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Studi Cassinati, anno 2017, n. 2
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di Franco Di Giorgio
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Cento anni fa il primo conflitto mondiale. Fu un evento dirompente per il numero delle vittime e per le nazioni interessate, ma fu anche un grande momento di sperimentazione di nuove tecnologie e di nuove metodologie fino ad allora pressoché sconosciute.
Fu in questa occasione che apparvero per la prima volta in linea di combattimento gli aerei.
Sui cieli del fronte di guerra, uno di questi portava il nome «Terra di Lavoro» e il motto «Per Aspera ad Astra» vale a dire «attraverso le asperità sino alle stelle». Era un piccolo aereo da caccia costruito dall’industria francese, modello: «Nieuport 17».
Questi gli antefatti: agli inizi del 1914 si costituì nella provincia di Terra di Lavoro un Comitato volto al sostegno del nascente servizio aeronautico nazionale. A presiedere detto comitato fu chiamato il maggiore generale dell’esercito (Genio militare) comm. Domenico Coletti, originario di Casalvieri.
L’obiettivo primario del Comitato era quello di raccogliere fondi tra pubbliche Amministrazioni e privati cittadini da destinare all’acquisto di un velivolo per rafforzare la nascente flotta aerea nazionale. Nella raccolta di fondi si distinsero maggiormente, tra gli altri, i Comuni di Capua, Isola Liri, Teano, Sora, Alvito, Sessa Aurunca, Atina, Esperia, Cassino, Gaeta.
I proventi della sottoscrizione furono sufficienti all’acquisto di un velivolo che andò a rafforzare la flotta aerea di Torino dove era stata costituita la prima base aerea italiana. Era il Battaglione Aviatori Torino con sede presso la «caserma Lamarmora» e sede operativa l’aerodromo Mirafiori.
Questo organismo era nato qualche anno prima, il 1° luglio 1912, grazie alla legge n° 698 del 27 giugno 1912 con cui il Parlamento italiano consentiva all’esercito italiano di creare il servizio aeronautico presso la Direzione generale Genio e artiglieria del Ministero della Guerra.
Nell’ottobre del 1914, dopo la consegna del velivolo, il comandante del Battaglione aviatori scrisse al generale Coletti che l’aereo Nieuport 17, con il nome «Terra di Lavoro» e il motto «per aspera ad astra» applicato alla fusoliera, trasportava «nei suoi voli questo nome, segnacolo di fede e di speranza, augurio di fortuna e di vittoria».
Quindi il 30 luglio 1916, il generale Coletti ricevette una ulteriore lettera che era accompagnata da una targa ricordo riproducente il logo applicato sull’aereo. In tale missiva il comandante colonnello d’Aeronautica, Maggiorotti, così si esprimeva:
«Le eccezionali circostanze in cui si trova il nostro Paese impediscono che l’amministrazione militare compia quanto aveva divisato di fare in onore dei generosi oblatori della sottoscrizione nazionale per la flotta aerea. Era infatti nel desiderio dell’Amministrazione Militare di dare forma solenne ad una manifestazione ufficiale che esprimesse la sua viva riconoscenza e l’intimo compiacimento per la feconda ed elevata opera compiuta dai sottoscrittori ed additasse al plauso della Nazione la nobiltà degli intendimenti da essi perseguiti e raggiunti. Ma il grave momento attuale vuole che tutta l’attività individuale e collettiva sia diretta al pratico raggiungimento dei fini per i quali l’Italia nostra si è schierata nell’arduo cimento. Onde è opportuno differire ogni manifestazione ed ogni atto che non risponda direttamente agli urgenti bisogni, ai quali tutti diamo opera per il raggiungimento rapido e sicuro di una pace onorata e per l’attuazione dei destini della Patria. Perciò l’Amministrazione Militare deve, suo malgrado, rinunziare a dare forma solenne all’espressione di grande riconoscenza da cui si sente animata e si limita per ora all’invio delle targhe ricordo, che sono la copia di quelle applicate agli apparecchi, affidando allo scritto i sentimenti della più viva gratitudine verso la Signoria Vostra ill.ma.
