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«Studi Cassinati», anno 2018, n. 2
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di Costantino Jadecola
Come scrive Ottavio Cicchinelli, «l’istruzione pubblica nel Regno Borbonico era affidata ai vescovi, che sceglievano i maestri e ne controllavano l’operato; mentre il Governo si limitava ad impartire direttive di carattere generale e ad assicurare, tramite i comuni (che però non sempre collaboravano), i locali e lo stipendio ai maestri.
«Si trattava, in verità, di un servizio scolastico poco efficiente: i locali erano inadeguati, i sussidi didattici molto scarsi, gli insegnanti non sufficientemente preparati. Questi ultimi non avevano una competenza specifica, poiché nella vita svolgevano tutt’altro mestiere: erano sacerdoti (nel migliore di casi), ma soprattutto artigiani (per i maschietti) e casalinghe (per le fanciulle). Le maestre, in alcuni casi, erano anche analfabete; ma non era un problema, questo, poiché le donne in quel tempo, più che a leggere e a scrivere, dovevano imparare a rassettare la casa e ad allevare i figli; se poi andavano a scuola, dovevano imparare soprattutto ad essere educate, obbedienti e remissive»1.
Emblematico ciò che accadde quando, nel 1855, ad Aquino si decise l’assunzione di una maestra. Si candidarono in tre: Libera Farace, che era nata il 30 dicembre 1835, Angiola Mazzaroppi (12 luglio 1838) e Rosa Bonanni (7 aprile 1839). Anche per via della giovane età delle aspiranti insegnanti, il vescovo Montieri si vide costretto a coinvolgere i sacerdoti locali in quella che si annunciava come una scelta decisamente difficile.
Interessato della questione il canonico Iadecola non ebbe difficoltà a dire di tutte e tre che erano «di buonissimi costumi e qualità», accordando però la propria preferenza alla Farace che definì «la più provetta»2.
Invece una toccante lettera datata 30 aprile 1855 caldeggiò la candidatura di Angiola Mazzaroppi: «A Sua Eccellenza R.ma Monsignor Vescovo di Aquino, Sora, e Pontecorvo. Eccellenza R.ma, Angiola e Felice Mazzaroppi di Aquino, orfani disgraziati, furono orbati dei loro genitori l’anno scorso, nel giro di quattro mesi, un parto cattivo gli tolse la madre, il colera il padre; privi pure di parenti che potessero sollevargli. I supplicanti si presentano al Padre lasciatoli da Gesù Cristo per mostrargli il duolo, e lo stato lacrimevole di loro; altri quattro orfani sono in casa di età tenera. Dei supplicanti privi di mezzi di fortuna, in tutto sei figli, tutti inabili ad ogni lavoro per procacciarsi il giornaliero sostentamento. Il Decurionato dovendo nominare la maestra per l’istruzione delle giovanette ha creduto includervi in primo luogo la supplicante onde col soldo sollevasse la derelitta famiglia. Genuflessi ai piedi dell’E.V. Ill.ma imploriamo grazia; e misericordia al Padre che Giesù Cristo lasciò a tutt’i fedeli, per due motivi Eccellenza, il primo per alimentare il numero (…) di fratelli, e sorelle; il secondo perché si costodisca assai meglio il pudore, non mancante la necessaria sussistenza. Patre Amabilissimo tutto quel bene che farà a noi supplicanti Maria Santissima, e Giesù Cristo solamente potranno rimeritarlo, in questa, e nell’altra vita. Col più profondo rispetto, e venerazione baciano all’E. V. R.ma la Sagra mano»3.
Il canonico Alessandro Capozzella dal canto suo scriveva: «Le tre nominate saranno per eccellenza buone, e per costumi, e per tutt’altro che potesse concorrere al di loro stato, sesso e condizione; solo rattrovo rimarchevole come il decorionato abbia creduto dar saggio d’un genio ardimentoso, e bizzarro nella proposta delle sopradette facendo forse consistere la saviezza e le virtù all’avvenenza e giovanile aspetto di che ne sono bastantemente dotate; ed io per ché oppongo assai se non un età tutta senile, aggiustata almeno a poter imparare e saggiamente guidare e nell’istruirle delle cose più necessarie; e rattrovando le nominate bisognevoli di tanto per la di loro scarsa età, non mi ci saprei accordare, mentre la più avanzata in età è Libera Farace di circa anni diecennove in venti»4.
Da Roccasecca, invece, giunge (21 maggio 1855) il secco parere negativo del canonico Felice Agostini, già vicario di Schiavi, poi Fontechiari: «La presente terna per la maestra pia di Aquino a mio parere non può essere ritenuta, perché in realtà tutte giovinastre incapaci, e di poca età. L’arciprete col quale tenni discorso mi disse lo stesso. Disponga ora l’E[ccellenza]. S[ua]. R[everendissima]»5.
Chi delle tre aspiranti maestre abbia prevalso non è dato saperlo.
Ma può anche essere accaduto che nessuna delle tre sia stata scelta se, tempo dopo, ci si imbatte in una nuova terna di nomi: quelli di Libera Capozzella, Caterina Bonanni e Caterina Spezia.
Il canonico Iadecola, chiamato ad esprimersi, non ha difficoltà ad affermare (14 luglio 1855) che tutte e tre le candidate «sono sprovviste di tutte le qualità a poter disimpegnare sì delicato ufficio. Sì che di loro potrebbe dirsi a pumice peti aquas. Se la maestra pia dovesse dar lezioni di galanterie donnesche, di masserizia, di attacco all’interesse e di cicisbeato (rapporto ad alcune di esse), non incontrerei difficoltà nel commendarle, ma poiché non veggo in loro un’edificante e modesta pietà, né perizia di cose dello spirito, ne fò a meno: e prego che lo facciano li superiori. Il decurionato fa questi tranelli onde prolungare e metter in oblio la cosa»6.
E qualche giorno dopo (18 luglio 1855), forse sollecitato a fare comunque una scelta, lo stesso Iadecola scrive che, tra le tre indicate per espletare il ruolo di maestra, forse la più indicata poteva essere la Capozzella decisamente «la più istruita» però «avvezza col comodo suo in casa e affatto potrebbe usare quella diligenza, e disimpegno, che si deve usare in tal carica», cioè nell’insegnamento7.
Sta di fatto che non è dato sapere chi delle aspiranti maestre sia stata, infine, la prescelta.
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NOTE
1 O. Cicchinelli, La scuola primaria nella Diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo durante il Regno Borbonico, Sora 2007, pp. 11-12.
2 Archivio Storico della Curia Vescovile di Sora, Scuole, Aquino, c. 3, fasc. II.
3 Ibidem.
4 Ibidem.
5 Ibidem.
6 Ibidem.
7 Archivio Storico della Curia Vescovile di Sora, Fondo Archivio Sora-Aquino-Pontecorvo, Serie i/II, n. 1.
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