Dal sacrificio di Montecassino il salvataggio di città e beni storico-artistici_1: Sansepolcro e il capolavoro di Piero della Francesca la Resurrezione.


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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 4
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di Emilio Pistilli

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Il sacrificio di Montecassino nel 1944 contribuì a salvare da identico destino la città di Sansepolcro (Arezzo) e un bene dell’umanità quale è la Resurrezione di Piero Della Francesca, conservato nel museo civico del Palazzo dei Conservatori della cittadina toscana.

Ma veniamo ai fatti.

Siamo alla fine della primavera del 1944. L’abbazia di Montecassino era stata era stata rasa al suolo il 15 febbraio dello stesso anno dai bombardamenti anglo americani per la convinzione – poi risultata errata – che al suo interno si annidassero i tedeschi. Ad approvare l’infausta operazione era stato il generale Mark Clark, sia pure fortemente riluttante.

Un paio di mesi dopo un altro Clark, il capitano Anthony Clark, si trovò nella stessa situazione dovendo prendere un’ardua decisione: bombardare e radere al suolo la cittadina di Sansepolcro o risparmiarla. Anche lì si temeva che vi fossero annidati i nazisti.

In effetti il luogo era stato in mano ai tedeschi che però si accingevano a lasciarlo; il timore era che nel ritirarsi facessero terra bruciata dell’abitato.

A Tony Clark fu ordinato di puntare l’artiglieria contro la città e di ridurla in macerie.

Piero della Francesca, Resurrezione (foto Trotter Christie).

Occorre ricordare che Sansepolcro era la città natale del pittore Piero della Francesca (1412 circa – 12 ottobre 1492), quando il paese si chiamava Borgo San Sepolcro; all’interno del suo museo era custodito un capolavoro del pittore, la Resurrezione.

L’opera era stata definita «the greatest picture in the world: il miglior dipinto al mondo» dallo scrittore britannico Aldous Huxley in un suo saggio del 1925.

Tony Clark, ufficiale al servizio dell’esercito di Sua maestà britannica, amante delle arti, aveva letto quel saggio e, nel trovarsi davanti alla cittadina di Sansepolcro ricordò la nota di Huxley. Dunque aveva considerato che se avesse bombardato la città avrebbe inevitabilmente determinato la perdita di quell’opera dal valore artistico inestimabile.

A confermarlo in tale timore c’era ancora nella sua mente la visione drammatica delle rovine dell’abbazia di Montecassino, che aveva avuto modo di vedere passando sotto quelle antiche mura sfigurate nel suo percorso di guerra verso la Toscana e che lo avevano letteralmente sconvolto.

Anthony Clark (Foto BBC).

Furono proprio quelle immagini ad indurlo ad un atto che ha dell’incredibile: disobbedire al comando del suo Stato Maggiore rifiutando di procedere nell’operazione del bombardamento. Una tale disobbedienza in tempo di guerra comporta la Corte marziale, ed egli ne era ben conscio; ma per l’amore per l’arte fece tacere i cannoni1.

Naturalmente il suo rifiuto non fu del tutto esplicito. Fece sapere via radio al suo quartier generale che non erano state avvistate in zona truppe tedesche o obiettivi sensibili da bombardare, mentre in realtà tra le case vi erano ancora nazisti armati di tutto punto ma pronti ad evacuare. Fortunatamente fu creduto e in tal modo fu risparmiata la bella cittadina con il suo prezioso patrimonio di arte e di cultura.

Il capitano Clark dopo la guerra si ritirò in Africa, a Cape Town, dove nel 1956 aprì una libreria.

La storia, che era stata tramandata in svariati modi, fu da qualcuno ritenuta esagerata o del tutto inventata, ma a Sansepolcro fu considerata del tutto veritiera.

Museo civico di Sansepolcro.

Quando, nel 1980 l’ufficiale morì, nella città di Piero della Francesca si decise di intitolare una strada al loro angelo protettore.

Dopo la morte, nel riordinare le carte nella libreria di Città del Capo, il giornalista inglese della BBC, Tim Butcher, trovò dei diari ed una nutrita quantità di appunti biografici dell’ex capitano. In essi veniva confermata definitivamente la vicenda del 1944; scriveva il giornalista Marco Gasperetti del Corriere della Sera il 27 dicembre 2011: «Proprio a Cape Town sono state trovate lettere dedicate al bombardamento dell’abbazia di Montecassino: Tony non vi partecipò, ma vide quelle macerie e ne rimase sconvolto. E forse fu proprio quella visione a dargli il coraggio a decidere la disobbedienza più sublime di un ordine militare»2.

Possiamo concludere che Sansepolcro fu salvata dal coraggio di Anthony Clark e dal dipinto della Resurrezione di Piero della Francesca; ma dietro a tutto ci fu l’immagine del sacrificio estremo di Montecassino che mosse l’animo dell’impareggiabile capitano.

Da questa storia potrebbe anche nascere l’idea di un gemellaggio tra Cassino e Sansepolcro.

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NOTE

1 T. Butcher, «For the love of art, he kept the guns silent», https://www.bbc.com/news/magazine-1630689.
2 https://www.corriere.it/cultura/11_dicembre_27/gasperetti-resurrezione_85962466-30aa-11e1-8f40-f15d26f90444.shtml.

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