L’anfiteatro di Aquinum fagocitato dall’autostrada.

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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 4
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di Costantino Jadecola

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Aquinum. Il casale settecentesco, non più esistente: al di sotto di esso sono ben evidenti, sulla scarpata dell’Autostrada, i cunicoli sotterranei.

Si era tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso quando, nel volgere di appena otto anni, si fu in grado di costruire i 755 chilometri di quella che in origine fu chiamata Autostrada del Sole. Insomma, si andò spediti, anzi, più che spediti, al punto che il tracciato entrò a gamba tesa nel ventre dell’anfiteatro di Aquinum (I secolo d.C.), al chilometro 659+561, senza nemmeno rendersi conto del misfatto che si stava compiendo, anche perché all’epoca non ci fu alcuno che si preoccupò di segnalarne la presenza. Non certo per negligenza, beninteso, ma perché i tempi erano quelli che erano e sebbene si andasse spediti verso il cosiddetto miracolo economico, almeno dalle parti nostre, dove a quel tempo ancora si sentivano i venti di una guerra lunga e dolorosa, i problemi erano altri e non c’era proprio il tempo di pensare a cose diverse da quelle imposte da una quotidianità difficile da gestire. Né, evidentemente, della presenza dell’anfiteatro se ne resero conto tecnici e costruttori; ovvero, seppur se ne resero conto, preferirono far finta di niente: in fondo si era nel bel mezzo di una campagna e non vi era nulla a segnalare la presenza dell’importante reperto, «situato a sud della via Latina, nell’angolo tra questa e le mura»1, vale a dire in piena campagna.

Nelle pareti si notano le tracce dell’antico anfiteatro.

Di dimensioni superiori «a quello di Amiternum, di Alba Fucens e della stessa Pompei, il suo asse maggiore esterno supera i 115 metri, e l’asse minore esterno può calcolarsi a 96 metri»23, vale a dire che era in grado di ospitare tra i 20 e i 25mila spettatori mentre le misure dell’arena superavano i 1.800 metri quadrati (m. 55×33).

A vederlo, agli inizi del diciannovesimo secolo, anche se ormai in avanzata fase di consunzione, era stato l’abate Domenico Romanelli che così ne parlò: «… ed arrivammo alla seconda porta, per la quale usciva la via Latina per arrivare a Fregelle. È quasi tutta rovinata. Al di là, ripiegando ad oriente, incontrammo le ruine dell’anfiteatro, oggi ridotto ad orti, e ad un abituro di animali bruti. Non ostante quest’uso pravo, che si è fatto di un’opera così rispettabile, pure ha giovato moltissimo alla durata de’ suoi nobili avanzi. Infatti in quelle camere si vedono tuttavia bellissimi pezzi di fabbricazione reticolata, e siti de’ corridoj, e de’ passaggi, e qualche residuo di marmi. Nell’orto contiguo si distingue tuttora la pianta ovale dell’arena con rotte mura intorno, dove i giostratori si azzuffavano. Qui sono state rinvenute, come udii dalla mia guida, delle molte antichità preziose»3.

Più o meno un secolo dopo analoga fortuna toccò al prof. Eliseo Grossi che osservò «una grande depressione del terreno, in forma circolare, sui bordi della quale spuntano, di tanto in tanto, degli avanzi di mura reticolate, disposte in giro e convergenti verso il centro; nella stessa direzione sono gli altri muri, pure in reticolato, che si osservano sui fianchi del casino, completati con muratura moderna per adattarli a nuovi usi»4.

Quando, sul finire degli anni ’80, sempre del secolo scorso, si rese necessario ampliare la sede stradale dell’importante arteria con la costruzione di una terza corsia, visto che prima o poi, per ovvi motivi, l’anfiteatro sarebbe tornato alla ribalta, Soprintendenza archeologica e Società Autostrade misero, come suol dirsi, le mani avanti e parlarono subito di un «Progetto di valorizzazione dell’area dell’anfiteatro romano di Aquinum e di riqualificazione ed ampliamento dell’Area di Servizio Casilina» con accesso sia dall’interno che dall’esterno della stessa Autostrada ed il cui principale riferimento sarebbe stato il cosiddetto casale Bonanni, già Abbatecola, una costruzione settecentesca realizzata proprio su una parte dell’antico ed importante reperto.

A conferma di queste intenzioni destò stupore il fatto che piuttosto che utilizzare le ruspe per i lavori nella zona interessata si preferirono i più “delicati” picconi che, nel giro di qualche mese, cominciarono a riportare alla luce del sole le strutture di base dell’anfiteatro su entrambi i lati dell’importante arteria oltre un paio di dolia globurari5, contenitori di grandi dimensioni per il trasporto e la conservazione di derrate alimentari solide e liquide, stranamente poi custoditi presso il Museo di Cassino come, del resto, il noto letto in avorio trovato ad Aquinum.

Aquinum. Il casale settecentesco, non più esistente, e la sua posizione rispetto all’Autostrada.

Mentre altrove la terza corsia cominciava a manifestarsi, nell’area dell’anfiteatro la situazione più che stagnare veniva sospesa del tutto mentre a ridosso di essa l’area destinata a parco veniva utilizzata come discarica per il materiale di riporto. Da allora, quell’area è rimasta così come a quel tempo venne lasciata al punto che, nella zona interessata, in Autostrada non dovrebbe esserci nemmeno la cosiddetta corsia di emergenza mentre le strutture di base della struttura, soprattutto i cunicoli sotterranei, i «corridoj», fuoriescono dalle scarpate laterali.

Tempo dopo, intorno al 2005, venne abbattuto anche il casale Bonanni, quello che doveva esse il centro del parco archeologico, perché, si disse, «ormai completamente fatiscente». Si trattava, peraltro, come dichiarò Autostrade per l’Italia rispondendo ad una circostanziata denuncia del Sindaco di Aquino del tempo, il prof. Antonino Grincia, di operazioni comunque previste nel «Progetto di valorizzazione» poiché «propedeutiche e necessarie allo sviluppo della progettazione dello scavo archeologico dell’anfiteatro»6.

Sta di fatto che da allora non si è più mossa nemmeno una foglia a parte una prima (ed ultima) indagine di scavo condotta nel 2010: a spadroneggiare sull’area che avrebbe dovuto essere il Parco archeologico dell’anfiteatro di Aquinum si è sviluppata così una folta vegetazione spontanea che ha seppellito ciò che restava del casale settecentesco, diciamo la parte storica della struttura, ovvero quella inglobata nell’anfiteatro.

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NOTE

1 M. Cagiano De Azevedo, Aquinum. Istituto di Studi Romani Editore, 1949, p. 44.
2 E. Grossi, Aquinum, Ermanno Loescher & C. (W. Regember), Roma 1907, p. 87.
3 D. Romanelli, Viaggio da Napoli a Montecassino, Presso Angelo Trani, Napoli 1819, pp. 144-145.
4 E. Grossi, Aquinum … cit., pp. 86-87.
5 G. Ceraudo, G. Murro, Aquinum, Giulio Grenzi Editore, Foggia 2018, p. 41.
6 A. Grincia, La distruzione del casale Bonanni in Aquino, in «Studi Cassinati», a. VI, n. 3, luglio-settembre 2006, pp. 133-137.

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