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«Studi Cassinati», anno 2019, n. 4
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di Gaetano de Angelis-Curtis
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Alessandro Parisi è nato ad Alife l’8 ottobre 1946. Proveniente dall’accademia di Belle Arti di Napoli è stato docente di discipline plastiche presso il Liceo Artistico di Cassino. Artista eclettico e polivalente (ferro, acciaio, pietra, marmo, bronzo, legno, tele, quadri, busti, sculture, monumenti, disegno, fumetti, ecc.) ha iniziato la sua attività negli anni ’70 tramite un percorso plastico con azioni prodotte su forme industriali. Del 1974 sono le «Combustioni» su materiali in PVC, raccolti nelle discariche, i «rifiuti» (X Quadriennale d’arte moderna, Roma 1974). Quindi negli anni ’90 Parisi si cimenta con le forme naturali nelle quali appare protagonista il masso levigato dal torrente marchiato da tagli (tau-tomia) oppure, occasionalmente, nelle forme spontanee zooantropomorfiche. Poi passa a rappresentare la forma industriale, connubio tra l’arte e i prodotti industriali di stabilimenti operanti sul territorio come quello della Fiat. Negli anni 2000 si dedica a composizioni lignee con lapislazzuli oppure rivestite da materiale cartaceo colorato. Di grandi dimensioni sono monumenti collocati in varie città d’Italia: quello a Salvo D’Acquisto ad Alife, quello in pietra a Sant’Andrea del Garigliano, quello dedicato alla forma industriale di Piedimonte San Germano oppure quelli dedicati alla guerra (ai caduti come a Faicchio e a San Vittore del Lazio, alla 34° divisione di fanteria «Red Bull»-Usa ad Alife).
Nel Cassinate le opere di Alessandro Parisi si trovano collocate:
- Roccasecca (1995): installazione scultorea «Le ragioni della pietra» in pietra e acciaio, utilizzo della forma del ciottolo, masso levigato del torrente «corpo remoto abitato da demoni, inviolabile e tellurico» marchiata da tagli «tau-tomia»;
- Roccasecca scalo (1996): installazione scultorea «Solidarietà» in bronzo, pietra e acciaio;
A sinistra: Roccasecca, «Le ragioni della pietra»; a destra Roccasecca scalo, «Solidarietà». |
- S. Andrea del Garigliano (1996): realizzazione del ritratto monumentale in pietra rupestre del dott. Tudino;
- Piedimonte S. Germano (1998): installazione monumentale «Bravo e Brava 96» in acciaio, pezzi di autovetture Fiat e pietra. L’installazione è collocata in uno spazio a forma triangolare ricavato all’interno di villetta comunale a Piedimonte San Germano bassa ed è nata da una collaborazione tra il Liceo artistico di Cassino, l’Amministrazione comunale di Piedimonte e la disponibilità di Dirigenti dello Stabilimento Fiat. Sotto il coordinamento artistico di Parisi l’opera è stata realizzata da studenti del Liceo artistico di Cassino che hanno avuto la possibilità concreta d’iniziare un processo di attività creativa rivolta al territorio. Alla base del progetto artistico vi è l’idea di sintetizzare l’itinerario simbolico della produzione industriale che compendia il tema della velocità e della tecnologia con quello della forma e del design. Ha una forma di prisma triangolare e si sviluppa per un’altezza di sette metri. Si tratta di una torre-monumento che ha una dinamica ascensionale in quanto caratterizzata da una successione, da una sequenza di gabbie realizzate in reticolare con barre d’acciaio da 20 mm. che rappresentano dei contenitori all’interno dei quali vi sono pezzi di autovetture, le Bravo e Bravo della Fiat.
