Area urbana d’Interamna Lirenas: una laminetta antropomorfa

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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 3
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di Angelo Darini

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Fig. 1: Carta dei risultati delle ricerche in superficie eseguite nel 1979-1981 (fonte: Hayes-Wightman 1984, p. 137).

Nel corso di attività agricole svolte nel sito urbano di Interamna Lirenas1 (Fig. 1) è stata rinvenuta tra le zolle una «laminetta antropomorfa»2 (Fig. 2). La figurina di bronzo alta 29 mm., appartiene alla produzione della tecnica del ritaglio con cesoie3. La testa, tondeggiante e leggermente inclinata verso sinistra, è integrata con il corpo e ha il margine perimetrale costellato da puntini a sbalzo impressi al positivo. Oltre la testa, tutti i particolari del viso sono realizzati a sbalzo, mentre gli occhi sono due puntini al negativo, il naso, una linea verticale al positivo, come le labbra, costituite da due linee orizzontali, con il labbro inferiore leggermente più corto e i seni incisi da due puntini anch’essi a sbalzo positivo. Le spalle sono ritagliate simmetriche e a squadra, da qui, partono le braccia, ritagliate distese lungo il corpo, la destra è monca, mentre le due gambe mancano completamente. L’estremità del busto è piegata ad angolo, come per far sì che la laminetta stia in piedi.

La presenza ad Interamna di laminette4 di bronzo in lamina ritagliata5, già è attestata dagli anni Ottanta, tra il materiale rinvenuto nel Santuario Extraurbano6. Queste piccole raffigurazioni umane simboliche rappresentano l’individualità dell’offerente e, messe in relazione con i vasetti miniaturistici, sembrano far risalire il tutto a un periodo compreso almeno tra il VII e il V secolo a.C. anche se alcuni confronti sembrano attestare tali oggetti a periodi precedenti7. Esempi evidenti nei depositi laziali si possono riscontrare dalla località Acquoria a Tivoli, Segni, Norba, Satricum, Valvisciolo (Sermoneta), Tratturo Caniò (Sezze), Minturnae8 nonché a Campoverde (Aprilia), Gabii, Colle Monticchio (San Felice Circeo), Roma (Campidoglio

Fig. 2: Laminetta antropomorfa rinvenuta tra le zolle dell’area urbana di Interamna Lirenas (Foto, dritto e rovescio, di Luigi Baggi).

e Sant’Omobono), Casale Pescarola (Casalvieri)9, Santa Cecilia (Anagni)10, Colle della Pece (Castro dei Volsci)11, Santa Scolastica (Villa Santa Lucia – Cassino)12. Le sagome maschili e femminili sono ottenute ritagliando con forbici la lamina metallica in maniera piuttosto schematica13 mentre alcune appaiono realizzate utilizzando pezzi di lamine bronzee scartate nella lavorazione di altri oggetti14. Un puntinato caratterizza il contorno di alcune di esse15, indicando sommariamente a sbalzo o a incisione gli eventuali particolari16 in cui sono evidenziate le caratteristiche fisiche17. Le figurine in lamina mantengono inalterato fino al IV secolo a.C. un carattere di primitivismo che si esprime in una concezione della figura umana “riassuntiva”, economica, e riduce la rappresentazione delle immagini femminili e maschili ai tratti essenziali. Nel IV secolo, poi, sembra emergere l’esigenza di caratterizzare le figure attraverso una rappresentazione più dettagliata dei volti, documentata in parecchi esemplari norbani del tempio di Giunone Lucina, che si distaccano nettamente dal livello generale della produzione proprio per la realizzazione “realistica” dei dettagli della testa. Nella serie delle statuine a fusione si riscontrano le stesse caratteristiche con corpi astratti, bidimensionali, che sostengono teste a tutto tondo, di forme pienamente naturalistiche. L’allungamento che dalle laminette si trasmette alle statuine rispecchierebbe una volontà di conservazione di forme tipiche di ex voto di tradizione laziale. Le laminette del tempio di Giunone Lucina rappresentano, quindi, uno stadio intermedio tra la massa di esemplari più rozzi e le statuine a fusione. Va sottolineato il dato che da Norba, da una stipe quasi coeva, provengono laminette di qualità e dimensioni nettamente inferiori rispetto a quelle del tempio di Giunone Lucina. Le figurine ritagliate femminili sono state arricchite in abbondanza dagli artigiani con diverse decorazioni e ornamenti. Al collo le figurine recano collane a uno o a due fili di grani, talvolta con pendagli a goccia e in qualche caso con bulle sospese, mentre sul busto appare una sorta di bandoliera incrociata resa da file di puntini sbalzati che scendono dalle spalle e giungono spesso fino ai fianchi18. La tipologia delle figurine dei depositi laziali è incentrata sulle dimensioni. In una prima fase sono piuttosto ridotte, fino a 4-5 centimetri, che tendono con il tempo ad aumentare, soprattutto nel senso di un allungamento della figura per aumentare il valore dell’offerta in

Fig. 3. Materiale proveniente dalle varie favisse dell’area sacra del Santuario Extraurbano di Interamna Lirenas (Fonte: Lena 1982, p. 74, Tav. VIII). Con la lettera b sono indicate le tre laminette antropomorfe.

