Vallemaio e la storia: le marocchinate.


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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 3
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di Ornella Massaro*

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Venerdì 22 luglio 2022, a partire dalle 20.30, si è tenuto nella ex Chiesa del Castello del Centro Storico di Vallemaio un interessante incontro di presentazione del volume Giovanni Moretti. Il sindaco di Esperia che denunciò le «disumane offese di scellerati invasori» di Gaetano de Angelis-Curtis. L’organizzazione è stata ottimamente curata dalla Pro Loco di Vallemaio del presidente Marcello Fortuna. Sono intervenuti il sindaco Fernando Tommaso De Magistris, il giornalista e redattore capo del quotidiano «L’Inchiesta» Fernando Riccardi e l’autore del volume, direttore scientifico dell’Historiale di Cassino e presidente del Cdsc-Aps, mentre il coordinamento è stato svolto brillantemente dalla giornalista di Tele Universo Lorenza Di Brango.

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A volte si riesce a fare cultura anche in un piccolo comune. E venerdì sera a Vallemaio se ne è avuta una dimostrazione tangibile con il convegno, organizzato dall’Amministrazione comunale e dalla Pro Loco, con il contributo del Consiglio regionale del Lazio, nella splendida e suggestiva location dell’ex chiesa del Castello situata nella parte più alta del paese. «Vallemaio e la storia. Le marocchinate lungo la Linea Gustav. Una storia nascosta da non dimenticare»: questo il titolo dell’incontro che ha toccato un tema drammatico, ancora molto sentito nonostante i tanti anni trascorsi, dalla gente del Lazio meridionale che nel maggio del 1944 è stata investita da una bufera inaspettata e di dimensioni epocali. Le violenze bestiali e del tutto ingiustificate dei famigerati marocchini e delle altre truppe di colore inquadrate nel Corpo di Spedizione Francese del generale Alphonse Juin, infatti, hanno inferto una ferita profonda che ancora non si è rimarginata del tutto. Anche perché il ricordo straziante di quelle terribili giornate è ancora ben presente nella mente e negli occhi dei nostri anziani i cui racconti si sono tramandati, come vuole la tradizione orale, di padre in figlio. Il convegno è stato aperto dall’intervento del sindaco di Vallemaio Fernando Tommaso De Magistris, il quale, con tocchi rapidi ma incisivi, ha descritto ciò che accadde in quella drammatica seconda metà del 1944 quando la nostra gente aspettava con ansia gli americani, i “liberatori”, e invece si vide aggredita da un manipolo di rudi contadini dell’Atlante, con tanto di turbante e coltello ricurvo, che depredarono, uccisero, violentarono e stuprarono donne, uomini, bambini, sacerdoti e persino gli animali. Quindi è stata la volta di Fernando Riccardi, giornalista e scrittore, il quale, con un intervento molto appassionato, ha posto l’accento sulla complicità del comando alleato che ha concesso «carta bianca a quelle bestie travestite da uomini» e sul mancato pentimento da parte della Francia che, a differenza del Marocco, non ha mai chiesto scusa all’Italia per le violenze inaudite perpetrate dai soldati coloniali inquadrati nel suo esercito. Anzi, ancora qualche anno fa, uno storico transalpino ha avuto l’ardire di affermare che le violenze «furono favorite dall’atteggiamento connivente delle nostre donne rimaste folgorate dall’avvenenza e dalla prorompenza sessuale dei soldati marocchini». Una dichiarazione che ha suscitato lo sdegno del numeroso e attento pubblico presente al convegno. Poi è stata la volta di Gaetano de Angelis Curtis, direttore scientifico del Museo Historiale di Cassino, che ha delineato la bella figura di Giovanni Moretti, il sindaco di Esperia che fu tra i primi a denunciare «le disumane offese di scellerati invasori». Al primo cittadino di Esperia, il paese più colpito dalle violenze (su 2.700 abitanti furono ben 700 le donne stuprate) lo stesso De Angelis Curtis ha dedicato un interessante volumetto edito dal Centro Studi e Documentazione Cassinati. Tra un intervento e l’altro sono state lette, a cura delle bravissime Romina Fargnoli e Gabriella D’Alessandro, alcune drammatiche testimonianze, tra le quali quella del già sindaco Cione (anche Vallemaio ha avuto una ventina di donne violentate), di chi ha vissuto quella immane tragedia. In conclusione il presidente della Pro Loco, Marcello Fortuna, vera anima dell’organizzazione, si è intrattenuto brevemente sul modo in cui venivano visti dalla popolazione locale i tedeschi e successivamente i marocchini, in una rappresentazione che ancora oggi circola fra la nostra gente. I lavori sono stati condotti con insuperabile maestria dalla giornalista di Tele Universo Lorenza Di Brango. Dopo la pausa-ristoro, grazie ad un apprezzato buffet, la serata si è conclusa con la proiezione del noto film La Ciociara, diretto da Vittorio De Sica, che ha visto la magistrale interpretazione di una bravissima Sophia Loren, a cura dell’associazione Armony. È stato, dunque, davvero un bel momento di cultura e di partecipazione, anche se l’argomento era di quelli drammatici e persino controversi, considerato che, anche riguardo alle violenze perpetrate dai marocchini sulla popolazione del Lazio meridionale, esistono dei “negazionisti” o “giustificazionisti”, anche a livello locale, che si divertono, chissà mai perché, a travisare la veridicità storica della vicenda. Tutto è stato organizzato a puntino e in maniera impeccabile grazie anche all’aiuto e alla preziosa collaborazione di alcune persone che vanno doverosamente ringraziate: Rosanna Pontarelli, solerte addetta al Museo, Natalino Fargnoli, Leandro De Bellis, Filippo Di Siena e Jacopo D’Alessandro che ha realizzato il servizio fotografico.

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* «L’Inchiesta», lunedì 25 luglio 2022, p. 11.

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