Mario D’Alessandro medico chirurgo all’Ospedale di Pontecorvo

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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 3
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Il tenente medico Mario D’Alessandro.

Tra le tante personalità che si sono distinte nel nostro territorio per il loro impegno professionale, un meritato ricordo va dedicato al prof. Mario D’Alessandro, già medico chirurgo degli Ospedali Riuniti di Roma e dell’Ospedale «Bambin Gesù» di Roma nonché direttore e primario chirurgo (anni 1954-1963) dell’Ospedale «Pasquale Del Prete» di Pontecorvo.

Nato a Roma il 26 ottobre 1903 di Giovanni ed Enrichetta Formichelli, seguì gli studi classici presso il Ginnasio Liceo «Torquato Tasso» e nell’Anno Accademico 1922/23 si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia della Regia Università di Roma dove si laureò con votazione 100/100 il 18 luglio 1928.

Chiamato alle armi, fu ammesso in qualità di allievo ufficiale di complemento del corpo sanitario militare, nella Scuola di Sanità Militare. Successivamente conseguì l’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo presso l’Università di Torino (esami di stato sessione 1938, con abilitazione rilasciata a Roma nel 1939). Conseguì inoltre con lode il diploma di specialista in Radiologia (Università di Roma 29 dicembre 1939) e sempre con lode il diploma di specialista in Chirurgia (Università di Roma 4 luglio 1939).

Con decisione del Direttore di Sanità del Corpo d’Armata di Roma fu assegnato come tenente di complemento per il servizio di prima nomina alla direzione dell’Ospedale Militare di Roma (27 febbraio 1941). Collocato in congedo per ultimato servizio di prima nomina (18 giugno 1941) fu richiamato alle armi per esigenze di carattere nazionale e inizialmente destinato all’Ospedale Militare di Roma.

Mario D’Alessandro con il senatore Pier Carlo Restagno e l’Abate di Montecassino mons. Rea.

Mobilitato al 57° Nucleo Chirurgico (Foglio n. 2669M del 25 aprile 1942) in qualità di direttore e formato anche da un sotto tenente medico e 15 da soldati di sanità, fu inviato a Bastia, in Corsica, dove giunse il 10 dicembre 1942 per essere assegnato al II Reparto Chirurgico del locale Ospedale Militare. In un suo diario narra del lungo periodo vissuto sotto il costante pericolo di attentati da parte degli irredentisti corsi e successivamente (a partire dall’8 settembre 1943) per gli attacchi dei tedeschi che, divenuti nemici, contesero agli italiani il possesso del porto di Bastia che costarono morti e feriti, da ambo le parti, così numerosi da rendere estenuante l’opera dei sanitari.

Solo dopo molte peripezie e pericoli riuscì a tornare a Roma il 5 ottobre 1943.

Il 19 febbraio 1944 fu chiamato al Comando di Roma Città Aperta, dove gli fu proposto l’incarico di chirurgo all’Ospedale Regina Elena. Fu costretto a turni massacranti in un Ospedale Tedesco (Lazaret3) dove giungevano feriti dai fronti di Cassino e Anzio. Riuscì a fuggire (nel diario si racconta di una fuga attraverso un tunnel sotterraneo il cui accesso era nascosto e ignoto ai tedeschi) assieme a un altro malcapitato collega, una volta avuta la sicurezza che non ci fossero pericoli di rappresaglie sulle rispettive famiglie.

Dopo la liberazione iniziò la sua opera da civile presso l’Ospedale di Ceccano, dove fu apprezzato e unanimemente benvoluto. In quel periodo, mentre accompagnava un malato subì un incidente stradale. L’autoambulanza su cui viaggiava si capovolse e lui riportò numerose e gravi fratture che lo costrinsero ad un lungo periodo di ricovero. Ristabilitosi, accettò la nomina a primario chirurgo dell’Ospedale di Pontecorvo (delibera n. 43 del 13 aprile 1954). Intanto il 23 gennaio 1954 aveva ricevuto dal Comando Militare Territoriale di Roma la Croce al Merito di Guerra in riconoscimento dei numerosi atti di sacrificio nel periodo bellico.

Mario D’Alessandro visita piccoli pazienti.

Fu sempre benvoluto per le doti umane e professionali, nonché ricevette elogi dai pazienti. Famosa una sua operazione, ancora viva nel ricordo di molti sia per la riuscita sia per la gravità del caso. Un operaio era rimasto gravemente ferito in un cantiere con lunghi tondini di ferro che gli erano rimasti conficcati in testa. Nel corso dell’intervento chirurgico era stata necessaria anche l’azione di un fabbro per la riduzione della lunghezza delle sbarre e il dottor D’Alessandro riuscì così ad operare e a salvare il malcapitato.

L’incidente con l’ambulanza e le lunghe ore in sala operatoria minarono lo stato di salute causandone prematuramente la morte il 14 aprile 1963, con grande dolore dei familiari e di chi lo aveva conosciuto.

Una targa ricordo è tuttora collocata nell’Ospedale di Pontecorvo attualmente denominato Casa della Salute.

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