terra”.
Giovanni D’Orefice
Il Prof. Giovanni D’Orefice ha notevolmente contribuito all’allestimento e arricchimento espositivo del museo di Aquino mettendo a disposizione l’ingente materiale archeologico raccolto e con amore conservato nel corso di molti anni. La sua modestia non gli ha consentito di segnalarlo.
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