A sinistra: S. Andrea, ritratto monumentale; a destra Piedimonte, «Bravo e Brava 96». |
- la prima gabbia in basso sviluppa il tema della «tecnologia» con la presenza di un motore con i suoi 147 cavalli a significarlo nel tempo;
- la seconda gabbia contiene pezzi di Bravo e Brava, i protagonisti dell’installazione;
- la terza gabbia è dedicata alla velocità ed ecco che dunque compaiono volanti, tachimetri e altri organi dei bolidi;
- la quarta gabbia è quella del caso, è detta dell’«horror vacui», di meccanismi e artifici vari, stipati gli uno contro gli altri;
- la quinta gabbia è quella del «vuoto», dello spazio, della riflessione e al suo interno presenta un ovoide tornito sospeso, realizzato in pietra;
- nella sesta gabbia ritornano Bravo e Brava che con un colpo di ali si liberano in volo, in forma di colombe;
- nella settima e ultima gabbia è rappresentata una chimera di luce resa dalle forme delle luci posteriore dell’auto.
- Cassino (1998): realizzazione del busto in bronzo di Ferdinando Soave collocato nella Biblioteca del’Istituto Commerciale di Cassino;
- S. Vittore del Lazio (2004): realizzazione del Monumento ai caduti civili e militari della Seconda Guerra Mondiale «Le stele della memoria» in bronzo e pietra. Il Monumento fu realizzato in occasione del 60° anniversario del passaggio della guerra sul territorio e della concessione della Medaglia d’argento al merito civile al Comune di San Vittore del Lazio. Era stato l’allora vice sindaco di S. Vittore, nonché collega all’artistico, il prof. Vittorio Casoni a sensibilizzare e interessare Alessandro Parisi per la realizzazione del Monumento ai caduti civile. Inizialmente il sito prescelto per l’ubicazione avrebbe dovuto essere nelle vicinanze del nuovo Palazzo municipale di S. Vittore un luogo che non dispiaceva all’artista in quanto caratterizzato dalla natura impervia con dirupi delle rocce sul retro. Alla fine però l’Amministrazione comunale decise di porre il nuovo monumento nel centro del paese, nel luogo di massima partecipazione della vita sociale, di massima visibilità e frequentazione cioè nella villa comunale adiacente il largario Corte dei Santi, sostituendo quello danneggiato nel corso degli eventi bellici della seconda guerra mondiale. La progettazione di Parisi rimase comunque sostanzialmente identica avendo conservato la sua caratteristica originale quella cioè dello sviluppo ascensionale della
struttura. Tale aspetto si riscontra nelle figurazioni ascensionali della superficie della stele centrale in cui Parisi ha collocato un groviglio di corpi e volti di uomini, donne, vecchi, bambini che salgono e degradano verso il cielo fino a scomparire verso l’alto. Il monumento si compone di tre stele che fuoriescono da un cratere-lacerazione del terreno a simboleggiare il tributo di vite offerto dalla comunità sanvittorese alla guerra che le sottrasse i suoi figli fin dalle sue stesse viscere. Ogni stele si sviluppa per circa cinque metri di altezza. Quella centrale ha un rilievo bronzeo con le immagini dei corpi delle vittime che ascendono verso il cielo nell’ultimo abbraccio della morte. Nella parte bassa della stele centrale le figure sono scandite con forte rilievo mentre si vanno schiacciando verso l’alto smaterializzandosi sino a scomparire. La stele laterale di destra riporta la dedica: «San Vittore del Lazio ai caduti civili e militari della II guerra mondiale», mentre su due laterali di sinistra sono riportati i nominativi dei 133 civili e 40 militari deceduti per cause dirette e indirette della guerra.
Il monumento fu definito dallo stesso Parisi «Stele della Memoria» con il quale egli volle affidare alla pietra, al bronzo e alla mobilità della luce specchiata nell’acciaio il suo messaggio artistico.
L’esecuzione della fusione in bronzo del bassorilievo della stele centrale è stata curata dalla Fonderia Anselmi di Roma, mentre le pietre sono state lavorate dalla Venafrana Marmi.
Il monumento riporta la data del 7 marzo 2004 e fu inaugurato il successivo 28 marzo. Poi è stato restaurato dallo stesso Parisi e dal figlio dieci anni più tardi, nel febbraio 2014.
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* Desidero ringraziare i proff. Vittorio Casoni, Alberto D’Alessandro, Giovanni D’Orefice, Bruno Palombo e Antonio Riccardi, già docenti del Liceo artistico di Cassino, colleghi e amici di Alessandro Parisi, nonché Daniela Ascolano per la loro preziosa e disinteressata collaborazione.
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