rapporto al bronzo donato, sfruttando il ritaglio della lamina in lunghezza e dando vita ad immagini sproporzionate, senza alcun problema di coerenza naturalistica19 («Gruppo Campidoglio»20), contemporaneamente ad una maggiore, seppur misurata e schematica precisazione dei particolari che nell’ultima fase21 diventano più numerosi e sovrabbondanti («Gruppo Segni»22). A volte si trova un foro, probabilmente per l’affissione23. I siti di provenienza dei rinvenimenti più antichi confermano l’origine laziale24 di questa produzione che, inaugurata nel VII secolo a.C., rientra in quel fenomeno di massiccio aumento di offerte votive nei luoghi di culto che caratterizza la cultura della regione in quest’epoca. È interessante notare come tali rinvenimenti provengano da quei centri che si trovano lungo le principali direttrici di comunicazione25 e crocevia di scambi e commerci, che attraversano il Lazio fin dall’età più remota. Interamna si trovava sulla via trasversale Minturnae, Interamna Lirenas, Santa Scolastica (Villa Santa Lucia-Cassino), Casale Pescarola (Casalvieri) e quella longitudinale interna, Santa Scolastica (Villa Santa Lucia-Cassino), Santa Cecilia (Anagni), Gabii, fino a Roma (Campidoglio e Sant’ Omobono), anche se rispetto a quest’ultima si trovava in posizione più esterna. Tivoli, all’imbocco della valle dell’Aniene, si trova sulla strada che metteva in comunicazione il Lazio con le regioni interne dell’Italia centrale e che porterà in area umbra la produzione degli ex voto a ritaglio26. Dal Lazio la produzione della tecnica del ritaglio con cesoie si trasferisce nell’Umbria, portando nella regione i donari a ritaglio, e dall’Umbria all’Etruria settentrionale (statuine allungate di Chiusi e Volterra). A conclusione diremo che gli ex voto a ritaglio documentano un interessante movimento di riflusso culturale dal Lazio verso l’Umbria, esattamente simmetrico e contemporaneo a quello che dall’Umbria ha portato nel Lazio gli ex voto schematici a fusione («Gruppo Esquilino»)27.

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Bibliografia

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Cagiano De Azevedo 1947
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John Walker Hayes, Edith Mary Wightman, Interamna Lirenas: risultati di ricerche di superficie 1979-1981, in «Archeologia Laziale» VI, a cura di Stefania Quilici Gigli, Quaderni del centro studio per l’archeologia etrusco-italica 8, Consiglio Nazionale delle Ricerche. Tipo-Litografico Vittorio Ferri, Roma 1984.

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Pier Carlo Innico, Atina, Il museo archeologico, l’epoca preromana, Comune di Atina e Provincia di Frosinone, Tipografia Pietricola, Terracina 2006.

Jannuzzi 2002
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 Orlandi-Morello 2000
Vincenzo Orlandi, Antonio Morello, «EX VOTO» Speranza e sofferenza dagli antichi santuari della Valle di Comino. Centro di Studi Storici “Saturnina”, Atina, Editrice Diana, Cassino 2000.

Perrone 1995
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Petracca 1985
Luciana Petracca, Figurine in lamina di bronzo dal deposito votivo del tempio di Giunone Lucina a Norba, in «Xenia», rivista semestrale di antichità, vol. 9 (Antonio Giuliano e Luisa Franchi Dell’Orto a cura di), Leonardo Arte Editore, 1985.

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NOTE

1 De Azevedo 1947, pp. 21-32; Jannuzzi 2002, pp. 48-54.
2 Nell’area IIIA di Fig. 1.
3 Perrone 1995, p. 332.
4 Lena 1982, p. 63.
5 Tre laminette con altezze rispettive mm. 10-21-17.
6 Darini 2016, pp. 11-12.
7 Orlandi-Morello 2000, p. 31.
8 Innico 2006, p. 25.
9 Orlandi-Morello 2000, pp. 30-31.
10 Gatti 1996, pp. 131-132.
11 Bellini 2009, p. 20, p. 26; Lauria-Trigona 2009, pp. 27-28; Lauria-Trigona 2009, p. 26.12 Lena 1980, p. 13.
13 Orlandi-Morello 2000, p. 31.
14 Perrone 1995, p. 332.
15 Innico 2006, p. 25.
16 Orlandi-Morello 2000, p. 31.
17 Innico 2006, p. 25.
18 Perrone 1995, p. 334.
19 Ibidem.
20 Colonna 1970, pp. 107-109. Ultimo quarto VII – ultimo quarto VI secolo a.C. D’ACRI 2012, p. 50. Esemplari di questa tipologia provengono da Roma, S. Omobono e dal Palatino (struttura ipogea al di sotto del tempio della Vittoria); mentre per il Latium Vetus sono attestati ad esempio a Valvisciolo (Sermoneta), a Colle Monticchio (San Felice Circeo), a Santa Cecilia (Anagni).
21 V-IV secolo a.C.
22 Colonna 1970, pp. 109-114. Seconda metà VI-V secolo a.C. INNICO 2006, p. 25, si ricordano le presenze più o meno numerose dei rinvenimenti a Segni, Tivoli, Norba, Satricum, Valvisciolo, Minturno.
23 Orlandi-Morello 2000, p. 31.
24 Culla dei donari a ritaglio.
25 Trasversali e longitudinali, fluviali e mondane.
26 Perrone 1995, p. 332.
27 Colonna 1970, pp. 113-114.

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