Nelle gesta eroiche dei nostri valorosi aviatori, piloti instancabili i quali ogni giorno danno nuove prove di fulgido valore, di abnegazione e di sacrificio per una più grande Italia, vedano con orgoglio i nobili sottoscrittori la prova tangibile e pratica degli ottimi frutti della loro iniziativa. Con l’augurio fervido che la nuova arma aerea, oltre che additare all’ammirazione del mondo il valore italiano, contribuisca al raggiungimento delle aspirazioni nazionali, a nome dell’Amministrazione Militare esprimo alla Signoria Vostra Ill.ma i sensi della massima deferenza e considerazione. F.to Maggiorotti – Colonnello Comandante d’Aeronautica (Aviatori)».
Tra i valorosi aviatori, cui fa riferimento la lettera, vanno annoverati tra gli altri, diversi figli di questo territorio. Nel corso delle vicende belliche del primo conflitto mondiale sono stati complessivamente sedici i militari caduti provenienti dall’alta Terra di Lavoro e inquadrati nel Corpo aeronautico militare: quattro appartenenti alla squadriglia aeroplani, tre alla scuola e alle costruzioni, tre al battaglione aerostieri e sei del deposito aeronautico1. Erano quattro tenenti, un sottotenente, un allievo ufficiale, un caporal maggiore, un caporale, sette soldati, un operaio. Dieci perirono a causa di incidenti d’aviazione: Alberto De Bernardi (di Arpino) perì a Torino; Filippo Gargano (di Sant’Elia Fiumerapido) a Mestre; Italo Papa (di Arpino) e Antonio Lucciola (di San Giorgio a Liri), rispettivamente, a Palo del Colle e a Gioia del Colle; Giosué Colonna (di Ponza) a Gallarate. Invece Erasmo Iallonghi (di Elena) a Spezia per annegamento, mentre Ettore Ferrara (di Vallerotonda) risultò disperso nei cieli di Forcella. Vanno ancora aggiunti i nominativi di Leonardo Mariani (di Terelle) pur indicato come fante ma scomparso per incidente d’aviazione a Gallarate, e alcuni combattenti originari di questo territorio e morti con Eserciti stranieri: Cosme Viola (di Elena) matelot (marinaio) dell’Esercito francese, disperso nel corso di una ricognizione in ballon captif (aerostato) e Domenico Vento (di Spigno Saturnia) dell’Esercito americano morto in Francia per incidente di aviazione. Fra i medagliati del Corpo aeronautico militare2 va segnalato il tenente Ettore Ferrara (di Vallerotonda) che per la sua abilità aviatoria di osservazione, bombardamento e mitragliamento a bassa quota fu insignito di Medaglia d’argento e poi, per l’ultima sua azione quando il suo velivolo fu colpito e precipitò al suolo ed egli perse la vita nei cieli di Forcella o del Tagliamento, gli fu assegnata la Medaglia di bronzo al V.M. Quindi il reduce Ioles Benvenuto (di Gaeta), motorista di dirigibile, che partecipò a «numerose azioni di guerra», distinguendosi in varie occasioni «colla sua opera pronta e sicura al felice ritorno dell’aeronave allo scalo di partenza», fu decorato con due Medaglie d’argento e una Croce di guerra al V.M.
Invece va ricordato che nell’aviazione militare francese si arruolò un’«aviatrice», Maria Marvingt (1875-1963), «donna ardimentosa e forte, sprezzante del pericolo». Soprannominata in Francia la «fidanzata del pericolo» è stata titolare di 34 decorazioni di cui la Legione d’onore e la Croce di guerra. Scoppiata la guerra, vi prese parte fin dall’inizio, facendosi scambiare per uomo. Scoperta, fu autorizzata a far parte del 3° Reggimento di tiratori alpini e partecipò alle azioni di guerra sul fronte italiano. Poi passò all’aviazione e dopo aver bombardato una caserma militare tedesca a Metz, che ne fece la prima donna al mondo a essere impegnata in una missione aerea, ricevette la Croce di guerra3.
NOTE
- G. de Angelis-Curtis, La Prima guerra mondiale e l’alta Terra di Lavoro. I caduti e la memoria, Cdsc- Onlus, Cassino 2016.
- Erasmo Iallonghi (di Gaeta) della squadriglia idrovolanti di Civitavecchia fu decorato di Medaglia di bronzo al V. M. ma per un’azione del novembre 1916 a Castagnevizza quando era inquadrato nel Reggimento Fanteria.
- «Terra di Lavoro», a. XX, n. 7, 27 febbraio 1916, Una intrepida aviatrice.
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